Il caso dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)

Traduzione tratta dal Report "The realization of economic, social and cultural rights: Globalization and its impact on the full enjoyment of human rights" preparato da J.Oloka-Onyango e Deepika Udagama, per la sub-commissione ONU per la promozione e la difesa dei diritti umani.

13. A dispetto della sua giovane eta’ – è nata solo nel 1994 – l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) ha fortemente attratto l’interesse di studiosi e l’attenzione dei mezzi di comunicazione. Dopo le proteste di Seattle, al meeting del ministri del Commercio di tutto il mondo, nessun’altra organizzazione e’ stata associata cosi’ intimamente al fenomeno della globalizzazione. Cuore dell’OMC sono una serie di principi che sono alla base del fenomeno della globalizzazione. Fra questi, possiamo citare la liberalizzazione del commercio (free trade), l’apertura dei mercati e la riduzione delle tariffe. Ma la creazione dell’OMC rappresenta un’autentica rivoluzione non solo per il contenuto degli accordi firmati a Marrakech, ma anche per il suo sistema di regolazione delle dispute che agisce nel caso del loro mancato rispetto.

14. L’accordo generale sul Commercio e sulle Tariffe (GATT), a cui si e’ sostituita l’OMC, si applicava solo ai beni e per gran parte della sua esistenza l’accordo si concentrava sulle misure doganali. Fra i nuovi temi considerati nell’Uruguay Round ci sono i servizi, la proprieta’ intellettuale, gli appalti governativi e gli investimenti. Il fatto che l’OMC si occupi di questi tempi non solo e’ stata fonte di nuovo potere ma ha sollevato nuovi problemi di relazioni con i singoli Stati sui temi dei diritti umani e della divisione fra Nord e Sud. Per esempio molti paesi in via di sviluppo considerano la richiesta dei paesi del Nord di aprire i loro mercati, come un atteggiamento doppiogiochista dei paesi sviluppati che invece mantengono protetti i loro settori deboli. Secondo le parole dell’ex Capo Economista della Banca Mondiale Joseph Stiglitz, queste esortazioni suonano false:

"Non appena i paesi in via di sviluppo procedono nell’apertura dei loro mercati, si scontrano contro significative barriere commerciali che li lasciano senza aiuti e senza aumenti di commercio. Essi incorrono rapidamente contro tasse antidunping o si trovano di fronte a mercati protetti e soggetti a restrizioni nelle aree in cui essi avrebbero dei vantaggi comparativi, come in agricoltura e nel settore tessile." (1)

La realta’ e’ ancora peggiore perche’ le regole dell’OMC sono basate su presupposti che sono iniqui e pregiudiziali. Queste regole seguono un’agenda che serve solo a promuovere gli interessi dominanti che monopolizzano l’arena del commercio internazionale. Esse si applicano a tutti i paesi e si basano su una promessa che ignora la realta’ dei fatti, cioè che il commercio internazionale e’ in gran parte dominato da potenti compagnie transnazionali. In questo contesto, la nozione di libero commercio su cui si basano le regole e’ falsa.

15. L’OMC è stata definita come "la manifestazione pratica della globalizzazione per quanto riguarda il commercio". Un suo attento esame rivela che il commercio e’ il suo principale obiettivo, ma l’OMC ha esteso il suo interesse ben oltre quello che potrebbe essere legittimamente considerato di sua competenza. Inoltre le sue attivita’ puramente commerciali hanno implicazioni estremamente serie sui diritti umani. La cosa e’ peggiorata dal fatto che i documenti istitutivi dell’OMC hanno deboli riferimenti (non vincolanti) al rispetto dei diritti umani. Il risultato è che per una certa fetta di umanita’ – in particolare i paesi in via di sviluppo – l’OMC e’ un autentico incubo.

L’esclusione delle donne dal sistema decisionale dell’OMC e il fatto che le decisioni dell’OMC sono insensibili alle differenze di sesso, significa che le donne sono un gruppo che ha poco da guadagnare da questa organizzazione.

16, Cosi’ come altre istituzioni internazionali, l’OMC e’ affetta da problemi di metodo che di sostanza. Apparentemente, l’OMC si mostra come una istituzione democratica poiche’ adotta il principio che ogni membro vale un voto e le sue decisioni sono prese col metodo del consenso. Ma questa apparente equita’ maschera una seria diseguaglianza. Secondo un recente rapporto della International federation of Human Rights:

" se si considera il sistema di regolazione delle dispute, il meccanismo per implementare i vari accordi settoriali, si giunge alla conclusione che l’OMC e’ profondamente a favore dei paesi sviluppati, poiche’ i paesi in via di sviluppo di fatto sono lontani dal meccanismo decisionale e politico; cosi’ pure i loro specifici problemi non sono sufficientemente presi in considerazione."(2)

Nel corso delle trattative su ulteriori liberalizzazioni commerciali ha dimostrato delle difficolta’ anche per quanto riguarda la trasparenza. A Seattle, nonostante la messa in guardia da parte dei rappresentanti dei paesi in via di sviluppo ( e degli slogan dei protestanti fuori la sede della conferenza) i rappresentanti dei paesi del Nord hanno continuato a sostenere un processo decisionale che escludeva la maggioranza dei delegati. Non c’e da stupirsi se i colloqui siano terminati con un nulla di fatto. Questo comportamento non e’ cambiato ed e’ ulteriormente aggravato dal fatto che molti paesi poveri mancano di risorse e personale con la necessaria esperienza e conoscenza, cosicche’ questi paesi sono condannati ad una posizione marginale nelle trattative.

17. Fra i tanti temi che hanno causato molte preoccupazioni ai paesi in via di sviluppo c’e’ il tentativo di legare fra loro il commercio, gli standard lavorativi, i diritti umani e l’ambiente, particolarmente quando espressi in termini di condizionabilita’. La dichiarazione del G77 all’Avana dopo il summit dal 10 al 14 aprile 2000 e’ stato molto preciso al riguardo, esprimendo il rifiuto di "tutti i tentativi di utilizzare questi temi per bloccare l’accesso al mercato o il flusso di aiuti e tecnologie ai paesi in via di sviluppo". Questo legame fra commercio e diritti umani e’ problematico per molti motivi. Innanzitutto è troppo facile cadere nell’accusa di neocolonialismo. Secondariamente gli impegni dei paesi del nord a un regime internazionale democratico e sensibile ai diritti umani e’ reso sospetto da una interpretazione molto superficiale del significato di diritti umani e dai frequenti doppi comportamenti praticati nelle relazioni quotidiane con i paesi del sud. Inoltre l’applicazione dei diritti umani in un contesto come quello del commercio dipende da un vasto numero di elementi molto soggettivi estrapolabili dagli standard molto ampi dei diritti umani. In altre parole, i diritti umani sono utilizzati semplicemente come un grimaldello per raggiungere l’obiettivo di liberalizzare i mercati.

Per esempio, perchè non c’è quasi mai collegamento fra le richieste che vengono fatte ed il rispetto dei diritti economici, sociali e culturali ? La risposta è molto semplice, le misure attualmente sostenute, minano spesso la progressiva realizzazione di questi diritti. In ogni caso, anche quando il legame con i diritti civili e polititici viene stabilito, è pieno di contraddizioni e predominano gli interessi nazionali.

18. Molte delle misure adottate dall’OMC hanno implicazioni ben oltre il commercio internazionale. Fra i temi piu’ controversi che l’OMC ha introdotto nel dibattito vi è quello della brevettabilità specialmente di quella delle varieta’ vegetali e delle forme viventi. Secondo Vandana Shiva:

"La concessione di brevetti su tutte le varietà geneticamente modificate, senza alcuna preoccupazione per i rischi della modalità di manipolazione dei geni, pone nelle mani di un singolo la possibilità di controllare quello che cresce nei nostri campi e nei nostri giardini. Con un colpo di penna, il risultato della ricerca di innumerevoli contadini e scienziati viene negata in un singolo atto legalizzato di pirateria economica". (3)

Le implicazioni di queste misure riguardano la sicurezza alimentare e il diritto al cibo.

Per di più, rappresentano un’appropriazione della ricchezza della natura che è destinata a tutta l’umanità e non solo un a minoranza privilegiata.

19. Come minimo l’OMC ha bisogno di riformare il suo sistema decisionale per essere più inclusivo e permettere anche alle voci discordanti di essere ascoltate (soprattutto quelle della societa’ civile). Ma ancor più necessita di rivedere il suo approccio a quello che è il suo obiettivo principale: il libero commercio. Ancora una volta, il prof. Stiglitz fornisce la piu’ lucida definizione di cosa sia un buon regime di liberalizzazione:

"la liberalizzazione del commercio deve essere bilanciata e deve riflettere le preoccupazioni dei paesi in via di sviluppo. Deve interessare non solo i settori in cui i paesi sviluppati hanno vantaggi comparati, come i servizi finanziari, ma anche quelli in cui i paesi in via di sviluppo hanno particolari interessi, come l’agricoltura e i servizi di costruzione. Non deve considerare solo la protezione dei diritti di proprieta’ intellettuale da parte dei parsi occidentali, ma anche considerare le preoccupazioni dei paesi poveri, come le implicazioni dei diritti di proprieta’ con le conoscenze della medicina tradizionale e con i prezzi dei farmaci sul mercato di questi paesi." (1)

E’ in questo che l’OMC ha fallito a Seattle, e sta continuando su questa strada ancora oggi.

L’impressione generata dalla leadership dell’OMC, dopo il meeting ministeriale, cosi’ come da parte dei paesi piu’ sviluppati che sono stati i primi a proporre idee per modifiche all’attuale sistema dell’OMC, è che ci sarebbero stati dei tentativi di riforma. Ma, come qualcuno ha fatto notare, agli annunci e ai proclami fatti dopo Seattle, non paiono seguire cambiamenti sostanziali. I problemi dell’OMC sono molto piu’ complessi del semplice approccio agli elementi del suo mandato. Cosi’ come nel caso dell’OCSE e del MAI (accordo multilaterale sugli Investimenti), l’OMC deve radicalmente rivedere il proprio modo di operare, il ruolo che devono avere i paesi in via di sviluppo e le organizzazioni non governative, oltre che a quale relazione deve avere con organismi come le Nazioni Unite. In altre parole, quello che deve essere fatto e’ una completa revisione del sistema di liberalizzazione del commercio e un’analisi critica di quello che e’ davvero equo e porta benefici sia ai paesi ricchi che a quelli poveri.

L’OMC deve considerare tutti i suggerimenti relativi alla trasparenza non solo per migliorare la sua democrazia interna ma perche’ cosi’ potra’ costruire un sistema commerciale internazionale migliore e più equo.

 

Note:

(1) Joseph F.Stiglitz, "Trade and Developing World: A new Agenda", Current History (novembre 1999).

(2) The WTO and Human Rights, FIDH Position Paper (novembre 1999).

(3) Vandana Shiva, "Intellectual Property Rights and Bioetichs", testo presentato alla International Conference and General Assembly on "The New Millennium: Globalization and its Challenges", Tunisi 12-16 novembre 1998.

Traduzione di RobertoMeregalli, 7 settembre 2000), la versione inglese del report e’ disponibile a:

http://www.unhchr.ch/Huridocda/Huridoca.nsf/0811fcbd0b9f6bd58025667300306dea/21a92d3d0425a0cec125693500484d2f?OpenDocument

La versione francese a:

http://www.unhchr.ch/Huridocda/Huridoca.nsf/TestFrame/56368c6c73ea6b74c12569350051a9d5?Opendocument