Articoli sulla gmg 2000 tratti da quotidiani e riviste:


 AVVENIRE

 "Siete le sentinelle del nuovo giorno"

 Il Papa affida il Vangelo nelle mani dei giovani del Terzo Millennio

 FUTURI LEADER SENTIREMO LA LORO VOCE

 Con il Vangelo senza sconti

 Schönborn: "Questi ragazzi ci riportano alla radicalità"


 CORRIERE DELLA SERA

 Il Papa a Tor Vergata accolto da un boato

 Il Papa ai giovani: "Siete voi il futuro"

 Il Giubileo dei giovani: due milioni in marcia


 LA STAMPA

 Tor Vergata, Roma regge all'assalto

 "Portate fuoco nel mondo"


 REPUBBLICA

 Il Pontefice ai giovani "Il Papa ha bisogno di voi"

 L'invasione dei giovani nuova sfida per la chiesa

 "E' tempo di scegliere basta parole vuote


 FAMIGLIA CRISTIANA

 Il fuoco del mondo

 Così tanti, così unici

 Appuntamento a Toronto, nel 2002


 RAI PER IL GIUBILEO

 NUMERI E CURIOSITÀ SULLA GMG DI TOR VERGATA

 

 

 


GMG 2000 Momenti di straordinaria intensità spirituale nel corso dell'oceanica veglia di preghiera con Giovanni Paolo II nella spianata di Tor Vergata

"Siete le sentinelle del nuovo giorno"

Il Papa affida il Vangelo nelle mani dei giovani del Terzo Millennio

"Cari amici, vedo in voi le sentinelle del mattino in quest'alba del terzo millennio". È con queste parole di fiducia che il Papa ha concluso ieri sera, a Tor Vergata, l'oceanica veglia coi giovani di tutto il mondo. È stata una serata intensa: al termine di una celebrazione scandita da canti e simboli, Giovanni Paolo II ha affidato ai ragazzi il testimone della fede senza nascondere la fatica che essa comporta. Il Papa ha elencato le nuove forme di "martirio" che oggi essere fedeli al Vangelo può comportare nella vita quotidiana. "Nel Duemila credere è difficile, non è il caso di nasconderlo - ha detto Wojtyla -. Ma con l'aiuto della grazia è possibile. In Gesù può trovare risposta la vostra sete di felicità". Questa mattina alle 8 a Tor Vergata la Messa conclusiva della Giornata mondiale della gioventù…


 

L'EREDITÀ
SUCCESSO E NUOVI INTERROGATIVI


Andra Riccardi

 Stanotte si è visto con chiarezza che la 15esima Gmg è un evento destinato a non passare rapidamente, dopo aver attratto l'attenzione dei media. Ci sono esperienze che restano e nuovi interrogativi che si aprono per la Chiesa e per chi guarda pensoso al futuro.

Perchè tanti giovani sono venuti a Roma, anche quelli di Paesi europei che possono facilmente visitare l'Italia, o l'avevano già vista? Questi pellegrini si sono rivelati una folla di "cercatori": cercano qualcosa - questo va detto - che finora avevano trovato solo parzialmente o non hanno trovato nei loro Paesi e nelle loro stesse Chiese. Cercano un incontro più vero.

Roma e la testimonianza del Papa rappresentano un punto di approdo. Giovanni Paolo II sa parlare ai giovani in un mondo in cui una generazione di adulti e molte istituzioni non sanno comunicare con loro. Gli adulti appaiono muti e assenti, o onnipresenti e assordanti come ha detto acutamente Igor Man, su "La Stampa" di ieri. Il Papa, dal canto suo, parla un linguaggio esigente e, allo stesso tempo, paziente. In fondo, a guardare i ventidue anni di pontificato già trascorsi, ci si rende conto di come il messaggio del Papa non abbia perso di sapore (quel sapore che molti giudicavano d'altri tempi), perchè non ha dismesso le sue radici evangeliche. Ma non si è nemmeno chiuso nel rigore altero di un piccolo mondo di puri e duri. Il Papa non ha inseguito i giovani e le mode, ma non si è nemmeno sottratto a loro nell'orgoglio della verità. E non si tratta solo dell'abilità di un comunicatore, ma di una scelta ecclesiale.

Questo interroga le Chiese. Il grande afflusso dei giovani a Roma non può diventare una domanda inevasa o la conferma che tutto va bene com'è. La Giornata è stata un successo (non lo si può negare), che diverrebbe effimero se non trovasse la strada per continuare ora nelle Chiese locali. E' un successo che interroga il linguaggio di tanti uomini e donne di fede, paghi di un gergo magari classico ma lontano. E' un successo che interroga un modo di concepire la Chiesa troppo da "operatori pastorali" o da gestori senza l'ambizione di una comunicazione larga del Vangelo. E' un successo che si rivolge al mondo degli adulti cristiani, cercando umanità abitate dalla fede. Infatti non chiede chissà quali riforme istituzionali, ma chiede interlocutori capaci di umanità e di fede. Il che è la cosa più difficile e esigente, perchè bisogna parlare al cuore e parlare con il cuore.

La parola "successo" può sembrare carica di trionfalismo. Chi scrive la vede, invece, gravida di domande e di nuove responsabilità per la Chiesa che entra nel Duemila. E' la gioia di una nuova responsabilità verso il futuro. Alla Chiesa nei Paesi occidentali è chiesta una nuova audacia nella comunicazione del Vangelo. Alle Chiese nel Sud del mondo è chiesta una vita più larga, perchè di giovani del cosiddetto Terzo Mondo - nonostante le difficoltà e i costi del viaggio - a Roma ce ne sono stati tanti. Il cristianesimo del Terzo Mondo, in passato additato come la mitica patria del futuro da una cristianità occidentale stanca, mostra attraverso i suoi giovani un atteggiamento non vittimistico, soprattutto una grande voglia di vitalità e di testimonianza. Anche qui ci sono responsabilità per una nuova estroversione - penso all'Africa - dei giovani cristiani in società spesso segnate dall'ingiustizia e dalla corruzione dei politici. Ma non è che un inizio di una riflessione che dovrebbe toccare i cristiani adulti e i responsabili ecclesiali di tanti Paesi.

L'odierno "successo" può infastidire chi è abituato a percorsi molto individuali e poco frequentati dalle masse. Eppure non è una manifestazione contro qualcuno. I giovani cristiani sono troppo inseriti nel mondo di oggi per non sapere quanto si viva all'insegna del pluralismo dei comportamenti, delle religioni, delle mentalità. Ma c'è un progresso da registrare in loro: per questi giovani la fede convinta non significa negare il dialogo e nemmeno rinunziare alla propria identità.

In maniera ancora indefinita sul volto di questi giovani si è disegnata - così mi pare - quell'umanità cristiana voluta dal Concilio Vaticano II, della cui recezione Giovanni Paolo II è stato un creativo architetto. Forse, nel guardarli, bisogna dismettere quelle prospettive o quei pregiudizi che si rapportavano a cristiani di altra stagione. Questi giovani sono diversi, perchè appartengono a un'altra stagione della Chiesa e della società. C'è una comprensione più profonda da realizzare, quando si parla di loro, della loro vita, della loro fede.

Soprattutto resta la domanda che inquieta o rallegra gli spiriti più pensosi: in tanti che cosa sono venuti a fare? Non sono solo allegre brigate. Li ho visti discutere in impegnativi dibattiti negli angoli di Roma; ascoltare lunghi e complessi discorsi, pregare; ma anche ballare e stare insieme come tanti giovani di oggi. In un tempo in cui le passioni di massa e quelle politiche sembrano spegnersi, che cosa sono venuti a fare? L'interrogativo è forte in una stagione in cui sembra che solo il "particolare" sia bello. Eppure la 15esima Giornata di Roma, con giovani provenienti da tanti Paesi, talvolta da Nazioni in guerra tra loro o separate da muri di diffidenza, ha avuto un messaggio universalistico: c'è insomma un destino comune per le giovani generazioni, non più gli uni contro gli altri.


 

FUTURI LEADER SENTIREMO LA LORO VOCE

Gianni Riotta

Le ragazze e i ragazzi del Giubileo ci hanno liberato, per qualche ora, dal cinismo corrente, con un messaggio nitido: non di solo pane vive l'uomo, e neppure di sola Borsa e telefonino. La specie homo sapiens ha bisogno di ideali, comunità, spirito. Siamo così avvezzi a guardare senza vedere e non sappiamo che scindere. Oggi la gioventù è discotecara, tatuata e ebbra di pillole, domani consumista, carrierista, avida.

Le adolescenti dell'Oklahoma in bikini, i giovanotti dei Pirenei in bici, i teen ager qualunque di queste ore, parlano di noi. La loro felice partecipazione potrebbe essere la nostra, quella di chi - così poco tempo fa - è stato giovane come loro e come loro persuaso e candido che il mondo fosse da mutare in bene e che l'egoismo fosse il peccato capitale.

Non aveva forse detto il Maestro di farsi poveri, semplici e di amare il prossimo? Agostino, così tormentato nel suo esistere da esserci contemporaneo, non aveva ammonito "Ama et fac quod vis", ama e vivi libero. Non so quanti dei pellegrini di gioia a Roma abbiano letto Agostino. Eppure nel loro indimenticabile girovagare per la capitale viveva il messaggio antico. La gioia, facile come capita prima dei vent'anni, non cela la realtà. Ognuno di quei ragazzi ha una sua pena, o l'avrà presto. Molti venivano da paesi di pena. A Trinità dei Monti sventolava lo striscione "Hey Pope, Bronx loves you", Ciao Papa, il Bronx ti ama. Chi viene da quel quartiere di New York, a me caro, il dolore lo vede ogni giorno.

Nel loro camminare, i pellegrini ragazzi hanno consumato un'esperienza privata, ognuno di loro tornerà a casa diverso. Nei giorni agri del futuro le ore romane saranno sollievo e sostegno. Ma il Giubileo dei giovani è anche, soprattutto, la creazione di una comunità che s'è riconosciuta, ha visto la propria forza, stupendo perfino il cardinal Etchegaray. "Sono una grande sorpresa", ha detto. La vedrete ancora, ne sentirete la voce a lungo. Quando ci sarà una presidentessa, un primo ministro di un importante Paese, che diranno "C'ero anch'io nel 2000".

I veri destinatari del messaggio di Roma, però, sono quelli che non c'erano, che non sono più giovani e che si sentono - per sconforto, per accidia, per egoismo - lontani dalla comunità. Ridotti a pensare, per delusioni, per frustrazioni, per ignavia, che il mondo è impervio al cambiamento e che se sta così bene a tanti, allora perché dannarsi? Quelli che hanno rinunciato ad arrampicarsi sul sicomoro, per vedere il Signore, se mai passi, e che non riescono neppure ad alzarsi sulla punta dei piedi.

La stagione in cui viviamo ci chiama a stare insieme in modo diverso: insieme contro l'egoismo, poi vedremo chi si chiama cristiano, chi buddista, chi uomo del dubbio. Ho un amico monaco, Paolo Giannoni, vive in solitudine in Toscana. Una volta mi ha spiegato che Gesù non chiede mai: "Da dove vieni?", ma sempre: "Dove vuoi andare?".

Noi veniamo da un tempo dove contava solo il punto di partenza, tatuato sulla pelle una volta per sempre. Non è più così. Poco importa se abbiamo alle spalle le fatiche delle pianure o le fatiche delle montagne (ricordate l'ultimo, umile, verso di Brecht?). Contano le fatiche che siamo ancora in grado di affrontare per provare a redimere quel peccato capitale di egoismo, dentro il mondo e dentro di noi.

Questa è la predica felice dei ragazzi e delle ragazze di Roma: siete giovani come noi, dicono, nulla è perduto, cantano, potete anche voi marciare verso il vostro destino, non siete soli. Anche chi a Roma non c'era, c'è stato. Anche chi è senza fiato ha respirato. Se non è questo un miracolo, di che sperare?

 


 

INTERVISTA Parla l'arcivescovo di Vienna: dobbiamo tornare a riproporre l'essenzialità dell'annuncio

Con il Vangelo senza sconti

Schönborn: "Questi ragazzi ci riportano alla radicalità"

"Sì alle diversità ma senza cedere al demone del nazionalismo"

Luciano Moia

 

ROMA. Il coraggio di riproporre il messaggio cristiano nella sua radicalità. La necessità di trovare proposte pastorali capaci di rimettere al centro, senza edulcoramenti, l'eucarestia, la preghiera, il dono di sé. L'obbligo di dare voce alle tante specificità presenti nella Chiesa, fonte di arricchimento per tutti, rifiutando però il "demone del nazionalismo" che è la negazione della verità del Vangelo. Sono le indicazioni di fondo che, al di là dei numeri, del colore, della festa, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ritiene di poter cogliere dalle "giornate" di Roma.
Eminenza, l'impegno straordinario di migliaia e migliaia di giovani è motivo di stupore e di gioia per la vastità e l'intensità della risposta, ma impone anche delle riflessioni attente. Quale strada seguire per non disperdere questo eccezionale patrimonio di vitalità e di entusiasmo?
"I giovani ci fanno capire che non dobbiamo avere paura di annunciare il messaggio cristiano nella sua verità profonda. Questa è l'indicazione più chiara di questa Gmg: i ragazzi di oggi desiderano una fede radicale. Il Papa ha invitato i giovani alla sequela Christi senza aggiustamenti né mediazioni di comodo. E si tratta di un'esigenza che anche noi vescovi, preti, uomini di Chiesa dovremmo fare nostra. Il Papa attira i giovani perché vive il messaggio del Vangelo in modo convincente, perché ha il coraggio di presentare il messaggio cristiano nella sua pienezza".
Quindi a suo parere non sempre c'è stata da parte della pastorale giovanile la capacità di dimostrare questa piena coerenza alla pienezza della fede.
"In Europa la catechesi è parsa talvolta indebolita. Spesso non abbiamo avuto il coraggio di parlare in maniera chiara della centralità e della verità dell'Eucarestia. Forse non abbiamo detto con la necessaria forza che quel pane benedetto è veramente il corpo e il sangue di Cristo. Forse temevano che i giovani non avrebbero compreso o addirittura avrebbero rifiutato queste parole. Ma ci siamo dimenticati che Dio stesso indica ai ragazzi come comprendere questo messaggio essenziale. Mi ricordo le parole semplici ma efficacissime del santo curato d'Ars: "Il est là". Cristo è veramente là. E' veramente Eucarestia".
Le "giornate" di Roma ci hanno fatto riscoprire un altro aspetto che si pensava cancellato dall'universo giovanile, quello della preghiera. Come evitare, dopo la Gmg, che questo seme prezioso venga gettato?
"Diamo più spazio nelle nostre comunità ai gruppi di preghiera, alle associazioni giovanili. Hanno bisogno di tutto il nostro appoggio per crescere nella maturità. La preghiera è il motivo aggregante di nuove realtà che emergono. Ho visto gruppi di giovanissimi, di quattordicenni che sono stati capaci di avviare nella loro parrocchia un piccolo gruppo di preghiera. E' una tendenza che va incoraggiata. Siamo noi adulti, i preti certo, ma soprattutto le famiglie, che abbiamo il dovere di sottolineare le verità semplici ma profonde della fede. E se, come abbiamo visto qui a Roma, tanti giovani manifestano una fede così autentica e così spontanea, significa che le famiglie da cui provengono non sono proprio così mal ridotte. Troppo spesso si parla di famiglie in difficoltà. Ma è evidentemente è un'analisi che tiene conto solo degli aspetti negativi, senza sottolineare quanto di buono riescono ancora a fare tanti genitori".
I ragazzi della Gmg hanno manifestato un'esigenza di universalismo, di tensione verso un bene comune che riguarda tutti e che nessuno può considerare estraneo. Può essere un antidoto efficace contro i nazionalismi che sembrano rinascere in alcune aree d'Europa?
"Una cosa appare chiara: il nazionalismo non fa parte del bagaglio culturale di questi giovani. L'organizzazione delle "giornate" ha d'altra parte contribuito in maniera determinante a creare questo clima di fraternità. Non vorrei però che questo obiettivo, peraltro giustissimo, si traducesse in un tentativo di annullare le differenze. Il Papa stesso, chiamando una per una tutte le 160 nazioni presenti, ci fa capire che le diversità vanno salvaguardate. Ma questo non significa incoraggiare il demone del nazionalismo. La Chiesa, al contrario, ci mostra la gioia della diversità nell'universalità perché il Vangelo non ha barriere culturali".

 


Solo la Chiesa oggi è in grado
di parlare ai giovani"
"Questa è una lezione per tutti"
"Lo stupore del mondo laico"
Cacciari: quei ragazzi ci riportano alle cose che contano

Francesco Dal Mas


VENEZIA. "A Roma è accaduto un fatto che ha dell'incredibile per il mondo laico: oggi come oggi, l'unico discorso che non sia ridotto alla dimensione dell'utile, dell'interesse, dello scopo, è quello che la Chiesa rivolge ai giovani. Si potranno fare tutte le considerazioni che si vogliono, ma questo resta assolutamente indubitabile". Massimo Cacciari, filosofo, già sindaco di Venezia, ne è profondamente convinto. E lo dice apertamente. Anche se non manca di rilevare che "un dato come questo va vissuto con angoscia, piuttosto che nella tentazione del trionfalismo". "D'altra parte - aggiunge - nella Chiesa stessa mi sembra ci sia la consapevolezza di non poter riassumere in sé tutta la dimensione dei valori. E' angosciante, insomma, la constatazione che soltanto la Chiesa oggi sappia comunicare dei "sensi", cioè dare risposte alle "domande di senso". Dove stanno, invece, i politici?".
E i filosofi?
"Appunto, anche i filosofi, gli artisti, gli stessi imprenditori".
Per cui, da domani, quale dovrebbe essere l'impegno della società civile alla luce delle sfide valoriali lanciate dai giovani?
"Noi filosofi, politici, imprenditori, operatori sociali, dovremmo porci in atteggiamento di profonda riflessione. Se non riusciamo a dar senso a ciò che facciamo, e quindi non soltanto a calcolare, a misurare, a fare, la dimensione civile, la stessa dimensione politica (che deve restare distinta da quella spirituale), perderà ogni significato, non acquisirà nessun valore. Guardiamoli in faccia questi giovani. Ci dicono: smettetela di parlare di aria fritta, finitela con il chiacchiericcio della politica, ritornate alle cose che meritano".
Per la verità, il mondo politico non sembra sia rimasto indifferente.
"Però si è limitato a dire: che bravi, questi ragazzi; si comportano in modo educato. Non basta. E' un dramma quello che i ragazzi hanno rappresentato".
Il dramma della croce?
"Proprio così. Quella croce che è simbolo di contraddizione e non di semplice conciliazione. Quella croce di cui si vedono non soltanto il punto centrale, ma anche i rami che divergono all'infinito. Infatti, io credo che il cristianesimo sia un paradosso. Ebbene, se il cristiano non lo vede e non lo vive più come tale, ma piuttosto come un modello per il mondo, il cristianesimo è finito. Del resto, anche la grande teologia ha sempre denunciato che quando Cristo viene considerato semplicemente come un esempio di buoni comportamenti da imitare, il cristianesimo, appunto, finisce".
L'evento spirituale vissuto a Roma è emerso come tale nella grande comunicazione?
"Forse si è ecceduto nella spettacolarizzazione. Lo spettacolo, d'altra parte, è la dimensione che "naturalmente" emerge nella comunicazione televisiva. Però la dimensione spirituale dell'evento era ed è indiscutibile e incontestabile. Questa dimensione è rimasta probabilmente un po' ai margini, oppure è stata comunicata come il bisogno tutto psicologico di identità da parte dei giovani, fino al limite, in talune circostanze, di rischiare il culto della personalità. I giovani, però, in questo caso non sono stati interpretati nella loro autenticità".
Lei li conosce questi ragazzi?
"Li conosco, con molti di loro ho discusso, con alcuni ho lavorato. So pertanto che la loro profondità va oltre la presenza mediatica. E' una ricerca di dialogo, di interiorità, di pensiero, di preghiera".
I giovani in preghiera li abbiamo pur visti sugli schermi...
"Solo superficialmente. Non vi è stata una sufficiente valorizzazione di questi aspetti. Eppure si sa che tanti giovani alla sera si incontravano, magari in piccoli gruppi, nelle chiese romane e fino a tardi pregavano e cantavano. D'altra parte, mi rendo ben conto che sottolineature come queste sono quasi impraticabili quando ci si trova di fronte a una folla così enorme di ragazzi".
I grandi numeri, dunque, non le fanno problema?
"Gli elementi di "massa", ma preferirei parlare di "coro", sono assolutamente necessari se si vuole essere anche "nel mondo". Però va assolutamente mantenuta viva la tensione tra l'"essere nel mondo" ed il "non appartenere al mondo", tra la dimensione spirituale del singolo e quella del coro".
Quale rapporto è emerso, agli occhi di un laico come lei, tra la Chiesa ed il mondo giovanile?
"La Chiesa è oggi l'unica istituzione in grado di parlare ai giovani. Ciò detto, e premettendo che non sono assolutamente nessuno per giudicare, ritengo che bisogna comunque prestare attenzione ai processi di identificazione. Ad esempio tra questi giovani ed il Papa. Giovanni Paolo II ha delle doti straordinarie. Ma giocare tutto sul rapporto tra il mondo giovanile ed un Papa così straordinario, mi chiedo se non "pregiudichi" un po' il futuro. Un altro Papa potrà mai ripetere una drammatizzazione tale nel rapporto tra Chiesa e mondo?".

 


Tanti messaggi, una storia
Fax, e-mail, Sms: torrente di parole da Roma e dall'Italia

Giuseppe Bonvegna

 Vista paradiso
"Da bambina immaginavo il Paradiso come un bellissimo posto, pieno di angeli in vesti bianche con ali piumate. Poi, cresciuta, lo pensavo come un luogo senza confini, e una moltitudine di anime in preghiera davanti a Dio. Oggi vedo dalla mia finestra, in periferia, un viavai gioioso e allegro di tantissimi giovani partecipanti alla Gmg, con le loro magliette chiare e il berrettino in testa, con i jeans e le scarpe da tennis, che vanno verso il centro della città. La mia idea di Paradiso si è fatta più umana e più chiara. Moltitudini di giovani, provenienti da ogni parte del mondo, in cammino verso Dio Padre a rendere grazie per averci donato la vita".

Massimo giubilo
"Sono indeciso se mettermi in viaggio verso Tor Vergata o restare al Circo Massimo: quelle ore e ore passate in confessionale mi hanno riempito il cuore di gioia e difficilmente si cancelleranno dalla mia memoria. Voglio ringraziare e pregare per tutti i giovani incontrati, soprattutto quelli che al termine del sacramento hanno voluto abbracciarmi. Deo gratias! Magnificat!"

Fratelli nella notte
"Un giovane al lavoro a Milano, ma idealmente (e televisivamente) a Tor Vergata" ci scrive: "Ho visto un'altra gioventù sotto il sole cocente del 19 agosto. Ragazze slave costrette a vendersi, bambini albanesi spinti dalla necessità (o da qualcuno più forte di loro) a tendere la mano ai semafori, ma anche giovani che affollavano le piscine di una Milano deserta in cerca di svago. E il pensiero è subito andato a Tor Vergata dove migliaia (milioni!) di ragazzi attendono, sotto un caldo torrido, il Papa per la veglia e la Messa che conclude la Gmg. Un messaggio di pace, di libertà, di speranza quello del Pontefice, anche per quei giovani che, sotto lo stesso sole, lottano per avere una vita dignitosa. E sono certo, come i ragazzi di Tor Vergata, anche loro "sotto la stessa luce, sotto la sua croce", scaldati dai raggi di un Sole che illumina tutti, anche coloro che, ai nostri occhi, camminano nelle tenebre più buie".

Jesus boys
Dedicato a chi ha coniato il termine "Papa Boys": "I ragazzi della Gmg non sono semplicemente i "ragazzi del Papa", semmai sono i "ragazzi di Gesù" che amano il Papa e amano riunirsi in preghiera attorno al vicario di Cristo".

Volontari? Volentieri!
Dalla parrocchia S.G. Cafasso di Roma: "È dura la Gmg 2000 per noi volontari / Compiti ben precisi, responsabilità, straordinari / Anche tanta fantasia ci viene chiesta / per inventare la soluzione giusta! / Ma il nostro entusiasmo fa notizia e ognuno può sentirlo! / La nostra energia è divina, è proprio il caso di dirlo! / Nulla meraviglia ci desta / Nulla ci dà pensieri / Qualsiasi cosa ci venga chiesta / diciamo in coro: volentieri!".

20 anni di meno
"Questo evento meraviglioso aggiunge un ulteriore motivo di rimpianto per non avere vent'anni di meno! Se così fosse saremmo sicuramente lì, assieme a tutti voi, come ci accadde nel 1984. La nostra partecipazione alla Giornata 2000 non è comunque solo virtuale: siamo insieme a voi in "Spirito e Verità", attraverso la rete di comunione di questa Chiesa sempre incredibilmente giovane. E facciamo gli auguri a tutti voi giovani pellegrini, così bistrattati dai media ufficiali, che non smettiate mai di cercare Dio e che questo profondo desiderio di Dio sia per voi la radice di una giovinezza senza fine".

Freschi ma tristi
"Fino a ieri ho sognato che avrei potuto esserci anch'io, ma purtroppo sono nata sei mesi troppo tardi... Se no avrei già 18 anni e sarei con voi... Ma anche da qui, da Torino, vorrei dirvi grazie. Grazie perché dite al mondo la nostra fede, perché siete una testimonianza dell'Amore e della Gioia di Dio. Grazie perché nei vostri canti e nelle vostre preghiere annunciate a tutti la tenerezza di Dio. Grazie perché non avete paura di niente: né del caldo, né della fatica, né dell'incomprensione... A nome di tanti che sono a casa loro, sicuramente più al fresco (ma anche più tristi...) di voi, vi chiedo di pregare anche per noi, di cantare per noi, di abbracciare il Papa a nome nostro".

Il centuplo quaggiù
"Non solo ho condiviso un'esperienza bellissima con migliaia di giovani. Non solo ho giubilato. Non solo. Ho anche incontrato il mio "angelo"".

Dalla Gmg ai voti
Da Roma: "Ho letto sul vostro giornale gli articoli che parlano delle precedenti Giornate mondiali della gioventù, e con la mia mente faccio memoria di Santiago di Compostela, Czestochowa, Denver e Loreto: ero presente vivendo il pellegrinaggio con i giovani del Cammino neocatecumenale, di cui facevo parte. Prima di partire per Santiago, avevo pensato al viaggio che dovevo affrontare come a un viaggio turistico, ma quell'esperienza che ho avuto in quei giorni (vissuta soprattutto nella precarietà) è stata significativa per la mia vita. Da lì ho iniziato a pormi la domanda: "A che cosa mi sta chiamando il Signore?". A Loreto, il Signore mi ha confermato la sua chiamata a seguirlo e nel marzo '96 sono entrata in una famiglia religiosa dove lo scorso anno ho emesso la mia prima professione. Cari giovani, non abbiate paura a pronunciare il vostro fiat al Signore".

Con riconoscenza
Alle 60 suore Figlie del Sacro Cuore di Gesù della casa di riposo di San Felice del Benaco: "Commossa e sorpresa di trovare il vostro messaggio su "Avvenire", mi sono tornate alla mente tante suore che hanno dedicato la vita all'educazione dei giovani e ancora continuano - pur da una stanza di infermeria - a tifare per loro. Con immensa riconoscenza, vi abbraccio tutte".

Pelle d'oca
"Che pelle d'oca vedere tutti quei ragazzi e tutte quelle bandiere sventolare assieme! È impossibile individuare tra di loro il mio fratellone Beniamino e la mia amica Alessia, ma so che sono lì, e io con loro con il mio cuore. Un abbraccio a loro, a tutti i mantovani pellegrini e volontari e ai sacerdoti che li accompagnano. Un salutone anche a fra' Michele, del convento di Monteripido, che dopo aver fatto la Marcia francescana, da capo dei guastatori si è messo in spalla il suo gigantesco zaino ed è andato a piedi a Roma con un gruppo di giovani: un mito!"

Conta su di noi
Dalla parrocchia di Santa Maria Assunta in Cielo (Ariccia) al Papa: "Santità, nella gioia e nello spirito della Gmg abbiamo aperto la nostra città, le nostre case ma soprattutto il nostro cuore ai giovani pellegrini di tutto il mondo. Ne ospitiamo più di 1.700, un pellegrino ogni 10 ariccini! Per esprimere la nostra gioia di averli con noi, abbiamo organizzato una festa (...). Santità, Lei non è solo presente nel nostro cuore e nelle nostre preghiere, ma quando è a Castelgandolfo è anche nostro vicino di casa (...). Grazie per il Giubileo, grazie per la Gmg, grazie per la tua guida. Conta su di noi. Noi contiamo su di te".

Minuto per minuto
"Carissimi, da quando siete partiti per la Gmg non vi abbiamo mollati un istante: tv, Internet, "Avvenire", messaggini e soprattutto la preghiera, ci tengono saldamente legati a voi. Ma il resoconto più bello di questa vostra (e nostra) favolosa esperienza ce lo darete direttamente voi al vostro rientro: vi aspettiamo!".

Qualcosa di meglio
"Sabato 12 agosto nel coinvolgimento festoso ed entusiasta della piazza del Duomo di Milano colma di giovani pellegrini stretti attorno al cardinale Martini, ho pensato ai loro coetanei croati, che solo tre giorni prima avevano messo a soqquadro lo stesso ambiente in occasione di un altro incontro internazionale: una partita di calcio e violenza. A loro questa dedica: "Se foste venuti con noi, certamente sareste più contenti e avreste qualcosa di meglio da raccontare!"".

La nostra "Bottega"
"Sono un ex-attore de "La bottega dell'orefice" di Karol Wojtyla e sto seguendo "spiritualmente" la Gmg da casa. Voglio unirmi alla gioia di tutti gli amici che in questi giorni hanno la possibilità e la fortuna di far conoscere alla gioventù di tutto il mondo il bellissimo testo teatrale scritto da Karol Wojtyla prima che diventasse Papa. Ricordo con una certa emozione le prime rappresentazioni fatte a Milano, nelle quali la nostra discreta capacità di recitazione non riusciva certo ad esaurire il grandioso significato dell'amore inteso come dono di se stessi, ma veniva sempre premiata dal favore del pubblico. Ad attori, attrici, tecnici e regista, rivolgo i migliori auguri di ottima riuscita nell'"impresa romana"".

L'Italia chiama...
Da Giovanni, Anna e Jacopo Orsini: "Ad Andrea, Chiara, Angela, Francesca, Anna e tutti i ragazzi di San Paolo allo Sciarè di Gallarate. Vi siamo vicini con l'affetto e la preghiera, certi che questa esperienza vi resterà nel cuore per tutta la vita. Con l'abbraccio al Papa e la fede in Gesù". Da Betty "per don Beppe di Monza: porta a casa tutta questa incredibile Gmg per regalarne a tutti quelli che l'hanno vista dal di qua e che incontrerai al tuo ritorno". Da "chi da casa vi ricorda ogni giorno nella preghiera", "ai ragazzi di Turbigo (Milano) che con don Tullio Proserpio il 16 agosto sono giunti a Roma dopo 26 giorni di cammino - senza alcun giorno di sosta - e più di 700 chilometri percorsi, esprimiamo il nostro più semplice ma sincero grazie". Da Nazareno di Civitate: "Un saluto a tutti i "romei" del mondo: tornate a casa senza perdere l'entusiasmo da Gmg!".

... mille voci...
Da Marì Fiori di Castelleone (Cremona): "Ho ventotto anni e ho ospitato due ragazzi kazachi che ora sono a Roma. Io non ci sono potuta andare (seguo tutto attraverso Sat 2000), ma sono vicina a tutti i giovani di Tor Vergata. Questi giorni mi hanno dato tanta speranza". Da don Marco, prete novello: "Non sono a Roma fisicamente, lo sono con il cuore. Seguo e segno i vostri passi con la preghiera. Grazie Signore per questi fratelli". Da Alessia, 23 anni, di Prato: "Investire la propria vita in, con e per Cristo! Sì grazie! Mi dispiace non essere a Roma, ma lo sono col cuore. Accompagno con la preghiera il gruppo dei giovani di Prato (beati voi!)".

... un solo cuore
Da Cecilia e Pietro (provincia di Milano): "I nostri 3 figli sono alla Gmg e noi siamo entusiasti per la meravigliosa esperienza che stanno vivendo". Da Nico da Fidenza: "Ragazzi della XV Gmg, siete fantastici semi di speranza per noi rimasti a casa che vi seguiamo ed amiamo attraverso "Avvenire"! Grazie, a presto!". da nonna Carla: " Ho 73 anni, ma ho il cuore giovane come voi; vi seguo col pensiero e la preghiera. Come voi sono felice; come voi amo Gesù. Per voi il cammino è lungo; per me, ormai, breve, ma la meta finale è unica: la casa del Padre. Pregate anche per me. Buona "route" verso l'Eterno, già vivo nel cuore". Da Agostino di Perugia: "Non sono più giovane, ma solo a vedervi mi fate sognare, piangere e gioire. Tutti insieme siamo davvero il grande mistico Corpo di Gesù". Una catechista di Brescia: Preghiamo per voi. Viva il Papa".

E Roma risponde!
Claudio: "Dal Vangelo un personaggio che ci sia sempre d'esempio: il ragazzo che portò i cinque pani e i due pesci. Anche se ci sentiamo piccoli doniamoci a Cristo". Giacomo: "Monsignor Maggiolini ci ha detto che noi giovani cattolici siamo dei sorvegliati speciali: è così. Non so se ne siamo consapevoli, abbiamo grosse responsabilità". Dal gruppo scout di Domodossola: "Grazie giubilari a un signore romano, Alfredo Labhart, che ci ha aiutati a trovare la strada per San Pietro". Dai ragazzi di san Luigi di Finale Emilia: "Caro don Marco, ci sei molto mancato, specie quando abbiamo incontrato don Edward che parlava solo bielorusso e che si era perso. Ciao". Da Marianna: "È bello incontrare i romani (soprattutto anziani) che sono contenti della nostra "allegra invasione" e si fermano a parlare con noi! W Roma e la Gmg!". Dai giovani di Agrigento: "Ci prepariamo a vivere Tor Vergata ricchi delle grazie di questi giorni. Siamo felici e pronti a tutto". Da un gruppo di ragazzi di Potenza: "Qui ci sono 50 gradi e molti si stentono male. A chi gli è venuto in mente di farci fare più di 10 chilometri a piedi? Capiamo il pellegrinaggio... Ciao ciao". Da Francesca di Pisa: "Sotto il sole cocente di Ferragosto, un milione di giovani davano vita alle austere vie di Roma... Non scorderò mai queste Gmg!".

 

 

Giovanni Paolo II tra la folla per la veglia dei giovani cattolici

Il Papa a Tor Vergata accolto da un boato

Il pontefice salutato dall’applauso di due milioni di pellegrini. Sono stati 800 gli svenimenti durante l’attesa

Roma - Un boato ha accolto l’arrivo del Papa a Tor Vergata per la veglia della gioventù cattolica. Quando dagli schermi i due milioni di pellegrini hanno visto toccare terra l'elicottero, la gioia è esplosa dopo ore di attesa. Sono poi seguiti applausi, sventolii di bandiere, grida di gioia che hanno cancellato la lunga e faticosa attesa durta tutto il pomeriggio.
Dopo aver percorso in auto con la papamobile un
tratto del perimetro dell'area di Tor Vergata acclamato tra ali di folla, il Pontefice ha raggiunto un arco che ha poi superato a piedi in compagnia di cinque giovani in rappresentanza dei 5 continenti. Poi ha ripreso il percorso con la papamobile per raggiungere il palco centrale.

CENTINAIA DI MALORI PER IL CALDO - Malori, vomito, disidratazione, nausea, ma anche ustioni da sole e fratture sono da questa mattina le emergenze che hanno richiesto assistenza medica.
Il bilancio stilato dal responsabile sanitario del Giubileo, Mario Rastrelli, è di 800 giovani soccorsi, quasi tutti per "patologie da calore". Due cardiopatici sono stati portati in elicottero al S. Camillo. Il direttore dell'ospedale da campo allestito dagli Alpini, Lucio Losapio, ha protestato per la situazione d'emergenza. Al Policlinico di Tor Vergata, quasi finite le scorte di flebo per la reidratazione ma la situazione, secondo i sanitari, è "sotto controllo".

 


L’esodo di massa dei pellegrini per le strade di Roma

Il Papa ai giovani: "Siete voi il futuro"

Chiuse le celebrazioni del Giubileo dei ragazzi. Code sotto il sole e poi folla in metropolitana e alla stazione Termini

Roma
— E’ ancora in corso e andrà avanti fino a tarda sera l’esodo dei due milioni di pellegrini che hanno partecipato alla giornata finale del Giubileo della gioventù. Dopo l’incontro con il Papa alla messa conclusiva celebrata a Tor Vergata, la grande folla ha preso d’assalto la metropolitana e la stazione Termini invadendo, per arivarci, le strade del centro città. Lunghissimo il "serpentone" umano che, sotto un sole cocente, ha percorso il tratto di strada fra Tor Vergata e la città manando in tilt il traffico. Molti hanno deciso di passare il pomeriggio domenicale girando a zonzo per Roma, da turisti. Quindi saranno organizzati treni per riportare a casa i vari gruppi nelle città di provenienza.

LA MESSA — Durante la messa che ha chiuso la manifestazione giubilare, il Papa ha invitato i giovani a "cambiare strada", a "incamminarsi in direzione della giustizia e della solidarietà" e a rigettare "ogni forma di violenza". Perché "i giovani sono il futuro del mondo e della Chiesa" aveva detto.


ROMA NON VI DIMENTICHERA’ — Il Pontefice, acclamatissimo dai ragazzi, si è comosso fino alle lacrime. "Mi sento ringiovanito" ha detto poi seguendo per qualche istante l’ola della folla davanti a lui. "Roma e il mondo non vi dimenticheranno" ha concluso. E ancora: "Prima di sciogliere questa grande e bella assemblea desidero annunciare che il prossimo incontro mondiale dei giovani sarà a Toronto, in Canada, nell'estate del 2002".

 


Il Giubileo dei giovani: due milioni in marcia

Due milioni di giovani: così dicevano le previsioni e così è stato. Due milioni di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo hanno partecipato alla Quindicesima giornata mondiale della gioventù (Gmg), inserita nell'ambito delle manifestazioni ufficiali del Giubileo 2000. La Capitale è stata invasa da un allegro e colorato "esercito" di ragazzi attirati da un'esperienza di fede davvero unica: il Giubileo dei giovani, che li ha visti a tu per tu, in più occasioni, con il Santo Padre.

Per non mettere in crisi la città, e le sue strutture di accoglienza, l'organizzazione ha mobilitato tutte le sue forze: le diocesi di tutta Italia, ma anche le singole parrocchie, enti, scuole, e addirittura alcuni centri commerciali hanno messo a disposizione locali e mense. In più, soltanto a Roma, migliaia di famiglie hanno ospitato almeno trentamila di questi giovani. A coordinare questo incredibile flusso sono stati mobilitati 25 mila volontari di 40 diversi Paesi, capaci di esprimersi in 32 differenti lingue. I volontari sono stati distribuiti in maniera capillare sul territorio. Porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, caselli autostradali, stazioni di autobus e qualunque strada di accesso alla Capitale sono stati riempiti dai banchetti di accoglienza - veri e propri "Infopoint" - con squadre di volontari riconoscibili da maglietta e cappellino della Giornata mondiale della gioventù.
I pellegrini hanno trovato senza difficoltà informazioni per il Giubileo ma anche tutte le indicazioni per dormire e per mangiare. Il prezzo per partecipare? Chi ha scelto tutta la settimana ha pagato 240 mila lire. Ma c'erano anche molti volontari privi di mezzi economici e per loro l'accoglienza è stata gratuita.

Paolo Salom

 

 

Tor Vergata, Roma regge all'assalto

ROMA. Ieri pomeriggio, verso le tre, nel piazzale ridotto a bivacco della stazione di Frascati, c’era un vigile urbano che piangeva. E non era una recluta, né una delle attraenti ragazze che con gli ultimi concorsi sono entrate a far parte del corpo, ma un maresciallone vecchio stile che ad un certo punto non ne ha potuto più. Il Grande Ingorgo s’era abbattuto sui Castelli e per qualche ora, prima che un altro miracolo laico risolvesse la situazione, si è temuto che il giubileo dei giovani dopo una lunga settimana di allegria potesse concludersi in tragedia. Non è andata così, per fortuna. Anzi dopo qualche ora di panico la situazione complessiva s’è alleggerita, tanto che il tratto d’autostrada chiuso al traffico per facilitare il deflusso dei pellegrini è stato riaperto con dodici ore d’anticipo rispetto al previsto.

Ma fra il mezzogiorno e le quattro di una domenica di sole rovente Roma ha vissuto una delle crisi più serie mai registrate nella sua organizzazione cittadina. E se finora il successo del giubileo era stato associato a quello dei 25 mila volontari cattolici che l’hanno reso possibile, dall’imponente esodo di ieri emerge il lavoro, davvero straordinario, di migliaia di dipendenti pubblici, ferrovieri, conducenti di autobus che hanno consentito di governare un’emergenza mai sperimentata prima. Che il deflusso di due milioni di persone dal "campus" avrebbe creato problemi s’era immaginato fin dai momenti dell’arrivo. Moltissimi gruppi si erano collocati in aree diverse da quelle assegnate, e dunque il complesso sistema di trasporto legato ad una sorta di appuntamenti a scacchiera è saltato quasi immediatamente.

I primi scaglioni hanno cominciato ad abbandonare il "campus" quando la Messa del Papa era finita da pochi minuti, ed a quel punto l’intero piano di deflusso doveva considerarsi fallito. Per più di due ore i movimenti della folla hanno paralizzato l’area: anche le "vie di fuga" prevista per le emergenze erano bloccate, le ambulanze continuavano a far ululare le sirene senza potersi muovere, i malori dovuti al caldo ed alla fatica s’infittivano di nuovo. Anche l’apparato di assistenza medica ha retto: alla fine della due giorni di Tor Vergata gli interventi sanitari sono stati oltre duemila, quasi tutti per problemi di poco conto. Ma la crisi intanto cominciava a farsi più acuta: diverse migliaia di giovani hanno deciso di dirigersi verso un luogo che non era stato previsto da alcun piano. Lo scalo ferroviario di Tor Vergata, a tre chilometri dal "campus", in territorio di Frascati. Intorno a mezzogiorno, il piazzale di una stazioncina senza treni rigurgitava di giovani accaldati, assetati, esausti.

Molti di loro avevano dormito poche ore nei sacchi a pelo, altri neanche quelle, c’era chi fino all’alba aveva cantato e ballato in attesa dell’appuntamento finale. Soprattutto la conclusione del "meeting" aveva fatto crollare la tensione degli ultimi giorni, ed ai canti cominciavano a subentrare le crisi isteriche. Alle Ferrovie dello Stato è toccato organizzare su due piedi alcuni treni straordinari ("abbiamo dovuto rispolverare anche le vecchie littorine", raccontava un tecnico) mentre il sindaco di Frascati è riuscito a mettere in servizio cinque pullman dell’azienda regionale che hanno improvvisato un "servizio navetta" con la stazione della metropolitana di Cinecittà. Nella stessa area, altre enormi resse si stavano verificando intanto alla stazioncina di Grotte Celoni. Anche l’Atac, l’azienda di trasporti urbani, ha dovuto mobilitare tutto i mezzi a disposizione, che rigurgitanti di giovani si sono diretti verso il centro.

E’ stata una gigantesca partita a scacchi, una sorta di continuo scaricabarile fra luoghi meno attrezzati e stazioni in grado di accogliere l’enorme massa di persone con minori disagi. Saltato il piano di rientro, molti sono stati quelli che hanno cercato di riguadagnare la città a piedi. Un gruppo di 150 messicani aveva addirittura imboccato in salita uno svincolo del raccordo anulare: l’hanno fermato in tempo. Al Casilino, al Prenestino c’è stata gente che ha cercato di aiutare i ragazzi spruzzando acqua dai balconi. Che la fase critica fosse stata superata si è capito quando i primi, disordinati gruppi di pellegrini sono approdati al piazzale della stazione Termini. Molti di essi a sera erano ancora là. La stazione, aveva ricordato il sindaco Rutelli, può smaltire 23 mila persone all’ora ed era essenziale impedire che l’intera massa si rovesciasse al suo interno.

Chiusi dunque i due varchi laterali, Termini è rimasta aperta solo per quei gruppi pronti a partire entro un’ora. I tabelloni elettronici non funzionavano, gli scaglioni sono stati guidati dagli annunci degli altoparlanti. A parte dunque il grande bivacco sul piazzale - scene a cui nell’ultima settimana Roma si è abituata - i problemi non sono stati enormi. A tarda sera il grande piazzate di Tor Vergata non era ancora del tutto sgombro, si prevede che molti giovani lasceranno la città solo intorno a martedì. Raggiunto il centro, molti si sono riposati mettendo i piedi a bagno nelle fontane. Ma se un altro, confortante bilancio può trarsi dalla straordinaria esperienza di quest’ultima settimana questo riguarda la tenuta del sistema-città dinanzi ad un impatto così imponente.

Certo, la scelta di far iniziare il grande raduno nei giorni in cui la capitale era deserta ha contribuito ad evitare congestioni. Soprattutto l’area dell’università di Tor Vergata s’è dimostrata preziosa per la capitale: è luogo in grado di ospitare avvenimenti straordinari e di far buon uso delle infrastrutture che simili occasioni richiedono. Per il grande "campus" adesso cominciano i giorni del "maquillage". I ragazzi del giubileo seguendo le istruzioni degli altoparlanti, avevano cercato di riunire i rifiuti in mucchietti, ma l’azienda romana per la pulizia urbana si appresta a un lavoro di ripulitura mai compiuto prima: si parla di almeno tremila tonnellate di rifiuti.

(21 agosto 2000)

 


 

La messa del Papa a Tor Vergata

"Portate fuoco nel mondo" di Marco Tosatti

ROMA. Giovanni Paolo II incassa il successo straordinario di Tor Vergata, e lancia l’appuntamento della prossima Giornata Mondiale della Gioventù: "nell’estate del 2002". Si torna così alla cadenza biennale, preferita dal Pontefice, e tralasciata in quest’occasione per far coincidere Giubileo e GMG. Karol Wojtyla è felice; stanco, naturalmente, come i due milioni e passa di eroi delle due giornate più torride dell’estate romana. Non è scritto sui testi ufficiali il suo grido del cuore, il congedo: "un saluto a voi giovani del mondo, mia gioia e mia corona"! Così il Pontefice all’Angelus, prima di tuffarsi nella sacrestia ad abbracciare Ciampi e baciare Donna Franca, che trova tempo e modo di esprimergli tutta la sua emozione, e forse anche qualche consiglio premuroso, come già aveva fatto durante la visita ufficiale in Vaticano.

Stanchissimo, davvero Giovanni Paolo II, ma fiero del successo: "Ringrazio cordialmente tutti voi che avete preso parte alla quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù - sorride sullo sterminato bivacco che comincia a lentamente a spostarsi verso il Raccordo anulare -. Tutti, tutti. Non so quanti, ma tutti". La vittoria ha mille padri, e il Pontefice è generoso di ringraziamenti: le autorità dello Stato e del Comune, il Vicariato di Roma, il Pontificio Consiglio per i Laici, la Conferenza Episcopale Italiana, le diocesi intorno a Roma. "Prima di sciogliere questa grande e bella assemblea, desidero annunciare che il prossimo Incontro Mondiale dei Giovani avrà luogo a Toronto in Canada nell'estate del 2002. Mentre fin d'ora invito i giovani del mondo ad incamminarsi verso quella meta, rivolgo uno speciale saluto alla

Delegazione canadese, che ha voluto essere presente a questa celebrazione per raccogliere la consegna del futuro impegno". Sembrava che gli avesse detto tutto nella notte di sabato, il Papa ai suoi ragazzi; e invece la catechesi è continuata, anche domenica mattina; così come l’esortazione a non transigere, sui valori. E’ una "summa" di ventidue anni di pontificato, la scommessa religiosa e "politica" rischiosa e vincente: nel 1978 al seminario di Roma c’erano quattro candidati, adesso sono 168. E gli oltre due milioni di Tor Vergata non erano lontanamente ipotizzabili, nella chiesa pre-Wojtyla. Non ha paura di portare esempi duri e spinosi.

Racconta di come la gente - nel Vangelo - rifiuti il messaggio "integrale" del Cristo: "Si ritengono persone di buon senso, con i piedi sulla terra. Per questo scuotono il capo e, brontolando, se ne vanno uno dopo l'altro. La folla iniziale si riduce progressivamente. Alla fine resta solo lo sparuto gruppetto dei discepoli più fedeli". "Forse anche voi volete andarvene?" è la domanda che "scavalca i secoli e giunge fino a noi, ci interpella personalmente e sollecita una decisione. Quale è la nostra risposta?". Il Papa ammonisce i ragazzi: "Di parole intorno a voi ne risuonano tante, ma Cristo soltanto ha parole che resistono all'usura del tempo e restano per l'eternità.

La stagione che state vivendo vi impone alcune scelte decisive: la specializzazione nello studio, l'orientamento nel lavoro, lo stesso impegno da assumere nella società e nella Chiesa. E' importante rendersi conto che, tra le tante domande affioranti al vostro spirito, quelle decisive non riguardano il "che cosa". La domanda di fondo è " chi": verso "chi" andare, "chi" seguire, "a chi" affidare la propria vita". E non esita anche a lanciare avvertimenti inusuali, sul matrimonio: "Voi pensate alla vostra scelta affettiva, e immagino che siate d'accordo: ciò che veramente conta nella vita è la persona con la quale si decide di condividerla. Attenti, però! Ogni persona umana è inevitabilmente limitata: anche nel matrimonio più riuscito, non si può non mettere in conto una certa misura di delusione".

I giovani del Duemila sono spesso "tentati dai miraggi di una vita facile e comoda, dalla droga e dall'edonismo, per trovarsi poi nelle spire della disperazione, del non senso, della violenza". La soluzione è andare in direzione "di Cristo, che è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell'impegno per una società ed un futuro degni dell'uomo". Il Papa traccia un bilancio positivo delle Giornata Mondiali precedenti: "Sono certo che anche voi, cari amici, sarete all'altezza di quanti vi hanno preceduto. Voi porterete l'annuncio di Cristo nel nuovo millennio. Tornando a casa, non disperdetevi. Confermate ed approfondite la vostra adesione alla comunità cristiana a cui appartenete". L’ultima esortazione è incendiaria: "Il Papa, parafrasando un'espressione di Santa Caterina da Siena, vi dice: "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo"!".

(21 agosto 2000)

 

Messa a Castelgandolfo per un piccolo gruppo di ragazzi
Gli altri continuano ad invadere pacificamente la città

Il Pontefice ai giovani

"Il Papa ha bisogno di voi"

E i pellegrini arrivano oltre quota 900 mila

ROMA - "Il Papa ha bisogno dei giovani", come la Chiesa ha bisogno del loro "impegno e della loro generosità". Lo ha detto Giovanni Paolo II, a un gruppo di ragazzi per i quali ha celebrato la messa, questa mattina a Castelgandolfo. Mentre in città continua la pacifica invasione dei giovani, giunti da tutto il mondo: secondo gli ultimi dati forniti dall'organizzazione, hanno raggiunto ormai quota 900 mila, e si avviano a diventare un milione.

Ma torniamo al Pontefice. "Il Papa ha bisogno di voi - ha detto Giovanni Paolo II - e all'inizio di questo nuovo millennio vi chiede di portare il Vangelo sulle strade del mondo". Poi in un altro passaggio: "Non abbiate paura di assumere le vostre responsabilità, la Chiesa ha bisogno di voi, ha bisogno del vostro impegno e della vostra generosità".

"Quanta ricchezza - ha aggiunto - nell'universalità della Chiesa, quanta diversità secondo i paesi, i riti, le spiritualità, le associazioni, movimenti e comunità, quanta bellezza, e nello stesso tempo quale comunione profonda nei valori comuni e nel comune attaccamento alla persona di Gesù".

Queste le parole del Papa, ascoltate da un piccolo gruppo di "fortunati". E gli altri, i 900 mila pellegrini sparsi per la capitale? Oggi altri 200-300 mila compiono il pellegrinaggio giubilare, varcando la Porta Santa; in tanti, come sempre, visitano musei e monumenti, invadono le strade dlla capitale. In attesa del grande evento di sabato e domenica a Tor Vergata, la veglia notturna a cui partecipa anche Giovanni Paolo II.

Quanto all'identikit dei partecipanti alle Giornate, l'emittente cattolica Sat 2000 ha compiuto una ricerca su di loro, sondando le loro opinioni sull'evento. Per uno su due, essere al Giubileo dei giovani è più piacevole di trascorrere le solite vacanze. Il 55 per cento degli intervistati - su un campione di quasi 1000 pellegrini, tra i 18 e i 30 anni - ha dichiarato di aver rinunciato a una parte della propria tradizionale villeggiatura per venire a Roma, mentre il 29 per cento ha detto di aver messo da parte alcuni risparmi, rinunciando a qualche acquisto di troppo. Pur di conquistare "un posto al sole", accanto a centinaia di migliaia di coetanei.

(17 agosto 2000)

 


Ci si interroga su come mantenere questo rapporto
e i politici pensano a come attrezzarsi per il dopo Gmg


L'invasione dei giovani

nuova sfida per la chiesa

ROMA - Il successo della Giornata mondiale della gioventù è certo: lo dicono i numeri (il più grande raduno mai visto a Roma) e lo dice la qualità dell'evento. Ora però inizia il tempo delle reazioni, della riflessione e dei consuntivi. La Chiesa è la prima a interrogarsi. Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna ha detto che il raduno a Tor Vergata dimostra che "in passato la Chiesa ha peccato contro la speranza". Il presidente della Cei e vicario del Papa, cardinal Camillo Ruini, ha "sottoscritto" la considerazione di Tonini, con una "precisazione: c'è solo una persona che non ha peccato contro la speranza, e questo è il Papa".

E molti si interrogano con apprensione sul fatto se il carisma del Papa, se il suo staordinario rapporto con le nuove generazioni, abbia contato sin troppo nella buona riuscita di questo evento. Sarebbe stato così anche con un altro pontefice? Come ha commentato l'arcivescovo di Genova Dionigi Tettamanzi, "il vero problema di questa giornata non sono i ragazzi, ma gli adulti, che devono farsi provocare da questo oceano di giovani". "Occorre - ha aggiunto - aiutare i giovani a conquistare una coerenza di fede anche nelle scelte quotidiane".

La Chiesa inoltre affronta la sfida della Gmg con problemi di forze, visto che come ha osservato monsingor Lorenzo Chiarinelli "questi giovani chiedono il Pane ma non c'è chi lo spezza". E, come dimostrano i peccati confessati dai ragazzi, fatica a conciliare la fede dei giovani con il proprio insegnamento morale. Problemi aperti, nonostante la soddisfazione dei cattolici di aver visto legittimata in mondovisione la propria scelta di vita.

Anche sul fronte laico il coro di apprezzamenti è praticamente unanime. "Tutti i romani che ho sentito ieri sera mi hanno detto: 'peccato che non ci siano più. Rimpiangono già che i ragazzi non riempiano ancora le vie del centro e della citta". Così il sindaco di Roma Francesco Rutelli, ribadendo come le previsioni dei catastrofisti erano andate a vuoto. "Questi ragazzi venuti da tutto il mondo - ha osservato - hanno uno spirito straordinarimente positivo e collaborativo e, soprattutto, un enorme spirito di apertura".

La politica deve ora fare i conti con il "dopo Gmg". Così la pensano alcuni esponenti politici che questa mattina hanno partecipato alla messa celebrata dal Papa. Da tutti parole di grande commozione e di adesione all'evento. Secondo il ministro dell' Interno, Enzo Bianco, dopo la Gmg, vanno abbandonati gli stereotipi sui giovani: "Appaiono diversi - sostiene - da quello che superficialmente si crede. Intanto sono ottimisti. Certo, qui non ci sono tutti i giovani. Qui c'è la scoperta dei giovani come risorsa". "Il mondo democratico laico e la sinistra - afferma il sottosegretario delle Comunicazioni, Vincenzo Vita - dovrebbero riflettere, prendere atto, molto seriamente, della grande capacità di mobilitazione del mondo cattolico. Dobbiamo guardare con grande interesse a questo mondo - aggiunge - perché, nel rinnovare la politica, non si può fare a meno di esso". A suo avviso, "sarebbe sbagliato rendere alternative le aspirazioni democratiche e quelle del mondo dei cristiani".

Questo evento, per il segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti, "insegna a tutti i politici e uomini di cultura che i giovani sono una riserva di speranza. Dopo questo momento, la riflessione sui giovani deve cambiare, basta allo stereotipo dei giovani vuoti".

Non c'è solo un "clima di festa" alla Gmg, per il leader dell'asinello Arturo Parisi, "c'è una grande testimonianza di vitalità della Chiesa. Eravamo assolutamente consapevoli di questo - afferma -; io stesso sto qui come credente, ma dopo questo evento la Chiesa è più visibile. Per noi però non è una sorpresa". Per il ministro dell' università Ortensio Zecchino "c'è la constatazione di una grande sete di sacro e di certezza da parte dei giovani. E' anche il segno di una gioventù che marcia verso un'elevatezza spirituale che non può essere che anche culturale. L'impegno delle istituzioni deve assecondare queste aspirazioni". E anche il ministro dei Lavori pubblici Nerio Nesi si è limitato a dire di essere "come cattolico, molto commosso".

(20 agosto 2000)


L'omelia del Papa nella messa a Tor Vergata: "Il futuro
è vostro, andate in direzione di Cristo e della giustizia"

"E' tempo di scegliere

basta parole vuote

Il Pontefice dà appuntamento ai giovani
tra due anni in Canada

di ANDREA DI NICOLA

ROMA - "Ti amiamo, ti amiamo", scandiscono in polacco i giovani alla fine dell'omelia del Papa. Un discorso diretto quello di Giovanni Paolo II che ha invitato i ragazzi "all'impegno per una società e un futuro degno dell'uomo". L'omelia del pontefice cade a metà della messa dopo che sul palco si sono visti ragazzi in rappresentanza di cinque continenti, con le palme in mano e ballerine vestite di rosa. Il Papa è lassù, sul palco imponente, i ragazzi sotto il sole, ma si vede che non ci sono distanze tra il vecchio prete polacco e questi giovani. "Carissimi", inizia Giovanni Paolo II, che centra la sua riflessione sui misteri dell'eucarestia. Sale altissimo l'applauso della folla quando ricorda che "solo Gesù è in grado di soddisfare le affermazioni più profonde, Cristo ci ama sempre".

E poi Woityla traduce nella vita quotidiana il significato dell'eucarestia. "Significa", dice il Papa, "testimoniare la propria disponibilità a sacrificarsi per gli altri. Di questa testimonianza ne ha estremo bisogno la nostra società, ne hanno bisogno più che mai i giovani, spesso tentati dai miraggi di una vita facile e comoda, dalla droga e dall'edonismo, per trovarsi poi nelle spire della disperazione, del non senso, della violenza. E' urgente cambiare strada nella direzione di Cristo e anche nella direzione della giustizia, della solidarierà, dell'impegno per una società e un futuro degno dell'uomo".



Il Papa spinge i giovani a riportare questo spirito nelle loro terre, invoca nuove vocazioni alla vita religiosa, dice mentre viene interrotto dall'appaluso dei ragazzi. E quando inizia a recitare una antica preghiera in ogni lingua, da ogni settore risponde un boato. Quando canta in polacco, immediato è il coro di "ti amo" nella lingua madre del Papa, arriva da ogni parte della spianata di Tor Vergata. E poi il grido: "Juan Pablo" accompagna la fine dell'omelia.

All'offertorio la messa si trasforma in festa di popolo. Un coro e ballerini africani cantano le canzoni delle lore terre sulla scala dell'altare, e la gente di Tor Vergata accompagna battendo le mani a ritmo. Gli idranti sparano acqua sulla folla accaldata, ma il tripudio sui ritmi africani non è fermato nemmeno dal caldo. Tutto si calma per la comunione: diecimila preti offrono l'ostia ai ragazzi raccolti in file lunghissime. E molti si inginocchiano, il silenzio è interrotto solo dalle sirene delle ambulanze che fanno spola con l'infermeria. Alla fine della messa, il Papa dà appuntamento a Toronto, in Canada, tra due anni, nell'estate del 2002.

(20 agosto 2000)

 

Il fuoco del mondo

di ALBERTO BOBBIO e ALBERTO CHIARA - foto di GIANCARLO GIULIANI
   
        

Famiglia Cristiana n.34 del 27-8-2000

Stupiti e meravigliati. Critici e aperti alla conversione del cuore. Due milioni e mezzo di giovani alla ricerca dell’essenziale hanno cambiato a Roma la storia degli uomini. Da quel giorno il loro e il nostro futuro non sarà più lo stesso. Alla radice di un evento che scuote l’umanità.

Non hanno esibito la fede. L’hanno argomentata. Hanno esplorato il nostro tempo e la Chiesa che soffia sul mondo e un po’ lo scompagina. Hanno spiegato il Giubileo. Hanno costretto chi guarda a interrogarsi. Oltre due milioni di giovani a Roma, città dove tutte le pietre evocano la memoria complessa della Storia, hanno esplorato la nostra terra nel ricordo di un Uomo che venti secoli fa «si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi», come scrive all’inizio il Vangelo di Giovanni. Lo hanno fatto con competenza e comprensione.

Altro che Woodstock cattolica. Altro che "Papa-boys". Giovanni Paolo II piace perché cammina, perché gli hanno sparato sotto casa, perché chiede molti perdoni, perché infila la mano nel Muro del Pianto a Gerusalemme, perché ammette la difficoltà di credere, perché dice che è difficile ma è possibile, perché spiega, nell’immensa e caldissima spianata di Tor Vergata «la logica della Croce e del servizio», perché li invita, con un’espressione di santa Caterina da Siena, a mettere «fuoco in tutto il mondo», se «sarete quello che dovete essere». «Chinatevi sui mille volti dell’uomo e delle donne, scoprite in essi, nel povero e nell’ultimo, nell’affamato e nell’assetato, nell’infimo e nel carcerato, in chi è senza speranza e cerca un senso alla vita, in chi sta nelle tenebre dell’errore e aspira alla verità, in chi è sommerso dal peccato e ha bisogno della vera libertà, il volto più bello tra i figli dell’uomo». Sono le immagini della Bibbia, quelle che sfrenano il cuore dei giovani, quelle che hanno una «indiretta valenza politica», commenta Giorgio Tonini, vent’anni fa presidente della Fuci, gli universitari cattolici italiani, e oggi membro della Segreteria dei Democratici di sinistra. Per una settimana si è discusso sui "raduni alla Woodstock". Giorgio La Malfa ha lanciato strali contro il Giubileo dei giovani: «Non mi sembra una manifestazione religiosa. Mi fa pensare a raduni come Woodstock». Già, Woodstock. Vale la pena di spiegare. Era il 1969 e nei prati della cittadina americana si ritrovò un popolo variopinto, sesso e musica, spinelli e pasticche. Tre giorni di follia e poi il fallimento delle speranze col fiato corto, degli ideali spariti. Erano chierichetti dello sballo, presuntuosi e infelici.

Il popolo di Roma è diverso. E anche Rossana Rossanda, guru della sinistra movimentista, quella che da sempre lotta con le gabbie ideologiche, ha riconosciuto sul Manifesto che questi giovani «non sono una tribù devota e ammaestrata». Anche loro si battono sulle frontiere della perplessità del credere, anche loro non sono forti, sicuri, potenti nella fede. Si riconoscono nella Chiesa che lotta per la fede, spiegano che non c’è da una parte la Chiesa e dall’altra la normalità. Rifuggono i feticci, anche quello della Porta santa. E quando gli uomini del Papa, contro ogni devozionalismo, hanno deciso di aprire altre "Porte sante", perché il flusso di giovani verso San Pietro era immenso e una sola "Porta", attraverso cui passare, rischiava di schiantarli nel caldo della piazza, non hanno cercato il simbolo a tutti i costi. Anzi hanno capito, esempio per i cattolici di tutto il mondo, che la "Porta santa" non è simulacro magico, luogo fisico dispensatore di grazie e perdono. La conversione è affare del cuore, il Giubileo è cammino di testimonianza e non pellegrinaggio tradizionale verso un luogo fisico, dove mostrare la fede.

Così molti si sono stupiti e meravigliati di questi giovani che pregano e denunciano i mali del mondo. C’erano 546 vescovi di tutto il mondo a Roma per la Giornata mondiale della gioventù. Come se fosse un Concilio, perché mai tanti se n’erano visti tutti insieme dal Vaticano II. Hanno predicato e ascoltato. Uno di loro, di lingua inglese, ha chiesto aiuto ai giovani volontari del Circo Massimo per confessarsi anche lui, segno che non c’è una Chiesa del potere che gestisce la Parola di Dio e una Chiesa che ascolta.

La folla dei giovani in attesa dell'arrivo del Pontefice a Tor Vergata.
La folla dei giovani in attesa dell'arrivo del Pontefice a Tor Vergata.

È stata una settimana di «esercizi spirituali», come ha detto il Papa il 15 agosto aprendo la XV Giornata mondiale della gioventù. È stata l’archetipo del pellegrinaggio antico, tanta strada a piedi, tanta fatica per ascoltare le predicazioni, tanta passione per rastrellare la storia. Dice monsignor Cesare Nosiglia, capo del Comitato che ha preparato il Giubileo dei giovani: «La memoria della fede ha le radici nella storia dei popoli, che è una storia di santità». Ecco perché il Papa alla fine della veglia a Tor Vergata ha consegnato il Vangelo a cinque giovani in rappresentanza dei cinque continenti.

Ecco perché ognuno dei 2 milioni e mezzo, stipati nel grande prato del campus universitario, ha dato il Vangelo che aveva in mano al vicino e poi al vicino, in modo che esso corra libero, senza vincoli, senza meta per le strade del mondo e in qualche modo le liberi. È uno dei tanti simboli utilizzati per raccontare come si fa a restituire la fede avuta e per ricordare il mandato di Gesù agli Apostoli. È la risposta consapevole e «libera», aveva spiegato il Papa poco prima in un impegnativo discorso, dell’«uomo ragionevole alla Parola di Dio». Ecco perché Karol Wojtyla li ha definiti «sentinelle del mattino, che non si rassegnano a difendere la vita e la pace: «Ognuno può vagliare le proprie difficoltà a credere e sperimentare anche la tentazione dell’incredulità. Al tempo stesso però può anche sperimentare una graduale maturazione nella consapevolezzza e nella convinzione della propria adesione alla fede».

Silenzio, canti e preghiere

I giovani hanno cercato l’essenziale. Per giorni il pellegrinaggio verso San Pietro si è snodato per le vie di Roma: silenzio e preghiera, lectio divina e rosario. La preghiera più significativa l’ha composta il cardinale Ruini e l’ha letta alla conclusione della Via Crucis: «Contro tutti i dubbi, le perplessità, le esitazioni che tormentano il nostro animo e che rendono incerto il nostro cammino, rendici capaci, Signore Gesù, di vedere e di ammirare l’inesauribile fecondità della tua croce, i fiori e i frutti di santità, di amore, di libertà, di giustizia e di pace che sono germogliati e maturati attraverso questi duemila anni di cristianesimo». La storia è sempre tornata con prepotenza dentro tutte le giornate del pellegrinaggio dei giovani a Roma. A piazza di Siena gli scout dell’Agesci hanno scosso tante persone rappresentando in nero i bancari-usurai del mondo che strangolano i poveri con l’arma diabolica del debito estero. Nelle carceri di Roma sono andati a predicare vescovi e giovani per dire che nel cuore di Dio non c’è alcun muro e «l’impegno a stare con chi ha sbagliato va mantenuto», ha detto a Regina Coeli monsignor Antonio Riboldi. Per tutta la settimana 166 vescovi hanno predicato in 36 lingue. Il cardinale di Genova Tettamanzi sull’uso della libertà: «Deve avvenire nel silenzio della coscienza e cedere il passo alla Parola di Dio». Il cardinale di Firenze Silvano Piovanelli: «Non accorgersi di essere amati da Cristo è l’errore più grande».

A Roma non è nato un movimento, nessuno ha riscoperto l’identità cattolica smarrita. Oltre due milioni di giovani hanno ribadito solo la passione per la storia. Oronza Renna, a nome di tutti, lo ha spiegato a Carlo Azeglio Ciampi, che in quel momento rappresentava tutti i potenti del mondo: «Il Vangelo per noi è coscienza critica e responsabilità verso i grandi bisogni del mondo attuale. Noi crediamo alla pace, noi vogliamo la pace, non come uno slogan da gridare, ma come un’opera da fare». Sta in queste parole la differenza con Woodstock.

Alberto Bobbio

I volti di una Giornata che rimarrà memorabile

Così tanti, così unici

di ALBERTO CHIARA
    
   

Famiglia Cristiana n.34 del 27-8-2000

Una folla oceanica, ma anche un mosaico complesso di identità personali, unite dalla fede.

È un puntino in un mare di folla. Veste, con la divisa d’ordinanza, anche tanta composta commozione. Accanto, dietro, davanti (e sopra, giacché il palco delle autorità e le postazioni sopraelevate per fotoreporter e operatori finiscono per ospitare anche qualche stremato pellegrino) da ore pregano, cantano e sudano oltre due milioni di persone. Ma Linda Notarnicola, 20 anni, pugliese, scout del gruppo Noci I, non ha dubbi: «Io sono unica di fronte a Dio. Per Lui sono importante, sai. Da parte mia, cerco di essere utile. Alla Chiesa e alla società in cui vivo». Sabato 19 agosto, Tor Vergata, ore 22 e 30. La grande veglia volge al termine. Giovanni Paolo II sprona i giovani a essere missionari. Tutti sono invitati a prendere dalla propria sacca la versione interconfessionale del Vangelo di Marco, stampata in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, polacco). «Su di essa scriviamo la nostra dedica, un augurio, e doniamola al nostro vicino», dice al microfono Ada, padre africano e mamma veneta. Linda butta giù un pensiero con mano sicura: «Sulla strada, quando cammino, non sono più sola ormai. Sento costante il Suo sguardo sui miei passi e questo mi dà sicurezza per pensare in libertà, per osare la diversità, la giustizia, il perdono». Poi si gira e consegna il Vangelo a un’amica, Gaetana.

Ecco: quel puntino, anonimo, se considerato nella folla che ha gonfiato per due giorni la periferia Sud di Roma, ma con un nome, un volto, una storia ben precisa, può essere considerato la "cifra" per tentare di capire il "popolo" della quindicesima Giornata mondiale della gioventù. Che ha avuto, sì, un’identità collettiva, ma che è stato soprattutto un complesso mosaico di identità personali, di diversi modi di vivere il Vangelo e i nostri giorni.

Perché sei qui? «Per testimoniare la mia fede, e poi, certo, perché è bello stare con tanti miei coetanei diversi per lingua, cultura, mentalità», replica all’imbocco di piazza San Pietro Frank Menzel, 17 anni, che arriva da una cittadina tedesca non lontana da Dresda. «Roma è la "città" dei cattolici. E io sono cattolico. Ho scoperto le mie radici spirituali», afferma Raafat Roushdy, 28 anni, egiziano di Luxor, accovacciato per terra al fondo della chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, uno dei luoghi che ha accolto le catechesi in arabo. Più o meno allo stesso modo risponde Khalil I Ghaoui, 39 anni, architetto libanese da undici anni nel Dubai, così come – lo sguardo terso di chi si è appena confessato – allo stesso modo rispondono Chiara ed Eleonora, della provincia di Oristano. Chen Zoè, 25 anni, originaria di Taiwan (dove ha conosciuto e cominciato a frequentare la Comunità dell’Emmanuel), ora in Belgio, dove sta completando i suoi studi universitari, deve quasi urlare per farsi sentire all’interno dello stadio Flaminio, scelto da Rinnovamento nello spirito e dalle nuove comunità francesi per organizzare un incontro di preghiera culminato in un prolungato momento di adorazione eucaristica, con il Santissimo esposto al centro del campo. Dice Zoè: «Sono venuta qui perché credo in Dio. E per farmi contagiare dalla gioia dei miei fratelli nella fede».

È dunque la fede l’identità collettiva che accomuna i giovani giunti da 160 Paesi. La fede, più che il Papa. «Siamo qui per incontrare Gesù, di cui Giovanni Paolo II è un vicario convinto e convincente», dice Dede Lambe, 23 anni, canadese, che studia Teologia ad Ottawa, in Canada. Fede che scaturisce da vicende originali, diverse, e che in maniera originale e diversa ciascuno vive nella propria terra. Fede spesso povera, certo non esente da mancanze, non priva di momenti di oscurità. Ma fede.

Massimo e Claudia sono due fidanzati torinesi di circa trent’anni. Il primo dice che era lontano anni luce dall’esperienza cristiana fin quando un giorno, immerso in esperienze magico-esoteriche («al limite del satanismo», assicura), capì che a ben altra sorgente doveva far capo per spegnere la sua sete d’assoluto. Scott Miller, animatore di un gruppo di cattolici giunto dal Montana (negli Stati Uniti), cerca di spiegare con parole e gesti l’emozionante curiosità con cui lui e i suoi amici hanno interrogato gli indonesiani, della cui insaguinata nazione sapevano poco o nulla. Jehae Kim, 18 anni, cittadino della metropoli americana di Atlanta, confida al Circo Massimo, a ridosso della lunga teoria di gazebo sotto i quali, per tre giorni, duemila sacerdoti hanno confessato i giovani: «Credo. Talvolta cado, poi mi rialzo. So di essere amata nonostante i dubbi che talvolta mi lacerano e i peccati che purtroppo anche io commetto».

Quattro pellegrini brasiliani ospiti di una famiglia romana.
 
Quattro pellegrini brasiliani ospiti di una famiglia romana.

Il "popolo" della Gmg è stato specchio fedele della Chiesa universale che c’è e di quella che si appresta a essere. Un delegato della Svizzera tedesca, nelle sessioni riservate del Forum dei giovani ha sollevato il problema del celibato dei preti, del sacerdozio alle donne e delle chiusure nei confronti dei divorziati risposati. Gli scout dell’Agesci hanno sottolineato l’impegno sociale che deve necessariamente scaturire da un autentico incontro con il Signore. L’hanno fatto riflettendo a migliaia sul debito estero che soffoca l’economia dei Paesi in via di sviluppo. Alcuni di loro hanno varcato la piccola soglia del Centro Astalli gestito dal Jesuit Refugee Service, che dalle parti dell’Altare della Patria assicura – per quanto possibile – un letto, pasti caldi, assistenza sanitaria ai rifugiati e agli immigrati extracomunitari in genere. Un altro gruppo scout s’è presentato a Tor Vergata con uno striscione (fatto ritirare dalle forze dell’ordine) e con magliette (ammesse) che incoraggiavano il boicottaggio della Nestlè.

Un "popolo" variegato. Nella provenienza e nella preparazione. La Francia, ad esempio, s’è presentata in massa: 70 mila giovani, forse più, e circa 60 vescovi. «Il grande raduno che nel ’97, a Parigi, ha fatto corona alla dodicesima Giornata mondiale della gioventù è servito a far capire ai giovani francesi che esiste un Dio, da qualche parte; Giovanni Paolo II ha rappresentato il padre che molti di loro non hanno avuto o che, se presente, su molti di loro non ha lasciato traccia», sostiene una fonte poco istituzionale e non sospetta come padre Guy Gilbert, anch’egli presente a Roma con il suo pesante giubbotto nero carico di distintivi e patacche, che da decenni si spende in nome di Cristo sulla strada, in mezzo a barboni e ragazzi alla deriva. «Lo ammetto. Sono arrivata qui senza sapere bene cos’è il Giubileo e senza sapere cosa avrei trovato», abbassa gli occhi Elena, 27 anni, spagnola di Saragozza.

E adesso? Bibiano, Leonardo, Glauco e Vitor, quattro brasiliani ospitati da una famiglia della parrocchia Madonna della Perseveranza, sono volati in Terra Santa. Padre Thomas Rosica ha deciso di tornare in Canada domenica 27 agosto. Sta facendo gli esercizi spirituali. È il responsabile del Comitato che organizzerà il prossimo mega-raduno delle Gmg, a Toronto, nel luglio 2002. «Non sono uno showman, né un regista. Mi sono occupato a lungo di giovani universitari. Ho accettato l’incarico con timore. Accompagnato da 11 miei collaboratori sono in Italia dai primi di luglio per imparare come si fa a preparare un evento così impegnativo. La cui principale radice, ne sono intimamente convinto, è la preghiera».

Alberto Chiara
   

Appuntamento a Toronto, nel 2002

«Al di là dei numeri, che impressionano, e della "spettacolarità" degli eventi, peraltro curati nei dettagli proprio perché dovevano trasmettere a tutti la profondità del messaggio evangelico con linguaggi attuali, comprensibili dalle nuove generazioni, la Giornata mondiale della gioventù è stata un successo per la serietà con cui l’ha vissuta la stragrande maggioranza dei partecipanti, seguendo le catechesi, affollando il Circo Massimo per confessarsi, affrontando in preghiera lunghe code per entrare in San Pietro attraverso la Porta santa».

Monsignor Renato Boccardo è il responsabile della sezione giovani del Pontificio Consiglio per i laici, l’organismo vaticano che ha organizzato la Gmg insieme alla Conferenza episcopale italiana. Può finalmente tirare il fiato e tentare un primo bilancio dell’evento.

«Penso che la principale tentazione da fuggire sia, ora, quella del trionfalismo», afferma. «Come Chiesa, dobbiamo farci carico sia di chi a Roma è venuto, il cui entusiasmo va purificato e fatto maturare affinché dia costanti frutti di conversione, sia di chi a Roma non è venuto perché lontano dalla fede. La Gaudium et spes mantiene intatta la sua validità: le gioie, le speranze, le attese, le preoccupazioni, i dolori delle donne e degli uomini della Terra non sono estranei al cuore della Chiesa. Con l’autunno, in accordo con la Conferenza episcopale canadese, cominceremo a preparare l’incontro che nel luglio 2002, a Toronto, farà da corona alla sedicesima Giornata mondiale della gioventù. Ogni Gmg fa storia a sè, ha una sua propria fisionomia. "Woodstock dei cattolici"? Per me è attualissimo il commento di un giovane americano fatto a Denver, nell’agosto ’93, quando le telecamere indugiarono a lungo sul volto del Papa commosso fino alle lacrime alla vista di tanti ragazzi riuniti intorno a lui per pregare il Signore Gesù, in occasione di una precedente Gmg: "Michael Jackson non ha mai pianto per me"».

a.ch.

 

XV Giornata Mondiale della Gioventù
(15-20 AGOSTO)

NUMERI E CURIOSITÀ SULLA GMG DI TOR VERGATA

  • 40.000 persone hanno lavorato all'organizzazione della Gmg2000.
  • 500.000 giovani a Roma tra il 14 e il 15 agosto.
  • 300 ragazzi provengono da 27 paesi in guerra.
  • 700.000 giovani presenti a Roma al 18 agosto.
  • 1.200.000/1.500.000 partecipanti alla veglia del 19 e alla Messa del Papa del 20 agosto.
  • 163 paesi rappresentati.
  • 60.000 francesi, 40.000 polacchi, 30.000 spagnoli, 20.000 statunitensi, 5.000 cileni, 4.000 cechi, 4.000 argentini, 2.000 filippini, 1.500 australiani.
  • 200.000 giovani ospitati gratuitamente dalle diocesi italiane dal 10 al 14 agosto.
  • 780 "Gazebo" della Gmg (380 nelle vie e piazze di Roma, 400 a Tor Vergata): sono bar-ristoro e punti di vendita dei gadget e vengono gestiti da 2.200 scout d'Europa, 300 membri della Comunita' di Sant'Ilario e 300 giovani di Rinnovamento nello Spirito Santo.
  • 300 "Ristorantiinpiazza", allestiti da Sodexho Italia, con 9 differenti menu': vi lavorano 6.600 persone, di cui 5.000 volontari del Centro del Volontariato.
  • 25.000 volontari di 40 paesi, ospitati nella tendopoli di Tor Vergata (4.000), al Palacavicchi di Ciampino (5.000), in scuole, istituti, caserme.
  • 2.000 giornalisti e operatori dell'informazione accreditati.
  • Da 80.000 (2 giorni) a 240.000 lire (6 giorni) il contributo richiesto ai giovani per l'iscrizione alla Gmg.
  • 7 miliardi raccolti grazie al contributo di solidarieta' (10 dollari): hanno consentito di far giungere a Roma centinaia di ragazzi dei paesi piu' poveri.
  • 2.741 strutture di accoglienza a Roma e nelle 12 diocesi limitrofe; tra queste vi sono 1.502 scuole, 572 locali parrocchiali, 528 istituti religiosi, 51 alberghi, 47 locali pubblici, 32 seminari e collegi e 9 altre grandi strutture.
  • 15 ragazzi ospitati nella residenza estiva del Papa a Castelgandolfo e alcune decine i giovani ospiti di cardinali e vescovi, fuori e dentro il Vaticano; diverse centinaia alloggiano nelle abitazioni di famiglie romane.
  • 4 segreterie d'accoglienza di area, 41 segreterie di zona, 310 segretrie parrocchiali.
  • 160 luoghi dove si svolgono le catechesi, tenute da 323 vescovi e cardinali, in 32 lingue.
  • 5.000 disabili presenti alla Gmg.
  • 2.000 sacerdoti che dal 16 al 18 agosto al Circo Massino confessano e dicono Messa.
  • 280 "Incontragiovani".

TOR VERGATA

  • 350 ettari di superficie, 241 dei quali attrezzati.
  • 5.400.000 litri di acqua minerale disponibili.
  • 1.200 punti di erogazione d'acqua potabile.
  • 32 punti di ristoro e bevande.
  • 32 punti gadget, libreria e paramedicali.
  • 12 punti medici avanzati, piu' 12 tende sanitarie per osservazione breve.
  • 36 presidi sanitari con squadre di soccorritori.
  • 5 motomediche e 2 automediche.
  • 2 punti di rianimazione mobile, piu' 1 segmento rianimatorio ospedaliero da campo con 3 posti-letto monitorizzati.
  • 30 ambulanze.
  • 197 medici, 305 infermieri, 374 componenti personale di soccorso e avvistatori sanitari, 6 operatori 118.
  • 50 container per la protezione civile, la sicurezza, i volontari.
  • 252 miliardi e 395 milioni: a tanto ammonta il totale dell'investimento condotto a Tor Vergata. Per opere infrastrutturali (svincoli, collegamenti stradali, collettori, viabilita', rotatorie, riqualificazione ambientale, inerbimento, aree di stanzionamento, parcheggi, adeguamento percorsi pedonali...) sono stati utilizzati i finanziamenti del Comune di Roma (91 miliardi e mezzo), dell'Universita' di Tor Vergata (84 miliardi e 700 milioni) e della legge 651 del '96 ( oltre 51 miliardi per la gestione e 25 per infrastrutture). La gestione ha comportato interventi per attrezzatura elettrica, telefonica, idraulica e audiovisiva, segnaletica, servizi igienici, arredi e prefabbricati, transenne, allestimento e attrezzatura dell'area.
  • 40 punti informativi.
  • 38 depositi delle ostie per la Comunione.
  • 14 maxischermi.
  • 6 elicotteri, piu' 2 elicotteri ambulanza.
  • 9 ponti radio per il potenziamento della telefonia mobile.
  • 15 punti di telefonia pubblica fissa.
  • 50 km. di transenne.
  • 12.000 servizi igienici chimici e 100 servizi igienici per disabili.
  • 2.200 raccoglitori di rifiuti.
  • 9.000 volontari impegnati nell'area.
  • 4.155 segnali, di cui 5 totem informativi, 6 portali autogonfiabili nei varchi d'accesso, 1.015 pannelli di indicazione, 642 pannelli su parcheggi e percorsi pedonali, 1.010 segnali di circolazione del traffico, 1.408 pannelli di suddivisione dei settori e 70 altri pannelli informativi
  • 2.000 metri quadrati la superficie del palco, alto da terra 8 metri e lungo 160, per costruire il quale sono stati utilizzati 680 metri cubi di legname.
  • 36 metri l'altezza della Croce.
  • 650 i posti a sedere sul palco per le celebrazioni.
  • 51 torri-faro di illuminazione, 18 cabine di trasformazione di energia elettrica, 15.000 metri di cavo elettrico a 20 mila V. e 15.000 di cavo a 380 V.
  • 1.000 bus navetta.
  • 15.000 pullman, 70 treni speciali.