carla lonzi

Carla Lonzi

"Assenza della donna dai momenti celebrativi della manifestazione creativa maschile.

Noi di Rivolta Femminile ci rifiutiamo di partecipare ai momenti celebrativi della creatività maschile perché abbiamo preso coscienza che nel mondo patriarcale, cioè nel mondo fatto dagli uomini e per gli uomini, anche la creatività, che è una pratica liberatoria, viene attuata dagli uomini e per gli uomini. Alla donna, in quanto essere umano sussidiario, viene negato ogni intervento che ne implichi il riconoscimento di soggetto: per lei non viene prevista alcuna liberazione.

La creatività maschile ha come interlocutore un’altra creatività maschile, ma come cliente e spettatrice di questa operazione mantiene la donna il cui stato esclude la competitività. La donna è condizionata in una categoria che garantisce a priori al protagonista della creatività l’apprezzamento dei suoi valori. Mentre si riconosce alla creatività una funzione liberatoria, si istituzionalizza l’arte e con essa una controparte neutrale che assiste ai gesti degli altri. L’attività dell’uomo, anche nell’arte, si articola nella competizione con un partner che è ancora un uomo, e nella contemplazione che chiede alla donna.

Questo è il carattere della creatività patriarcale la quale è stimolata dall’aggressività col rivale e dall’accoglimento disarmato della donna. L’uomo, l’artista stesso, si sente abbandonato dalla donna nel momento in cui essa abbandona il ruolo l’archetipo di spettatrice: la solidarietà fra loro poggiava sulla convinzione che, come spettatrice gratificata della creatività, la donna avesse raggiunto il traguardo delle reincarnazioni concesse alla sua specie.

La donna scopre invece che il mondo patriarcale ha bisogno assoluto di lei come elemento su cui si riposa anche lo sforzo liberatorio dell’uomo, e che la liberazione femminile può realizzarsi solo indipendentemente dalle previsioni patriarcali e dalla dinamica liberatoria maschile. L’artista si aspetta dalla donna la mitizzazione del suo gesto ed essa, finchè non inizia un suo processo di liberazione, risponde esattamente a questa necessità della civiltà maschile. L’opera d’arte non vuole perdere la sicurezza di un mito che si adagia nel nostro ruolo esclusivamente ricettivo.

Prendendo coscienza della sua condizione in rapporto alla creatività maschile, la donna si scopre con due possibilità: una, quella usata fino ad ora, di raggiungere la parità sul piano creativo definito storicamente dal maschio, per lei alienante e riconosciutole dall’uomo con indulgenza; l’altra, quella che il movimento femminista sta cercando, della liberazione autonoma della donna che recupera una sua creatività alimentata nella repressione imposta dai modelli del sesso dominante.

Partecipare alla celebrazione della creatività dell’uomo significa cedere all’addescamento storico della nostra colonizzazione nel suo episodio culminante secondo la strategia del mondo patriarcale. Privo della donna il culto della supremazia maschile diventa uno scontro caratteriale fra uomini.

Assentandoci dai momenti celebrativi della manifestazione creativa maschile noi non diamo un giudizio ideologico sulla creatività né la contestiamo, ma rifiutandoci di accoglierla, mettiamo in crisi il concetto che il beneficio dell’arte sia una grazia somministrabile. Non credere più a una liberazione di riflesso fa uscire la creatività dai rapporti patriarcali.

Con la sua assenza la donna compie un gesto di presa di coscienza, liberatorio, dunque creativo.

Milano, marzo 1971 RIVOLTA FEMMINILE"

 

Sputiamo su Heghel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti, Rivolta Femminile, Milano, 1974

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