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CONTRIBUTO AL DOCUMENTO 1, PUNTO C: "Gli attori negativi della globalizzazione" – Effetti delle ultime liberalizzazioni sul commercio internazionale e sullo sviluppo del Sud

di Francesco Rampa, Gruppo 34-Università Bocconi

 

 

ESIGENZE FONDAMENTALI DEL SUD IN CAMPO COMMERCIALE

Una delle cause principali del persistente sottosviluppo del Sud del mondo è lo squilibrio del sistema commerciale internazionale a favore del Nord. Il fatto che la crescente liberalizzazione dei mercati non abbia portato uguali benefici per tutti i paesi è riconosciuto da molti ; cosi’ si sono espressi negli ultimi mesi, almeno nei discorsi ufficiali, anche il segretario dell’Unctad, quello del Wto (!), Clinton, il commissario europeo Lamy, e altri.

L’ingiustizia delle norme che regolano gli scambi internazionali è sancita negli articoli del Gatt-Wto che, da un lato, autorizzano i paesi ricchi a perseguire i propri interessi commerciali attraverso protezionismi mascherati, e, dall’altro, impediscono a quelli poveri di sostenere adeguatamente i settori chiave delle loro economie.

Il Nord è avvantaggiato sotto due punti di vista: 1)sia nella difesa delle imprese domestiche che devono affrontare la concorrenza delle importazioni dal Sud ; 2)sia nel sostegno ai propri esportatori che cercano di penetrare nei mercati dei paesi piu’ poveri.

1) L’ultimo ciclo di liberalizzazioni (Uruguay Round) ha portato, di fatto, alla riduzione delle barriere commerciali tariffarie anche per quei prodotti in cui i paesi del Sud hanno forti possibilità di vincere la concorrenza di quelli del Nord (sia nel settore agricolo che in quello industriale). Questo, tuttavia, non ha impedito ai paesi ricchi di trovare metodi, legalmente riconosciuti dagli stessi accordi, per continuare a proteggere i propri interessi commerciali a scapito di quelli dei paesi piu’ poveri.

Per quanto riguarda il settore manifatturiero, i PVS hanno un generale vantaggio competitivo in alcuni settori a) ad alta intensità di lavoro (tessile, calzature, pellame, giocattoli, accessori per il viaggio e attrezzatura sportiva) b) con maggior intensità di capitale e di risorse naturali (vestiario, tabacco, bevande, manufatti del metallo, del legno, della plastica e della gomma) c) con uso di tecnologia avanzata e lavoro mediamente qualificato (valvole e tubi, macchine per uffici, macchinari e apparati elettrici). Per ciascuno di questi prodotti, con l’evoluzione dei negoziati commerciali degli ultimi anni, il dazio medio è diminuito, ma le barriere non tariffarie sono cresciute (tanto che il tasso di protezione effettivo dei settori del Nord passa dal 5,1 % al 9% se si include nel calcolo anche il secondo tipo di misura restrittiva). Questo protezionismo velato (le cui pratiche piu’ usate sono l’antidumping e gli standard tecnici ) impedisce ai paesi del Sud di sfruttare il loro potenziale di crescita economica, e si calcola che in alcuni di questi settori, in assenza di restrizioni, le esportazioni potrebbero triplicare in pochi anni.

Per quanto riguarda l’agricoltura, il sistema commerciale internazionale penalizza i paesi del Sud in modo ancora piu’ eclatante, per due motivi: per i prodotti del Sud anche le barriere tariffarie rimangono troppo alte e la liberalizzazione dei mercati da parte del Nord è troppo lenta (soprattutto per cacao, cereali, prodotti del latte, zucchero, frutta, carne, verdura) ; questo settore rimane per la maggioranza dei Pvs, e soprattutto per i Meno Avanzati, la parte piu’ importante dell’economia, oltre che della struttura sociale. A questo si aggiunga che le misure legalmente riconosciute dal Wto per l’esenzione dagli obblighi di riduzione dei dazi (chiamate "green box") sono calibrate sulle politiche agricole dei paesi piu’ ricchi. Misure di limitazione alla produzione, ad esempio, non sono certo concepibili per i paesi piu’ poveri che spesso hanno problemi di autonomia alimentare.

2) L’altro aspetto principale delle ingiustizie sancite dal Gatt-Wto riguarda il sostegno alle imprese locali. Anche il buon senso suggerirebbe di consentire ai governi del Sud di supportare i produttori nei settori piu’ importanti dell’economia, e di impedire tale sostegno alle imprese del Nord, dato l’enorme vantaggio di cui già godono. La teoria neoliberista, invece, consiglierebbe di trattare tutti allo stesso modo "perchè tanto poi il libero mercato aggiusta tutti i problemi". La prassi neoliberista fa addirittura peggio, e, negli articoli del Gatt, è permesso solo al Nord, di fatto, di aiutare le proprie imprese, sia per il settore agricolo che per quello industriale. I sussidi definiti "non perseguibili" dal Wto, infatti, sono quelli piu’ usati al Nord e troppo costosi per il Sud (Ricerca e sviluppo, incentivi fiscali regionali, premi per la produzione ecologica) ; quelli "perseguibili" sono invece gli aiuti piu’ semplici e diretti che il Sud potrebbe concedere alle sue imprese, e che il Nord (e le Tigri asiatiche) hanno ampiamente usato in passato per il loro sviluppo economico.

I difensori del Wto definiscono spesso faziose e parziali anche le critiche specifiche come quelle sopra riportate, e invitano a leggere altri articoli del Gatt che, sulla carta, permettono la promozione di nuovi settori nei paesi poveri o il trattamento preferenziale delle merci provenienti dal Sud. I fatti, purtroppo per i Pvs, sono che queste misure non possono essere applicate perchè troppo costose, nel primo caso, e mancanti di concrete norme di applicazione, nel secondo.

Si deve constatare, d’altra parte, che, con l’Uruguay round, vi è stato un cambiamento generale nella strategia per l’integrazione dei Pvs nel sistema commerciale internazionale: dal trattamento differenziato e dall’accesso preferenziale ai mercati si è passati alla semplice concessione di tempi piu’ lunghi (e di assistenza tecnica) per l’implementazione degli accordi. Questo è, ovviamente, un ulteriore motivo di preoccupazione e potrebbe aggravare la situazione di squilibrio.

Se i paesi del Nord vogliono concretamente contribuire allo sviluppo di quelli del Sud, devono ridurre le ingiustizie del sistema commerciale internazionale. E’ quindi necessario:

-ridiscutere la legittimità delle barriere non tariffarie applicate al Nord, soprattutto nel settore manifatturiero,

-applicare celermente le previste riduzioni dei dazi dei paesi piu’ ricchi nel settore agricolo e cancellare i privilegi come la "green box" ;

-modificare gli accordi sul sostegno governativo alle imprese, rendendoli piu’ vicini ai bisogni dei Pvs e meno a quelli dei paesi sviluppati (creando una "development box");

-riconoscere, anche negli articoli del Gatt, che i 48 Paesi meno avanzati affrontano problemi enormi come la sicurezza alimentare e quindi deve essere possibile per loro sostenere i produttori domestici ; cancellare immediatamente tutti i dazi applicati al Nord contro questi paesi ;

-tornare alla strategia del trattamento differenziato e dell’accesso preferenziale ;

-condizionare ogni futura liberalizzazione dei mercati del Sud a forti riduzioni delle barriere di ogni tipo con cui il Nord si difende ;

RIFERIMENTI

Unctad, Trade and Development Report 1999

Oecd, Trade linkages with Major Developing Economies 1995

Unctad, Risultati dell’"Incontro di esperti sull’impatto del processo di riforma in agricoltura sui PMA, e modi di affrontare le loro preoccupazioni per i negoziati commerciali multilaterali" 24-26 Luglio 2000, Ginevra