OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Korazim, 24 marzo 2000;

SANTA MESSA PER I GIOVANI - Venerdì, 24 marzo 2000

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II AL TERMINE DELLA SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA AI GIOVANI GIUNTI DA TUTTO IL MONDO

UDIENZA GENERALE Roma - Mercoledì, 29 Marzo 2000

Canto: ANDATE ED ANNUNZIATE AI MIEI FRATELLI. (Mt 28, 16-20)

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OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

SANTA MESSA PER I GIOVANI

Israele - Korazim, Monte delle Beatitudini,

Venerdì, 24 marzo 2000

"Considerate la vostra vocazione, fratelli" (1 Cor 1, 26)

1. Oggi queste parole di san Paolo sono rivolte a tutti noi che siamo giunti qui sul Monte delle Beatitudini. Siamo seduti su questa collina come i primi discepoli e ascoltiamo Gesù. In silenzio ascoltiamo la sua voce gentile e pressante, gentile quanto questa terra stessa e pressante quanto l'invito a scegliere fra la vita e la morte.

Quante generazioni prima di noi si sono commosse profondamente udendo il Discorso della Montagna! Quanti giovani nel corso dei secoli si sono riuniti intorno a Gesù per apprendere le parole di vita eterna, proprio come oggi voi siete riuniti qui! Quanti giovani cuori sono stati ispirati dalla forza della sua personalità e dalla avvincente verità del suo avvincente messaggio! È meraviglioso che siate qui!

Grazie, Arcivescovo Boutros Mouallem, per la sua cordiale accoglienza. La prego di trasmettere i miei saluti oranti a tutta la comunità greco-melkita che presiede. Estendo i miei auguri fraterni ai numerosi Cardinali, al Patriarca Sabbah, ai Vescovi, e a tutti i sacerdoti qui presenti. Saluto i membri delle Comunità Latina, Maronita, Siriana, Armena, Caldea, e tutti i nostri fratelli e sorelle delle altre Chiese Cristiane e Comunità Ecclesiali. Rivolgo una speciale parola di ringraziamento ai nostri amici Musulmani che sono qui, ed ai membri di fede Ebraica.

Questo grande raduno è come una prova generale per la Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Roma nel mese di agosto! Il giovane che ha parlato ha promesso che avrete un’altra montagna, il Monte Sinai! Giovani di Israele, dei Territori Palestinesi, della Giordania e di Cipro, giovani del Medio Oriente, dell'Africa e dell'Asia, dell'Europa, dell'America e dell'Oceania! Saluto ognuno di voi con affetto e amore!

2. I primi che udirono le Beatitudini di Gesù serbavano nel cuore il ricordo di un altro monte, il Monte Sinai. Proprio un mese fa, ho avuto la grazia di recarmi là, dove Dio parlò a Mosè e Gli diede la Legge scritta "dal dito di Dio" (Es 31, 18) su tavole di pietra. Questi due monti, il Sinai e il Monte delle Beatitudini, ci offrono la mappa della nostra vita cristiana e una sintesi delle nostre responsabilità verso Dio e verso il prossimo. La Legge e le Beatitudini insieme tracciano il cammino della sequela di Cristo e il sentiero regale verso la maturità e la libertà spirituali.

I Dieci Comandamenti del Sinai possono sembrare negativi: "Non avrai altri dèi di fronte a me;... Non uccidere; Non commettere adulterio; Non rubare; Non pronunziare falsa testimonianza..." (Es 20, 3, 13 -16), Essi sono invece sommamente positivi. Andando oltre il male che nominano, indicano il cammino verso la legge d'amore che è il primo e il più grande dei Comandamenti: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22, 37, 39). Gesù stesso afferma di non essere venuto per abolire la Legge, ma per darle compimento (cfr Mt 5, 17). Il suo messaggio è nuovo, ma non distrugge ciò che già esiste. Anzi sviluppa al massimo le sue potenzialità. Gesù insegna che la via dell'amore porta la legge al suo pieno compimento (cfr Gal 5, 14). Ed ha insegnato questa verità importantissima su questa collina, qui in Galilea.

3. "Beati voi", dice "Beati i poveri in spirito, i miti e i misericordiosi, gli afflitti, coloro che hanno fame e sete della giustizia, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati! Beati voi!". Le parole di Gesù possono sembrare strane. È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: "Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!". Dette da lui che è "mite e umile di cuore" (Mt 11, 29), queste parole lanciano una sfida che richiede una metanoia profonda e costante dello spirito, una grande trasformazione del cuore.

Voi giovani comprenderete il motivo per cui è necessario questo cambiamento del cuore! Siete infatti consapevoli di un'altra voce dentro di voi e intorno a voi, una voce contraddittoria. È una voce che dice: "Beati i superbi e i violenti, coloro che prosperano a qualunque costo, che non hanno scrupoli, che sono senza pietà, disonesti, che fanno la guerra invece della pace e perseguitano quanti sono di ostacolo sul loro cammino". Questa voce sembra avere senso in un mondo in cui i violenti spesso trionfano e pare che i disonesti abbiano successo. "Sì" dice la voce del male "sono questi a vincere. Beati loro!"

4. Gesù offre un messaggio molto diverso. Non lontano da qui egli chiamò i suoi primi discepoli, così come chiama voi ora. La sua chiamata ha sempre imposto una scelta fra le due voci in competizione per conquistare il vostro cuore, anche ora, qui sulla collina, la scelta fra il bene e il male, fra la vita e la morte. Quale voce sceglieranno di seguire i giovani del XXI secolo? Riporre la vostra fiducia in Gesù significa scegliere di credere in ciò che dice, indipendentemente da quanto ciò possa sembrare strano, e scegliere di non cedere alle lusinghe del male, per quanto attraenti possano sembrare.

Dopo tutto, Gesù non solo proclama le Beatitudini. Egli vive le Beatitudini. Egli è le Beatitudini. Guardandolo, vedrete cosa significa essere poveri in spirito, miti e misericordiosi, afflitti, avere fame e sete della giustizia, essere puri di cuore, operatori di pace, perseguitati. Per questo motivo ha il diritto di affermare "Venite, seguitemi!". Non dice semplicemente, "Fate ciò che dico". Egli dice "Venite, seguitemi!".

Voi ascoltate la sua voce su questa collina e credete a ciò che dice. Tuttavia, come i primi discepoli sul mare di Galilea, dovete abbandonare le vostre barche e le vostre reti e questo non è mai facile, in particolare quando dovete affrontare un futuro incerto e siete tentati di perdere la fiducia nella vostra eredità cristiana. Essere buoni Cristiani può sembrare un'impresa superiore alle vostre forze nel mondo di oggi. Tuttavia Gesù non resta a guardare e non vi lascia soli ad affrontare tale sfida. È sempre con voi per trasformare la vostra debolezza in forza. CredeteGli quando vi dice: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" (2 Cor 12, 9)!

5. I discepoli trascorsero del tempo con il Signore. Giunsero a conoscerlo e ad amarlo profondamente. Scoprirono il significato di quanto l'Apostolo Pietro disse una volta a Gesù: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68). Scoprirono che le parole di vita eterna sono le parole del Sinai e le parole delle Beatitudini. Questo è il messaggio che diffusero ovunque.

Al momento della sua Ascensione, Gesù affidò ai suoi discepoli una missione e questa rassicurazione: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 18-20). Da duemila anni i seguaci di Cristo svolgono questa missione. Ora, all'alba del terzo millennio, tocca a voi. Tocca a voi andare nel mondo e annunciare il messaggio dei Dieci Comandamenti e delle Beatitudini. Quando Dio parla, parla di cose che hanno la più grande importanza per ogni persona, per le persone del XXI secolo non meno che per quelle del primo secolo. I Dieci Comandamenti e le Beatitudini parlano di verità e di bontà, di grazia e di libertà, di quanto è necessario per entrare nel Regno di Cristo. Ora tocca a voi essere coraggiosi apostoli di quel Regno!

Giovani della Terra Santa, giovani del mondo, rispondete al Signore con un cuore aperto e volenteroso! Volenteroso e aperto come il cuore della figlia più grande di Galilea, Maria, la Madre di Gesù. Come rispose? Disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38).

O Signore Gesù Cristo, in questo luogo che hai conosciuto e che hai tanto amato, ascolta questi giovani cuori generosi! Continua a insegnare a questi giovani la verità dei Comandamenti e delle Beatitudini! Rendili gioiosi testimoni della tua verità e apostoli convinti del tuo Regno! Sii con loro sempre, in particolare quando seguire te e il Vangelo diviene difficile e arduo! Sarai tu la loro forza, sarai tu la loro vittoria!

O Signore Gesù, hai fatto di questi giovani degli amici tuoi: tienili per sempre vicino a te!

Amen!

 

 

 

 

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II AL TERMINE DELLA SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA AI GIOVANI GIUNTI DA TUTTO IL MONDO

Venerdì, 24 Marzo 2000

Al termine di questa gioiosa Celebrazione Eucaristica, voglio ringraziare tutti voi, cari giovani, venuti numerosi da vicino e da lontano, come discepoli di Gesù, per ascoltare la sua parola.

Partendo da questo Monte delle Beatitudini, ognuno di voi deve essere messaggero del Vangelo delle Beatitudini.

Saluto in particolare i giovani neo-catecumenali che sono qui in gran numero da tutte le parti del mondo.

A tutti dico, Cristo vi accompagni per le strade del mondo.

Vi accompagni anche Maria che - come ricorderò domani a Nazareth - col suo fiat cooperò al grande mistero dell'Incarnazione, di cui l'Anno Giubilare celebra i Duemila anni.

Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i giovani francofoni presenti in questo meraviglioso incontro nel corso del quale, su questa montagna, abbiamo potuto ascoltare in modo rinnovato la Buona Novella delle Beatitudini. Vi attendo a Roma per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Rivolgo un saluto cordiale ai giovani e ai pellegrini di lingua tedesca. La Montagna delle Beatitudini ci ricorda l'esigenza del nostro essere cristiani: il programma del Discorso della Montagna. Che la vostra testimonianza personale diventi un sermone vivo di quanto Gesù ha annunciato in questo luogo.

Saluto con grande gioia tutti i giovani presenti di lingua spagnola. Qui in Galilea, lo stesso Gesù ci ha indicato il cammino delle Beatitudini. Che la forza e la bellezza di questo insegnamento orientino la nostra vita! Gesù vi invita tutti ad essere "pescatori di uomini". Dice a ognuno di voi: "Vieni e seguimi"! Non abbiate paura a rispondere a questa chiamata, perché Egli è la vostra forza.

Ad agosto vi attendo a Roma, per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Ai giovani provenienti dalle aree anglofone del mondo e a tutti voi, dico: siate degni seguaci di Cristo! Nello spirito delle Beatitudini, siate la luce del mondo!

Ringrazio quanti hanno partecipato alla preparazione di questa Messa meravigliosa. Dio vi benedica tutti!

Cari giovani venuti dalla Polonia! La vostra presenza qui mi rallegra moltissimo. È un segno di speranza per la nostra Patria. Così tanti di voi si sono seduti oggi ai piedi di Gesù, Colui che è la speranza della famiglia umana. Dalla sua bocca avete sentito che cosa vuol dire essere veramente beati; che cosa vuol dire osservare i comandamenti e vivere secondo lo spirito delle Beatitudini. Non abbiate paura di dire "sì" a Gesù e di seguirlo come suoi discepoli. Allora i vostri cuori si riempiranno di gioia e voi diventerete una Beatitudine per la Polonia e per il mondo. Ve lo auguro di tutto il mio cuore.

Ai giovani di lingua ebraica, dico: siate costruttori di pace. Dio sia con voi!

Ai giovani di lingua araba, dico: siate costruttori di pace. Dio sia con voi!

In questi giorni penso con speranza alle iniziative prese dall’Organizzazione dell’Unità Africana per ripristinare la pace tra Etiopia ed Eritrea. Questi sforzi hanno raggiunto una fase molto delicata. Si tratta di trovare la via che condurrà alle condizioni necessarie al benessere e al progresso dei popoli dell’intera regione, già molto afflitti dalla carestia. Preghiamo affinché questa parte del mondo operi per una soluzione giusta.

 

 

 

 

UDIENZA GENERALE

Roma - Mercoledì, 29 Marzo 2000

1. Dopo la commemorazione di Abramo e la breve ma intensa visita in Egitto e al Monte Sinai, il mio pellegrinaggio giubilare nei luoghi santi mi ha condotto nella Terra che ha visto la nascita, la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo e i primi passi della Chiesa. Inesprimibili sono la gioia e la riconoscenza che porto nell'animo per questo dono del Signore, da me tanto desiderato. Dopo essere stato in Terra Santa durante il Concilio Vaticano II, ho avuto ora la grazia di tornarvi, insieme con alcuni miei Collaboratori, proprio nell'Anno del Grande Giubileo, bimillenario della nascita del Salvatore. E' stato come un tornare alle origini, alle radici della fede e della Chiesa.

Ringrazio il Patriarca latino ed i Vescovi delle diverse Chiese orientali cattoliche presenti in Terra Santa, insieme con i Francescani della Custodia, per la calorosa accoglienza ed il grande lavoro compiuto. Ringrazio vivamente le Autorità giordane, israeliane e palestinesi, che mi hanno accolto e favorito nel mio itinerario religioso. Ho apprezzato l'impegno da esse prodigato per la buona riuscita del viaggio ed ho loro rinnovato l'assicurazione della sollecitudine della Santa Sede per una pace giusta fra tutti i popoli della regione. Sono grato alle popolazioni di quelle terre per la grande cordialità riservatami.

2. La prima tappa - al Monte Nebo - era in continuità con quella del Sinai: dall'alto di quel monte Mosè contemplò la Terra promessa, dopo aver compiuto la missione affidatagli da Dio, e prima di rendere a Lui la sua anima. Ho iniziato il mio itinerario, in un certo senso, proprio da quello sguardo di Mosè, avvertendone l'intima suggestione, che valica i secoli e i millenni.

Quello sguardo si rivolgeva verso la valle del Giordano e il deserto di Giuda, là dove, nella pienezza dei tempi, sarebbe risuonata la voce di Giovanni il Battista, mandato da Dio, come nuovo Elia, a preparare la strada al Messia. Gesù volle farsi battezzare da lui, rivelando di essere l'Agnello di Dio che prendeva su di sé il peccato del mondo. La figura di Giovanni Battista mi ha introdotto sulle orme di Cristo. Con gioia ho celebrato una solenne Messa nello stadio di Amman per la comunità cristiana ivi residente, che ho trovato ricca di fervore religioso e ben inserita nel contesto sociale del Paese.

3. Lasciata Amman, ho preso alloggio presso la Delegazione Apostolica in Gerusalemme. Da lì, la prima meta è stata Betlemme, città che, tremila anni fa, diede i natali al re Davide e dove, mille anni dopo, secondo le Scritture, nacque il Messia. In quest'anno Duemila, Betlemme è posta al centro dell'attenzione del mondo cristiano: da lì, infatti, è sorta la Luce delle genti, Cristo Signore; da lì è partito l'annuncio di pace per tutti gli uomini che Dio ama.

Insieme con i miei Collaboratori, gli Ordinari cattolici, alcuni Cardinali e numerosi altri Vescovi ho celebrato la Santa Messa nella piazza centrale della città, che è attigua alla grotta in cui Maria diede alla luce Gesù e lo depose in una mangiatoia. Si è rinnovata nel mistero la gioia del Natale, la gioia del Grande Giubileo. Pareva di riascoltare l'oracolo di Isaia: "Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio" (Is 9,5), insieme col messaggio angelico: "Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore" (Lc 2,10-11).

Con emozione nel pomeriggio mi sono inginocchiato nella grotta della Natività, dove ho sentito spiritualmente presente tutta la Chiesa, tutti i poveri del mondo, in mezzo ai quali Dio ha voluto piantare la sua tenda. Un Dio che, per ricondurci nella sua casa, si è fatto esule e profugo. Questo pensiero mi ha accompagnato mentre - prima di partire dai Territori Autonomi Palestinesi - visitavo, a Betlemme, uno dei tanti campi, dove da troppo tempo vivono più di tre milioni di profughi palestinesi. Possa l'impegno di tutti condurre finalmente a soluzione questo doloroso problema.

4. Il ricordo di Gerusalemme è indelebile nel mio animo. Grande è il mistero di questa città, in cui la pienezza del tempo si è fatta, per così dire, "pienezza dello spazio". Gerusalemme, infatti, ha ospitato l'avvenimento centrale e culminante della storia della salvezza: il mistero pasquale di Cristo. Là si è rivelato e realizzato lo scopo per cui il Verbo si è fatto carne: nella sua morte di croce e nella sua risurrezione "tutto si è compiuto" (cfr Gv 19,30). Sul Calvario l'Incarnazione si è manifestata come Redenzione, secondo l'eterno disegno di Dio.

Le pietre di Gerusalemme sono testimoni mute ed eloquenti di questo mistero. A cominciare dal Cenacolo, dove ho celebrato la santa Eucaristia, nel luogo stesso in cui Gesù l'ha istituita. Là, dove è nato il sacerdozio cristiano, ho ricordato tutti i sacerdoti, e ho firmato la mia lettera a loro indirizzata per il prossimo Giovedì Santo.

Testimoniano il mistero gli ulivi e la roccia del Getsemani, dove Cristo, preso da angoscia mortale, ha pregato il Padre prima della Passione. In modo tutto particolare, testimoniano quelle ore drammatiche il Calvario e la tomba vuota, il Santo Sepolcro. Domenica scorsa, giorno del Signore, ho rinnovato proprio là l'annuncio di salvezza che attraversa i secoli e i millenni: Cristo è risorto! E' stato quello il momento in cui il mio pellegrinaggio ha raggiunto il suo culmine. Per questo ho sentito il bisogno di sostare ancora in preghiera nel pomeriggio sul Calvario, ove Cristo ha versato il suo sangue per l'umanità.

5. A Gerusalemme, Città santa per ebrei, cristiani e musulmani, ho incontrato i due Rabbini Capi di Israele e il Gran Mufti di Gerusalemme e di Terra Santa. Ho poi avuto un incontro con i rappresentanti delle altre due religioni monoteiste, l'ebraica e la musulmana. Pur attraverso grandi difficoltà, Gerusalemme è chiamata a diventare il simbolo della pace fra quanti credono nel Dio di Abramo e si sottomettono alla sua legge. Possano gli uomini affrettare il compimento di questo disegno!

A Yad Vashem, Memoriale della Shoah, ho reso omaggio ai milioni di ebrei vittime del nazismo. Ancora una volta ho espresso profondo dolore per quella terrificante tragedia ed ho ribadito che "noi vogliamo ricordare" per impegnarci insieme - ebrei, cristiani e uomini tutti di buona volontà - a sconfiggere il male con il bene, per camminare sulla via della pace.

Numerose Chiese vivono oggi la loro fede in Terra Santa, eredi di antiche tradizioni. Questa diversità è una grande ricchezza, purché si accompagni allo spirito di comunione nella piena adesione alla fede dei Padri. L'incontro ecumenico, che si è svolto nel Patriarcato Greco-Ortodosso di Gerusalemme con intensa partecipazione da parte di tutti, ha segnato un passo importante nel cammino verso la piena unità tra i cristiani. E' stato per me motivo di grande gioia potermi intrattenere con Sua Beatitudine Diodoros, Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, e con Sua Beatitudine Torkom Manoogian, Patriarca armeno di Gerusalemme. Invito tutti a pregare perché il processo di intesa e di collaborazione tra i cristiani delle varie Chiese si consolidi e si sviluppi.

6. Grazia singolare di questo pellegrinaggio è stato celebrare la Messa sul Monte delle Beatitudini, presso il Lago di Galilea, con numerosissimi giovani provenienti dalla Terra Santa e dal mondo intero. Un momento carico di speranza! Proclamando e consegnando ai giovani i Comandamenti di Dio e le Beatitudini, ho visto in loro il futuro della Chiesa e del mondo.

Sempre sulla riva del Lago, ho visitato con grande emozione Tabgha, dove Cristo moltiplicò i pani, il "luogo del primato", dove Egli affidò a Pietro la guida pastorale della Chiesa, e infine, a Cafarnao, i resti sia della casa di Pietro che della sinagoga, in cui Gesù si rivelò come il Pane disceso dal Cielo per dare la vita al mondo (Gv 6,26-58).

Galilea! Patria di Maria e dei primi discepoli; patria della Chiesa missionaria tra le genti! Penso che Pietro l'abbia sempre avuta nel cuore; ed è così anche per il suo Successore!

7. Nella festa liturgica dell'Annunciazione, quasi risalendo alle sorgenti del mistero della fede, sono andato ad inginocchiarmi nella grotta dell'Annunciazione a Nazaret, dove, nel seno di Maria, "il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). Là, riflesso nel "fiat" della Vergine, è possibile ascoltare, in silenzio adorante, il "sì" pieno d'amore di Dio all'uomo, l'amen del Figlio eterno, che apre ad ogni uomo la via della salvezza. Là, nel reciproco donarsi di Cristo e di Maria, sono i cardini di ogni "porta santa". Là, dove Dio si è fatto uomo, l'uomo ritrova la sua dignità e la sua altissima vocazione.

Ringrazio quanti nelle varie diocesi, nelle case religiose, nelle comunità contemplative hanno seguito spiritualmente i passi del mio pellegrinaggio ed assicuro che nei luoghi visitati ho portato con me nella preghiera tutta la Chiesa. Mentre esprimo ancora al Signore la mia gratitudine per questa indimenticabile esperienza, chiedo a Lui con umile fiducia che ne tragga frutti abbondanti per il bene della Chiesa e dell'umanità.