WTO World Trade Organisation/OMC Organizzazione Mondiale del Commercio

Introduzione

Prima di Seattle, la sigla WTO risultava sconosciuta alla maggior parte della gente. Non che dopo Seattle la situazione sia cambiata un gran che', almeno in Italia, ma certo qualche persona in più ha scoperto l'esistenza di questa organizzazione internazionale che si occupa delle regole del commercio fra nazioni.

Il WTO ha preso il posto del GATT all'inizio del 1995. La sua nascita è sancita dal "Final Act" dell'Uruguay Round firmato nell'aprile 1994 al meeting ministeriale di Marrakesh.

Il WTO si fonda su diversi accordi (agreements) negoziati e firmati dalla maggior parte delle nazioni del mondo; ha potere legislativo, esecutivo e giudiziario e i membri che non si adeguano alle regole stabilite nei vari accordi possono essere costretti a farlo dalle sanzioni commerciali stabilite da un tribunale ad hoc.

Guidata dalla logica del "mercato", la politica del WTO è stata sinora stabilita dai paesi più potenti e dalle loro influenti società transnazionali. Il risultato è che le preoccupazioni legate all'ambiente, alla cultura, ai diritti umani, alla qualità della vita sono state messe da parte mentre la globalizzazione ha proseguito la sua marcia.

Scheda anagrafica:

Sede: Ginevra

Data di nascita: 1 gennaio 1995

Creato da: Uruguay Round (1986- 94)

Membri: 135 Stati (al 30 novembre 1999)

Budget: 122 milioni di franchi svizzeri per il 1999

Personale segretariato: 500 persone

Direttore generale: Mike Moore

Funzioni:

  • Amministrazione accordi 
  • forum per negoziati commerciali
  • gestione delle dispute
  • monitorizzazione politiche commerciali nazionali
  • assistenza tecnica e formazione per i paesi in via di sviluppo.

Anche se ufficialmente nato il 1 gennaio 1995, le radici del WTO risalgono al 1948, all’ormai famosissimo GATT.

Riguardo a questa sigla è bene chiarire che indica due cose:

  1. un accordo internazionale sulle tariffe e il commercio (General Agreement on Tariffs and Trade) e
  2. una organizzazione internazionale creata successivamente per gestire e sviluppare questo accordo.
Negli anni questo accordo è cresciuto attraverso vari negoziati, indicati col termine di "round".

L’ultimo e il più importante è stato l’Uruguay Round, dal 1986 al 1994, terminato proprio con la creazione del WTO.

Differenze fra GATT e WTO

Il GATT copriva il commercio dei beni, il WTO ora copre anche il settore dei servizi e delle proprietà intellettuali.

Altre differenze fra i due: il primo è stato un accordo provvisorio, mai ratificato dai parlamenti dei paesi membri, premessa per una organizzazione stabile. Il WTO è questa organizzazione stabile e i suoi accordi sono permanenti, ha basi legali perché i paesi membri hanno ratificato i suoi accordi, mentre per il GATT si parlava di contracting parties, cioè di parti contraenti. Infine Il WTO ha un sistema di arbitrariato più veloce ed automatico rispetto al vecchio sistema del GATT.

Il GATT come organizzazione è cessata, come accordo esiste ancora e si parla di "GATT 1947" quando ci si riferisce all’accordo originario e "GATT 1994" quando si parla della versione aggiornata nel 94 in contemporanea alla nascita del WTO.
 
 

Il commercio mondiale secondo il WTO

Gli accordi WTO coprono: beni, servizi e proprietà intellettuali ed esprimono i principi della liberalizzazione includendo:

Schematicamente possiamo definire così iI sistema commerciale immaginato e perseguito dal WTO: Senza discriminazioni – un paese non deve fare discriminazione fra partners commerciali, essi sono tutti egualmente garantiti dall'’MFN, lo status di nazione più favorita.

Questo principio è così importante che è il primo articolo del GATT, il secondo del GATS e il quarto del TRIPS, sebbene in ciascun accordo sia definito in modo diverso.

Il suo nome può trarre in inganno perché fa pensare a un trattamento di favore, ma il senso è che ciascun membro tratta gli altri come se fossero il miglior partner.

Sono permesse delle eccezioni, per esempio per i paesi che fanno parte di un’area di libero scambio che generalmente hanno regole che favoriscono le nazioni all’interno dell’accordo, oppure un paese può alzare delle barriere (sanzioni) contro prodotti provenienti da specifici paesi che stanno attuando politiche commerciali discriminatorie.

Anche nei servizi ci sono delle concessioni discriminatorie ma sotto condizioni precise e ristrette.

Seconda pietra miliare del concetto di mercato libero è il cosiddetto Trattamento nazionale (National Treatment) che si traduce nel trattare prodotti stranieri e nazionali allo stesso modo. Questo ovviamente vale anche per i servizi, i marchi, copyrights e brevetti.

Questo principio è indicato nell’art. 3 del GATT, nell’art.17 del GATS e nell’articolo 3 dei TRIPS. Si applica una volta che un prodotto è entrato in un mercato, perciò tasse sull’importazione non sono considerati violazione al trattamento nazionale e rientrano nelle tariffe, al cui abbattimento ha lavorato per cinquant’anni il GATT.

Libero – con l’abbassamento delle barriere tramite i negoziati: L’abbassamento delle barriere (tariffarie e non) è uno dei metodi per incoraggiare il commercio. Si intendono tasse doganali e misure come il divieto di importazione o quote che restringono la quantita’ di prodotto importabile.

Senza imprevisti – le compagnie straniere, gli investitori e i governi devono sapere che le barriere commerciali non possono essere stabilite arbitrariamente; quando un paese firma un accordo si "lega" a una serie di impegni. Un paese può modificarli solo dopo aver negoziato le modifiche con i partners, il che può significare delle misure compensative per la perdita commerciale.

Più competitivo – scoraggiando pratiche non eque come incentivi all’esportazione e vendita di prodotti sotto costo per aumentare quote di mercato.

Il WTO si pone come obiettivo di creare un sistema di regole per una equa competizione. MFN e trattamento nazionale sono regole per questo obiettivo così come le regole anti dumping (con dumping si intende la pratica di esportare sottocosto per guadagnare quote di mercato) e contro i sussidi. Ci sono altri accordi che vanno in questa direzione, come il government procurement che estende le regole della competizione agli acquisti fatti dalle realtà governative.

Più flessibile verso i paesi in via di sviluppo – definendo tempi più lunghi ai paesi in via di sviluppo per adeguarsi ai vari accordi.
 
 

La storia

La creazione del WTO è stata la più importante riforma del commercio internazionale dopo la seconda guerra mondiale.

Dal 1948 al 1994, il GATT ha fornito le regole del commercio internazionale, sebbene fosse un accordo e un’organizzazione provvisoria. L’intenzione originale era di creare una terza istituzione da affiancare a quelle di Bretton Woods, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, che si sarebbe dovuta chiamare ITO International trade organization.

Ma le ambizioni erano superiori alle reali possibilità, così al termine del primo round di negoziati non nacque nessuna ITO e l’accordo venne firmato solo da 23 paesi. Eppure sino al ’95 questo accordo, il GATT, è rimasto l’unico testo legalmente riconosciuto a cui, negli anni, si sono aggiunti accordi plurilaterali e 8 rounds di trattative per ridurre le tariffe. Ecco l’elenco dei negoziati:

Anno
Luogo/Nome
Argomenti
Paesi partecipanti
1947
Ginevra
Tariffe
23
1949
Annecy
Tariffe
13
1951
Torquay
Tariffe
38
1956
Ginevra
Tariffe
26
1960-61
Ginevra (Dillon Round)
Tariffe
26
1964-67
Ginevra (Kennedy Round)
Tariffe e misure anti-dumping
62
1973-79
Ginevra (Tokyo Round)
Tariffe
102
1986-94
Ginevra Uruguay Round
Tariffe, regole, servizi, proprietà intellettuali, regolazione delle dispute, settore tessile, agricoltura, creazione WTO
123

L'Uruguay Round

L’ultima maratona di trattative, l’Uruguay Round, è durata sette anni e mezzo ed ha interessato 123 paesi, coprendo praticamente tutti i settori, dagli spazzolini per lavarsi i denti alle barche, dalla medicina ai settori bancari: sicuramente il più grande negoziato della storia.

Il nome deriva dal Paese dove nel settembre 1986 presero avvio i negoziati (Punta del Este - Uruguay); l'agenda prevedeva 15 punti di non facile accordo fra i diversi paesi. Per questo le trattative si prolungarono oltre il previsto e terminarono in modo ufficiale con la firma degli accordi a Marrakesh, il 15 aprile 1994.

Il Testo scaturito dall’Uruguay Round of multilateral Trade Negotiations comprende circa 60 accordi, schematicamente riportati in questo prospetto:

  Beni Servizi Proprietà intellettuali Dispute
Principi Base GATT GATS TRIPS Sistema di risoluzione dispute
Ulteriori dettagli Altri accordi sulle merci e allegati Allegati sui servizi    
Impegni apertura mercato Elenco impegni dei Paesi Elenco impegni dei Paesi (ed eccezioni al trattamento MFN)     

I tre accordi pilastro: GATT (General Trade on tariffs and Trade), GATS (General Agreement on Trade in Service) e TRIPs (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) contengono le definizioni e i principi generali, nei rispettivi settori.

Ad essi di collegano numerosi altri accordi ed allegati che si riferiscono a specifici settori; il tutto è completato da una dettagliata lista degli impegni dei singoli paesi per permettere ai prodotti stranieri di accedere ai rispettivi mercati. Per il GATT questi impegni prendono la forma di binding commitments sulle tariffe delle merci, mentre per i prodotti agricoli si parla sia di prezzi che di quote. Per il GATS, gli impegni degli stati includono un elenco di eccezioni, cioè di servizi dove i paesi dichiarano di non applicare il principio di non-discriminazione chiamato "most-favoured-nation" (MFN).

Elenco degli accordi specifici:

Per i beni (sotto il GATT)
Per i servizi (sotto il GATS)
Agricoltura Movimento di persone
Regolamenti sanitari e fitosanitari (SPS) Trasporto aereo
Tessile e abbigliamento Navigazione
Standard dei prodotti (TBT) Telecomunicazioni
Investimenti Servizi finanziari
Anti-dumping  
Metodi di valutazione  
Ispezioni navali pre-imbarco  
Regole sull’origine dei prodotti  
Licenze d’importazione  
Sussidi e strumenti di risposta a sussidi di altri paesi  
Salvaguardia (misure protettive dalle importazioni in casi di emergenza)  

 

Alcuni Accordi

Agricoltura

Il GATT permetteva il sistema delle quote e dei sussidi, con la nascita del WTO queste "distorsioni" al libero mercato sono state eliminate.

Le nuove regole impongono come unica limitazione possibile quella tariffaria e la graduale riduzione di tutti i sussidi alla produzione interna ed all’esportazione.

L’accordo, in pratica, renderà sempre più difficile ai governi il sostegno delle loro economie rurali.

La tabella riporta i tagli previsti:

 
Paesi sviluppati

6 anni: 1995 – 2000

Paesi in via di sviluppo

10 anni: 1995 - 2004

Tariffe

Media dei tagli sui prodotti agricoli

Riduzione minima per prodotto

-36%

-15%

-24%

-10%

Sovvenzioni interne

Tagli totale settore (calcoli sul periodo 1986-88)

-20%
-13%
Sostegno Esportazioni

Valore dei sussidi 

Quantità sovvenzioni (calcoli sul periodo 1986-90)

-36%

-21%

-24%

-14%

Tessile

Dal 1974 sino al 1995 il mercato è stato governato dall’accordo Multifibre (Multifibre Arrangement), un accordo nato per porre dei tetti alle importazioni nel settore, stabilito dai paesi occidentali per evitare la concorrenza dei paesi più poveri (alla faccia del libero mercato !). Dal ’95 è gradualmente in applicazione il nuovo accordo ACT (Agreement on Texiles and Clothing) che soppianterà il multifibre entro il 2005. Entro quella data anche il settore tessile tornera’ sotto le regole del GATT, eliminando il sistema delle quote.

Questo accordo era stato considerato positivamente di paesi in via di sviluppo che speravano di veder aumentare le loro esportazioni verso i paesi occidentali, ma le loro speranze si sono tramutate in delusione poiché la sua applicazione appare lenta e i suoi effetti sono spesso annullati da altre misure, ad esempio quelle anti-dumping, attuate dai paesi occidentali.

In ogni caso l'accordo prevede che la liberalizzazione avvenga gradualmente nel giro di 10 anni (curioso che gli altri accordi WTO prevedono un periodo di cinque anni per i paesi sviluppati) e in modo significativo solo nel periodo finale (2005). Inoltre i paesi con quote restrittive all'importazione (Canada, Unione Europea, Norvegia e USA) devono gradualmente aumentare tali quote sino a rimuoverle. Ma un meccanismo di Salvaguardia permette loro di attuare sistemi per evitare un aumento troppo rapido delle importazioni; l'uso di questo strumento è stato criticato pesantemente dai paesi in via di sviluppo.

Servizi

Il GATS è l’accordo quadro di questo settore ed è composto da 29 articoli. Oltre al testo principale esistono molti accordi specifici perché mentre l’idea base del commercio delle merci è che queste possano passare liberamente da un paese all’altro, per i servizi il discorso è più complicato: banche, compagnie telefoniche e sistemi di trasporto sono realtà molto diverse fra loro.

Dopo l’Uruguay Round, nel 1997 è stato firmato l’accordo base sulle telecomunicazioni, quello relativo al movimento di personale (per motivi connessi ai servizi) e il 1 marzo 1999 è entrato in vigore l’accordo sui servizi finanziari.

Proprietà Intellettuali - TRIPS

E’ il secondo importante risultato dell’Uruguay Round. Copre il vasto settore dei diritti d’autore. La prima parte definisce, come nel GATS, i principi di non-discriminazione già noti: trattamento nazionale e trattamento di nazione più favorita. La seconda parte analizza i vari tipi di diritti di proprietà intellettuale e come proteggerli. Il TRIPS si rifà agli standard internazionali esistenti definiti da WIPO (World Intellectual Property Organisation) aggiungendone dei nuovi.

L'accordo copre: copyright, marchi registrati, indicazioni geografiche (prodotti che hanno per nome una località che ne individua le caratteristiche), disegni industriali, brevetti, circuiti integrati e disegni topografici, notizie riservate. Ogni Paese firmatario si è impegnato a creare una legislazione che copra quanto sopra citato secondo le regole stabilite dai paesi occidentali.

Questo accordo è molto pericoloso e su di esso si sono puntate molte critiche di ONG e di Paesi poveri. Tramite di esso il WTO si è attribuito il ruolo di regolatore mondiale dei sistemi di protezione della proprietà intellettuale. Al momento della firma, infatti, la maggior parte dei paesi del mondo era priva di una legislazione al riguardo. I principali beneficiari dell'implementazione del TRIPS sono i centri di ricerca dei paesi industrializzati che vedono garantirsi in ogni parte del mondo i guadagni degli investimenti effettuati, violando la Convenzione sulla Biodiversità che stabilisce il principio della sovranità degli Stati (e dei relativi popoli) sulle risorse.

Ulteriori accordi

Ci sono altri due gruppi non inclusi nell’elenco: "trade policy reviews" e due accordi plurilaterali, non firmati da tutti i membri WTO: aviazione civile e "government procurement" (acquisti/appalti governativi).



Il sistema di risoluzione delle dispute.

Secondo Renato Ruggiero, Direttore Generale sino all'aprile 1999, è il maggior contributo del WTO alla stabilità dell’economia mondiale. Senza di esso, infatti, le regole rimarrebbero inapplicate. Tutto ha origine dal Dispute Settlement Body, entità che ha il compito di creare, di volta in volta, la giuria (panel) di esperti per la valutazione delle cause.

Generalmente il panel è composto da tre persone, possibilmente scelte con il consenso delle due parti, in ogni caso direttamente nominati dal Direttore Generale che ha perciò mano libera in questo.

Il verdetto della giuria viene alla fine presentato al Dispute Settlement Body che può accettarlo o no.

Durata di una richiesta di giudizio

60 giorni per consultazioni e mediazioni

45 giorni per stabilire la giuria

6 mesi perche’ la giuria emetta il verdetto

3 settimane rapporto finale della giuria al Dispute Settlement Body

60 giorni per il Dispute Settlement Body di accettare il verdetto

In totale 1 anno (In caso di appello la durata del processo si allunga di tre mesi)


 

Il caso delle banane: una disputa esemplare

L'Unione Europea aveva un regime privilegiato con le ex colonie di Africa, Caraibi e Pacifico.

Questo trattamento era considerato un importante contributo economico alla stabilità politica di questi paesi, brevemente definiti come paesi ACP.

Gli USA, l’11 aprile 1996, per conto della Chiquita Brands International, si appellarono al WTO perche’ una apposita giuria si esprimesse sulla legalità di questo regime commerciale perché, tanto per capirci, si fa commercio, non aiuto (trade, not aid); questa richiesta di giudizio si tradusse in una sentenza che invitava l’UE a smantellare il regime di importazione delle banane da questi paesi.

Nel gennaio 1998 la Commissione di Bruxelles presentò una proposta di modifica per adeguarsi alla sentenza; proponendo una disciplina speciale per l'assistenza ai fornitori ACP tradizionali di banane per un periodo non superiore ai 10 anni, scopo di questa assistenza finanziaria e tecnica sarebbe stato quello di facilitare l'esecuzione di programmi destinati a promuovere la competitività nel settore della banana, in particolare mediante l'aumento della produttività nel rispetto dell'ambiente, il miglioramento della qualità, l'adattamento dei metodi di produzione, di distribuzione e di commercializzazione alle norme qualitative stabilite dall'articolo 2 del regolamento (CEE) n.404/93.

La controproposta europea in pratica sosteneva che i paesi ACP non operano in condizioni di equa competizione perchè la loro produzione è il frutto di piccole piantagioni rispetto ai latifondi latinoamericani controllati o direttamente posseduti dalle grosse società come Chiquita, Dole e Del Monte.

La soluzione europea non è stata ritenuta soddisfacente e la giuria del WTO e’ stata nuovamente chiamata a redimere la questione.

La sua sentenza del 9 aprile 1999 ha dato ragione alla tesi americana, stabilendo in 191 milioni di dollari il risarcimento danni reclamabile dagli Stati Uniti.

L’Unione Europea sta trattando le modifiche per ottemperare al pronunciamento di Ginevra.



I temi in agenda per l'anno 2000

Molti degli accordi scaturiti dall'Uruguay Round prevedono delle date precise di revisione o date di avvio di ulteriori negoziazioni per specifici argomenti. Ecco un elenco dei principali:
 
 

SPS Misure Sanitarie e Fitosanitarie

Entro l'88 doveva essere completata la revisione della situazione di applicazione di questo accordo. Nel marzo del 1999 è stato approvato un rapporto che dichiara "non esaustiva" la revisione effettuata e che sottolinea che i paesi membri possono in ogni momento inviare le loro considerazioni al Comitato.

Questo accordo prende in esame le misure connesse alla sicurezza sanitaria di animali e piante. L'accordo non stabilisce nuovi standard ma tenta di "armonizzare" gli standard nazionali. Gli standard internazionali considerati sono quelli stabiliti da:

Le maggiori discussioni relative a questo accordo vertono intorno all'articolo 5, paragrafo 7:

"Nei casi in cui non ci sia sufficiente rilevanza scientifica, un membro può in via preventiva adottare misure sanitarie e fitosanitarie in base alle informazioni disponibili, incluse quelle indicate da organizzazioni internazionali o applicate da altri paesi membri. In queste circostanze, i Paesi membri devono cercare di ottenere informazioni supplementari per un giudizio obiettivo dei rischi e rivedere le misure sanitarie o fitosanitarie in un periodo ragionevole di tempo".

Apparentemente il testo sembra tenere in considerazione il cosiddetto principio precauzionale che prevede che anche senza una conferma scientifica della dannosità di un prodotto, sia possibile bloccarne l'importazione. Ma la sentenza relativa alla carne trattata con ormoni ha affermato la necessita' di una evidenza scientifica. Inoltre l'indicazione generica di un "periodo ragionevole di tempo" lascia spazio a molte interpretazioni.

Questo accordo potrebbe essere interessato dalla discussione relativa agli organismi geneticamente modificati, che impatterebbe anche quello sull'agricoltura, sulle barriere al commercio (TBT) e sulle proprietà Intellettuali (TRIPS).

L'accordo sulla regolazione delle Dispute

E' il testo legale che stabilisce le regole e le procedure per la gestione delle dispute in ambito WTO. E' composto da 27 articoli ed è il mezzo finale per far applicare le regole stabilite dai vari accordi.

Sino al 18 ottobre 1999 sono state 183 le dispute sottomesse, di queste:

26 hanno riguardato gli accordi SPS/TBT

25 quello sull'Agricoltura

11 Il tessile

15 il TRIMS

20 il TRIPS

9 il GATS

Dal gennaio 1995 al luglio del '99, un comitato preposto a questo scopo ha prodotto un testo di revisione su cui non è stata ancora presa alcuna decisione nonostante il mandato di revisione sia scaduto il 31 luglio 1999.

Appalti governativi

Durante il 1999 l'opera di revisione di questo accordo che interessa gli acquisti e appalti delle realtà governative, ha indicato possibili estensioni sia nel contenuto del testo sia nel numero di paesi sottoscrittori.

Il meeting ministeriale di Seattle era, secondo alcuni, l'occasione per trasformare in multilaterale questo accordo plurilaterale (firmato da un numero limitato di Paesi) o di ottenere un nuovo accordo che magari inizialmente applicasse solo aspetti procedurali di trasparenza per poi prevedere, in una successiva revisione, l'introduzione delle regole di trattamento nazionale e di nazione più favorita.

Agricoltura

Il commercio dei prodotti agricoli sino al 1995 e' rimasto piuttosto libero rispetto ad altri settori. L'accordo attualmente in vigore ha iniziato la riforma per adeguare le regole agli standard WTO. L'articolo 20 stabilisce la riapertura delle trattative, per continuare il processo di riforma, per l'anno 2000.

Gli obiettivi della riforma sono di arrivare a una ulteriore sostanziale riduzione delle tariffe, dei sostegni alla produzione e dei sussidi alle esportazioni.

Relativamente ai risultati dell'accordo in vigore, alcuni paesi criticano il fatto che la conversione delle barriere non tariffarie in tariffe (l'Uruguay Round ha infatti stabilito che tutte le barriere non tariffarie avrebbero dovuto essere eliminate o convertite in tariffe) ha prodotto valori troppo alti per creare reali opportunità per l'esportazione in questi paesi. Un altro punto in discussione è quello relativo alle quote d'importazione, fissate da molti Stati. Alcuni le vorrebbero eliminare totalmente, altri vorrebbero modificare la loro gestione.

Per comprendere le discussioni nel settore agricolo occorre sapere che i sussidi sono stati classificati in questo modo:

Amber box
Tutti i sussidi e altre misure di aiuto che distorgono il commercio e la produzione. Si tratta delle misure che devono essere ridotte.

Green Box
Sono i sussidi che non sono considerati causa di distorsione per il commercio o di minima distorsione. Devono essere finanziati dal governo e non ricadere sul prezzo dei prodotti Sono gli aiuti ammessi.

Blue box
E' una eccezione alla regola generale che tutti i sussidi alla produzione devono essere ridotti o mantenuti a livelli minimi. Comprende i pagamenti connessi alla superficie coltivata o al numero di animali allevati, nell'ambito di limiti alla produzione attraverso l'imposizione di quote o la limitazione delle aree coltivate. I paesi che attuano queste misure ritengono che siano meno alteranti di quelle contenute nell'amber box.
 
 

Obiettivo centrale della revisione dell'accordo è la riduzione e/o eliminazione dell'amber box mentre sulla blue box si scontrano le posizioni di USA (a favore di una sua eliminazione/riduzione) ed Unione Europea, schierata in difesa. Il Giappone è favorevole al mantenimento sia di green che blue box, La Korea vorrebbe addirittura ampliare al green box, la Svizzera pure, mentre i paesi del Cairns Group (Australia, Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Fuji, Indonesia, Malesia, Nuova Zelanda, Paraguay, Filippine, Sud Africa, Tailandia e Uruguay) sono schierati a favore di una completa liberalizzazione.

Alcuni paesi in via di sviluppo sostengono che i sussidi sono una forma di protezione necessaria per assicurare cibo a tutti, (il cosiddetto food security), sostenere l'agricoltura in scala ridotta e prevenire lo spopolamento delle campagne verso città già congestionate.

Un altro punto di discussione è la clausola di pace, definita dall'art. 13, che stabilisce che i sussidi agricoli non siano oggetto di possibili controversie, cioè che nessun paese membro possa citare in giudizio un altro paese per sussidi alla propria agricoltura interna. Tutto questo sino alla fine del 2003. Alcuni paesi vogliono una estensione di questa clausola, altri una sua riduzione per far rientrare l'agricoltura nelle regole generali del WTO.

Infine, l'accordo non comprende i settori della pesca e delle foreste. Gli USA insistono per un accordo specifico per il settore forestale.

Servizi

A Seattle, fra le varie attese, ci si aspettava l'avvio di negoziati per l'ampliamento del GATS a nuovi settori. I Governi avevano già stabilito per il 2000 di avviare queste trattative coerentemente col testo quadro sui Servizi che prevede dopo cinque anni una nuova fase di negoziati.

Si prospetta una maggior apertura nei settori finanziario, telecomunicazioni e costruzioni e la creazione di nuovi accordi in settori come la telemedicina, l'entertainment e l'istruzione.
 
 

TRIPS - Trade related aspects of intellectual property rights

L'anno duemila prevede due importanti scadenze per questo accordo: entro il primo gennaio i paesi in via di sviluppo dovrebbero essersi adeguati alle nuove regole (esclusi i paesi meno sviluppati) e il Comitato che vigila su questo accordo dovrebbe iniziare la sua revisione, tutto questo è stabilito dall'articolo 71.1 e in marzo avrà (salvo variazioni) luogo il primo incontro del Comitato preposto a "vegliare" sul TRIPS.

Ci sono alcuni aspetti di questo accordo che sono molto controversi.

Innanzitutto quello delle indicazioni geografiche, cioè di quei nomi di città, paesi o regioni che identificano un prodotto (esempio classico quello dello Champagne). L'accordo ha sottolineato il problema soprattutto per i vini ed ha indicato la possibilità di una specie di database mondiale di notificazione delle indicazioni geografiche. Ma ancora non è stato trovato un accordo al riguardo all'interno del Comitato TRIPS.

Gran parte dell'attenzione si concentra sull'articolo 27.3(b).

L'articolo 27 definisce ciò che è soggetto a protezione e le possibile eccezioni. Nella sua parte (b) definisce una deroga per piante ed animali al sistema brevettuale.

La postilla prevede che ogni paese possa stabilire un sistema "sui generis" alternativo a un sistema brevettuale classico. Cosa vuol dire sui generis ? Non è una domanda banale perche' non c'è una risposta univoca a questa domanda e se da un lato potrebbe essere una specie di finestra per difendere la biodiversità, dall'altro i paesi occidentali premono perche' come sistema "sui generis" sia considerato un sistema usuale di protezione dei brevetti.

Inoltre implementare questo accordo significa non solo creare una nuova legge, ma una struttura di registrazione dei brevetti che in termini di persone da formare e attrezzature richiede un investimento di denaro che i paesi meno sviluppati ( i paesi con economie in transizione sono 109 al WTO) non hanno e, se hanno, certamente avrebbero mille altri modi più utili per utilizzarli. E per tornare al "sui generis" sopraindicato, se si intende la possibilità di sviluppare un metodo diverso da quanto fatto dai paesi occidentali, si finisce con l'avere oltre al costo d'implementazione, anche il costo necessario a sviluppare un sistema alternativo di brevettabilità.

I problemi sollevati dall'accordo TRIPS non riguardano solo l'implementazione ma:

Infine, l'accordo TRIPS (articolo 64.2) prevede una moratoria che impedisce dal 1995 al 1999 di accusare un paese per violazione di questo accordo. Molti paesi chiedono che questa moratoria continui.

TRIMS

L'accordo, come ben definito nell'articolo 1, si applica alle misure d'investimento connesse al commercio dei prodotti. Non è perciò connesso alla regolazione degli Investimenti Diretti esteri e non copre il settore dei Servizi. Da queste premesse ben si comprende che l'accordo è un embrione per possibili ampliamenti o la premessa di un nuovo accordo che regoli il settore degli investimenti in modo completo. Richiesta sostenuta da anni da tutte le lobby industriali, quali ICC, UNICE ed ERT.
 
 

Rivisto e Aggiornato il 5 gennaio 2000 da Roberto Meregalli (robertomeregalli@usa.net)
disponibile sul sito web della Rete di Lilliput per un'economia di giustizia -  www.retelilliput.it.
Alcune informazioni sono state tratte dal sito Web del WTO (www.wto.org), da Friends of the Heart (www.foe.org), Gaia Foundation (www.grain.org).
 
 
 

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