Giovanni Toselli, contadino e muratore,

testimonianza raccolta da Nuto Revelli ne “Il mondo dei vinti”

Poi (nel 1915) scoppia la guerra, che disperazione! Ma nemmeno un soldato era convinto di fare quella guerra, partivamo tutti malvolentieri. Uno da sposare è diverso...non ha nessuno dietro.
Noi avevamo famiglia, dovevamo lasciare il lavoro. Solo qualcuno volontario voleva fare la guerra, per fare carriera. Noi siamo andati in guerra per forza. Tanti qui di Peveragno prendevano porcherie per non partire e ne sono morti...
Su a Plezzo eravamo su una posizione avanzata che ci prendevano da tutte le parti, quota 900, dall’alto ci buttavano le pietre, da una parte sparavano col cannone e dall’altra ancora con la mitraglia.
Non ci arrivava più il mangiare e sono venuto a pesare trentacinque chili. (...)
Poi è venuta la ritirata, la nostra divisione ha resistito due giorni nella conca di Plezzo, (...) quando siamo scappati nella nostra vallata c’erano due metri di morti...
Eh, l’abbiamo vinta quella guerra ma l’abbiamo perduta. La statistica dice che sono di più i tubercolotici tornati dalla guerra del ‘15-’18 che i morti di quella guerra. Io ho preso il gas iprite sul Montello, e come sono tornato a casa dopo il primo giorno di festa, ero già ammalato di polmonite e ho tribolato due anni.