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Primo Levi, nato a Torino nel 1919, nel 1944 subì la prigionia nel campo di concentramento d'Auschwitz. Fu uno dei pochissimi superstiti solo perché la scarsità della manodopera consigliò ai Tedeschi di "sospendere le uccisioni dei singoli". Dopo una vita di lavoro come chimico e letterato, è morto suicida a Torino nel 1987.
Scritto nel 1946, Se questo è un uomo descrive la vita di Levi e dei suoi compagni di sofferenza narrando gli episodi dei mesi trascorsi nel Lager. La testimonianza rispetta la sequenza cronologica degli avvenimenti, mostrandone gli aspetti sconvolgenti.
L'impegno documentario s'accompagna ad un'esigenza dell'autore di capire e di spiegare i motivi d'un fenomeno tanto perverso come l'antisemitismo, ma la conclusione è che "quanto è avvenuto non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare". Lo stile del racconto è dettato da una profonda necessità di chiarezza; per questo l'autore si mantiene su un registro sobrio. Anche La Tregua (1963) ripropone il tema della deportazione, ma in questo testo il motivo dominante è il senso di gioia dei prigionieri liberati. L'autore si sofferma sugli episodi più strani del viaggio di ritorno dal Lager, ed il gusto di narrare ed il piacere dell'avventura imprimono al racconto un ritmo mosso. Negli stessi anni, Levi si dedica alla poesia e alla narrativa breve. Nel 1966 escono le Storie naturali, una serie di 15 racconti nei quali vengono denunciati gli orrori del nazismo. Al lavoro di chimico s'ispirano Vizio di forma (1971) e Il sistema periodico (1975), una raccolta di 21 racconti, ognuno dei quali è un pretesto per ripercorrere le tappe della sua formazione d'uomo.
La chiave a stella (1978) testimonia l'interesse di Levi per i rapporti che legano il lavoro alla letteratura; egli affida all'immagine d'un "montatore di racconti" il compito di chiarire il modo in cui le sue attività s'influenzano reciprocamente. Montatore, ma di gru ed impianti petroliferi, è il protagonista, che narra direttamente la sua storia all'autore. La struttura del romanzo determina la scelta del linguaggio, una mistura d'italiano e di dialetto piemontese.
Con Se non ora, quando? (1982) lo scrittore racconta le sventure d'un gruppo d'ebrei deportati nei Lager e l'odissea che li aspetta per poter tornare alle proprie case; ma si tratta d'un romanzo di finzione.
Il principio di conservare integro l'uso del pensiero e della ragione anima anche l'ultima opera di Levi, I sommersi e i salvati (1986), un libro che sembra presagire la conclusione della sua vita. In esso l'autore sottolinea il dovere di non dimenticare le conseguenze dell'intolleranza e di combattere ogni forma di disprezzo nei confronti di chi è diverso da noi.
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