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Nel febbraio del 1943 i tedeschi hanno subito la sconfitta di Stalingrado, che determina il capovolgimento delle sorti della guerra sul fronte orientale. L'Italia è uscita dalla guerra e il suo territorio è stato invaso dalle truppe anglo-americane e dai tedeschi. L'Africa è sotto il controllo alleato. Si aprono nuove prospettive: maturano tutte le condizioni per aprire un "secondo fronte" sul continente. Il fronte italiano non ha un peso decisivo; senza contare che la risalita degli alleati risulta più lenta del previsto. La decisione di aprire un nuovo fronte nella Francia settentrionale è presa alla Conferenza di Teheran, dove s'incontrano Churchill, Roosevelt e Stalin. Nel momento in cui questa decisione è presa, i rapporti di forza fra gli opposti schieramenti sono capovolti. La propaganda nazista cerca di animare la popolazione con la speranza che le armi segrete possano capovolgere le sorti del conflitto. La lotta per la "fortezza Europa" è impostata in conformità alla superiorità di mezzi e uomini da parte degli Alleati. Si sa che i tedeschi non possono concentrare grandi forze ad occidente perché impegnati a contrastare le offensive sovietiche. Uno sbarco alleato in Italia ai primi di settembre non porta i successi superati. I tedeschi si attestano solidamente nell'Appennino meridionale. Uno sbarco a nord è bloccato dai tedeschi. Roma è liberata il 4 giugno1944, ma i tedeschi vanno riorganizzandosi opponendo resistenza.
La zona scelta dagli anglo-americani per lo sbarco è la Normandia. Scatta il più grande attacco aereo-navale della storia. Sotto la direzione del generale Eieisenhowr, è apprestato un esercito di tre milioni d'uomini, cui i tedeschi sono in grado di contrapporre poche centinaia d'aerei e alcune decine di navi. Nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 l'esercito alleato inizia la manovra. Lo sbarco riesce, pur a prezzo di numerose perdite. Una controffensiva tedesca agli inizi di agosto non ha successo. Parigi insorge il 18 agosto ed è liberata da truppe golliste. Il 26 De Gaulle fa il suo ingresso in città. A metà settembre quasi tutta la Francia e il Belgio sono liberati.
Mentre ad occidente gli anglo-americani colgono successi, anche nel settore orientale i tedeschi subiscono disfatte da cui non si sarebbero ripresi. Il 5 luglio 1943 Hitler ha sferrato l'ultima offensiva tedesca contro i sovietici, i quali hanno risposto con una controffensiva che si è estesa a tutto il fronte. Da quel momento, le armate rosse mantengono l'iniziativa e alla fine del 1943 si spingono verso le frontiere polacche e romene. Nel gennaio 1944 una nuova offensiva porta le truppe russe a liberare l'Ucraina e la Crimea; al tempo stesso, le truppe del maresciallo Konev penetrano in Polonia. Intanto, Leningrado spezza il blocco tedesco. I russi giungono nell'agosto 1944 nei pressi di Varsavia insorge, andando incontro a una repressione tedesca.
In agosto è occupata la Romania, in settembre la Bulgaria, in settembre-ottobre Estonia e Lettonia. E' anche realizzato, a metà settembre nel 1944, il congiungimento delle truppe sovietiche con l'esercito iugoslavo di Tito. Il 3 ottobre i tedeschi sono costretti ad evacuare la Grecia. Il successo dello sbarco alleato in Normandia determina la crisi all'interno della Germania, culminata nel tentativo di eliminare Hitler. Il colonnello Claus von Stauffenberg attenta alla vita del Fuhrer, che, però, è soltanto ferito. Scampato alla morte, Hitler ordina una spietata repressione degli alti comandi militari, colpevoli di aver complottato contro di lui. Tra la fine del 1944 e la primavera del 1945 i tedeschi consumano la loro tragedia. Martellata da bombardamenti, la Germania resiste; molte città sono ridotte a cumuli di macerie. In tutto 600.000 tedeschi muoiono sotto i bombardamenti.
Sul piano militare il periodo autunno '44/aprile '45 non è altro che la storia d'una lotta senza speranza dei tedeschi. Ad occidente, l'esercito del Terzo Reich getta nel settore delle Ardenne le ultime riserve corazzate, ma è bloccato. Il 7 marzo 1945 gli statunitensi passano il Reno a Remegen; dopo di ché, gli anglo-americani dilagano nella Germania centrale. In Italia inizia lo sfondamento del fronte appenninico. Alla fine d'aprile anche l'Italia settentrionale è liberata.
L'altro braccio della tenaglia, quello sul fronte orientale, continua a stringersi implacabilmente. A metà del gennaio 1945 i sovietici compiono il balzo finale in direzione della Germania. Sono liberate Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia. Alla fine di marzo ha inizio la conquista dell'Austria. Il 13 aprile Vienna è occupata. Il 25 aprile truppe americane e sovietiche s'incontrano sull'Elba. Intanto, tra il 19 aprile e il 2 maggio si accende la battaglia a Berlino. Hitler si uccide il 30 aprile, dopo aver nominato suo successire l'ammiraglio Karl Donitz. Fino all'ultimo i nazisti coltivano illusioni di poter staccare gli anglo-americani dai sovietici.
Il 7 maggio del 1945, a Reims, la Germania firma la capitolazione senza condizioni. La guerra in Europa è finita. L'impero di Hitler ha trascinato nella sua caduta un cumulo di miserie quali l'Europa non ha mai conosciuto.
Nel settore del Pacifico, il 1943 ha visto l'inizio della superiorità statunitense sul mare. Mentre gli Stati Uniti gettano nella guerra portaerei e aerei, i giapponesi non sono in grado di fare nulla di simile.
Alla fine del 1943 le forze statunitensi attaccano le isole Marshall. L'atollo di Kwajalein è conquistato nel febbraio del 1944. Tra la metà di giugno e i primi di luglio si hanno la presa di Saipan, e la sconfitta della flotta giapponese nel Golfo di Leyte. L'effetto politico sul Giappone è la caduta del governo Toyo, al quale segue un generale altrettanto militarista e oltranzista. In agosto cade l'isola di Guam. Al principio dell'autunno l'iniziativa statunitense si sposta nel Pacifico sudoccidentale. Nel settembre 1944 è condotto l'attacco alle isole Palau, mentre le truppe degli Stati Uniti sbarcano nell'isola di Mortai. In ottobre inizia l'assalto alle Filippine: in loro difesa i Giapponesi mandano i resti della flotta, che sono distrutti. Ai primi del gennaio 1945 Manila è conquistata dagli statunitensi; la principale delle isole, Luzon, è invasa in febbraio. Mentre la guerra si avvicina al Giappone nel novembre 1944 i bombardieri americani hanno iniziato a colpire Tokyo.
L'arcipelago giapponese è investito ai primi dell'aprile 1945 con l'attacco ad Okinawa. Lì, la resistenza giapponese è disperata è vede l'impiego d'aviatori suicidi, i kamikaze, i quali si gettano con gli aerei carichi d'esplosivo sulle navi nemiche.
La sconfitta del Giappone va profilandosi nettamente, ma rimane lontana. Il Giappone ha ancora un esercito di tre milioni d'uomini dislocato in Cina, in Corea, a Formosa, in Indocina. Per accelerare la fine del conflitto, alla conferenza di Jalta, Roosevelt ottiene da Stalin che l'Unione sovietica entri in guerra contro il Giappone in cambio d'ampi compensi.
La conquista del Giappone si profila come impresa difficile. Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, decide di utilizzare la bomba atomica. Truman fa sganciare un primo ordigno atomico sulla città di Hiroshima il 6 agosto 1945. Muoiono oltre 90.000 persone; la città è rasa al suolo. Il 9 agosto l'Unione Sovietica dichiara guerra al Giappone e lo stesso giorno è sganciata una seconda bomba su Nagasaki. Le truppe sovietiche iniziano la conquista della Manciuria e della Corea. Il Giappone capitola. L'armistizio è firmato sulla nave ammiraglia della flotta degli Stati Uniti il 2 settembre 1945. Con la resa del Giappone, la più grande guerra del mondo è finita.
Germania e Giappone sono annientati, l'Italia si trova ridotta alla posizione di Stato senza importanza mondiale, ma anche Francia e Gran Bretagna sono uscite ridimensionate. L'Europa centroccidentale si trova presa fra i due vincitori: gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica.
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