IV CONGRESSO INTERNAZIONALE di
MARIA AUSILIATRICE
TORINO-VALDOCCO / 1-4 Agosto 2003

Vivere il Regolamento dell'ADMA

"Gesù, prendendo i bambini fra le braccia
e imponendo loro le mani li benediceva" (Mc.10,16).

Come ben sapete si è fatto un lavoro intenso di revisione del nostro Regolamento e si attende in questo momento l'approvazione da parte del Pontificio per i Laici, che ci ha assicurato che in breve tempo sarà approvato. Autualmente il regolamento in vigore porta la data del 22 agosto 1997 ed è dunque recente. La prima approvazione dell'Associazione risale a Don Bosco stesso, il 5 aprile del 1870 Pio IX ha già eretto l'Arciconfraternità.

Don Bosco ha voluto che ci sia una associazione di devoti di Maria Ausiliatrice attorno al nuovo tempio che aveva inaugurato il 9 giugno 1868, e come solitamente faceva, lui dava a questo gruppo un regolamento. La funzione del regolamento per Don Bosco era assicurare il necessario "ordine" nel gruppo e per dare un chiaro senso di appartenenza. Non era certamente per limitare iniziative, non per penalizzare o controllare, invece voleva stimolare, incoraggiare. Non c'è peccato quando un membro non segue uno o altro punto di vista del regolamento, è un orientamento per chi cerca di vivere un cammino di santità, un indicatore di strada per chi vuol fare progresso. E' una proposta, non una legge, un invito e non un obbligo.
Sarebbe interessante riflettere sulla differenza tra un obbligo e una proibizione. Quando si proibisce una cosa, si lasciano aperte tutte le altre scelte, quando invece si obbliga a fare una cosa non si lascia più spazio per nessun altra scelta. L'educatore saprà ben far buon uso di questi due concetti.

Per Don Bosco dunque "l'ordine" è essenziale, ossia una organizzazione ordinata dell'ambiente e della società. E' essenziale affinché ognuno trovi bene il suo posto e sappia come rapportarsi con gli altri.
E' importante sapere chi sono io e come sono diverso, non solo di nome o personalità ma anche di funzioni e compiti, dagli altri. E' importante sapere quale possa o deve essere il mio contributo all'insieme. Questo serve per non pretendere di dare quello che è richiesto da altri o di non intervenire in campo altrui, ma anche per non impedire ad altri di dare il loro contributo. L'ordine permette così di vivere in complementarietà e cercare insieme una situazione integrale in famiglia o in società. L'uomo contribuisce in modo diverso dalla donna in società e nella chiesa; il laico ha il suo contributo verso il sacerdote, la religiosa dal religioso ecc.

All'interno della Famiglia Salesiana ci sono diversi gruppi, ed è diverso il contributo di ogni gruppo. Questo ci permette di produrre un mosaico ricco e colorato. Un cooperatore non coincide con l'identità dell'exallievo anche se può essere exallievo, son due cose diverse anche se complementari. Un membro del'ADMA nn uguaglia il Cooperatore anche se tra noi ci sono cooperatori. L'identità diversa chiama a una missione diversa, come in situazioni sociali e culturali ci sono articolazioni diversi per la stessa missione. Pochi giorni fa ero in Thailandia e a Bangkok ho incontrato il gruppo ADMA. Quelle persone si dedicano con molto entusiasmo alla catechesi nelle parrocchie. Hanno tradotto il regolamento, usano testi diversi di Don Bosco e dei Rettori Maggiori per capire bene il senso della vita salesiana e portano lo spirito di Don Bosco a casa e in società, ma specialmente in parrocchia.

Questo fa pensare alla necessità di intervento, come gruppo mandato da Maria a portare avanti il lavoro di suo Figlio laddove la società o l'umanità ha bisogno. Questo mi conduce a un tema su cui si deve riflettere ancora. E' piuttosto una domanda che viene dalla contemplazione della visita di Maria a Elisabetta, o da Maria presente a Cana o nel Cenacolo con gli Apostoli: qual è il ruolo nella società? E' di sollievo, di annunzio, di profezia, di tutto questo insieme?

Don Bosco, se possiamo dire così, "usava" la Madonna Ausiliatrice per i suoi scopi di educare ed accompagnare i suoi ragazzi pericolanti e pericolosi. Sappiamo che non tutti i discepoli di Gesù erano uomini facili, Maria li accompagnava. Maria era presente all'ultima cena, viveva la situazione dei Giuda che era pronto a tradire Gesù, soffriva quando Pietro negava di conoscere Gesù. Mamma Margherita era presente con Don Bosco a Valdocco accogliendo i ragazzi del muretto. Quando Don Bosco pregava l'Ausiliatrice era certo che riceveva un mandato, un compito, ma non senza una benedizione particolare. La missione era come quella che Gesù dava a Giovanni proprio prima di morire, ossia prendere sua Madre in casa sua, una vedova, che aveva tragicamente perduto il suo unico Figlio.

Il nostro compito è quello di accogliere Maria in casa, integralmente, come Lei è, viveva la sua missione a fianco del Suo Figlio che interveniva nelle miserie del popolo. Maria è la madre del popolo, aiuta il popolo, assiste i discepoli disorientati dopo la morte del Figlio suo. Accogliendola in casa ci modelliamo su di Lei. Possiamo così prospettare i membri dell'ADMA come educatori e assistenti del popolo, delle persone disorientate, dei sacerdoti, degli apostoli, delle vocazioni in ricerca, in difficoltà, a ragazzi che non hanno più papà o mamma, come fece Gesù quando vide il malato che aspettava da 38 anni per essere portato vicino alla piscina ma nessuno gli dava una mano. Siamo come la samaritana che non si accontentava di stare con Gesù, di averlo per se stessa, ma voleva che tutti lo conoscessero. O come il samaritano che dimentica se stesso e il suo programma per aiutare il povero che era caduto in mani di briganti che lo lasciavano mezzo morto.

Mi rendo ben conto che sto parlando del nostro regolamento, del "come vivere il nostro regolamento". Lo scritto nel regolamento ha un senso solo se realizzato su questa base evangelica, riconoscendo che non tutto è scritto in un regolamento e che le cose non scritte possono essere più fondamentali di quelle scritte. Il mio intento è di offrirvi la chiave di lettura senza la quale un regolamento non sarà mai capito bene. Leggere lo potete fare in gruppo o individualmente quando vi sarà inviato il nuovo regolamento.

Un altro aspetto è la fede

Il motivo della nostra aggregazione all'ADMA è precisamente la nostra fede, il nostro "credere" in Cristo, figlio dell'Ausiliatrice e figlio di Dio. Quello che ci unisce è la nostra fede e il nostro affetto per Maria Ausiliatrice. Insieme diciamo "credo in un solo Dio". La parola "credo", o "credere", è un verbo, è un impegno, è qualche cosa da fare. La mia fede mi fa intervenire, prendere iniziative, stimolare, incoraggiare, aiutare, spronare, dedicarmi a una causa evangelica, alla promozione umana, all'educazione. Alcuni anni fa don Vecchi scriveva nella strenna sullo Spirito Santo che il contrario dello spirito non è la carne, ma è l'inerzia. La nostra preghiera, la nostra adesione all'associazione, la nostra Eucaristia, la nostra fedeltà al Papa e ai pastori della Chiesa si esprime con un impegno. La fede senza le parole è inutile diceva l'apostolo. L'impegno personale dei soci, richiesto nell'articolo quarto del nostro regolamento forma solo la base per la nostra vita attiva in mezzo agli uomini che hanno bisogno di quel tocco di umanità e di amore di Dio. E' esattamente la nostra preghiera che ci fa intervenire, che ci spinge a lavorare per la giustizia e per la pace, per il giusto trattamento dei nostri ragazzi, per il diritto ad una educazione buona, per una partecipazione alla vita della società per i poveri, per gli handicappati, per le vedove, per chi non ha mezzi di sussistenza. Ecco, il nostro modo di "diventare ausiliatrice". Don Bosco si faceva aiutare da Lei per poter aiutare altri. Sapete che avevano come un patto segreto tra di loro, "Io ti do una mano per guarire i malati, diceva l'Ausiliatrice, tu, costruiscimi una Basilica".

Quando preghiamo, quando recitiamo il rosario, quando commemoriamo il 24 di ogni mese, quando andiamo in pellegrinaggio, portamo con noi tutte le persone che hanno bisogno di noi perché non possiamo rimanere indifferenti di fronte a situazioni sociali, lavorative, sindacali, politiche, ecclesiali, di povertà, di sfruttamento, di violenza, di globalizzazione alle spalle dei poveri, di perdita di fede senza interrogarci sul nostro compito al riguardo. Vogliamo comportarci come Cristo, denunciando le ingiustizie e assistendo i sofferenti nella società. I giovani sbandati, pieni di paura, disorientati, senza prospettiva di futuro, sono i nostri destinatari, ricevuti da Maria Ausiliatrice come da Don Bosco li ha ricevuti nel sogno dei 9 anni. Nella misura in cui ci dedichiamo a questi disagi della società e in particolare dei giovani, il mondo riconoscerà che siamo Figli e Figlie della Madonna di Don Bosco.

Vivere il nostro regolamento ci rende proprio capaci di essere apostoli dei giovani, a intervenire con qualità nella loro situazione, ossia con qualità salesiana. Chi vive il nostro regolamento come lo intendeva Don Bosco fa coincidere la spiritualità con la vita attiva, l'empatia con la concretezza, la presenza di Dio con l'educazione. La nostra carta d'identità è il sistema preventivo di Don Bosco, con il quale apparteniamo alla Famiglia Salesiana. Questa è espressa nella Carta della Comunione della famiglia salesiana e nella Carta della Missione della famiglia salesiana. Ci fa ragionare come Don Bosco osservando la realtà che ci circonda. Come lui, trattiamo le persone e in primo luogo i giovani bisognosi, con amorevolezza, ossia accompagnandoli con affetto, offrendo lore quello di cui hanno bisogno per essere in grado di crearsi un futuro promettente. Viviamo in tal modo la nostra fede che fa vedere che è Dio che ci muove a comportarci così.

Vivere il regolamento ci qualifica per fare come Gesù che accoglie i bambini: gli mostrava loro il suo affetto abbracciandoli, li rese felici e coscienti delle loro capacità benedicendoli, li mandò con fiducia sul cammino da fare e certi di non essere mai lasciati soli mettendo la mano sul loro capo (cfr. Mc. 10,16). In tre parole l'evangelista riassume il sistema preventivo: abbraccia, benedice e mette la mano sul capo. Sarebbe una frase da mettere come sottotitolo del nostro regolamento come garante della retta interpretazione di quanto è scritto nel testo stesso.
Vogliamo capire nella giusta misura quello che siamo, chi ci muove e cosa facciamo. Il mondo presto capirà che "vi è più gioia nel dare che nel ricevere"(Atti 20,35).

Il nostro regolamento non ci permette di vivere per noi stessi, di lamentarci dei nostri tempi, di voler sempre stare al centro dell'attenzione. La nostra gioia, la nostra serenità trova la sua origine nel dono gratuito, nel dare preferenza assoluta all'altro. Fissando lo sguardo su Gesù non possiamo permettere atteggiamenti di egocentrismo. Sapendo che Maria cammina accanto a noi non possiamo essere ciechi o indifferenti verso il sofferente lungo la strada o anche in casa nostra. Non riposeremo tranquilli quando c'è da alleviare, da consolare, da ammonire, da accompagnare educando.

Più che indicazioni organizzative, che sono senz'altro necessarie nel regola mento, sono queste le cose che ci dicono che apparteniamo all'Associazione di Maria Ausiliatrice. Non è mostrando alla gente il libretto del regolamento che vengono a sapere che siamo dell'ADMA, è invece quando ci vedono vivere la nostra spiritualità e la nostra missione che ci riconosceranno.
Il nostro punto di riferimento è la Basilica di Maria Ausiliatrice. E' vero che alla sua ombra opera la Primaria che "svolge il ruolo di animazione, collegamento e informazione dell'Associazione a livello mondiale" (Reg. art. 15), ma è la Madonna di Don Bosco il punto centrale della nostra vita nel nome della quale la Primaria opera. E' Lei la nostra presidente.
La nostra "espressione di adesione durante una celebrazione in onore di Maria Ausiliatrice" (Reg. art. 10) va ben preparata ed è un momento di cristallizzazione del nostro desiderio di dedicare la vita agli altri nello spirito di Don Bosco e con la guida di Maria Ausiliatrice, ma esiste ben più di quel momento intenso, ci vuole il nostro impegno costante, vitale, esprimendo la nostra opzione per uno spirito e per una missione. "Il diploma che viene inviato come documento ufficiale della nostra appartenenza" come gruppo all'Associazione mondiale rende visibile la nostra adesione, ma la vera visibilità dovrà venire dal nostro atteggiamento spirituale di fronte a Dio e pastorale di fronte ai vicini.

Carissimi, Don Bosco ha voluto l'ADMA per stendere la mano alle famiglie, alla società e alla Chiesa, a tutti quelli che hanno bisogno di assistenza. Non abbiamo le condizioni sociali per dedicarci a tempo pieno alla missione giovanile di Don Bosco, per questo desidera che viviamo lo spirito suo nell'ambiente concreto per l'apostolato. Per lui devozione è "imitazione", imitare la vita di Maria, tutta dedita all'amore del suo Figlio e alla cura di tutti i Suoi fratelli. Veniamo in "ausilio" ai cristiani, specialmente quando la loro fede è in pericolo. Lo facciamo con il nostro itinerario pratico e semplice di santificazione e di apostolato.

Il nostro regolamento offre le condizioni principali per fare questo. Leggetelo con quello spirito e lasciatevi trasformare da Maria l'aiuto dei Cristiani.

                          Luc Van Looy, SDB , Vicario
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