Fino al 1938 gli ebrei italiani erano cittadini come tutti gli altri.
Erano presenti in tutti gli strati sociali, partecipavano alla vita della nazione come
tutti gli italiani. C'erano fascisti che avevano partecipato alla marcia su Roma. Aldo
Finzi era ebreo squadrista, deputato, sottosegretario agli interni nel primo governo
Mussolini,membro del gran consiglio fascista, vicecapo della polizia, partecipò poi alla
resistenza nel Lazio e arrestato morirà alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. C'erano
quelli che erano fascisti soltanto per opportunismo perché senza la tessera del partito
era praticamente impossibile trovare un'occupazione; c'erano antifascisti come ad esempio
i fratelli Carlo e Nello Rosselli: il primo scrittore, economista, allievo di Salvemini,
insegnante all'Università Bocconi di Milano; il secondo scrittore anch'egli e
collaboratore dell' Enciclopedia Italiana. I due fratelli furono assassinati in Francia il
10 giugno 1937 da squadre fasciste inviate appositamente dall'Italia.
Nel 1936 iniziò in Italia una martellante campagna di stampa contro gli ebrei da parte di
due giornali: un quotidiano " Il Tevere" diretto da Telesio Interlandi ed un
periodico " La difesa della razza" a cui collaborava e si distingueva per la
violenza dei suoi attacchi un giovane giornalista, quel Giorgio Almirante che sarebbe poi
diventato il fondatore del Movimento Sociale Italiano. Si diceva allora che questi
giornali fossero finanziati dalla Germania nazista. Questi due giornali, seguiti poi da
tutta la stampa fascista, sostituirono il termine ebreo con quello di giudeo. Questo
appellativo è indubbiamente esatto se si riferisce al regno di Giuda che, come indicato
nell' Antico Testamento, è nato dalla dinastia del quarto figlio del Patriarca Giacobbe
che portava questo nome e dalla cui discendenza uscì la monarchia di David. Il termine
giudeo veniva invece usato in senso dispregiativo con riferimento all' apostolo Giuda
Iscariota che nei Vangeli è indicato con l'appellativo di traditore.
Nel luglio del 1938 compare il primo atto ufficiale antiebraico, sia pure solo teorico.
Era " Il manifesto degli scienziati fascisti" detto anche "manifesto della
razza" che fu sottoscritto da 180 pseudo scienziati del regime. Questo documento era
articolato in 10 punti:
- Le razze umane esistono.
- Esistono grandi razze e
piccole razze.
- Il concetto di razza è
puramente biologico.
- La popolazione dell'Italia è
nella sua maggioranza di origine ariana e la sua civiltà è ariana.
- Non c'è stato apporto di
masse ingenti di uomini in epoca storica. La composizione razziale di oggi è la stessa di
quella di 1000 anni fa. Gli italiani di oggi rimontano a famiglie che abitano l'Italia da
almeno 1000 anni.
- Esiste ormai una razza pura
italiana.
- E' tempo che gli italiani si
proclamino razzisti.
- C'è una netta distinzione fra
i mediterranei d'Europa da una parte (occidentali) e gli orientali e gli africani
dall'altra.
- Gli ebrei non appartengono
alla razza italiana.
- I caratteri fisici e
psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in alcun modo.
Quante sciocchezze sono
contenute in questo decalogo!
Il 5 settembre 1938 con la legge 1390 venne varato il primo provvedimento legislativo per
la "difesa della razza nella scuola fascista" che prevedeva l'allontanamento di
tutti i docenti e di tutti gli studenti ebrei dalle scuole di ogni ordine e grado anche se
non governative e l'allontanamento degli ebrei dalle accademie. Albert Einstein che era
membro d'onore dell'Accademia dei Lincei, presentò le dimissioni che vennero
immediatamente accettate. Nelle università italiane insegnavano allora 109 docenti ebrei.
Molti furono quelli che dovettero emigrare per poter proseguire gli studi e le ricerche
iniziate in Italia. Due di questi sono poi stati insigniti del Premio Nobel
- EMILIO SEGRE' nato a Tivoli,
premiato nel 1959 per la Fisica
- SALVADOR LURIA nato a Torino,
laureato a Roma, premiato nel 1968 per la Fisiologia
anche molti giovani laureati
ripararono allestero:
- FRANCO MODIGLIANI nato a Roma fu
premiato nel 1985 per l'Economia
- RITA LEVI MONTALCINI nata a
Torino, premiata nel 1986 per la Medicina aveva proseguito le sue ricerche nella sua
abitazione di Torino.
Al primo provvedimento del 5
settembre che concerneva soltanto la scuola, ne sono seguiti numerosi altri a partire
dalla legge 1381 del 7 settembre (solo due giorni dopo il primo) che ordinava l'espulsione
di tutti gli stranieri ebrei inclusi quelli che erano ormai cittadini italiani ma che
avevano ottenuto la cittadinanza dopo il 1 gennaio 1919. Tra quelli che avevano ottenuto
la cittadinanza dopo questa data, c'erano tutti gli ebrei del Trentino e della Venezia
Giulia; ma poiché abitavano quelle terre da secoli, a questi fu confermata la
cittadinanza italiana. Per tutti gli altri che non lasciarono l'Italia fu creato il campo
di concentramento di "Ferramonti" a Tarsia in provincia di Cosenza.
Poi quasi quotidianamente, si susseguirono nuove leggi e disposizioni che anticipavano le
leggi, che portavano sempre nuovi divieti. Accadeva che gli ebrei che erano stati privati
del loro lavoro (era stata decretata anche la cancellazione dagli albi professionali)
cercavano di iniziare una nuova attività e chiedevano l'autorizzazione a svolgerla. Le
autorità periferiche, in mancanza di una chiara normativa, chiedevano istruzioni alle
autorità centrali che regolarmente respingevano la richiesta. Questa generava la
proibizione per tutti di svolgere quella attività. Veniva così tolto agli ebrei non
soltanto il diritto di "avere" ma anche il diritto di "essere" perché
molti provvedimenti toglievano la possibilità di poter svolgere un lavoro o una
professione ma altri incidevano sulla qualità della vita e in essi era contenuta soltanto
la volontà vessatoria e persecutoria del fascismo.
Furono centinaia questi divieti e ve ne elenco alcuni.
Agli ebrei era vietato:
- di servirsi di collaboratori
domestici di razza ariana
- di frequentare luoghi di
villeggiatura di importanza strategica
- di essere portieri in case abitate
da ariani
- di esercitare il commercio
ambulante (solo a Roma gli ambulanti che dovettero riconsegnare le loro licenze furono
800)
- di gestire agenzie di affari -
agenzie di brevetti
- commercio di preziosi - esercizio
di arte fotografica
- di essere mediatori, piazzisti,
commissionari
- esercizio tipografie - vendite di
oggetti antichi e d' arte
- commercio di libri - vendite di
oggetti usati - articoli per bambini
- vendita di apparecchi radio -
carte da gioco
- attività commerciale ottica -
vendita di carburo di calcio
- impiego di gas tossici - esercizi
di mescita alcolici
- raccolta di rottami metallici -
raccolta di lane da materassi
- esportazione della canapa -
esportazione prodotti ortofrutticoli
- vendita di oggetti sacri - oggetti
di cartoleria
- raccolta di rifiuti - vendita di
indumenti militari fuori uso
- gestire scuole di ballo - scuole
di taglio e cucito
- noleggio film - agenzie di viaggi
e turismo
- licenza di pescatore dilettante -
di esercitare attività doganali
- licenze di autoveicoli da piazza -
essere affittacamere
- pubblicare sulla stampa necrologi
e pubblicità
- inserire il nome in annuari ed
elenchi telefonici
- possedere concessioni di riserve
di caccia - pilotare aerei
- essere insegnanti privati -
detenere apparecchi radio
- accedere a biblioteche pubbliche
ed ai locali di Borse Valori
- far parte di associazioni
culturali e sportive
- far parte dell associazione
protezione animali
- essere titolari di imprese di
ricerche minerarie
- amministrare condomini - ottenere
il porto d'armi
- fare la guida o l'interprete
- una legge del 1942 portava per
oggetto l'arianizzazione del mondo dello spettacolo
- vennero sostituiti i nomi ebraici
di vie, luoghi e moli marittimi
- vennero rimosse le lapidi che
ricordavano cittadini ebrei
Personalmente ho sofferto la persecuzione razziale fino
alle estreme conseguenze. L'espulsione dalla scuola, avevo allora 10 anni, fu per me un
grosso trauma perché ero stato educato all'amore per lo studio. Particolarmente mia madre
mi ricordava spesso che per riuscire nella vita era necessario riuscire nello studio. Mi
chiedevo quindi cosa avrei mai potuto combinare nella vita se non avessi potuto studiare e
mi vedevo costretto a dover fare i mestieri più umili per vivere. Sopravvennero poi nella
mia famiglia alcune difficoltà economiche perché mio padre, che era l'unico
sostentamento della famiglia, svolgeva l'attività di agente di commercio che era vietata.
I miei fratelli e mia sorella furono costretti ad abbandonare gli studi e trovarono un'
occupazione presso aziende gestite da ebrei.
E' certo che le leggi razziali, con l'emarginazione, le persecuzioni, l'essere considerato
cittadino di seconda categoria, sono state la prima spinta che mi ha portato sull'orlo di
quell'orrendo abisso dove poi sono stato fatto precipitare e che si chiama Auschwitz.
Auschwitz è il simbolo di tutti i campi di sterminio. E' quel campo che è stato pensato,
progettato e realizzato con rigore scientifico per lo sterminio e grava sulla coscienza e
sulla storia dell'umanità intera. Se però Auschwitz viene utilizzato come termine di
paragone e come unico elemento di giudizio, si finisce per minimizzare o addirittura
annullare il ruolo criminale avuto dal fascismo. Giova ricordare che, quando a settembre
del 1938 l'Italia fascista varò le leggi razziali, non si era ancora concretizzata né la
seconda guerra mondiale né l'immane strage degli ebrei. Non possiamo non sottolineare la
collaborazione determinante data dai fascisti della Repubblica di Salò alla deportazione
e allo sterminio del 23% degli ebrei italiani o meglio di cittadini italiani di religione
ebraica. Se è vero come è vero, e questo dobbiamo sempre ricordarlo, che il 77% degli
ebrei italiani è scampato allo sterminio perché altri italiani, con atti eroici e a
rischio della loro vita li hanno aiutati, è altrettanto vero e non dobbiamo dimenticare
che dietro ad ogni ebreo deportato c'è un fascista che lo ha consegnato ai nazisti per
mandarlo a morire.
Gli ebrei di tutta Europa uccisi dai nazisti per gas, per fame, per le sevizie e poi
bruciati nei forni sono stati 6.000.000 e rappresentano i due terzi degli ebrei europei.
Anche se un terzo del popolo ebraico ha potuto sopravvivere al Terzo Reich, i nazisti sono
riusciti a distruggere definitivamente la vita e la cultura ebraica nell'Europa Orientale.
In tre anni, dice Alberto Nyerenstein in " Ricorda cosa ti ha fatto Amalek":
" in Europa il nemico ha distrutto, sradicato, cancellato una cultura millenaria; i
prodotti morali e materiali di decine di generazioni; ha distrutto insomma un nucleo di
cultura di folklore di vita e di passioni tipicamente umani; ha distrutto una parte viva
dell'organismo meraviglioso dell' umanità."
Quando il 14 giugno 1940 Auschwitz accolse i primi 728 deportati polacchi, la storia dei
lager contava già 7 anni. Infatti il 22 marzo 1933, appena 50 giorni dopo l'assunzione
del cancellierato da parte di Hitler, con l'apertura del lager di Dachau si inaugurava un
sistema di lotta politica destinato a caratterizzare il nazismo. Nello stesso 1933 si
aprì Sashenausen cui seguì Buchenwald nel 1937, Mauthausen nel 38, Flossenburg e
Ravensbruch nel 1939.
All'invasione della Polonia nel 1939 seguì una mostruosa crescita dei campi e la loro
trasformazione da strumenti di terrore e intimidazione politica in strumenti di sterminio
su scala di milioni (solo ad Auschwitz furono gasati e bruciati due milioni di ebrei). Nel
1941 seguirono i campi di Maidanek, Treblinca e Sobibor che furono destinati al solo
sterminio. I prigionieri arrivavano e venivano avviati direttamente al massacro. Nel 1943
viene adibita a campo di sterminio la risiera di San Sabba nei pressi di Trieste. Il 20
gennaio 1942 venne convocata la conferenza del Vansee', dal nome di un sobborgo nei pressi
di Berlino, che getta le basi del programma di sterminio degli ebrei in Germania e nei
territori sottoposti all'occupazione tedesca. Il tema della conferenza era "
SOLUZIONE FINALE DEL PROBLEMA EBRAICO".
Presiede la conferenza Reynard Heydrich capo del Ministero per la sicurezza del Reich;
Eichmann funge da segretario. Vi partecipa una quindicina di alti dignitari dello stato,
di specialisti della questione ebraica, esponenti dell'amministrazione, della polizia,
delle SS e alcuni funzionari del ministero degli esteri. Heydrich espone i dati statistici
degli ebrei in Europa ed affida incarichi operativi e di responsabilità per la caccia
agli ebrei e la loro deportazione. Due mesi dopo Heydrich morirà a seguito di un'azione
di partigiani cecoslovacchi.
In Italia, appena due mesi dopo la caduta del fascismo (25 Luglio 1943) Mussolini e i suoi
gerarchi risuscitarono il vecchio partito fascista con la repubblica sociale italiana
costituita il 23 settembre 1943 nei territori occupati dai tedeschi. La carta di Verona
promulgata nel novembre successivo dichiara al punto 7 che "gli appartenenti alla
razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità
nemica." Ciò comportava la confisca dei beni e l'internamento nei campi di
concentramento o nelle carceri da dove venivano consegnati ai tedeschi per essere avviati
ai campi di sterminio. In realtà la caccia all'ebreo era già cominciata all'indomani
dell'armistizio siglato l'8 settembre 1943 tra l'Italia e gli alleati con gli eccidi del
lago Maggiore e della Val d'Aosta e con la razzia degli ebrei romani del 16 ottobre 1943
per mano dei nazisti. Così dopo 5 anni dalle inique leggi razziali che li avevano
emarginati, gli ebrei vennero sistematicamente arrestati, imprigionati ed avviati nei
campi di transito per essere poi deportati nei lager dell'Est a morire per gas. Sulla
storia della deportazione degli ebrei italiani dal '43 al '45 verso i campi di sterminio,
un contributo risolutivo è rappresentato dal " Libro della memoria" di Liliana
Picciotto Fargion. Frutto di una ricerca decennale, la rigorosa e sistematica
documentazione dedicata agli ebrei italiani sterminati nei campi nazisti, ha il grande
merito di aver restituito un volto ed una storia ad ognuna delle migliaia di vittime. I
deportati ebrei dall'Italia e dal dodecanneso tra il '43 e il '45 furono 8566 oltre un
numero imprecisato di ebrei stranieri o italiani che non erano iscritti alle comunità
ebraiche che portano il totale a ben oltre 9000. Il primo segnale dell'applicazione all'
Italia della decisione presa a Vansee' risale al 23 settembre quando Himmler inviò a
tutte le autorità naziste l'ordine di arrestare tutti gli ebrei ed il loro invio in
Germania entro il 1° ottobre. Per quanto si riferiva a Roma Himmler pregava Kappler di
attuare senza indugi tutte quelle operazioni preliminari atte ad assicurare la fulmineità
e la segretezza dell'operazione.
Nel gergo della Gestapo Heichmann chiamava " SAMSTAGSHLAG" cioè sorpresa del
sabato, il colpo sferrato agli ebrei proprio nel giorno che essi dedicano alla preghiera
ed al riposo. Infatti a Trieste la prima deportazione degli ebrei avvenne il 9 ottobre
1943 sabato e giorno di Kippur. La prima razzia nella sinagoga di Firenze avvenne di
sabato 6 novembre e si ripeté ancora una volta di sabato il 27 novembre. Nell'alba
piovosa di un altro sabato, il 16 ottobre 1943, i tedeschi circondarono il ghetto di Roma,
penetrarono nelle modeste case dei rioni S.Angelo e Campitelli e dei vicini quartieri di
Regola e Trastevere e arrestarono 1259 ebrei. Né il sesso né l'età né la malferma
salute né benemerenze di alcun tipo mitigarono questa barbarie: vecchi, bambini, malati,
moribondi, donne in avanzato stato di gravidanza, tutti furono ugualmente prelevati e
concentrati nel cortile del collegio militare. Qui il giorno 17 nacque un bambino. Invano
fu chiesto di ricoverare la mamma e il bimbo appena nato all'ospedale S.Spirito che dista
appena 100 metri.
Armi alla mano e su precisi elenchi nominativi, i tedeschi perquisirono tutte le case del
ghetto. Per tutta la mattina dilagò su Roma l'ondata di terrore e di angoscia che seguiva
il percorso dei veicoli della razzia. Delle 1259 persone arrestate, 252 vennero rilasciate
perché o erano figli di matrimoni misti o perché cittadini di potenze neutrali. Così il
18 ottobre, 1008 innocenti vennero stipati nei carri bestiame e destinati al lager
Birkenau/Auschwitz dove giunsero il 23 successivo; tra questi una donna cattolica cui era
stato affidato un bambino ebreo e che non dichiarò mai la propria identità per non
lasciare il piccolo.
Di essi superarono la selezione per il gas 47 donne e 149 uomini cioè uno scarso 20 % sul
totale del gruppo romano. Gli altri, compresa la puerpera ed il bambino ancora senza nome
nato nel collegio militare, furono divorati dalle fiamme il giorno stesso. I superstiti di
questo trasporto furono 15 uomini e 1 donna.
Così descrive David Rousset nel suo "Univers Concentrationnaire" l'arrivo al
lager:
"all' alba, sotto la durezza delle luci, le SS calzano gli stivali con i bastoni in
pugno. gli uomini accovacciati per saltare dai vagoni, accecati dalle bastonate, si
urtano, si lanciano, si spingono, cadono, affondano i piedi nella neve sporca, pieni di
paura, ossessionati dalla sete, con gesti allucinati" e prosegue: "
il gregge si accalca nel fango, le caviglie si contorcono sugli zoccoli piatti. i muri
trasudano di luce e ingigantiscono in maniera sproporzionata. i gruppi si sostengono l'un
l'altro e brancolano verso le baracche. In un'ora buffa l'uomo ha perso la sua
pelle".
Ascoltiamo ora Edith Bruck nel suo bellissimo "Lettere alla madre" che mi ha
fatto piangere un fiume di lacrime: " Tutta la nostra speranza era di trovare
qualcosa da mangiare; un boccone né troppo magro né troppo marcio da trovare tra i
rifiuti. Felici se il soldato ci allungava la gavetta da lavare,da leccare di
nascosto."
Come si evince dalla lettura dei brevi brani di Rousset e di Edith, la guerra contro gli
ebrei non era soltanto finalizzata al loro sterminio ma anche alla loro tortura, alla loro
umiliazione, alla loro disumanizzazione prima di essere gettati alle fiamme. I prigionieri
del lager non avevano più nome non vivevano né morivano secondo le leggi di questo
mondo, il loro nome era " Haftlinge" (prigioniero) e la loro identità era il
numero tatuato sul braccio sinistro.
Qual è stata la ragione di quest'odio freddo e determinato contro una minoranza sociale e
religiosa che attraverso i secoli ha tanto contribuito alla civiltà e al suo progresso ?
Perché quest'odio ha trovato tanta rispondenza sia in Germania che nella gran parte dei
paesi occupati ? Che cosa rese possibile questi eventi incredibili ?
La classica risposta del fanatismo razziale combinata col potere senza limiti, non può
soddisfare. L'interrogativo del "perché" non può avere risposta e noi dobbiamo
interrogarci sul "come":
come è stato possibile che degli uomini, con scatenate energie rivolte al male, poterono
raggiungere il potere;
come essi poterono infettare e iniettare paura ed esitazione negli altri;
come rapidamente e senza incontrare difficoltà, ben prima della seconda guerra mondiale
divennero ladri ed assassini di professione;
come hanno potuto agire da predatori, scovare uomini, donne e bambini senza colpa al solo
scopo di ucciderli;
come senza nessuna limitazione essi coprirono l'Europa di una rete di lager dove gettarono
e uccisero un numero incredibile di esseri umani strappati alle loro case;
ed infine!
come questi assassini dopo aver derubato gli ebrei della loro casa, dei loro beni, della
loro forza della loro famiglia, tolsero loro l'unica cosa che era rimasta: la vita.
Di fronte a questa immane tragedia che cosa possiamo fare, cosa dobbiamo fare noi
sopravvissuti della Shoà? qual'è il nostro compito? qual'è la nostra responsabilità ?
Gridare e batterci perché questa tragedia non possa accadere mai più e ricordare le
vittime ogni giorno, ogni ora della nostra vita. Parlare ad alta voce senza riguardo e
senza timore per coloro che a milioni furono gasati e gettati alle fiamme.
Ha scritto Primo Levi: " il male di Auschwitz ha contaminato gli uomini e si è
diffuso come una pestilenza. Se non lo si fronteggia subito il contagio diventa
inarrestabile".
Siamo qui oggi per portare la nostra testimonianza di ex deportati a Auschwitz. Lo
facciamo, con tanta fatica e sofferenza, perché sentiamo il dovere di offrire il nostro
contributo affinché il morbo di Auschwitz che, sia pure sotto altra forma è sempre
presente, venga fermato.
E' giunto il momento che le nuove generazioni raccolgano il testimone della nostra memoria
e che diventino i nuovi testimoni, perché il ricordo di quella immane tragedia non vada
perduto e serva di monito per il presente e per il futuro.
|
BREVE
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