SEZIONE
DIDATTICA - VILLAGGIO VOLINT
Scheda tematica: Il Debito estero
dei Paesi in via di Sviluppo (PVS)
a cura di Luca Cristaldi - VIS
Indice degli argomenti
A - Approfondimenti
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Origini del debito
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Il Circolo vizioso del debito estero dei PVS
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Politiche di ristrutturazione del Debito
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HIPC – Iniziativa sul Debito dei Paesi Fortemente Indebitati
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La prossima era dello sviluppo
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Legittimità giuridica del debito
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Cosa fare
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Il debito odioso
B – Le iniziative in atto
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Jubilee 2000 - Per un millennio senza debiti
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"Tu in azione" – Campagna CEI contro il Debito
C – Il debito in cifre
D – Debito estero e percentuale Pil
E – Strumenti
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Bibliografia scelta (Testi in italiano - Testi in lingua)
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Links
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Grafici
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Giochi
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Illustrazioni
A - Approfondimenti
Origini del Debito
Il debito ha origini lontane:
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1973-74: crisi petrolifera che vide triplicarsi il prezzo del petrolio;
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si arricchiscono le compagnie petrolifere; si arricchiscono i paesi produttori
di petrolio che offrono molti "petrodollari" alle banche del Nord del mondo;
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eccesso di liquidità e forte domanda di finanziamento dei paesi
poveri;
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si incrementano, in misura spropositata, gli investimenti offerti al Sud
del mondo con tassi molto bassi, mentre i prezzi delle materie prime dei
PVS precipitano inesorabilmente.
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1979: seconda crisi petrolifera e nuova impennata dei prezzi del petrolio;
i Paesi del Nord del mondo rispondono con politiche neoliberiste, rialzando
i tassi di interesse per contenere l’inflazione.
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Il passaggio da tassi medi del 5% a tassi anche superiori al 25% rende,
ovviamente, molto più difficile il servizio del debito, cioè
il pagamento degli interessi e delle rate di restituzione del capitale.
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1982: scoppia la crisi del debito; il Messico si dichiara insolvente e
sospende i pagamenti. Lo seguono molti altri paesi.
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Due conseguenze: 1. i PVS perdono di credibilità e la crisi del
debito porta anche ad una crisi del credito, nel senso che i paesi industrializzati
non concedono più neanche i crediti commerciali; 2. i PVS non usufruiscono
dell’enorme espansione economica degli anni 80 che interessa tutto il Nord
del mondo.
Il circolo vizioso del debito estero dei PVS
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Un paese prende a prestito una forte somma
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Deve pagare gli interessi previsti alle scadenze stabilite
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Deve restituire in rate successive il capitale prestato
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Non riesce a farlo
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Gli interessi non pagati vengono sommati al capitale iniziale, che aumenta
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Il paese contrae nuovi debiti non produttivi, solo per pagare le rate
Le politiche di ristrutturazione del debito
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Così, a partire da allora, sono state annunciate e applicate dai
paesi creditori – il cd. Club di Parigi – e dalle massime Istituzioni finanziarie
del mondo – Banca Mondiale (WB) e Fondo Monetario Internazionale (FMI)
– una serie di programmi e piani per far fronte all’emergenza "debito estero"
dei PVS.
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Si è trattato, per lo più, di proposte intermedie, volte
ad allungare i termini di scadenza, ad abbassare il carico degli interessi
o a rifinanziare una parte degli arretrati in cambio dell’impegno del paese
debitore ad aderire ad un ampio programma di aggiustamenti "strutturali"
sostenuto dal FMI. Tali piani miravano a ridurre il deficit pubblico, adottando
misure di privatizzazione di comparti del settore statale, controllando
l’inflazione, vigilando sul cambio, generando maggiori risorse per l’investimento
e l’esportazione.
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Il costo di un’operazione del genere era comunque a carico della popolazione
del paese debitore, soprattutto delle fasce più deboli, nella forma
di redditi ridotti, di maggiori imposte e tariffe, di diminuzione dei consumi,
di tagli alla spesa sociale.
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Alla fine degli anni ’80 però, i paesi membri del Club di Parigi
si resero conto che le misure adottate fino ad allora non erano in grado
di risolvere la situazione e che il problema non era nella mancanza di
liquidità dei paesi debitori ma in una incapacità strutturale
di pagare un debito troppo alto e pesante per quelle economie non ancora
"decollate".
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Alcuni paesi creditori rinunciarono a parte dei crediti della cooperazione
(i cd. Crediti di aiuto), fornendo nuovi aiuti allo sviluppo sotto forma
di doni piuttosto che di prestiti. Tuttavia, le condizioni dei paesi più
poveri e la loro situazione debitoria sono andate progressivamente peggiorando.
HIPC – Iniziativa sul Debito dei Paesi Fortemente Indebitati
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La strategia lanciata nel 1996 dal Comitato per lo Sviluppo della Banca
Mondiale e dall’Interim Committee del Fondo Monetario - l’iniziativa sul
Debito dei Paesi Fortemente Indebitati (HIPC) – è un insieme di
misure volte a rendere "sostenibile" il debito estero di 41 paesi tra i
più poveri. Prevede una riduzione del debito dei paesi considerati,
dopo 6 anni di istruttoria e di buona condotta, nonché l’applicazione
da parte dei singoli governi di Piani di aggiustamento strutturali.
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Proposta nel 1996, è in corso di revisione dato che gli stessi promotori
(WB e FMI) hanno ammesso di avere scelto condizioni troppo onerose. Solo
7 paesi su 41 si sono "qualificati" dopo 3 anni, ma solo Uganda e Bolivia
hanno ricevuto gli aiuti previsti.
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L’iniziativa però presenta non pochi limiti: le condizioni e i criteri
di ammissibilità sono molto rigidi e l’analisi di sostenibilità
del debito, effettuata dopo un periodo di tre anni di osservazione relativa
all’andamento delle politiche di aggiustamento e di riforme adottate, è
definita in termini troppo stretti. Altri 3 anni sono necessari per il
suo svolgimento, il quale non tiene conto delle esigenze legate alla riduzione
della povertà e dello sviluppo sociale. Inoltre, il contributo del
FMI all’iniziativa è sicuramente limitato. Infine, tanti paesi hanno
già effettivamente pagato i loro debiti. (Per esempio, nel
1994 il debito estero del Brasile ammontava a 146 miliardi di dollari.
Quattro anni dopo saliva a 235 miliardi. Tra il 1989 e il 1997, il Brasile
ha versato a titolo di interessi e ammortamenti 216 miliardi di dollari.
Questo vuol dire che il paese doveva 115 miliardi nel 1989, ne ha già
pagati 216 ma continua ad avere un debito di 235 miliardi!)
La prossima era dello sviluppo
E’ chiaro che l’obbiettivo dell’HIPC sia rendere più sostenibile
il peso del debito dei 41 paesi più poveri. Quello che non è
chiaro è se quest’iniziativa sia finalizzata a proteggere la posizione
dei creditori provando a salvaguardare il sistema finanziario esistente,
o a realizzare significative riduzioni del debito per favorire lo sviluppo
umano dei più poveri. Il problema fondamentale dell’HIPC è
che gli obiettivi e i criteri per raggiungerli sono basati su un concetto
di sviluppo considerato superato. L’epoca nella quale si pensava fosse
possibile raggiungere cifre di crescita economica sostenibili e, di conseguenza,
un miglioramento delle condizioni di vita dei paesi più poveri,
attraverso politiche strettamente neo-liberali basate su riforme macroeconomiche
e politiche di aggiustamento strutturali, è oggi superata da una
nuova concezione dello sviluppo e nuove teorie su come raggiungerlo. In
questa prossima era dello sviluppo (ancora in stato embrionale) l’importanza
viene rivolta alle persone e non più ai numeri; alla prevenzione
e non più alla risposta delle emergenze; alla partecipazione attiva
dei beneficiari, e non più alla loro passività; alla visione
delle ONG e altre forme organizzate della società civile, non più
in tensione con i governi ma in collaborazione con essi, a un rapporto
di partenariato tra Sud e Nord, non più di dipendenza.
Legittimità giuridica del debito
Un altro interessantissimo aspetto è l’analisi della legittimità
giuridica del Debito. Secondo la tesi di molti giuristi europei, essa verrebbe
a mancare nel momento in cui, dalla contrazione del debito, si sono verificate
delle consistenti variazioni sia del valore del dollaro (moneta con la
quale sono stati contratti i debiti) che del tasso di interesse sul debito.
Come dire, cambiando i termini del contratto e mutando le condizioni finanziarie
internazionali nel quale è stato sottoscritto, ci si chiede se esso
debba ancora essere ritenuto valido o, quanto meno, se sia legittimo che
le conseguenze di tali mutamenti debbano gravare solo sui paesi debitori.
Inoltre, dato lo stato di enorme necessità in cui i PVS si trovavano
all’atto della stipula del contratto, si potrebbe obiettare un vizio di
volontà di questi paesi di contrarre liberamente il debito; come
se le condizioni fossero state imposte dai paesi creditori e accettate
dai paesi debitori, a causa della loro situazione di estremo bisogno.
I giuristi chiedono alla Corte Internazionale di Giustizia di definire
quale sia il diritto che deve regolare la questione del debito e di pronunciarsi
sulla legittimità giuridica del debito "indebito".
Cosa fare ?
Forse è necessario un atto di coraggio vero, così come
in più di una occasione la Santa Sede e il Sommo Pontefice hanno
chiesto al mondo intero e ribadito ultimamente in occasione del "Messaggio
per la Giornata Mondiale della Pace" (1998). In esso il Santo Padre, rifacendosi
al "pesante fardello del debito estero", apprezza le iniziative delle istituzioni
finanziarie internazionali auspicando però di "avanzare su questo
cammino, applicando con flessibilità le condizioni previste", e
sottolineando come "la questione del debito fa parte di un problema più
vasto: quello del persistere della povertà, talvolta anche estrema,
e dell’emergere di nuove disuguaglianze che accompagnano il processo di
globalizzazione". Una globalizzazione che Giovanni Paolo II si auspica
sia senza marginalizzazione, poiché non è più tollerabile
un mondo "in cui vivono fianco a fianco straricchi e miserabili, nulla
tenenti privi perfino dell’essenziale e gente che sciupa senza ritegno
ciò di cui altri hanno disperato bisogno".
Per mettere in pratica tutto ciò sarà necessario affrontare
la questione del debito estero dei PVS da un punto di vista diverso, che
permetta la ricerca di soluzioni a problemi economici; soluzioni realizzabili
non solo "tecnicamente" ma anche e soprattutto sul piano etico, cioè
attraverso un approccio etico e, secondo noi, cristiano del problema economico;
attraverso un’ottica della solidarietà e dello sviluppo solidale.
Per questo chiediamo di mettere a punto un nuovo sistema di cooperazione
dei paesi industrializzati a beneficio dei paesi più poveri, per
far si che possano uscire definitivamente dalla morsa del debito.
Il debito odioso
-
Risulta quindi evidente come l’unico obiettivo possibile sia chiedere per
l’anno 2000 una cancellazione del debito dei Paesi più poveri che
non può essere ripagato, che in termini reali è stato già
ripagato. Un debito odioso, contratto da regimi repressivi, per
finanziare politiche e progetti concepiti in modo errato, che è
finito nella casse personali di molti dittatori e che, il più delle
volte, è stato speso per l’acquisto di armi o per finanziare guerre
o repressioni militari.
-
Cancellare il debito è possibile e costerebbe ad ogni cittadino
del nord del mondo solamente 4 dollari l’anno.
-
La cancellazione del debito, però, deve essere legata a delle garanzie
da parte dei Governi del sud del mondo ed accompagnata da misure necessarie
a risanare l’economia: programmi e politiche coerenti per far si che la
cancellazione non sia un regalo ai governanti ma giovi soprattutto alla
popolazione. Perché possa essere rimesso il debito nei Paesi impoveriti
devono esserci queste condizioni:
1. che ci sia un reale processo di democratizzazione; cioè
una reale partecipazione della gente nelle decisioni fondamentali (The
decision making);
2. il rispetto di tutti i diritti umani;
3. la demilitarizzazione, cioè i Governi dei Paesi impoveriti
devono smetterla di spendere soldi in armi;
4. i soldi così risparmiati devono andare a beneficio
della gente comune, a beneficio della base, alle cooperative, ai piccoli
gruppi che investono direttamente con la gente, per la gente, per l’autopromozione.
Solo a questo livello la remissione del debito avrà un significato
per i poveri , altrimenti andrà a totale beneficio delle elites
locali dalla pancia piena che fanno parte di quel 20% che vive da nababbi.
Se la comunità internazionale non vuole che gli obiettivi concordati
durante il World Summit for Social Development del 1995 e sposati dal Comitato
d’Aiuto allo Sviluppo delle OCSE (dimezzare la popolazione mondiale in
condizione d’estrema povertà, ridurre da 2/3 la mortalità
infantile, raddoppiare il numero di bambini che vanno a scuola entro il
2015) cadano nel vuoto, deve attivare dei meccanismi per la cancellazione
totale del debito estero dei paesi in via di sviluppo perché la
cancellazione del debito è una condizione essenziale e di massima
urgenza per raggiungere questi obiettivi.
B – Le iniziative in atto
JUBILEE 2000
PER UN MILLENNIO SENZA DEBITI
-
La campagna internazionale Jubilee 2.000 è attiva oggi in oltre
60 paesi del Nord e del Sud del pianeta.
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Lanciata nel 1996 in Gran Bretagna, Jubilee 2.000 raccoglie oggi centinaia
di adesioni da organismi laici e religiosi in tutto il mondo.
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Jubilee 2.000 ha lanciato in tutto il mondo l’Appello per un millennio
senza debiti. In Italia sono già state raccolte e consegnate al
Primo Ministro Prodi oltre 300.000 firme.
Il debito dei paesi più poveri supera i 2.000 miliardi di dollari.
Spesso, questi soldi sono andati a finanziare governi non democratici,
commercio di armi e corruzione. Sempre, per procacciarsi la valuta estera
necessaria a soddisfare le Istituzioni finanziarie internazionali o i paesi
creditori, i governi del Sud hanno dovuto orientare le loro economie verso
l’esportazione, introducendo squilibri sociali e ambientali.
Le misure di alleggerimento del debito negoziate con i paesi creditori
sono state vincolate a programmi di "aggiustamento strutturale" che, per
aprire i paesi alle necessità dei mercati internazionali, hanno
tagliato la spesa pubblica creando ulteriore povertà.
Il 2.000 può diventare l’anno simbolico di un nuovo inizio nelle
relazioni tra Nord e Sud. In coincidenza con il "Grande Giubileo" dell’era
cristiana, la campagna chiede che si negozi la totale e immediata cancellazione
dei debiti dei paesi più poveri.
La Campagna internazionale Jubilee 2000 ha consegnato simbolicamente
più di 8 milioni di firme al Cancelliere Schroeder in occasione
del Meeting del G7 e del G8 che si è svolto a Colonia il 18 e 19
giugno scorso.
In Italia è nata una campagna nazionale che si chiama "Sdebitarsi"
e che ha raggiunto un totale di 500 mila adesioni raccolte, con più
di 55 tra organizzazioni, associazioni e singole persone che in questi
mesi hanno dato il loro contributo. Nel mese di maggio, inoltre, si sono
aggiunte le adesioni di 57 deputati e 45 senatori di differenti gruppi
politici, della maggioranza e dell’opposizione.
CAMPAGNA CEI CONTRO IL DEBITO:
"TU IN AZIONE"
La Campagna ecclesiale per la riduzione del debito estero dei paesi
più poveri, ha i seguenti obiettivi:
-
Informare la comunità ecclesiale e tutta la società italiana
circa gli effetti prodotti dal debito sulle già precarie condizioni
di vita delle popolazioni dei paesi poveri e richiamare l’urgenza di un
ripensamento dei nostri stili di vita e di concrete scelte di sobrietà;
-
Agire in termini di sensibilizzazione e pressione sul Governo, il Parlamento,
il mondo economico/finanziario per ottenere attivi interventi di cancellazione
del debito, per sostenere analoga istanza nelle sedi internazionali e più
in generale per reimpostare i rapporti economici in vista dell’effettivo
sviluppo del Sud del mondo;
-
Contribuire in maniera concreta ed efficace alla riduzione del debito di
alcuni paesi del Sud del mondo, finalizzando una grande raccolta di fondi
all’acquisto e alla remissione delle loro quote di debito verso l’Italia,
vincolando contemporaneamente i paesi debitori prescelti a precisi progetti
di sviluppo locale
Per realizzare il gesto concreto di remissione, ci si propone di acquistare
in parte o per intero il debito di uno o più paesi verso l’Italia
al suo prezzo reale. L’acquisto, che comporta la cancellazione immediata
da parte del creditore, viene vincolato al versamento su un cosiddetto
fondo di contropartita, da parte del Governo debitore, di una somma equivalente
a quella pagata al creditore attraverso i fondi raccolti. Il fondo di contropartita,
in valuta locale non convertibile, viene amministrato dal Comitato Italiano
con la collaborazione della Chiesa locale e della società civile
del paese per finanziare progetti di sviluppo, specialmente nel campo della
formazione professionale, della sanità, dell’agricoltura.
Il Comitato ecclesiale chiede che i governi si adoperino per risolvere
la questione del debito dei paesi più poveri. In particolare ritiene
necessario:
-
Provvedere alla cancellazione del debito dei paesi più poveri
-
Collegare la cancellazione del debito con l’investimento nello sviluppo
umano
-
Migliorare radicalmente l’iniziativa HIPC
-
Assicurare che le decisioni relative all’alleggerimento del debito siano
prese nella trasparenza
-
Cambiare la struttura delle relazioni finanziarie internazionali.
C – Il debito in cifre
Di debito si muore
"Ti svegli una mattina ed hai un debito personale di 10 milioni di lire,
che non hai contratto tu ma il tuo Governo. Un debito, quello che strozza
le popolazioni dei Paesi in via di Sviluppo (PVS), che costringe alla fame
e lascia morire di povertà un bambino ogni 3 secondi".
Il debito estero è divenuto ormai insostenibile per intere popolazioni
dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Basti pensare che ogni bambino
dei PVS, al momento della sua nascita, ha già sulle spalle un debito
di 360 dollari verso il Nord del mondo e che il totale complessivo del
debito estero di tutti i paesi sottosviluppati supera i 2.000 miliardi
di dollari, cifra impressionante.
-
L’ammontare del debito estero accumulato dai paesi poveri:
1.132 miliardi di dollari nel 1986,
2.065 miliardi di dollari nel 1995,
2.177 miliardi di dollari nel 1996,
2.465 miliardi di dollari nel 1998.
-
Per ogni dollaro di aiuti ricevuti, i paesi poveri ne hanno restituiti
11 per pagare il servizio del debito.
-
Il valore del servizio del debito – interessi più rimborsi dei prestiti
– ha superato nel 1996 la cifra di 244 miliardi di dollari. Nel 1990 erano
solo 92 miliardi.
-
Dal 1982 al 1990 i paesi poveri hanno versato ai paesi creditori 418 miliardi
di dollari in più di quanto hanno ricevuto. E’ come dire che hanno
finanziato i paesi sviluppati con l’equivalente di sei piani Marchall.
-
In media i Paesi del Sud del mondo spendono il 17% delle loro entrate governative
per le spese militari (fonte UNDP). La spesa pro-capite del Sud del Mondo
in armamenti, educazione e sanità, nel 1995 era:
Educazione: 37 $
Militare: 35 $
Sanità: 22 $ (fonte: World military and social expenditures)
-
Il commercio delle armi ammonta a 815 miliardi di dollari
-
Nel sud del mondo ogni settimana muoiono 226.000 bambini per malattie banali
che potrebbero essere evitate con una spesa di 3 miliardi di dollari corrispondenti
a quanto il mondo spende per armamenti in un solo giorno (fonte UNICEF)
-
Debito ed educazione: l'Etiopia spende 6 dollari pro capite per interessi
passivi sul debito e 2.5 dollari pro capite per l'educazione;
-
Fra il 1993 ed il 1996 la Zambia ha investito in media il 10% del PIL in
interessi passivi sul debito e meno del 2% nell'educazione primaria;
-
Il governo del Niger spende per l'educazione primaria meno della metà
di quanto spende per gli interessi passivi;
-
Il Nicaragua spende per interessi passivi 5 volte la spesa per l'educazione.
(fonte Oxfam)
-
Secondo l'UNDP basterebbero 80 miliardi di dollari all'anno per garantire
a tutti gli abitanti del pianeta i servizi fondamentali: meno dell'l% della
ricchezza globale
D – Debito estero
(percentuale sul Pil)
Dei 40 paesi con un peggiore rapporto Debito estero/Pil,
27 sono dell'Africa subsahariana (16 tra i primi 20).
Mozambico |
443% |
Nigeria |
140% |
Congo |
366% |
Mali |
131% |
Guinea-Bissau |
354% |
Camerun |
124% |
Somalia |
284% |
Gabon |
122% |
Angola |
275% |
Togo |
121% |
Sudan |
262% |
Gambia |
118% |
Congo (R.D.) |
255% |
Burundi |
110% |
Costa d'Avorio |
252% |
Centrafrica |
103% |
Mauritania |
243% |
Etiopia |
100% |
Tanzania |
207% |
Kenya |
98% |
Zambia |
191% |
Ghana |
95% |
Malawi |
166% |
Guinea |
91% |
Sierra Leone |
160% |
Niger |
91% |
Madagascar |
142% |
Rwanda |
89% |
Fonte: Banca mondiale
La Microsoft di Bill Gates guadagna 34 milioni di dollari
al giorno. La stessa somma che l'Africa subsahariana deve sborsare ogni
giorno per pagare gli interessi dei debiti maturati.
E – Strumenti
Bibliografia scelta
Testi in italiano:
-
Susan George, Il boomerang del debito, Ed. Lavoro/Iscos, 1992
-
Samir Amin, I mandarini del capitale globale, Datanews/Cerchio dei
popoli, 1994
-
AA.VV., Il prezzo del debito, Dossier Nigrizia, Ottobre 1997
-
Alberto Castagnola, Uscire dal debito, Campagna Globalizza-azione
dei popoli, scheda 9
-
Angelo Stefanini, Salute e mercato, EMI, 1997
-
Caritas Internationalis-Cidse, Far passare la vita prima del debito,
1998
-
Commissione Pontificia Giustizia e Pace, Al servizio della comunità
umana: un approccio etico al debito internazionale, 1986
-
Dornbusch – Makin – Zlowe, Alternative Solutions to Developing-country
Debt Problems, 1989
-
Giovanni Paolo II, Enciclica Tertio millennio adveniente, 1994
-
Giovanni Paolo II, Enciclica Sollecitudo Rei socialis, 1987
-
Gomel, Il problema del debito nei PVS: sviluppi e soluzioni alternative,
1987
-
Susan George, Crediti senza frontiere, 1989
-
Alberto Castagnola, Cancellare il debito, EMI 2000
Testi in lingua:
-
Jubilee 2.000, The debt cutter’s handbook, 1997
-
Boote – Thugge, Debt Relieft for Low-Income Countries. The HIPC
initiative, 1997
Links
Grafico
Giochi
"Gioco del Debito"
Scuole medie superiori
Ideato ed elaborato da Luca Cristaldi
Obiettivo:
Far riflettere i ragazzi sull’impossibilità di
sviluppare un paese quando questo è stretto nella morsa del debito.
Fargli capire la complessità delle strategie di indebitamento e
le conseguenze catastrofiche per i PVS.
Metodologia:
I ragazzi, divisi in due gruppi rappresenteranno una Grossa
Banca del Nord e un Paese del Sud del mondo (Saranno gli stessi gruppi
a dare un nome inventato alla Banca e al Paese).
Data la situazione di estrema povertà del Paese,
esso è costretto a rivolgersi alla Banca per chiedere un prestito
in Spes (la moneta più forte a livello mondiale).
Prima di chiedere ufficialmente il prestito, entrambi
i gruppi dovranno definire l’entità dei seguenti parametri e presentarli
alla controparte:
-
Prestito: tra 1.000 e 10.000 Spes;
-
Definizione dei tassi di interesse annuo (in percentuale);
-
Rivalutazione del tasso di interesse annuo (in percentuale);
-
Definizione degli oneri in caso di mancato pagamento
delle rate (in Spes).
I gruppi si confrontano e trovano un accordo comune, che
viene sottoscritto e riportato sulla lavagna. Viene quindi spiegato il
concetto di Capitalizzazione degli interessi (il valore degli interessi
non pagati dal debitore si sommano al valore del debito iniziale e su questo
viene calcolato il nuovo tasso di interesse annuo.
Dopo 3 anni, la situazione è questa: il
Paese non ha pagato gli interessi né 2 rate del debito. Si chiede
quindi di ricalcolare il valore del debito:
Primo prestito: x Spes
Tasso di interesse 1° anno: x Spes
Tasso di interesse 2° anno: x Spes
Tasso di interesse 3° anno: x Spes
Interessi non pagati per 3 anni: x Spes
Onere per il mancato pagamento di 2 rate: x Spes
Nuovo valore del Debito: x Spes
Nuovo interesse pagato: x Spes
Calcolato l’entità del Debito, finisce la prima
fase del gioco. I ragazzi in cerchio si confrontano sul gioco svolto, cercando
di capire cosa è successo è qual è lo scopo del gioco.
Inizia la seconda fase del gioco. I gruppi diventano 3
(a seconda del numero) e questa volta rappresentano tutti un Paese in via
di Sviluppo (scelgono il nome da dare ai Paesi), con lo stesso valore di
debito appena calcolato alla fine dei tre anni. L’obiettivo è sviluppare
il Paese. Dovranno quindi scegliere la strategia di sviluppo più
opportuna valutando quale siano le risorse più importanti su cui
investire per far crescere un Paese. Si tratta di una Nazione che presenta
tre agglomerati urbani, una catena montuosa, due fiumi ed uno sbocco sul
mare. Le risorse acquistate devono essere disposte nella cartine.
Budget disponibile per l'acquisto e la creazione delle
risorse è: 20.000 Spes
Costo delle risorse (valori per unità):
Industria: 1000 spes
Commercio interno: 500 spes
Commercio estero 500 spes
Strade: 500 spes
Porti: 500 spes
Acquedotti: 500 spes
Agricoltura: 300 spes
Scuole
elementari: 400 spes
medie: 400 spes
superiori: 500 spes
Università: 600 spes
Unità sanitarie: 400 spes
Ospedale: 500 spes
Parco giochi: 300 spes
Depuratore: 500 spes
Riserva naturale: 500 spes
Cinema: 300 spes
Circolo anziani: 300 spes
Simbologia:
I = industria Uni = università
CI = commercio interno Usan = unità sanitarie
CE = commercio estero Osp = ospedale
ST = strade Gio = parco giochi
Por = porti Dep = depuratore
Ac = acquedotti Ris = riserva naturale
Ag = agricoltura Cin = cinema
ScE =scuole elementari Anz = circolo anziani
ScM = scuole medie
ScS = scuole superiori
Illustrazioni