testimonianza raccolta da Nuto Revelli
ne Il mondo dei vinti
Poi (nel 1915) scoppia la guerra, che disperazione! Ma nemmeno un soldato
era convinto di fare quella guerra, partivamo tutti malvolentieri. Uno da
sposare è diverso...non ha nessuno dietro.
Noi avevamo famiglia, dovevamo lasciare il lavoro. Solo qualcuno volontario
voleva fare la guerra, per fare carriera. Noi siamo andati in guerra per
forza. Tanti qui di Peveragno prendevano porcherie per non partire e ne sono
morti...
Su a Plezzo eravamo su una posizione avanzata che ci prendevano da tutte
le parti, quota 900, dallalto ci buttavano le pietre, da una parte
sparavano col cannone e dallaltra ancora con la mitraglia.
Non ci arrivava più il mangiare e sono venuto a pesare trentacinque
chili. (...)
Poi è venuta la ritirata, la nostra divisione ha resistito due giorni
nella conca di Plezzo, (...) quando siamo scappati nella nostra vallata
cerano due metri di morti...
Eh, labbiamo vinta quella guerra ma labbiamo perduta. La statistica
dice che sono di più i tubercolotici tornati dalla guerra del
15-18 che i morti di quella guerra. Io ho preso il gas iprite
sul Montello, e come sono tornato a casa dopo il primo giorno di festa, ero
già ammalato di polmonite e ho tribolato due anni.