Stupidi adornamenti

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Dal 1926 inizia l'inquadramento dei bambini sotto i 12 anni nell'organizzazione dei Figli della lupa, e dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni nell'Opera nazionale balilla. Gli studenti universitari fanno parte dei Gruppi universitari fascisti. Il credo della gioventù è racchiuso nella formula "credere, obbedire, combattere". Nel 1937, tutte le organizzazioni della gioventù sono inquadrate nella Gioventù italiana del littorio.
Nel 1928 la Camera vara una nuova legge elettorale. Il Gran Consiglio del fascismo avrebbe scelto 400 candidati, i quali avrebbero costituito la "lista unica" presentata agli elettori per l'approvazione in blocco. Gli elettori avrebbero potuto rispondere solo sì o no. Le elezioni diventano solo un "plebiscito". Il 24 marzo 1929 si tengono le elezioni; la lista è approvata con 8.506.576 "si". A questo punto il fascismo può presentarsi come una "democrazia di tipo nuovo".
Il risultato delle elezioni è stato raggiunto anche grazie all'invito della Chiesa a votare "si". Che cosa è accaduto? È finita la controversia tra Stato e Chiesa. L'11 febbraio 1929 avviene la "conciliazione", un accordo tra Italia e Vaticano. I patti comprendono tre parti: un trattato, una convenzione finanziaria ed un Concordato. Quest'ultimo prevede:
1) Il riconoscimento che "la religione cattolica apostolica romana è la sola religione dello Stato";
2) Il riconoscimento da parte dello Stato italiano dello Stato della città del Vaticano;
3) Il riconoscimento da parte vaticana del Regno d'Italia e di Roma come sua capitale.
La convenzione finanziaria include il pagamento di un miliardo e 750 milioni di lire come indennizzo dovuto per la perdita dei proventi dell'ex Stato pontificio.
Le clausole più importanti del concordato prevedono:
1) La protezione dello Stato italiano al clero nell'esercito delle sue funzioni e il riconoscimento del carattere "sacro" di Roma;
2) Lo Stato italiano non interverrà negli affari ecclesiastici; da parte sua, il Vaticano avrebbe nominato i vescovi soltanto dopo il gradimento del governo;
3) Esonero dei chierici dal servizio militare;
4) Impegno dello Stato italino a non mantenere negli uffici pubblici "sacerdoti apostati o irretiti da censura";
5) Riconoscimento del matrimonio religioso;
6) Introduzione nelle scuole dello Stato della dottrina cattolica;
7) Riconoscimento delle "organizzazioni dipendenti all'azione cattolica", a patto che esse agiscano"al di fuori d'ogni partito politico".
La laicità dello Stato è abbandonata. Si realizzano 2 vecchi propositi: il primo mira a far diventare il cattolicesimo un pilastro del nuovo ordine politico; il secondo comporta l'apporto dello Stato italiano per rinsaldare la propria influenza nella società civile.
La soddisfazione della Chiesa è espressa il 13 febbraio da Pio XI, che definisce Mussolini un "uomo mandato dalla Provvidenza".
Chiesa e fascismo entrano comunque in contrasto nel 1931 per la questione dell'Azione Cattolica. Oggetto della contesa sono la gioventù e la sua educazione. La Chiesa intende mantenere autonoma l'organizzazione, mentre il fascismo la vorrebbe sotto il suo controllo. Il conflitto è composto nel settembre da un accordo, in base al quale l'Azione cattolica rimane in vita, ma con l'impegno di limitarsi all'ambito religioso e di espellere dalle proprie fila gli antifascisti o i non fascisti.
La Chiesa si mostra organizzazione amica, ma non allineata al regime fascista. Eguale discorso può essere fatto per la monarchia.
L'ideologia del regime fascista pone come suo scopo supremo l'integrazione "totalitaria" del cittadino nello Stato. La formula che esprime questo statalismo è: "Tutto nello Stato, niente contro lo Stato, nulla al di fuori dello Stato". La guerra è considerata legge storica, inevitabile e positiva, ad essa la nazione deve prepararsi. Il liberalismo e la democrazia pluralistica sono rinnegati, mentre il socialismo e il comunismo combattuti e repressi. Il fascismo esalta l'unità fra Stato e popolo, ma la concepisce in senso piramidale.
L'ideologia fascista è statalistica e nazionalistica, non razzistica. Sennonché nel 1938 il regime compie una svolta. Influenzato dal nazismo, anche il fascismo fa proprio il razzismo. Nel 1938 un manifesto degli studiosi razzisti definisce il volto del razzismo fascista. Le porte dell'Italia sono chiuse all'immigrazione ebraica. Gravissime misure discriminatorie colpiscono gli ebrei. Contro gli ebrei non vengono, però, attuate misure di violenza fisica. L'antisemitismo non ha trovato appoggio nella popolazione, ma paura e conformismo sono prevalsi.
I primi anni del governo fascista sono contraddistinti da una politica economica liberista, sotto la guida del ministro delle Finanze Alberto De Stefani. La produzione aumenta, ma da un lato è cessata l'emigrazione, dall'altro è in crescita il disavanzo nella bilancia dei pagamenti, con il risultato d'una crescente inflazione.
Dal 1925, Giuseppe Volpi sostituisce alle Finanze il ministro De Stefani. S'avvia una politica economica ispirata all'interventismo statale. Obiettivo primo è la rivalutazione della lira. La legge del 21 dicembre 1927 fissa in 92,45 lire il cambio con una sterlina, ma i risultati sono magri. In secondo luogo, si cerca una "autosufficienza" nel settore cerealicolo: nel 1925 è proclamata la "battaglia del grano", con l'obiettivo di limitare le importazioni di grano dagli altri Paesi produttori.
La crisi americana del 1929 giunge in Italia sul finire del 1930. Vi sono flessione dei titoli azionari e crollo dei prezzi; si contraggono produzione interna e commercio con l'estero; i disoccupati aumentano più di tre volte. Il fascismo interviene con alcuni provvedimenti rilevanti:
  • Facilita e difende le concentrazioni industriali. La legge del 1933 impone l'autorizzazione per ogni progetto di nuova industria;
  • Per alleviare la disoccupazione, vara un impegnativo programma di lavori pubblici;
  • Interviene nel settore industriale. Lo Stato crea l'Istituto Mobiliare Italiano, con il compito di soccorrere le imprese in difficoltà. Nel gennaio 1933 crea l'Istituto per la ricostruzione industriale, con il compito di salvare dal crollo banche ed industrie. Il risultato è un intreccio sempre più stretto tra mano pubblica ed industria privata;
  • A partire dal 1934, il regime proclama l'"autarchia", cioè l'autosufficienza produttiva. Si tratta d'un progetto senza alcuna possibilità di successo, una politica devastante, voluta per ragioni di prestigio.
  • Il fascismo non ottiene nessun risultato per quanto riguarda il progresso del Meridione; infatti, nel 1939, il Sud è ancora terra poverissima.
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