LA TASSA DI ROBIN HOOD  .
a cura di Marina Ponti

 

Intervista a Alex Michalos, autore del libro Un'imposta giusta: la Tobin tax, pubblicato dal Gruppo Abele e curato da Mani Tese.

D. Quando ha iniziato a promuovere la Tobin tax?

R. Ho iniziato cinque anni fa. La Columbia Political Science Association mi chiese di preparare una ricerca sulle possibili modalità di finanziamento del "welfare state". E la Tobin tax sembrava essere la proposta più efficace. A questo proposito si potrebbe dire che la Tobin tax è un po' come Robin Hood: "preleva ai ricchi per dare ai più poveri". 

D. Come nasce l'idea di questa tassa?

R. Nel 1972, un anno dopo la fine del sistema a cambi fissi sancito a Bretton Woods, l'economista americano James Tobin (che ricevette poi nel 1981 il premio Nobel per l'economia) presentò per la prima volta il progetto di questa imposta. L'intuizione però risale addirittura a J.M. Keynes che nel 1939, memore della grande depressione e della crisi del '29, scrisse numerosi testi sui rischi della speculazione e su come bisognerebbe "gettare una manciata di sabbia negli ingranaggi della speculazione". 

D. Come funziona questa tassa?

R. Si tratterebbe di una piccolissima imposta, lo 0,05% su tutte le transazioni valutarie. L'aliquota così bassa non disincentiverebbe gli investimenti produttivi e di medio lungo periodo, mentre renderebbe leggermente più costosi (disincentivandoli) quelli speculativi e di breve periodo. Oggi nei mercati valutari si scambiano ogni giorno 1.800 miliardi di dollari, e il 95% di tale entità coinvolge transazioni di breve periodo.

Secondo una stima prudente si potrebbero raccogliere una cifra tra i 90 e i 100 miliardi di dollari, cioè il doppio di quanto viene destinato oggi alla cooperazione allo sviluppo. Secondo altre stime si potrebbe arrivare anche a 400 miliardi di dollari, ma io non esagererei per non spaventare gli operatori più di quanto non lo siano già. E' bella l'idea di riuscire a finanziare con azioni globali e con fonti globali soluzioni a problemi oggi sempre più globali.

D. Chi dovrebbe raccogliere il denaro?

R. Da un punto di vista operativo, la tassa andrebbe raccolta a livello nazionale dalle Banche Centrali dei diversi paesi. Una parte del gettito (circa il 20%) resterebbe a livello nazionale per finanziare politiche sociali nazionali, mentre il rimanente andrebbe in un fondo internazionale per la cooperazione. Naturalmente per definire le caratteristiche di questo fondo e il suo utilizzo si dovrebbe indire a breve una conferenza interministeriale con l'obiettivo di studiare la fattibilità e tutti i dettagli tecnici relativi all'applicazione della Tobin tax. 

D. Lei ha scritto nel suo libro che questa è un'"imposta giusta". Perché?

R. Perché è una tassa progressiva, calibrata sulla capacità che hanno i diversi soggetti di pagarla, perché è una tassa facile da raccogliere, e perché toglie ai ricchi per dare ai più poveri. 

Inoltre questa imposta raggiunge un obiettivo che dovrebbe essere proprio di ogni altra imposta: produrre denaro da investire per il cosiddetto "bene comune" (servizi sociali di base, politiche di lotta alla povertà, tutela dell'ambiente, etc). Infine quest'imposta avrebbe anche il compito di prevenire alcuni "mali" del nostro tempo, come la speculazione finanziaria. 

D. Quest'idea è stata lanciata più di venti anni fa ma nessuno l'ha mai applicata. Oggi gruppi di attivisti la riportano all'attenzione. Perché?

R. "Quando Tobin la propose, nel '72 e poi nel '78, non suscitò grande attenzione. Tobin lanciò quest'idea all'attenzione del mondo accademico e dei policy maker, ma l'idea cadde come un sasso in uno stagno. Oggi, a causa delle continue crisi finanziarie, si pensi al Messico (1994), all'Italia stessa (1992) e alle crisi più recenti nel sud est asiatico, in Russia e in Brasile; l'interesse cresce, naturalmente insieme alla paura. Nella comunità finanziaria stessa si sta diffondendo la consapevolezza di quanto sia fragile l'attuale sistema. Prima o poi si scatenerà una nuova crisi e sarà sempre più difficile per chiunque (paese o operatore privato) uscirne indenni. Oggi ormai tutti, dagli economisti ai G7, al Fondo e alla Banca Mondiale, pensano che il livello di speculazione sia troppo elevato. E la Tobin tax, senza in alcun modo ostacolare il mercato, riuscirebbe proprio a limitare parte delle transazioni speculative di breve periodo, rendendole più costose per gli operatori finanziari. E sono proprio tali transazioni a mettere in pericolo l'equilibrio e la stabilità dell'intero sistema. 

D. Chi sono gli alleati nella ricerca della Tobin tax?

R. Siamo in molti a fare pressione a favore della Tobin tax, attraverso movimenti e campagne diffusi in tutti i continenti. Ci sono organizzazioni, come Mani Tese che promuovono questa Campagna da anni qui in Italia e nell'ambito delle Nazioni Unite. Poi ci sono movimenti di massa, come quello di ATTAC (Action pour une tassaction des transactions financieres d'aide au citoyen) che si è costituito da più di un anno e che oggi è presente in quindici paesi, tra cui la Francia (dove è nato), il Brasile, la Corea del Sud, il Belgio e l'Italia. Poi c'è l'associazione inglese "War on Want", fondata nel 1951, che dal marzo di quest'anno ha lanciato una grande campagna politica su questo tema. Ci sono inoltre gruppi di militanti che operano nel parlamento dell'Australia, così come gruppi di sindacati attivi negli Stati Uniti. In Canada è addirittura il ministro delle Finanze a definire la Tobin "una buona risorsa".

D. Quali sono invece i maggiori ostacoli?

R. Gli ostacoli sono di natura essenzialmente politica. Si sono dichiarati contrari alcuni dei personaggi più potenti del mondo: banchieri, speculatori, ministri delle finanze. Il motivo è semplice ed è vecchio come il mondo: "Chi ha molto denaro non ama darlo agli altri". Secondo questi personaggi la Tobin tax sarebbe un'imposta difficile da applicare, anche se questo è stato dimostrato di non essere vero. Nella storia economica e politica vediamo giungere alla conclusione trattati ben più complessi, parlo ad esempio del Nafta e degli accordi sulla proprietà intellettuale. Ecco perché mi sento legittimato a dire che l'ostacolo principale è proprio la mancanza di volontà politica. 

D. La speculazione contribuisce alla crescita della povertà? 

R. La speculazione alimenta la povertà perché aumenta la concentrazione del denaro nelle mani di pochi. Solo una ridistribuzione più equa alle fasce più povere della popolazione può creare sviluppo e combattere più efficacemente la povertà.

Promuovere la Tobin tax significa proporre un sistema fiscale che vada proprio nella direzione di una ridistribuzione più equa della ricchezza.

D. Ma in concreto cosa significa? 

R. Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un "appiattimento" del sistema di tassazione progressiva. Faccio l'esempio del Canada, dove vivo. Nel nostro Paese si è passati dai 10 livelli di tassazione di un tempo ai 3 attuali. Questo vuol dire che si sono ridotte le differenze tra i livelli di tasse pagati dai più ricchi e quelle pagate dai più poveri. In questo modo, i più poveri non riescono a risparmiare denaro. In Canada il 20 per cento più ricco della popolazione possiede il 72 per cento della ricchezza. Questi divari sono ancora più evidenti in altre regioni del mondo come l'America Latina, dove il 10 per cento delle persone possiede l'80 per cento della terra. Ogni anno la concentrazione dei denaro nelle mani dei ricchi aumenta. L'unica soluzione all'aumento di questi divari è proprio la rimpostazione del sistema fiscale in modo che questo colpisca maggiormente chi ha di più; e la Tobin tax va proprio in questa direzione.

D. Secondo lei la speculazione finanziaria è, di per sé, immorale?

R. No, non lo è. Penso che la speculazione debba essere considerata alla stregua di ogni altra forma di gioco d'azzardo. Purtroppo però diversamente dagli altri, nella speculazione sono tutti (governi, banche centrali, cittadini, etc) a pagare dei costi molto alti per permettere al gioco di andare avanti. Questo per me è immorale.

D. Lei è ottimista rispetto a questa battaglia professor Michalos?

R. Certo: non c’è futuro nel pessimo.
 


Chi è Alex Michalos

Alex Michalos ha 64 anni, radici italiane ("mio nonno era di Palermo, mia nonna di Napoli"), padre greco, madre americana. Vive in Canada, dove insegna Scienze politiche e sociali all'University of Northern British Columbia, dirige tre riviste, ha collaborato con l'Unesco e l'Ocse. Da 5 anni diffonde la sua fede nella Tobin tax, pensata per mettere un freno alla speculazione finanziaria. Obiettivo principale è quello di combattere le migliaia di transazioni finanziarie di breve periodo che avvolgono il mondo in una ragnatela sempre più densa. 
 
 

Per chi volesse saperne di più.

E’ disponibile presso Mani Tese la versione italiana del testo "Good Taxes" di Alex Michalos: "Un’imposta giusta, la Tobin tax", edito dal Gruppo Abele.

Il libro contiene una puntuale confutazione di tutte le tesi che gli economisti hanno formulato per screditare l’idea e l’efficacia di un’imposta sulle transazioni valutarie. Naturalmente il libro contiene anche una rassegna di tutte le tesi a favore di una tale imposta. 

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IDENTIKIT DELLA "TOBIN TAX"
                                                             .
               intervento di Alex Michalos

               Tre quarti dei 181 paesi che fanno parte del "Fondo
               Monetario Internazionale" (FMI) hanno attraversato, tra
               l’80 e il ’95, una o più crisi bancarie. Tali crisi finanziarie
               gravi hanno colpito 36 paesi. Negli Anni Novanta le
               gravi crisi finanziarie si sono avvicendate al ritmo di
               una ogni 19 mesi. Tutto ciò dimostra che è necessario
               creare un meccanismo per colpire la speculazione
               finanziaria, esattamente quello che intende fare la
               "Tobin tax".

               MOZIONE

               Al congresso americano è stata presentata una
               mozione a favore della "Tobin Tax", sottolineando le
               conseguenze sociali che le crisi finanziarie mondiali
               comportano per i ceti medi e per quelli più deboli:
               chiusura di attività economiche, disoccupazione,
               aumento dei prezzi e abbassamento dei salari,
               incremento della povertà. Non solo. L’allargamento del
               mercato azionario e obbligazionario avviene a spese
               degli investimenti nelle imprese produttive. Nel ’92, per
               ogni dollaro investito in queste ultime - che sono in
               ultima analisi le attività che creano lavoro - ci sono stati
               141 dollari investiti in transazioni di tipo speculativo.
               Nello stesso anno, il valore delle transazioni legate
               all’economia produttiva è stato pari al 2% del totale.
               Basti pensare che una persona che lavora in campo
               finanziario compie, in media, tre-quattromila operazioni
               finanziarie di compravendita di denaro al giorno. Il 90%
               delle transazioni di valuta riguarda quattro o cinque
               monete: sterlina, dollaro, yen, marco tedesco (che
               diventerà "euro") e franco svizzero. Il 32% delle
               operazioni avviene a Londra, a New York il 18% e a
               Tokio l’8%. C’è quindi una grossa concentrazione.

               ATTIVITÀ ANTISOCIALI

               La crescita esplosiva del mercato della valuta è stata
               associata a un aumento enorme dei tassi di interesse
               reali, il che rappresenta un deterrente per gli
               investimenti a lungo termine, che sono quelli che
               determinano lo sviluppo economico, mentre gli
               investimenti in fusioni e acquisizioni e le manovre
               valutarie non creano lavoro, né produzione, né
               benessere. Poche attività sono più antisociali delle
               speculazioni finanziarie, le quali però sono esenti da
               qualsiasi tassazione, mentre ogni forma di attività
               produttiva è soggetta a prelievi fiscali.

               TASSA MONDIALE

               La Tobin tax è una tassa sugli scambi di valuta: quindi
               per applicarla occorre una collaborazione
               internazionale. Va però tenuto presente che in 24 paesi,
               tra cui l’Australia, il Belgio, la Francia, Hong Kong, la
               Nuova Zelanda, la Corea e vari altri, le transazioni
               finanziarie e l’acquisto di azioni e obbligazioni sono
               soggetti a tasse, con le modalità più varie: alcuni paesi
               tassano solo il trasferimento di azioni, altri solo quello
               di obbligazioni, alcuni tassano solo le operazioni in
               ambito nazionale, altri quelle compiute dai propri
               cittadini su qualunque piazza, alcuni tassano tutte le
               transazioni, altri solo alcune e così via. C’è dunque una
               gamma molto ampia di sperimentazioni in questo
               campo. E’ evidente che una tassazione delle
               speculazioni finanziarie dovrebbe essere universale,
               uniforme, applicabile in ogni giurisdizione e gestita da
               un’agenzia internazionale, come il Fondo Monetario
               Internazionale, che sia in grado di applicare delle
               sanzioni ai paesi che non si adeguano. La tassa
               dovrebbe essere applicata sull’ammontare netto della
               somma, simultaneamente allo scambio di valuta, con
               un controllo elettronico molto preciso, e le operazioni
               dovrebbero essere regolate dalle banche centrali.

               VANTAGGI

               Si potrebbe pensare a una struttura a due livelli: una
               tassa minima nominale, per esempio dello 0,02%, e una
               tassa molto più alta da applicare in situazioni
               turbolenza finanziaria. In questo modo il carico della
               difesa della valuta ricadrebbe sugli speculatori e non
               sui governi. Una struttura simile potrebbe essere
               applicata inizialmente anche in modo unilaterale, per
               esempio dall’Unione Europea. Ecco alcuni argomenti a
               favore della Tobin Tax: 1) Avvanteggerebbe le banche
               centrali nella difesa contro gli speculatori. 2) Darebbe
               ai governi un maggior controllo sulle proprie politiche
               monetarie. 3) Genererebbe un reddito o quattro volte
               più grande di quello richiesto per eliminare le peggiori
               forme di povertà nel mondo. 4) Sosterrebbe l’ONU e le
               sue varie agenzie. 5) Permetterebbe di tassare una
               categoria che attualmente non è soggetta ad alcun
               prelievo fiscale. 6) Rappresenterebbe una "tassa
               giusta", che produce benefici effetti sociali, come sono
               oggi le tasse sul tabacco o sul gioco d’azzardo. 7)
               Genererebbe un reddito per sostenere una particolare
               forma di bene pubblico, e cioè un sistema finanziario
               più equo ed efficiente. 8) Sarebbe una tassa
               progressiva e quindi non impopolare come le imposte al
               consumo. 9) Sarebbe una tassa piuttosto popolare
               rispetto ad altre imposte. 10) Incoraggerebbe
               investimenti a lungo termine nella produzione di beni e
               servizi. 11) Costringerebbe gli investitori a prestare più
               attenzione allo sviluppo a lungo termine. 12) Sarebbe
               un’opportunità per dimostrare che esistono anche
               forme di globalizzazione in grado di fare il pubblico
               interesse, invece di servire, come avviene di solito, gli
               interessi privati di pochi. Ma soprattutto la Tobin Tax
               sarebbe un esempio di "buona tassa", in grado di creare
               una certa sicurezza sociale per i settori più
               svantaggiati della popolazione e di generare risorse per
               finanziare uno sviluppo sostenibile ed equo, in grado di
               migliorare la qualità della vita delle persone.
 

               Campagna

P E R   U N A   T A S S A   G I U S T A

La Tobin Tax


 
 


La liberalizzazione dei mercati finanziari ha portato ad una crescita abnorme dell’economia finanziaria rispetto all’economia reale (il rapporto è di 80 a uno!). Ogni giorno sui mercati dei cambi vengono scambiati 1800 miliardi di dollari, di cui più del 95% è collegato ad attività di natura speculativa.

Questo genera un forte clima di incertezza economica e di instabilità, di cui le recenti crisi finanziarie internazionali sono solo l’ultimo esempio. E’ urgente che i governi introducano meccanismi di controllo di fenomeni deleteri come la speculazione, promuovano crescita e stabilità economica e distribuiscano in maniera più equa il gettito fiscale. Una misura che può essere considerata come un primo, ma importante passo verso una riforma globale del sistema finanziario internazionale è un’imposta del tipo Tobin. Si tratta di un prelievo limitato, pari allo 0,1 -0,5% da applicare a tutte le transazioni valutarie. Un’aliquota così bassa non disincentiverebbe gli investimenti produttivi e di medio-lungo periodo, mentre renderebbe più costosi quelli speculativi e di breve periodo, contribuendo a disincentivarli. Secondo una stima prudente, attraverso questa tassa, si potrebbero raccogliere tra i 90 e i 100 miliardi di dollari l’anno, una cifra che corrisponde al doppio di quanto viene oggi destinato alla cooperazione allo sviluppo. Il gettito sarebbe raccolto a livello nazionale dalle Banche Centrali che ne tratterrebbero fino all’80% per attività nazionali (servizi sociali, programmi per l’occupazione), destinando poi il restante 20% per attività internazionali (cooperazione, tutela dell’ambiente, ecc.).

TOBIN TAX

Già nel 1972 James Tobin (premio Nobel per l'Economia nel 1981) propose l'imposizione di una piccola imposta sulle transazioni valutarie i cui obiettivi erano quelli di promuovere l'efficacia delle politiche macroeconomiche e di ridurre la speculazione.

Una tale tassa svolgerebbe una funzione deterrente per gli investitori con orizzonti temporali molto brevi, senza danneggiare gli operatori economici che pianificano investimenti a lungo periodo. Scoraggiare le transazioni di breve periodo porta ad una maggior stabilità nei mercati finanziari e dei cambi.

Inoltre, l'introduzione di una tassazione sui movimenti di capitale, ha come effetto indotto una maggior trasparenza delle operazioni finanziarie, soprattutto di quelle speculative a breve termine, e questo è il motivo dello scarso seguito ottenuto finora da tale proposta. Va ricordato anche che di recente il Parlamento canadese ha adottato una risoluzione che impegna il proprio governo a sostenere la Tobin Tax nell'ambito delle discussioni del G8.

Chiediamo:
che il governo italiano sostenga l'introduzione di una imposta sulle transazioni finanziarie (tipo Tobin Tax) e che il gettito prodotto da questa imposizione sia destinato per l'80% a livello nazionale e per il restante 20% a finalità internazionali per lotta alla povertà e tutela dell'ambiente
- che il governo italiano si faccia promotore di una tale iniziativa anche negli ambiti istituzionali internazionale dove è rappresentato.

Mani Tese già da anni promuove l'introduzione di una tassa di tipo Tobin, anche presso le sedi istituzionali dove essa e' rappresentata:

UN Millennium Assembly
Geneva, 7-8 July 1999 - Regional Hearing organized by the Economic Commission for Europe

  •       "The United Nations in the 21st Century"

  • United Nation
    New York, 15 febbraio 1999 - Statement by Mani Tese’76 to the Commission on Social Development

  •       "How speculation can result in denying people basic social services."

  • United Nation
    New York, February 11th, 1998 - Statement by Mani Tese'76 to the Commission on Social Development

  •       "How speculation can jeopardize the goal of eradication of poverty"


  • There is something wrong with our global financial system
    by Marina Ponti (Mani Tese) with the contribution of UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development)


    Mani Tese aderisce ad ATTAC (Azione per una Tassa di Tobin d'Aiuto al Cittadini)
     
     
     
     
     

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