Renzo Kayak 

IL KAYAK, NOI E "L’ESSENZA"

A cura di Renzo Beltrame genn. 2001

 

Lago di Garda, Antonio sul kayak Rompi B.

Premessa
L'oggetto kayak era indispensabile alla sopravvivenza degli Inuit. Oggi è solo un oggetto di desiderio ludico, evasione, avventura, ecc.
Un tempo, il kayak era fatto su misura, adesso è l'individuo che si adatta al kayak.
I risultati dei test, d'ogni kayak provato, si possono leggere sulle riviste specializzate che esprimono un giudizio mai negativo perché le riviste si autoalimentano vendendo a caro prezzo i loro spazi pubblicitari, quindi esprimere giudizi negativi, se pur veritieri, sui prodotti dei loro clienti attuali o acquisibili, potrebbe essere controproducente. Fortunatamente un fratello della costa nei suoi articoli, apparsi su una rivista dedicata ad uno zoccolo duro di kayaker, ha imboccato la strada giusta. Costui esprime sempre la volontà di arrivare "all'essenza".

Io allora intuii che, per andare all'essenza, dovevo far leva su certe cognizioni di base. Esaltato da quel "sano concetto" e dando per scontato che il kayak va in acqua, elaborai una mia teoria, sul "concetto idraulico", che fu poi essere quella di aver capito un tubo. Il conflitto interiore arrivò ai massimi livelli ma il fascino esercitato, dal "concetto d'essenza", mi convinse a perseverare ed elaborare qualcosa di sicuramente perfettibile. Altri più bravi saranno così stimolati a rettificare, rifare ed infine a migliorare il mio primo abbozzo.

Il debutto
All'inizio si devono fronteggiare un sacco di problemi, t'interroghi sul come fare, dove trovare risposte, ti disorienti, perdi di vista persino lo scopo di voler arrivare alla famosa "essenza", poi intuisci che devi almeno cominciare a "naso".
Avido di conoscenza cercai i luoghi dove c'erano i kayak e.....cominciai a fiutarli. Dopo terribili momenti di sconforto ed interminabili riflessioni, io conclusi che per arrivare a quell'essenza non dovevo usare solo il naso ma l'intera capoccia.

La sfida
La sfida consiste nel trasmettere ad altri un modo per farsi un'idea abbastanza verosimile del comportamento di un kayak, osservandolo attentamente ed elaborando alcune cognizioni.

Archimede, (Siracusa, 287 - 212 a.C.) autore della teoria sulla leva, diede anche origine al suo principio: un corpo, immerso in un fluido, riceve una spinta verticale verso l'alto eguale al peso del volume di fluido spostato.

Esempio; 100 Kg. costituiti da un kayak + Kayaker attuano differenti spostamenti nei fluidi nei quali sono immersi (tabella N° 1).

Tabella N° 1

Tipo di fluido

Peso in Kg.

Peso specifico

(Kg. / dm3.)

Decimetri cubi

dislocati

1

acqua distillata

100

1,000

100,00

2

acqua dolce

100

1,002

99,80

3

acqua di mare

100

1,026

97,47

Quel kayak dislocherà quindi 3 volumi d'acqua differenti ma sempre pari a 100Kg.

Per far sì che il concetto di dislocamento rimanga meglio impresso, immaginiamo ora il kayak senza riserva di galleggiamento (tab. N° 2), trascuriamo di considerare il peso specifico del Kayaker, il salvagente e quant'altro galleggia. Se il kayak ed il Kayaker fossero immersi nell'acqua distillata, il Kayaker avrebbe il capello più irto che sfiora il pelo dell'acqua, nell'acqua dolce mostrerebbe un po' di capelli ed un po' di più nell'acqua di mare. Se il Kayaker fosse calvo dovrebbe indossare una parrucca altrimenti l'esperimento non riuscirebbe!

Fortunatamente il kayak dell'esempio non esiste, tutti i kayak hanno la loro riserva di galleggiabilità ed il kayaker rimane alteramente assiso.

Nella tabella N° 2 sono descritte alcune terminologie ricorrenti nello scritto che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe farsi più serio.

Tabella N° 2.

DISLOCAMENTO

Volume del fluido spostato

RISERVA DI GALLEGGIABILITA'

Spazio interno al kayak non occupato dal Kayaker.

LINEA DI GALLEGGIAMENTO

Quella linea che perimetra le fiancate sul filo dell'acqua.

BORDO LIBERO

Fascia di fiancata che emerge dall'acqua.

LUNGHEZZA FUORI TUTTO (L.F.T.)

Massima distanza tra la prua e la poppa.

LUNGHEZZA TRA LE PERPENDICOLARI (L.P.P.)

Massima distanza tra due fili a piombo messi rispettivamente a contatto con la prua e la poppa.

LUNGHEZZA AL GALLEGGIAMENTO (L.G.)

Distanza orizzontale, a pelo d'acqua, che intercorre tra la parte emergente di prua e quella di poppa. Vedi Fig. 1

LARGHEZZA MASSIMA FUORI TUTTO

Massima distanza tra i due fianchi del kayak, in corrispondenza della sezione maestra.

SEZIONE MAESTRA

La sezione più larga. Vedi Fig. 2.

PESCAGGIO

Punto della chiglia maggiormente immerso.

CHIGLIA

Asse longitudinale della carena.

ASSETTO

Dipende da come il Kayaker ed il carico si dispongono.Se l'assetto coincide con la linea di galleggiamento è nullo, diversamente può pendere verso prua, poppa oppure su di un lato, in tal caso è detto assetto trasversale.

Vedi Fig. N° 3.

TONNELLAGGIO O STAZZA

Si definisce stazza la misura interna del volume, totale o utile (stazza lorda o netta) di un'imbarcazione. Normalmente è espressa in tonnellate, 1 ton.

(ing.) = 2.83 metri cubi (100 piedi cubi inglesi).

Dato che il kayak non è una nave, la sua stazza è in decimetri cubi o in Chilogrammi.

CARENA

Parte inferiore dell'imbarcazione che rimane immersa nell'acqua, detta anche opera viva. Quella che rimane sopra la linea di galleggiamento è detta opera morta o bordo libero.

STABILITA' LONGITUDINALE

Quella che si oppone al beccheggio.

BECCHEGGIO

Oscillazioni longitudinali.

ROLLIO

Oscillazioni intorno all'asse longitudinale.

COEFFICIENTE PRISMATICO

C.P.

In ingl. Prismatic Coefficient, P.C. E' il rapporto tra il volume immerso della carena ed il prisma avente la stessa lunghezza al galleggiamento, la larghezza della sezione immersa più larga e profondità tra la parte di chiglia più immersa e la superficie dell'acqua. Il C.P. nei kayak varia tra 0.45 e 0.60.

STABILITA' TRASVERSALE

Quella che si oppone al rollio.

CENTRO DI CARENA

Punto d'applicazione della spinta verso l'alto che si oppone al peso dell'imbarcazione più il suo carico.

 

continue

 
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