Quadro fosforescente

FOTO: weblogs.elearning.ubc.ca


Ossi di seppia
La prima raccolta poetica di Montale è Ossi di seppia. La sua composizione risale agli Anni '20. La raccolta consta di un componimento d'apertura e uno di chiusura, che delimitano sette azioni.
Il tema costante degli Ossi è la concezione dolorosa dell'esistenza, che appare come fatti privi di significato. Con gli Ossi, Montale ci consegna una visione esistenziale che non offre possibilità di fuga né speranza di salvezza.
Una lieve modifica si ha solo in Arsenio. Per un attimo pare che Arsenio riesca ad individuare l'anello debole della catena che lo imprigiona, e a liberarsi; ma subito il personaggio è risucchiato dalla vita consueta. Sul piano stilistico, in Ossi di seppia Montale si serve di materiali linguistici eterogenei.
Da un lato è evidente l'eredità di Pascoli e D'Annunzio, inoltre è forte il richiamo ai poeti liguri come Sbarbaro, mentre i toni prosastici ricordano Gozzano e i crepuscolari.
A queste fonti si aggiunge la poesia dantesca della Commedia e delle Rime petrose.
Dall'altro Montale resta estraneo sia alle esigenze di rinnovamento sia a quelle di un recupero neoclassico, e le sue scelte metriche dimostrano la forza del suo legame con la tradizione, mentre la struttura e il ritmo dei versi rivelano una personalità poetica del tutto autonoma e originale. L'espressione assoluta è quella capace di entrare nella realtà, spezzando il filo costituito dal linguaggio convenzionale; ma questo non può accadere. La poetica di Montale si sintetizza in una posizione di completa sfiducia nelle possibilità espressive della parola.
Tuttavia, il linguaggio d'Ossi di seppia è teso a rappresentare questa realtà inafferrabile attraverso la materialità degli oggetti; al centro della poesia stanno, dunque, le cose.
Lo stile degli Ossi è antiletterario: ciò significa che gli elementi tratti dalla tradizione poetica sono adottati in modo provocatorio.
Le scelte metriche restano quelle tradizionali, ma il poeta rivela una sapienza tecnica nell'uso delle figure retoriche.

Le occasioni
Ad Ossi di seppia seguono Le occasioni, composte tra il 1928 e il 1939; è una raccolta di componimenti già pubblicati. Dopo un componimento premiale, si succedono quattro sezioni.
Le occasioni riprendono la tematica degli Ossi, ma la svolgono in una nuova direzione. In esse permane la consapevolezza del "male di vivere" ma s'intensifica la ricerca di un "barlume" di salvezza. Nelle Occasioni Montale non usa più il generico "noi" che caratterizzava gli Ossi e la sua prospettiva diventa più personale.
Compare, invece, la figura della donna; la principale ispiratrice delle Occasioni è Irma Brandeis, americana studiosa di letteratura italiana conosciuta a Firenze, celata sotto lo pseudonimo di Clizia, che ha una duplice funzione simbolica: gli indica l'instancabile dedizione dell'amore, ma anche alla salvezza, perché si ricollega alla tradizione stilnovistica della donna-angelo.
Un'altra svolta è lo spostamento dell'attenzione dalla natura alla coscienza; Clizia, infatti, vive solo nella sua memoria. La poesia, quindi, contribuisce a determinare un'oscurità, dovuta all'ignoranza, da parte del lettore, dell'occasione che ha suggerito il ricordo.
Il passaggio dalle posizioni di Ossi di seppia a quelle delle Occasioni s'avvicina alle esperienze della poesia francese e inglese.
In questo senso, l'autore che esercita la maggiore influenza è Thomas Stearns Eliot.
Come per Eliot, anche per Montale le cose concrete sono un mezzo per oggettivare quei sentimenti che il poeta non riesce ad esprimere.
Le Occasioni sono il testo con cui Montale giunge alla maturità espressiva, toccando vertici di perfezione formale.

La bufera e altro
La terza raccolta, La bufera e altro (1940/1954), ospita liriche già pubblicate su altre riviste. La struttura del libro s'articola in sette sezioni: Finisterre, Dopo, Intermezzo, Flashes e dediche, Silvae, Madrigali privati, Conclusioni provvisorie.
La bufera non è un libro compatto ed unitario, suggerendo, così, l'idea d'un continuo mutamento di temi. Rimane viva la presenza femminile, e anzi, compare la Volpe, simbolo d'una femminilità più fresca e vitale.
Nella poesia della Bufera s'affaccia un elemento nuovo: la bufera è la II Guerra Mondiale.
L'attenzione poetica di Montale rimane ancorata alla condizione umana, e la guerra è il simbolo d'un conflitto che rischia di distruggere la civiltà.

La svolta che Montale opera con La bufera, tuttavia, non si traduce in una maggiore precisione di circostanze. La storia e le ideologie restano sempre ai margini della sua poesia.
Nella poesia della Bufera acquista peso il destino, mentre s'affaccia imperioso il pensiero della morte e compaiono tratti di misticismo.
Coerentemente con i motivi, anche lo stile della Bufera non è unitario. Montale si muove verso uno stile più aperto.

Satura
Satura (1962-1970) è pubblicata da Mondadori nel 1971. Comprende un prologo e quattro sezioni (Xenia I, Xenia II, Satura I, Satura II).
Satura presenta una gran varietà d'argomenti e di toni.
Delle quattro sezioni, Xenia I e Xenia II sono un canzoniere scritto dopo la morte della moglie Drusilla, che Montale chiamò Mosca; lo stile è dimesso.
Nei versi di Xenia l'ispirazione torna alle piccole cose.
Nelle altre due sezioni prevale una parte critica e polemica.
Alla critica, Montale accompagna sempre autocontrollo, che gli consente di calibrare il suo giudizio.
Lo stile s'avvicina alla prosa, accentuandone gli elementi diaristici ed epigrammatici.
L'apparente prosasticità della scrittura di Satura è contraddetta da una sapienza tecnica dissimulata: permangono artifici retorici raffinati, come l'assonanza e la rima nel mezzo.

Le ultime raccolte
Le ultime raccolte di Montale, Diario del '71 e del '72 (1973), Quaderno di quattro anni (1977), Altri versi (1980) non segnano una differenza sostanziale di soluzioni espressive.
I temi sono i più vari. Resta forte il rimpianto per la perdita della Mosca.
In questi versi torna la tendenza a colpire le debolezze e le contraddizioni del tempo.
I titoli indicano il carattere di continuità di questi volumi.
Si radicalizza la visione pessimistica del vivere, nella quale domina un senso di perdita d'identità.
Le parole d'uso comune sono frequentissime.

<---INDIETRO
<<---INDICE