Il Neorealismo è il passaggio da un'idea di letteratura isolata e neutrale ad una concezione che lega l'attività letteraria alla realtà e all'impegno per trasmettere contenuti d'alto valore civile e morale.
La fonte principale del Neorealismo è la stampa clandestina, che promuove la riscoperta d'una letteratura proveniente dal basso. Essa comprende le cronache d'azioni di guerriglia, la memorialistica ed i diari, tenuti da partigiani e prigionieri.
Questi ultimi sviluppano un genere letterario autonomo, che incide sulla struttura del romanzo, indirizzandolo verso uno stile descrittivo e documentario.
Un altro elemento tipico del Neorealismo è la passione ideale, che spinge gli scrittori ad assumere come modello quella realtà popolare che hanno scoperto e ad esaltare i valori morali che essa rappresenta. Le vicende narrate hanno un'ambientazione regionale.
Ma proprio questi aspetti finiscono per determinare quello schematismo che è uno dei maggiori difetti della letteratura neorealista; essa snatura la novità dell'impostazione con un'eccessiva semplificazione dei contenuti ed una mancanza di sfumature che danneggia anche lo stile. Risultati inediti e più persuasivi sono raggiunti nel cinema, dove i registi si muovono con maggiore spregiudicatezza.
Da un'analoga esigenza di riprodurre la schietta espressività della cultura popolare nasce il tentativo d'elaborare un linguaggio ricco di contenuti, ma semplice e vicino al parlato. I neorealisti considerano la lingua letteraria e l'italiano medio strumenti inadeguati a rappresentare le situazioni quotidiane. Per questo fanno ricorso ad un lessico comune con forti sfumature regionali, utilizzano largamente il dialogo ed introducono nel testo un personaggio cui il narratore si rivolge direttamente.
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