IV CONGRESSO INTERNAZIONALE di
MARIA AUSILIATRICE
TORINO-VALDOCCO / 1-4 Agosto 2003

CENTENARIO DELL'INCORONAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE (1903-2003)
E XXV DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II (1978-2003)
FRA MEMORIA E PROFEZIA

SOMMARIO
1. STORIA DI UNA CELEBRAZIONE. 2
2. L'EVENTO DEL 1903. 3
3. UN SECOLO DAVANTI A MARIA 4
3.1. Il secolo dopo Fatima 4
3.2. Un secolo di crescita mariana 5
3.3. La Madre della santità salesiana 5
4. UN EVENTO DA ATTUALIZZARE 6
4.1. La Madonna di Don Bosco: un dono per la Chiesa e per il mondo 6
4.2. Il nuovo Ordo Coronandi: una sorgente di spiritualità mariana 6
4.2.1. L'Ordo Coronandi di Giovanni Paolo II. 7
4.2.2. Incoronata, perché Regina 7
4.2.3. Una regalità di servizio e di solidarietà con i poveri 7
4.2.4. Camminare con Maria, fra Liturgia ed Escatologia 8
5. UN NUOVO MILLENNIO CHE GUARDI A MARIA 9
5.1. IncoroniamoMaria nostra Regina, e Stella del nostro Risorgere 9
5.2. Intraprendiamo un cammino di totalità, che genera Bellezza vera. 10
5.3. Profilo di uomini e donne plasmati da Maria per il terzo millennio 11
5.3.1. Imparano Cristo , alla scuola di Maria 11
5.3.2. Respirano mondialità missionaria 12
5.3.3. Annunciano la famiglia, che Dio vuole 12
5.3.4. Pensano la Pace, più come impegno che come utopia 12
5.3.5. Vivono un entusiasmo, che sboccia in fedeltà 13
5.3.6. Promuovono solidarietà 13
6. CONCLUSIONE 13

Scopo della presente relazione è quello di evocare brevemente gli elementi salienti dell'evento d'un secolo fa, mettendo a fuoco la profezia, che esso vuol far giungere a noi, donne ed uomini d'inizio terzo millennio.
Lo sguardo all'indietro può avere un unico significato: quello di fornire prospettive e riferimenti per guardare in avanti.

1. STORIA DI UNA CELEBRAZIONE.

A partire almeno dal concilio di Efeso, si è fatta strada nella Chiesa la prassi dell'incoronazione di Maria. Agli inizi, con chiara prospettiva teologica, era il Figlio, che incoronava la Madre, come ci ricorda lo splendido semicatino absidale di Jacopo Torriti, in S. Maria Maggiore di Roma, risalente alla fine del XIII secolo. L'eco di questa prassi è stato poi recepito nel rito antico e recente, che vuole venga prima incoronato il Figlio e poi la Madre, in tutte le effigi, in cui la Madre tiene in braccio il bambino . Venne poi affermandosi lentamente la prassi di incoronare la Vergine Madre, nelle effigi più antiche e venerate dal popolo.
L'attuale rito viene fatto risalire alla fine del secolo XVI. Ivi si colloca la figura del cappuccino Ven. fra Girolamo Paulucci de Calboli da Forlì (1552, Forlì - 1620, Parma), che fu definito, oltre ad "Apostolo della Madonna", anche "Primo inventore nell'incoronare solennemente le immagini della Madonna" Si trattava di una celebrazione eminentemente popolare, nata in clima postridentino, e collegata con la predicazione dei cappuccini fra le masse, di cui fu insigne rappresentante S. Lorenzo da Brindisi (+ 1619). Essa rappresentava quasi il suggello dell'itinerario di predicazione e non era priva di significato penitenziale, dato che l'oro, l'argento, le pietre preziose della corona erano spesso frutto di una spoliazione penitenziale delle "vanità", di cui si adornavano i fedeli.
L'azione mariana di fra Girolamo venne raccolta e prolungata dai Cappuccini "che fondarono la Pia Opera dell'Incoronazione". Questa animazione portò , ad esempio, all'incoronazione della Madonna di Oropa, nell'agosto del 1620. Un fedele seguace di fra Girolamo, Alessandro Sforza Pallavicino, conte di Borgonovo (Piacenza), dispose per testamento un lascito al Capitolo di S. Pietro in Vaticano, perché si prendesse cura di incoronare le più celebri immagini della Vergine. Ebbe così inizio la serie delle incoronazioni fatte dal Capitolo Vaticano, che prosegue fino ad oggi. La prima ad essere incoronata fu la "Madonna della Febbre", nella sagrestia della Basilica Vaticana (1631). L'intervento del conte Pallavicino fece sì che l'intero ambito delle incoronazioni passasse dentro la sfera di vigilanza e di azione del Romano Pontefice. A tale scopo, il Capitolo Vaticano non tardò a mettere a punto un proprio Ordo, che, alla fine del XIX° secolo, servì di base per quello del Pontificale Romano del 1897 . Di solito, l'Incoronazione avviene una sola volta, ma non sono mancati casi di una o più repliche. Maria Salus Populi Romani, in S. Maria Maggiore, ad esempio, fu incoronata tre volte: da Clemente VIII, da Gregorio XVI, da Pio XII.
In questo contesto e clima liturgico-mariano si è inserita anche l'Incoronazione di Maria Ausiliatrice del 1903.

2. L'EVENTO DEL 1903.

La vigilia dell'Epifania del 1903, il Beato Michele Rua, primo successore di Don Bosco, si presentava a Leone XIII, accompagnato da cinque confratelli e sei giovani (due studenti e due artigiani da Valdocco, cui si aggiunsero due giovani, in rappresentanza dell'oratorio e della scuola dell'Istituto S. Cuore di Roma, al Castro Pretorio). Lo scopo della visita era di presentare al Papa, a nome delle "Famiglie di don Bosco", le felicitazioni per il Giubileo Pontificale, due album augurali con 70.000 firme di allievi/e di SDB ed FMA, un'offerta di solidarietà di 12.400 lire.
In quell'occasione, don Rua - che aveva raccolto il suggerimento di un gruppo di confratelli, capeggiati da don Secondo Marchisio - presentò al Papa anche la richiesta di procedere alla Pontificia Incoronazione dell'effigie dell'Ausiliatrice e la domanda di dispensa dal "secolo di antichità" (dell'effigie), che era richiesto dalla prassi per l'incoronazione. L'evento - aggiungeva don Rua - sarebbe stato preceduto dal III Congresso Internazionale Salesiano .
Il Papa si mostrò felice e non ebbe difficoltà ad assecondare ogni richiesta.
Il 17 febbraio arrivava a Valdocco il Breve Pontificio (datato 13 febbraio) per l'Incoronazione di Maria Ausiliatrice. Dopo aver menzionato l'Arciconfraternita dei Devoti di Maria Ausiliatrice, il Breve sottolineava, tra l'altro, che "il culto di detta sacra Immagine della Madre di Dio passò i confini dell'Italia e dell'Europa, ed è oggi, per singolare disposizione divina, mirabilmente diffuso in quasi tutte le nazioni del mondo cristiano".
Don Rua non poteva trattenere la sua gioia profonda. Scrivendo ai Cooperatori salesiani, dopo aver ricordato "l'annunzio più doloroso" dato 15 anni prima per la morte di Don Bosco, si mostrava felice di poter comunicare "la notizia più bella e consolante che vi abbia mai dato o possa darvi, dovessi pure rimanere lunghi anni sulla terra". Dopo l'annuncio della vicina Incoronazione, concludeva: "Per noi Maria SS. Ausiliatrice è tutto!"
Ognuno fece del suo meglio per mobilitarsi in onore della Madonna di Don Bosco. Fra i collaboratori di don Secondo Marchisio per la parte musicale, c'è anche il chierico Vincenzo Cimatti, oggi venerabile, che lavora per fornire alle feste un robusto organico di tenori e di bassi, da lui preparati nella casa di Valsalice. In una lettera del 22 marzo 1903, egli dà espressione al suo entusiasmo mariano e scrive: "A Torino fervet opus per le feste della nostra mamma e pel congresso. E, come diceva don Marchisio, è incredibile lo slancio con cui questi signori del comitato lavorano affinché tutto riesca bene. La Madonna poi comincia a farne delle grosse". E, dopo aver accennato a singolari grazie con cui Maria Ausiliatrice accompagna i preparativi ed incoraggia la beneficenza, egli conclude:" Basta! Maria vuole che le facciamo una bella festa. Avanti, e fuoco a gran carica" .
Il numero di maggio del Bollettino Salesiano preparava i due eventi con un editoriale del senatore F. Crispolti, che evidenziava la mondialità e l'audacia della missione di Don Bosco. "Egli si investì - scrive il Crispolti - dell'antico spirito cristiano ed italiano pel quale estendere la carità è un modo di farla più intensa. La funzione crea l'organo, dice una teoria naturalista in molti punti temeraria; similmente egli con un apparente paradosso, a cui l'intervento della Provvidenza toglieva la temerità, parve dire: 'Se i mezzi a fare un po' di bene scarseggiano, mettetevi a fare molto e li avrete moltiplicati: l'abbondanza della messe aspettante produrrà essa stessa i mietitori'. E fu così".
Da tutto il mondo, i cooperatori erano invitati al terzo Congresso Salesiano (dopo quello di Bologna e di Buenos Aires) e venivano a Torino. "I congressisti non vengono dunque soltanto a rivedere la culla - notava ancora il senatore - vengono a rivedere la Madre".
In preparazione al medesimo Congresso, P. Semeria aveva trattato di don Bosco, il quale "fide vixit" , circondato dall'amore di Dio e degli uomini, perché uomo di gran fede e di gran cuore
Dal 14 al 16 maggio, sotto la guida sapiente di don Stefano Trione, ebbe luogo il III° Congresso Salesiano. Fra gli interventi più interessanti del Congresso ci fu quello di don Albera che presentò una sintesi dei lunghi viaggi compiuti, specialmente in America Latina, come visitatore straordinario. Egli, che fu uno dei primi a sperimentare la mondialità della congregazione, ammette "si dilatarono oltre misura i miei orizzonti, gigantesca si fece nella mia mente la figura di don Bosco, immensamente più maestoso mi apparve quell'albero, che fino oltre i mari aveva dispiegati i suoi benefici rami…".
Con la partecipazione dei Cardinali di Torino (Richelmy), Milano (Ferrari), Bologna (Svampa) e di 29 vescovi guidati da mons. Cagliero, la celebrazione ebbe luogo, con grandissima solennità, il 17 maggio, per mano del Card. Richelmy. All'ultimo momento si scusò con telegramma di non poter partecipare il Card. Sarto di Venezia, che di lì a poco sarebbe diventato Papa Pio X. Il Card. Legato Richelmy, Arcivescovo di Torino, guardando alla Famiglia Salesiana sparsa in ogni parte del mondo, espresse la speranza che essa "sia per dilatarsi ed estendersi per tutta la terra. Queste speranze si compiranno perchè tutto si ottiene dalla protezione di Maria Ausiliatrice".
Grande protagonista dei preparativi e della festa furono il Beato M. Rua, che, in qualche momento non poté resistere alla commozione travolgente. Intorno a lui il popolo di Torino partecipò in massa alla celebrazione (si parlò allora di 100.000 persone, raccolte dentro e fuori della Basilica).
Specialissima cura, anche in quell'occasione, fu dedicata alla musica. Il Maestro Dogliani dirigeva un coro di 250 voci, che eseguiva la Missa Papae Marcelli di Pierluigi da Palestrina. Ma furono 1000 i cantori, divisi in tre cori, che cantarono l'antifona solenne dell'Incoronazione, composta dal M.o Dogliani: "Corona aurea super caput eius". Il M.o Pietro Rota, "valente musicista competentissimo in materia", tributava uno special elogio alla corale diretta dal M.o Cimatti: "Per amor di verità dobbiam tributare una ben meritata lode - egli scrive - ai bravi chierici cantori del seminario Missioni Estere di Valsalice ed al modesto e valente loro Maestro Don Cimatti, i quali in questa occasione hanno prestato valido aiuto al M.o Dogliani col loro coro di Tenori e Bassi mirabilmente disciplinato".

3. UN SECOLO DAVANTI A MARIA

3.1. Il secolo dopo Fatima

Oggi che "il segreto di Fatima" non è più segreto; e si chiude definitivamente un secolo pieno di grazia (Concilio Vaticano II, caduta del muro di Berlino, Sinodi, Giubileo, nascita di un'Europa protagonista della Pace, decolonizzazione, progressi scientifici vertiginosi, ecc.), ma anche drammatico e burrascoso, ed ancor troppo pieno di sangue (due guerre mondiali e centinaia di guerre locali, gulag distribuiti a livello planetario, terrorismo locale ed internazionale, paci impossibili come in Irlanda e Medio Oriente…); oggi ci è lecito trarre alcune conclusioni.
Maria è la Regina Martyrum, così la vede don Bosco, nel sogno profetico sulla chiesa di Valdocco, destinata a sorgere sulle tombe dei martiri della Legione Tebea: Avventore, Solutore, Ottavio.
Maria è la Mater Ecclesiae et pontificis: rafforzando un abbinamento che è profondamente iscritto nel DNA cattolico e salesiano;
Maria è il segno di una presenza dello Spirito, che non abbandona il mondo alla deriva, ma lo accompagna con una pazienza operosa, verso stagioni sempre più mature, come sta a dimostrare, ad esempio, il crescente interesse per la pace, la globalizzazione della solidarietà, la lenta crescita degli organismi internazionali, ecc.
Maria Ausiliatrice si presenta a noi come "La Madonna dei tempi difficili" - per fare memoria di una bella definizione di don Egidio Viganò - "La Stella del terzo Millennio", "Santa Maria del cammino", ecc.
"Animatrice della nostra conversione", Maria ci orienta a Cristo, intercedendo per la venuta del Regno: cuore di tutti i messaggi è l'invito alla preghiera ed alla penitenza, cioè aversio a creaturis, conversio ad creatorem (Agostino). In altre parole, far risuonare dentro il circolo della storia le grandi parole di Cana "fate tutto quello che Egli vi dirà" (Gv 2,5) resta il provvidenziale compito di Maria.
Maria è il riferimento del popolo di Dio, pellegrinante verso il Cielo. Non va dimenticato che uno degli elementi fondamentali della "popolarità", che distingue la collocazione ed il ministero apostolico della Famiglia salesiana è il suo stretto legame carismatico con Maria Ausiliatrice, che ha fatto della Madonna di Don Bosco, uno dei Volti mariani più amati e diffusi nel mondo.

3.2. Un secolo di crescita mariana

Vent'anni fa, un teologo scrisse, con qualche preoccupazione, che il nostro tempo aveva messo un grande "b molle" alla dimensione mariana, facendola passare, per così dire, in tonalità minore. Non so se avesse ragione. Uno sguardo, anche sommario, al secolo passato ci farebbe comprendere, che, in fondo, al di sotto dei molti, vistosi cambiamenti, si è realizzata una crescita reale. Alcuni elementi ci vengono subito in mente, come perle, che, durante il secolo scorso sono venute ad impreziosire la Sua corona:
L'Assunta 1950: mistero dell'incoronazione
Il Concilio: Maria inserita nel cuore del Mistero di Cristo e della Chiesa
Marialis Cultus di Paolo VI
La Consacrazione del mondo a Maria.
Redemptoris Mater, e Rosarium V. M. di Giovanni Paolo II
Regina Familiae, inserita nelle Litanie Lauretane (su rischiesta "salesiana").
No, il popolo cristiano non ha abbandonato Maria. E Mariaè stata fedele al suo popolo.

3.3. La Madre della santità salesiana

Il carisma delle origini salesiane appare saldamente radicato nell'humus mariano, come abbiamo appreso fin dai primi contatti con Don Bosco. Ci basta sottolineare la lunga linea di fedeltà, che - a partire da quei giorni - è giunta fino ai giorni nostri. Ne sono prova i nostri santi.
Visitando le camerette di Don Bosco, ci imbattiamo nella lapidaria affermazione di S. Luigi Versiglia: Senza Maria Ausiliatrice noi salesiani siamo nulla. In sua compagnia, invece, siamo capaci di dare tutto, fino al martirio.
I cinque giovani di Poznan - il cui oratorio, ama dire il Rettor Maggiore, è diventato il più famoso del mondo, dopo quello di Valdocco - ci hanno insegnato ad intonare i "misteri della Luce", anche sepolti nel buio di una prigione.
Joseph Kowalski, che - per non profanare il suo Rosario - è passato dal KZ al battaglione di disciplina, diventando martire per amore di Maria ci insegna l'alta, coraggiosa dignità, che consegue colui che si mette alla Sua scuola.
Sr. Maria Romero ci ha insegnato a suonare, a quattro mani, lo spartito della vita: "Pon tu mano Madre mia, ponla antes de la mia"
Il Beato Luigi Variara - che ha posto la tromba in mano ai suoi lebbrosi, come ci ricorda il monumento dedicatogli a Viarigi, suo paese natale - ha ricevuto da Maria il dono di stare, come Giovanni, accanto a lei, ai piedi della croce.
Il Beato Artemide Zatti recuperò la salute, impegnandosi - secondo il suggerimento del dott. Garrone - a mettersi al fianco di Maria Ausiliatrice, per il sostegno dei malati: "Credetti, promisi, risanai", ebbe a scrivere il novello Beato.

4. UN EVENTO DA ATTUALIZZARE

4.1. La Madonna di Don Bosco: un dono per la Chiesa e per il mondo

Nella sua lettera ai salesiani, scritta immediatamente dopo l'evento , il Beato Michele Rua, fatto cenno alla solennità degli avvenimenti e facendo proprie le parole del Breve pontificio per il Congresso Salesiano, riferite a Maria Ausiliatrice: "particolarmente propizia alla Famiglia Salesiana [quam Sodalitio salesiano maxime adspirantem propitie novimus"], invitava a vivere santamente sotto lo sguardo di Maria "a cui andiamo debitori di tutte quel bene, che si è potuto fare".
Notava, inoltre, "che in queste nostre memorabili solennità il nome di Maria Ausiliatrice andò sempre unito con quello di don Bosco". Ed aggiungeva la sua certezza che "coll'aumentarsi fra i salesiani della devozione a Maria Ausiliatrice, verrà pur crescendo la stima e l'affetto verso Don Bosco, non meno che l'impegno di conservarne lo spirito e d'imitarne la virtù".
La mondialità salesiana era risuonata ripetutamente nel Breve di Leone XIII, nell'ampia testimonianza di don Albera, reduce da tre anni di Visita Straordinaria in America Latina, nelle vibranti parole del Senatore Filippo Crispolti, nelle parole del Legato Pontificio, Arcivescovo Richelmy.
Tutta la celebrazione era stata dominata, con straordinaria potenza, dalla forte ecclesialità, espressa dal titolo di "Ausiliatrice", dalla comunione col successore di Pietro nella celebrazione del Suo XXV, dalla partecipazione notevole di cardinali e Vescovi, dalla generosa mobilitazione delle più diverse categorie del laicato cristiano.

4.2. Il nuovo Ordo Coronandi: una sorgente di spiritualità mariana

4.2.1. L'Ordo Coronandi di Giovanni Paolo II.
Forse, non è soltanto un caso che il nuovo Ordo coronandi imaginem Beatae Mariae Virginis sia il primo pubblicato sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II. E' nota la carica mariana della spiritualità di Giovanni Paolo II, ma la felice coincidenza fra questo primo Ordo da lui approvato e la sua devozione mariana sottolinea sia la prosecuzione della instauratio liturgica, voluta dal Concilio, sia la garanzia di uno spazio per la pietas della Chiesa e del popolo di Dio, verso la Madre di Gesù.
Il Nuovo Ordo inserisce il ministero di Maria nel Mistero pasquale di Cristo. Fa perno sulla kenosis-esaltazione di Cristo, annunciata da Fil 2,6-11, e partecipata dalle Membra di Cristo, in primis da Maria.

4.2.2. Incoronata, perché Regina
Il rito dell'Incoronazione appare necessariamente collegato col titolo di Maria Regina, così solennemente proclamato dall'ultima serie di invocazioni delle Litanie Lauretane. Già in vari congressi mariani d'inizio secolo (Lione/1900, Friburgo/1902, Einsiedeln/1906) si era fatta strada la proposta di proclamare Maria Regina dell'universo. Ma il movimento in favore della regalità di Maria si intensificò dopo la proclamazione della festa di Cristo Re, da parte di Pio XI, a chiusura dell'anno santo del 1925. Nel 1954, Pio XII risponderà con l'enciclica Ad Caeli Reginam, e con la festa liturgica di Maria Regina, fissata per il giorno 31 maggio. Con la riforma del calendario romano del 1969, la festa venne portata al 22 agosto, a coronamento della solennità dell'Assunta "perché appaia più chiara la connessione fra la regalità della Madre di Dio e la sua assunzione", nello spirito di LG/59 .
Il n.5 del rito sembra annunciare che esso è strumento di una professio ecclesiale della regalità di Maria. Il rito dell'incoronazione esprime, anzitutto la maternità regale di Maria. Essa è Regina perché Madre del re (il quale, per questo, viene incoronato per primo, come fonte dell'onore tributato a Sua Madre), Madre del figlio di Davide, e, secondo il saluto di Elisabetta "la Madre del mio Signore". E' stato sottolineato come il binomio "maternum-regale" ricorra con frequenza nel testo dell' Ordo coronandi, quasi ad attenuare la secolarità del titolo, ed a rivestirlo della materna tenerezza di Maria "Ministra pietatis".
Maria è Regina, perché è stata, con fortezza, presso la croce del Re, diventando "collaboratrice nella redenzione" operata dal suo Figlio. In questo senso - in continuità con la tradizione patristica - si pone l'accento sul suo destino di Nuova Eva, pensata dal progetto di Dio accanto a Cristo, Nuovo Adamo.
Il titolo di Regina evidenzia in Maria la natura di "perfetta discepola di Cristo", espressa percorrendo tutte le fasi della sua vita, nella sequela più totale.
Infine, essa è Regina, perché "Membro sovraeminente della Chiesa", che la lega ad essa come "consummatio dell'antico Israele e inchoatio del nuovo popolo di Dio" (Gerhoch di Reichersberg +1169), tipo, figura e modello (LG) con un "singolare munus" ed una unica "pienezza di grazia". E' Regina a conferma dell'economia salvifica, che culmina nell'exaltavit humiles.
L'aspetto teologico, soteriologico, antropologico sono così congiunti insieme dal titolo di Regina e dal segno dell'incoronazione. E' appena da accennare che la solennità dell'Assunta (che va, dunque, estesa teologicamente fino alla festa della Regalità di Maria del 22 agosto) è un'autentica celebrazione della regalità, nel senso indicato.

4.2.3. Una regalità di servizio e di solidarietà con i poveri
Nell'atmosfera postconciliare, la prassi dell'Incoronazione, poneva due principali obiezioni: una linguistica (re e regine sono fuori campo in tempi di democrazia); una biblico-teologica (generato dalla possibile contrapposizione fra la "Mariologia dei privilegi" e la "Mariologia del servizio").
Si rispose alla prima sottolineando l'attrazione del termine Regina da parte del titolo di Cristo Re, che troneggia anche nella liturgia dell' Incoronazione, come Re d'amore e di servizio, che regna dalla croce. Venne, inoltre, approfondita la possibilità di una rilettura più biblica e meno secolare del termine "Regina", aiutata dal fatto che il Concilio ne aveva preservato l'uso, al n.59 della LG così pure la Liturgia delle Ore, il Messale Romano, una dichiarazione autorevole come quella di Puebla (1979), ecc. La preghiera di benedizione associa le due realtà, evidenziando che i fedeli "confessano il Re ed invocano la Regina [Regem confitentur (…) et implorant Reginam"] .
Alla seconda obiezione, il nuovo Ordo rispose mantenendo un bilanciato equilibrio fra i due valori in questione e sottolineando che si parla di una Regalità di servizio, di dono, di intercessione ( avvocata di Grazia e Regina di misericordia, [advocata gratiae et misericordiae Regina, Ministra pietatis, ecc.), che ricava la sua forza dal Mistero della Croce. Nella stessa direzione va l'inserimento nella prece litanica di invocazioni, quali "Virgo pauper et humilis, Virgo mitis et oboediens".
Esso recepisce pure, la necessità che l'incoronazione di Maria sia rispettosa del contesto in cui viene celebrata. In mezzo ai poveri, la incoronazione di Maria, deve essere rispettosa dei poveri ed inserirsi umilmente fra loro: con una corona povera - che non disdice, se così si può dire, alla vocazione e missione di Maria "povera (anawin) di JHWH", cui piace esaltare gli umili - ricercando una corona che sia "adatta per esprimere la dignità [apta ad exprimendam (…) dignitatem]", ed evitando quegli "eccessi di ricchezza e di suntuosità , che mal s'addicono alla sobrietà propria del culto cristiano" [nimia magnificentia ac sumptuositas" "quae christiani cultus sobrietatem dedeceant]" . Via dunque ogni orpello, ma via anche ogni indebita (ed offensiva) ostentazione di ricchezza, per fare spazio alla "nobilis pulchritudo", di cui in SC n.134.
Fedele a questi orientamenti, l'Ordo inquadra la celebrazione nell'orizzonte della Parola di Gesù: "Chi si umilia sarà esaltato" e del primato dell'Amore e del servizio. Esso, quindi, assieme all'onore da rendere alla Madre di Gesù, intende costituire una Buona Notizia ed una Profezia di consolazione e di incoraggiamento per tutti i "poveri di JHWH", che, lungo la storia, in compagnia di Maria, vivono la povertà e ricercano la giustizia, portando la propria croce con amore e con fede. Ove ben preparato, compreso e celebrato, il rito dell'incoronazione ha un'intima vocazione a farsi Schola di dottrina e vita evangelica . Per questo, la corona, che non viene più benedetta, viene tuttavia aspersa, quasi ad indicare la nascita di un segno nuovo, che non fa più parte della città dell'uomo, ma, ormai, della Civitas Dei.

4.2.4. Camminare con Maria, fra Liturgia ed Escatologia
Chi eredita il Regno di Dio è ammesso al convito escatologico (Lc 22,30; Mt 19,28; 20,23), che dalla SS. è considerato come intronizzazione ed incoronazione (Ap.22,5; Ef 2,6). Anche Maria, entrata gloriosamente nel Regno di Dio, ha conseguito la corona di gloria (1 Pt5,4), la corona incorruttibile (1Cor 9,25), la corona della vita (Gc 1,12; Ap 2,10). L'immagine della corona compare 18 volte nel NT e - eccettuate le 4 volte che si riferisce alla corona di spine - esprime sempre "il dono escatologico di Dio ai credenti", ben rappresentato dalla Donna dell'Apocalisse (Ap 12,1), che porta una corona di 12 stelle.
Il nuovo Ordo coronandi imaginem beatae Mariae Virginis, da una parte, richiede che sia la fede del popolo a consacrare, per così dire, le immagini e, quasi, a dare garanzia della loro capacità di ispirare il popolo di Dio; . Dall'altra, esso richiede che tali luoghi di culto siano particolarmente significativi per l'impegno liturgico e cristiano , facendo così del rito dell'Incoronazione di Maria un invito ad attingere alla pienezza liturgico-sacramentale ed al rinnovamento dell'impegno personale di vita cristiana.
A questo mira la densa conclusione della "Benedizione", non più rivolta alla corona, come nel vecchio rito, ma a Dio. Da Lui si invoca per i fedeli il dono della sequela di Gesù e di Maria, il reciproco servizio nell'amore, l'abnegazione ed il dono di sé per guadagnare le anime dei fratelli (Da mihi animas…), l'umiltà terrestre, che prepara alla gloria celeste.

5. UN NUOVO MILLENNIO CHE GUARDI A MARIA

5.1. Incoroniamo Maria nostra Regina, e Stella del nostro Risorgere

Fare memoria dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice a cent'anni di distanza significa inserirci vitalmente nell'evento, vestendoci della sua grazia e rinnovando il nostro impegno a "prendere Maria in casa" (don Egidio Viganò), come nostra Regina.
Incoronare Maria, interiormente, come nostra Regina significa vivere un radicale affidamento a Lei. Tuus totus sum ego et omnia mea tua sunt è l'invocazione di affidamento di S. Luigi Grignion de Montfort, che Giovanni Paolo II ha issato come una bandiera.
Affidarci a Maria significa imboccare la via maestra, che ci conduce a Gesù: "La formazione e l'educazione dei grandi santi, che vivranno verso la fine del mondo, sono riservate a lei".
Coronare l'immagine di Maria significa assumerla come modello ed accogliere il Suo desiderio che ci vuole incoronati da Cristo in cielo, come è chiaramente espresso nella preghiera di incoronazione .
Preghiamola con le parole che DB ha fatto campeggiare dentro la basilica: Santa Maria, soccorri i sofferenti, aiuta i paurosi, rinvigorisci i deboli, prega per il popolo, intervieni a favore del clero, intercedi per le donne pie, sentano il tuo patrocinio tutti i peccatori, che invocano il tuo santo aiuto.
E' la preghiera, che Don Bosco ha sentito intensamente, preso come egli era dalla passione della salvezza dei giovani e del popolo. Egli li vedeva esposti - spesso indifesi - a rischi molteplici, e li contemplava non con lo sguardo del pessimista, che si lascia cadere le braccia, ma con quello del profeta di speranza, che - anche quando è a corto di tutto - ancora confida nelle risorse inesauribili di Cristo e della Sua Madre. E' l'atteggiamento che contempla le cadute - possibili o reali - dei singoli e dei popoli, come lo stadio previo al risorgere, piuttosto che come l'ultimo, disperato epilogo di un vagabondare senza senso. E' lo stile dell'uomo che parla del peccato, solo per annunciarne la remissione, e del male solo per combatterlo, sapendolo già sconfitto.
Con lo stesso spirito Giovanni Paolo II commenta le parole dell'inno Alma Redemptoris Mater: "succurre cadenti surgere qui curat populo": vieni in soccorso del tuo popolo, sempre a rischio di cadere, ma sempre anelante alla risurrezione"

"Nelle parole di questa antifona liturgica è espressa anche la verità della "grande svolta", che è determinata per l'uomo dal mistero dell'incarnazione. È una svolta che appartiene a tutta la sua storia, da quell'inizio che ci è rivelato nei primi capitoli della Genesi fino al termine ultimo, nella prospettiva della fine del mondo di cui Gesù non ci ha rivelato "né il giorno né l'ora" (Mt 25,13). È una svolta incessante e continua tra il cadere e il risollevarsi, tra l'uomo del peccato e l'uomo della grazia e della giustizia. La liturgia, specie nell'Avvento, si colloca al punto nevralgico di questa svolta e ne tocca l'incessante "oggi e ora", mentre esclama: "Soccorri il tuo popolo, che cade, ma pur sempre anela a risorgere"! Queste parole si riferiscono ad ogni uomo, alle comunità, alle nazioni e ai popoli, alle generazioni e alle epoche della storia umana, alla nostra epoca, a questi anni del Millennio che volge al termine: "Soccorri, sì soccorri il tuo popolo che cade!"

In occasione del Ciquantenario dell'Incoronazione, G.B. Montini, Sostituto alla Segreteria di Stato, faceva pervenire al Rettor Maggiore Don Ziggiotti un Messaggio autografo di Pio XII. Dopo aver invitato al "rinnovamento dello spirito e del costume", per far fronte ad un mondo "impresso da tanta orma di male", Egli invocava: "Aiuti gli erranti, aiuti i condottieri e i maestri". Lo spirito di solidarietà coi piccoli, di responsabilità verso il proprio tempo, di sottomissione alla verità è il dono di Maria, che, attraverso Don Bosco, giunge fino a noi, per il servizio e la salvezza del mondo.

5.2. Intraprendiamo un cammino di totalità, che genera Bellezza vera.

Tota pulchra es Maria, canta la Liturgia della Chiesa. Il nuovo Rito dell'Incoronazione propone una nobilis pulchritudo, e di via pulchritudinis amava parlare Paolo VI , come di una promettente prospettiva evangelizzatrice.
Un grande santo Educatore, Don Bosco, ebbe fin da piccolo questo desiderio: fare incontrare i ragazzi e i giovani con la Bellezza che salva secondo un preciso comando ricevuto nel sogno dei 9 anni: "Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a istruirli sulla bruttezza del peccato e sulla bellezza della Grazia". La "Bellezza", valore eterno iscritto nel cuore di ogni creatura umana, "luogo della rivelazione di Dio stesso e luogo dello svelamento della Verità dell'uomo". Questa è la profonda esigenza di ogni cuore umano che desidera ritrovarsi nella sua verità, che è vocazione alla Bellezza: "Dio scolpiva il volto umano guardando nella sua sapienza l'umanità del Cristo, il più bello tra i figli dell'uomo". "Fate incontrare i giovani con la Bellezza che salva" questa è la forte provocazione suscitata anche dal Cardinale Martini in una sua lettera pastorale, quella dell'anno 1999-2000. (Sr.Vilma Colombo e Centro di PG/FMA)
Se analizziamo la vita dell'Oratorio di Valdocco (con le sue feste, i suoi canti, i teatri, le liturgie, la musica, le passeggiate, la gioia di vivere insieme sotto gli occhi di Don Bosco, ecc....) bisogna dire che la via pulchritudinis era in attivazione continua, fino a sbocciare in eventi grandiosi, come quelli che videro l'inaugurazione del Santuario di Maria Ausiliatrice e l'incoronazione della Sua immagine.
Se ripercorriamo la storia della nostra vocazione alla vita ed alla Famiglia salesiana, troveremo che c'è una correlazione fra la risposta vocazionale e l'intuizione di un'intima bellezza, che connota il carisma salesiano. Sua mèta e ambizione suprema è condurre al "più bello tra i figli dell'uomo", la cui fascinosa Bellezza già irraggia tutti coloro, che imboccano il cammino, che conduce a Cristo. In esso, infatti, vive un riflesso della "Donna vestita di sole e coronata di stelle" dell'Apocalisse; e della giovinezza edenica dell'umanità, che viene diffusa e donata al mondo dalla grazia della giovinezza, portate da generazioni di giovani che nascono sempre "vergini", disponibili, cioè, al Bene, ed al servizio dei grandi ideali evangelici.
"La Bellezza salverà il mondo; non una bellezza qualsiasi, ma quella dello Spirito Santo, quella della Donna avvolta nel sole". Vera e duratura Bellezza è solo quella che appare lambita dall'ala di Dio. Per questo Maria è Tota Pulchra: perchè Dio non l'ha solo sfiorata, come una carezza; Egli l'ha abitata, come un Figlio.
L'uomo e la donna nascono affamati di Bellezza, segnati così dalla premonizione del proprio destino. Ed il mondo spesso li assedia con cumuli d'inaffidabili surrogati, che prima producono sazietà e poi nausea. Questo è il dramma del nostro tempo: quello di una Bellezza, che si è andata smarrendo nel sottobosco di innumerevoli banalizzazioni, e che ha un urgente bisogno di essere redenta.
All'uomo contemporaneo la B. V. Maria offre una visione serena e una parola rassicurante: la vittoria della speranza sull'angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea".
La Tota pulchra, cioè, ci ricorda che la Bellezza vera - quella che consola il proprio cuore, ma si fa anche testimonianza per il cuore dei fratelli - non è il frutto di "mezze misure", ma di misure piene di misure alte. Don Bosco riusciva a far capire ai suoi ragazzi che, per essere "felice", il Cristianesimo deve essere pieno; per essere "bello" deve essere intero.
Il sole declina. E' tardi. E' l'ora di dire: "Tardi ti ho amato, Bellezza sempre antica e sempre nuova" E di scioglier le vele verso quella mèta, navigando sulla rotta, che la "Stella maris" suggerisce al nostro cuore.

5.3. Profilo di uomini e donne plasmati da Maria per il terzo millennio

5.3.1. Imparano Cristo , alla scuola di Maria
L'imperativo di oggi è quello di sempre: "Non anteporre nulla, ma proprio nulla, a Cristo! [Nihil omnino Christo preponere]: Dal martire Cipriano, il principio è passato al dottore Agostino ed ha informato la Regola del Fondatore S. Benedetto.
"Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le cose che Egli ha insegnato, ma di 'imparare Lui'. Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria? Se sul versante divino è lo Spirito il Maestro interiore che ci porta alla piena verità di Cristo (cfr Gv 14, 26; 15, 26; 16, 13), tra gli esseri umani, nessuno meglio di Lei conosce Cristo, nessuno come la Madre può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero.
Il primo dei 'segni' compiuto da Gesù - la trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana - ci mostra Maria appunto nella veste di maestra, mentre esorta i servi a eseguire le disposizioni di Cristo (cfr Gv 2, 5). E possiamo immaginare che tale funzione Ella abbia svolto per i discepoli dopo l'Ascensione di Gesù, quando rimase con loro ad attendere lo Spirito Santo e li confortò nella prima missione. Il passare con Maria attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla 'scuola' di Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio".

5.3.2. Respirano mondialità missionaria
Maria, nella stagione di Efeso, è "la Madonna degli inizi", che sostiene l'entusiasmo apostolico, accompagna le famiglie, guarda con predilezione i giovani.
La Missionarietà è sempre stata la spinta globalizzante della Chiesa, il segno e la fonte della sua vitalità. E così avviene anche per la Famiglia Salesiana.
Giovedì 10 aprile, in piazza S.Pietro, Giovanni Paolo II incontrava i giovani di Roma e del Lazio. Riceveva da loro tre doni . Il primo dono era "il bastone del pellegrino", per colui che ha viaggiato più di ogni altro Papa (siamo ormai al 100° viaggio [Bosnia-Croazia]...), proponendosi davvero come Pastore del mondo.

5.3.3. Annunciano la famiglia, che Dio vuole
Il secondo dono è stato "Il centro culturale giovanile Giovanni Paolo II a S.Carlo al Corso", "per ricomporre una grande frattura, che sentiamo anche noi, soprattutto oggi: quella tra Vangelo e cultura". Giovanni Paolo II e Don Bosco ci indicano congiuntamente la famiglia, come punto nevralgico per una cultura rievangelizzata. Ciò comporta:
- Che sia ri-evangelizzato il progetto di Dio sull'amore dell'uomo: l'elefantiasi di un sentimento scollegato dalla progettualità, la banalizzazione di una sessualità incapace di esprimere l'amore, la paura della fecondità conseguente all'oscuramento del senso della vita: tutto questo è indegno dell'uomo e tradisce il Progetto di Dio.
- Che sia ri-evangelizzata la famiglia, che Dio vuole, come progetto normale ed ottimale, vera culla dell'uomo nuovo: non solo del bimbo che nasce, ma anche dell'adulto, che trova se stesso solo in una relazione profonda col suo sposo/a.
- Riscoprire la coniugalità come progetto, che fonda la genitorialità. Per quanto possa sembrare paradossale, se non si vuole che i bambini siano trasformati in giocattoli, è necessario che i loro genitori, anzitutto, si scoprano, si accolgano, si rispettino ed amino come persone.

5.3.4. Pensano la Pace, più come impegno che come utopia
Il terzo dono portato al Papa dai giovani di Roma è stata una colomba da far volare, come un messaggio di Pace. Nel "Regolamento" dell'associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice, Don Bosco ricorda, fra i titoli che convengono alla Madre di Dio: "Iride di Pace" , arcobaleno di Pace.
Invochiamo la Regina Pacis, perchè i tempi che corrono sono ancora "procellosi e pieni di minacce" (Leone XIII). E perché vogliamo accelerare un cammino vero, in progresso, anche se in salita. Si aprono grandi orizzonti per nutrire la speranza:
- il decisivo confronto fra la Pace e la la guerra, che si sta giuocando sull'arduo campo delle coscienze;
- l'unificazione dell'Europa, intuita da genii della politica e della fede;
- la nostalgia crescente di organismi internazionali più rappresentativi e più efficaci;
- la globalizzazione della solidarietà, che vede in campo un numero crescente di "soldati della Pace"
All'inizio del XXV di Pontificato, Giovanni Paolo II ha consegnato al popolo cristiano la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae. Anche attraverso questo Congresso Mondiale, intendiamo unirci alla preoccupazione ed alla preghiera del Successore di Pietro. Condividendo le sofferenze di tutti coloro, che - in tante parti del mondo - sono messi a dura prova dall'immane tragedia della guerra, siamo chiamati a pregare ed operare perchè prevalgano, in tutti, pensieri ed opere di pace. Noi incoroniamo Maria nel nostro cuore, ogni volta che preghiamo ed operiamo, riconoscendo in Lei la Regina Pacis.

5.3.5. Vivono un entusiasmo, che sboccia in fedeltà
"Questo Papa ci piace, perché comprendiamo che lui, in noi, ha davvero fiducia". Fino al punto di dirci "la verità tutta intera", hanno detto i giovani di Madrid. In occasione della GMG di Roma, si era sottolineato che Giovanni Paolo II piace ai giovani, perché annuncia - più con la vita che con la parola, più con la sofferenza che con l'eloquenza - che "resistere è meglio che apparire!"
Le GMG non cessano di evocare il coraggio di GPII nel rimettere la Croce in mano ai giovani, "sentinelle del mattino", chiamati a fare i battistrada al popolo di Dio. E' un forte invito alla fortezza cristiana - alla resilienza, come ama chiamarla qualcuno - come antidoto all'AIDS dell'anima, a quella sottile tentazione borghese, che inclina al facile, distoglie dal sacrificio, rende diffidenti verso i grandi ideali e le cause rischiose, indebolendo la tenuta vocazionale del cristiano. Solo per chi sa appoggiarsi alla croce, sull'esempio di Giovanni Paolo II, sarà davvero possibile passare dall'entusiasmo alla fedeltà. Solo chi la sa accogliere, senza restare scandalizzato, può dire, con fondata speranza, di sì alla sua vocazione.
Vocazionalità è l'alternativa al "piccolo cabotaggio", che teme il mare aperto, e si abbarbica agli scogli, per il terrore del naufragio. E' questo il quarto dono, che il Papa ha fatto ai giovani ed a tutti noi, per dare piedi alla loro speranza.

5.3.6. Promuovono solidarietà
Il cuore di Maria - magari ancora turbato dall'Annunciazione - le muove immediatamente i piedi verso Elisabetta.
Prepariamoci, il prossimo 19 ottobre, a riconoscere nella beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, la memoria della Vergine Solidale, ch'è stata Maria. Lei, povera di JHWH, veglia misericordiosa sui poveri della terra, suscitando accanto a loro uomini e donne solidali, come Don Bosco, Maria Mazzarello, Madre Teresa. Come ciascuno di noi, che, al rientro da queste giornate, ritornerà alla propria vita quotidiana, con un rinnovato senso di responsabilità.

6. CONCLUSIONE

Dopo aver incoronato l'effigie della Madonna del S. Rosario di Pompei, Paolo VI invitava a cogliere quell'occasione per molteplici "restauri" mariani: a partire dal "restauro della nozione che noi abbiamo di Maria", per passare poi al "restauro del culto che a Maria tributeremo" (con speciale attenzione al S. Rosario), al "restauro del nostro proposito di cercare in Maria il modello" di ogni virtù umana e cristiana, fino al "restauro della nostra fiducia" nella materna, quotidiana presenza di Maria. Era un esplicito invito a togliere il "b molle" alla dimensione mariana, restituendole - sotto la guida del Concilio - il tono che le è proprio, che è quello maggiore.
Il RM, don Pascual Chavez, nel suo primo intervento alla festa di M.A. (24 maggio 2001) ha messo in rilievo alcuni aspetti, che richiedono una meditazione affettuosa.
Maria è l'accoglienza della nostra fragilità, la solidarietà col nostro dolore. Immacolata, è il segno della divina pedagogia; Ausiliatrice, è il nome della sua operosa presenza storica. Cana la rivela come donna dell'alleanza, evangelista di Gesù, solidale coi fratelli . Come lei, siamo invitati ad essere credenti, per risultare credibili, e diventare ausiliatori/ici dei giovani.
Il passo previo da compiere, per realizzare una tale missione, è di accogliere Cristo nella nostra vita, come l'accolse Maria. Lei ha fatto spazio nel suo grembo al Cristo incarnato, noi siamo chiamati a fare spazio nella nostra vita al Cristo Eucaristico. Così fece Don Bosco.
"Mettiamoci, miei carissimi fratelli e sorelle - Giovanni Paolo II fa eco a Leone XIII - alla scuola dei Santi, grandi interpreti della vera pietà eucaristica. In loro la teologia dell'Eucaristia acquista tutto lo splendore del vissuto, ci "contagia" e, per così dire, ci "riscalda".
Don Egidio Viganò ci parlava sempre con entusiasmo della devozione del popolo spagnolo per Maria Ausiliatrice. Essa ha radici lontane. L'Arcivescovo di Valencia Mons. Marcellino Olaechea ricordava che la Spagna "ebbe una delle prime immagini di Maria Ausiliatrice". Era una statuetta che stava sul tavolo di S. Pio V. La supplicava assiduamente mentre le galere navigavano verso Oriente e stava ancora pregando davanti ad essa quando il santo Papa ebbe la premonizione della vittoria di Lepanto (1571). Allora egli "condecorò l'immagine col titolo di Auxilium Christianorum". Ne fece omaggio a Filippo II, benemerito della vittoria di Lepanto, che "la trasferì con grande devozione e solennità all'Escoriale". Venne distrutta nel 1935 durante la guerra civile spagnola. Ma ormai la devozione era radicata dovunque, anche per la presenza dei figli di Don Bosco. "Il geniale apostolo di questa devozione S.G.Bosco - scrive ancora Olaechea - collocando al centro di tale devozione la pratica dei Sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, la convertì in uno strumento di interiorità religiosa"
C'è, dunque, una proposta tutta salesiana nel numero 7 della Lettera del Papa Ecclesia de Eucharistia, che sembra scritto apposta per riproporre quelli che furono chiamati "i tre amori bianchi" di Don Bosco.

"Quest'anno, venticinquesimo per me di Pontificato, desidero coinvolgere più pienamente l'intera Chiesa in questa riflessione eucaristica, anche per ringraziare il Signore del dono dell'Eucaristia e del Sacerdozio: "Dono e mistero".4 Se, proclamando l'Anno del Rosario, ho voluto porre questo mio venticinquesimo anno nel segno della contemplazione di Cristo alla scuola di Maria, non posso lasciar passare questo Giovedì Santo 2003 senza sostare davanti al "volto eucaristico" di Cristo, additando con nuova forza alla Chiesa la centralità dell'Eucaristia. Di essa la Chiesa vive. Di questo "pane vivo" si nutre. Come non sentire il bisogno di esortare tutti a farne sempre rinnovata esperienza?"

Forse, non c' è modo migliore per coronare questo nostro Quarto Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice, che fare insieme il proposito di far rivivere questi tre antichi amori, che rinnovano infaticabilmente la giovinezza della Chiesa e del cristiano.

                                     D. Giovanni M. Fedrigotti, SDB.
                                Roma, 24 maggio 2003 - Torino 2 agosto 2003.
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