Fabbrica di bombe pronta al via. Il no di Guccini.

Davide Madeddu

Contro la fabbrica sono arrivate undicimila firme, Francesco Guccini e i Nomadi in testa: inviate al presidente della Giunta regionale e a quello del Consiglio, per dire no alle bombe sotto casa. È l’ultima iniziativa portata avanti dal comitato spontaneo. Il comitato, costituito dalle associazioni di volontariato e ambientaliste, ha incontrato il mese scorso anche gli abitanti del paese, per sollevare il problema. «Non siamo contro i lavoratori e tantomeno i disoccupati - scrivono nel documento i responsabili del Comitato - però è necessario avviare un nuovo modello di sviluppo alternativo alla produzione di bombe e materiale bellico». Non solo, ma il coordinamento esprime preoccupazione anche sul vero tipo di prodotto che dovrebbe fabbricare la Sei a Domusnovas. Ricordando le mine antiuomo e i danni che le bombe hanno provocato in tutte le guerre, il Comitato ricorda anche che la produzione di materiale bellico da offesa è vietata dalla Costituzione. Il comitato fa notare poi un paradosso. «Questa storia avviene in concomitanza con l’approvazione definitiva da parte del Senato della legge per l’istituzione di un fondo di trenta miliardi per lo sminamento umanitario. In questo modo, in una sorta di ciclo perverso con i soldi pubblici, da una parte si finanziano azioni di bonifica, dall’altra si producono agenti di morte e devastazione ambientale che a breve richiederanno ulteriori azioni di bonifica». La protesta che riunisce tutti i volontari della Sardegna ha varcato anche il Tirreno. Nei giorni scorsi, solidarietà ai fondatori del comitato è arrivata anche dal cantautore Francesco Guccini, dall’attore e scrittore Moni Ovadia, e dai Nomadi.