IV CONGRESSO INTERNAZIONALE di
MARIA AUSILIATRICE
TORINO-VALDOCCO / 1-4 Agosto 2003

Giovanni Paolo II nel XXV anniversario di Pontificato:
testimone e maestro dell'affidamento a Dio con Maria

La dimensione mariana del pontificato di Giovanni Paolo II si esprime già esplicitamente nel suo motto papale Totus Tuus, che rispecchia il suo totale affidamento alla Madre di Cristo. L'Enciclica Redemptoris Mater del 1987, che tratta della Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa pellegrina e la Lettera apostolica Mulieris dignitatem, scritta in occasione dell'anno mariano sulla dignità della donna, nel 1988, permettono di capire le fonti dottrinali e devozionali mariane di Giovanni Paolo II. La prima contiene la dottrina dell'ottavo capitolo della Costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium e la seconda esprime la sua personale esperienza maturata nei tempi vissuti a Wadowice, a Cracowia ed a Roma.
La manifestazione della dottrina mariologica e della devozione mariana che ne scaturisce è costituita dai numerosi atti dell'affidamento a Maria effettuati specialmente durante i suoi pellegrinaggi pastorali. Poiché il nostro tema tratta dell'affidamento di Giovanni Paolo II a Dio con Maria o sul modello di Maria, occorre allora fare delle particolari precisazioni sia teologiche che metodologiche.

L'affidarsi a Maria costituisce una forma specifica del culto cristiano. In sostanza, per mezzo dell'affidamento rendiamo onore a Dio e non tanto a Maria. La dimensione dell'affidamento è sempre trinitaria e responsoriale. Esercitando quindi il culto mariano rendiamo onore a Dio Trinità ringraziandoLo per tutto ciò che ha compiuto per noi e per la nostra salvezza in Maria e tramite Maria.

Adeguatamente al principio patristico espresso da Sant'Ambrogio che ha descritto Maria usando il termine: tipo della Chiesa (typus Ecclesiae), parlare di Maria significa parlare della Chiesa, perché la vocazione che unisce Maria con la Chiesa è la stessa sua maternità. Dunque: affidare a Maria è affidare alla Chiesa, e affidare alla Chiesa significa affidare a Dio. Affidare a Maria è, quindi, affidare a Dio. I principi soprannominati mettono in luce totalmente nuova il motto papale: Totus Tuus, Maria, perché da loro scaturisce l'affermazione che Totus Tuus, Maria è uguale con Totus Tuus, Ecclesia, e in seguito con Totus Tuus, Deus.
Ricordando i 25 anni di pontificato di Giovanni Paolo II come testimone e maestro dell'affidamento a Dio con Maria cercheremo di mostrare l'autenticità di questa tesi.

I fondamenti biblici dell'affidamento

Il termine affidamento non si trova nella Sacra Scrittura, e neanche nei documenti del Magistero della Chiesa fino ai tempi di Giovanni Paolo II.
Tuttavia, l'idea dell'affidamento è presente nella Bibbia e nell'insegnamento di Giovanni Paolo II viene poi sviluppata in una dimensione abbastanza ampia. Il Santo Padre parla non solo dell'affidarsi di Maria alla Parola di Dio, ma anche dell'affidarsi di Dio a Maria: Dio in questo grandissimo avvenimento dell'Incarnazione del Figlio si è affidato al libero e attivo servizio della donna. Per esprimere l'idea dell'affidamento, la Sacra Scrittura usa generalmente il verbo: aman (sentirsi sicuro, infallibile) con il significato simile ai termini come: credere, fidarsi, appoggiarsi su Dio, affidare. Abramo ha ubbidito a Dio con la fede nella promessa divina: Abramo ha creduto e ciò gli è stato considerato come giustizia, (Gen 15,6). Abramo, dunque, si è fidato della promessa di Dio, oppure, con altre parole, ha confidato nella parola di Dio senza limiti. Ciò gli è stato considerato come giustizia.

Questa idea ritorna spesso nel contesto dell'infedeltà del Popolo Eletto, di fronte agli impegni che scaturivano dall'Alleanza conclusa con Dio: se non crederete, non vivrete (Is 7,9), anche nelle profezie sul Messia e sulla Sua Madre, cioè nel segno dell'Emmanuele: perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco la Vergine concepirà e partorirà un Figlio e lo chiamerà Emmanuele. (Is 7,14). L'eco della fede di Abramo e della totale fiducia nel progetto di salvezza di Dio consiste nel fiat di Maria nel racconto di San Luca sull'Annunciazione, situato nel vangelo dell'infanzia. Questo parallelismo espresso nella fiducia in Dio, nell'obbedienza alla sua Parola, nell'attiva collaborazione, nella realizzazione delle promesse di Dio (primum mente quam ventre concepit) fa di Maria la prima credente del Nuovo Testamento. La sua fede sarà ancora espressa dalla profezia di Simeone, (la spada del dolore), e verrà messa alla prova tante volte in riferimento alla divinità del suo Figlio, come anche in riferimento alla fedeltà a Dio e alle sue promesse; tuttavia l'affermazione della fede di Maria si trova con la sua presenza sul Golgota, nel momento dell'adempimento della missione salvifica di Gesù Cristo. Una fede di questo genere non si acquista subito, in una sola volta. Deve essere conquistata tramite un'adeguata maturazione che conduce ad una crescita spirituale. L'espressione più evidente di quest'ultimo concetto, la troviamo nella descrizione lucana dello smarrimento di Gesù dodicenne nel tempio: Maria L'ha smarrito come figlio, e L'ha ritrovato come Colui che è obbediente alla volontà del Padre. La prima cristiana insegna così alla Chiesa in che cosa consiste affidarsi alla promessa di Dio, quali impegni esige ed a quali conseguenze porta.

Quest'atteggiamento, ce lo rivela Giovanni descrivendo il matrimonio a Cana di Galilea (Gv 2,1-12), dove Gesù compie il primo dei suoi segni e rivela la sua Gloria e dà modo ai suoi discepoli di credere nella sua potenza divina. Questo miracolo è compiuto su richiesta di Sua Madre, che ha creduto che il Figlio può provvedere e riparare a tutte le mancanze ed indigenze umane. La Madre di Gesù, che rappresenta la parte fedele di Israele, è cosciente dell'importanza della situazione e dell'imbarazzo in cui si è trovata la gente, ma non chiede aiuto al padrone di casa, perché sa che ormai egli non può più far nulla, allora, con piena fiducia si rivolge al Figlio. Vivendo ancora nella Vecchia Alleanza e di Vecchia Alleanza, Maria mantiene però una certa distanza dalla situazione in cui si trova, sembra essere al di fuori di essa, perché non dice: "non abbiamo più vino" ma: "non hanno più il vino". Tuttavia, Ella vive già della Nuova Alleanza che si concluderà nel sangue di Cristo, e credendo in ciò, rende testimonianza con le parole rivolte ai servi, per questo dice: "fate quello che vi dirà", in questo modo sta diventando l'icona della Chiesa, nuovo Popolo di Dio.

La conclusione definitiva dell'idea dell'affidamento dell'uomo a Dio, e di Dio all'uomo è senza dubbio, l'ultima volontà di Cristo, che compie l'opera salvifica. La presenza di Maria sotto la croce rende testimonianza, dunque, alla sua fede stabile, nella sua veracità e nel compimento delle promesse di Dio, che ha sentito nel giorno dell'Annunciazione. L'espressione dell'affidamento di Dio all'uomo la vediamo nell'atto dell'affidamento di Giovanni -simbolo della Chiesa- a Maria, e nell'affidamento di Maria a Giovanni, cioè alla Chiesa, nella quale e per la quale Maria compirà il ruolo di Madre spirituale. Giovanni, cioè la Chiesa, l'ha accolta e ha confidato in Lei. L'affidamento della Chiesa a Maria è, dunque, una conseguenza dell'opera salvifica compiuta da Dio in Cristo. Cioè è un affidamento a Dio sull'esempio di Maria.

Testimonianza di Wadowice - Cracovia

L'antico proverbio: verba docent sed exempla trahunt trova perfetto adattamento nel contesto di questo tema. Se faremo nostre le parole di Paolo VI dell'Esortazione apostolica sulla evangelizzazione nel mondo contemporaneo: l'uomo d'oggi ascolta più volentieri i testimoni che gli insegnanti, e se ascolta gli insegnanti, li ascolta perché sono testmoni, bisogna affermare che Giovanni Paolo II è un testimone ed è un maestro. Poiché con la sua vita testimonia ciò che insegna. Il suddetto principio riguarda in modo particolare gli atti papali dell'affidamento. Siccome il tempo a disposizione è limitato, non ci è possibile presentare, in tutti i particolari, l'analisi teologica di ogni atto d'affidamento a Maria compiuti da Giovanni Paolo II, considerando che solo nei primi quindici anni del suo pontificato sono stati più di duecento. E a tutt'oggi sono circa quattrocento. Ci limiteremo, dunque, solo a quelli più rappresentativi.

Nella storia, il primo atto dell'affidamento a Maria l'ha compiuto Pio XII, il 31 ottobre 1942, quando in Europa e nel mondo si svolgeva il dramma della seconda guerra mondiale. Questo avvenimento attribuiva all'atto dell'affidamento un'espressione tutta particolare. Il Santo Padre pregava chiedendo la conversione delle coscienze, il ritrovamento della gioia e della pace per tante madri e tanti padri, mogli, fratelli e bambini innocenti, per le anime di tanti esseri umani la cui vita era stata stroncata al suo inizio: Madre della Misericordia ottieni per noi la pace da Dio, ma soprattutto le grazie, che possono far convertire i cuori umani, le grazie che preparano, facilitano e assicurano la pace! Regina della pace, prega per noi e accorda la pace al mondo immerso nella guerra (...) che ha smarrito la strada della verità, della giustizia e dell'amore di Cristo. L'integrazione e lo sviluppo di quest'affidamento erano contenuti nella lettera apostolica di Papa Pacelli del 7 luglio 1952, Sacro vergente anno, ai popoli della Russia, nella quale condannava il comunismo ateo e affidava i popoli alla protezione della Vergine Maria.

L'opera di Pio XII è stata continuata da Paolo VI quando, il 13 maggio 1967, nel 50mo anniversario della prima apparizione di Maria a Fatima, si è recato in pellegrinaggio al Santuario del Portogallo, dove ha affidato la Chiesa e il mondo alla protezione di Maria. Tuttavia, quest'atto non ha riscontrato la dovuta risposta a motivo della reazione di alcuni ambienti, compresi quelli ecclesiastici, consolidati nella convinzione che parlare della conversione della Russia, non fosse opportuno in un periodo in cui si cercava un accordo con i Paesi comunisti.

L'elezione di Karol Wojtyla come successore di Paolo VI, ha inaugurato un processo di profondi cambiamenti in tutto il blocco dei Paesi dell'Est. L'attentato alla vita del Santo Padre, del 13 maggio 1981, accaduto esattamente nel 64mo anniversario dell'apparizione a Fatima, ha poi impresso una particolare spinta a questo processo. Da quel momento gli atti d'affidamento a Dio costituiscono la parte integrale di quasi tutti i pellegrinaggi apostolici di Papa Wojtyla.

Scrivendo nelle pagine Dono e mistero sulle origini della sua vocazione sacerdotale, Giovanni Paolo II richiama sovente la dimensione mariana della sua devozione. L'hanno formata sia l'atmosfera della vita familiare, sia la parrocchia di Wadowice come anche il convento carmelitano e poi l'ambiente di Cracovia. Non è stata senza significato anche la dimensione mariana di massa dei Polacchi e le amicizie con persone come Massimiliano Kolbe, Stefano Wyszynski e Francesco Blachnicki. Infine, il Papa ha affermato che da quando aveva dieci anni porta lo scapolare carmelitano.

In seguito al suo trasferimento a Cracovia, quando abitava nell'ambiente della parrocchia dei salesiani, è diventato membro dei devoti del "Rosario vivo", che gli ha inculcato una particolare devozione a Maria Ausiliatrice. La sua vocazione sacerdotale si stava consolidando anche sotto l'influsso dell'opera di Giovanni Tyranowski, mentre veniva trasformandosi il suo modo di comprendere la devozione alla Madre di Dio. Essa ha trovato la sua espressione concreta alcuni anni dopo nell'enciclica Redemptoris Mater. "Per quanto ero convinto - scrive Giovanni Paolo II - che Maria ci guida a Gesù, in questo periodo ho cominciato a capire che anche Gesù ci guida a Sua Madre. Vi è stato un momento, in cui ho contestato la mia devozione mariana considerando che essa possedeva in modo esagerato il primato di Maria riguardo alla venerazione di Cristo stesso".

Il Papa ammette che di grande aiuto gli sono stati gli scritti di Maria Grignon de Monfort, in modo particolare il suo Trattato sulla vera devozione alla Santissima Vergine Maria. A dire il varo, il trattato stesso, scrive il Santo Padre, può colpire alcuni con il suo esagerato stile barocco, ma il suo contenuto è prezioso, perché rende consapevole il lettore, che la mariologia è radicata nel Mistero Trinitario e nella verità dell'Incarnazione della Parola. "Compresi allora perché la Chiesa reciti l'Angelus tre volte al giorno. Capii quanto cruciali siano le parole di questa preghiera (....) Esprimono il nucleo dell'evento più grande che abbia avuto luogo nella storia dell'umanità."

Il motto vescovile e papale, dunque, di Karol Wojtyla Totus Tuus è radicato nella mariologia del Monfort e costituisce l'abbreviazione dell'intera formula dell'affidamento, che dice Totus Tuus ego sum et omnia mea tua sunt (Ecco sono tutto Tuo e tutto ciò che è mio è Tuo). La testimonianza eloquente della devozione mariana è nello stesso tempo il segno di come la venerazione resa a Maria conduce e unisce Giovanni Paolo II al Redentore. Tutte queste esperienze spirituali indicano l'itinerario di preghiera e di contemplazione della sua via verso il sacerdozio, e poi nel sacerdozio, fino ad oggi.

Su questo itinerario il metropolita di Cracovia non era solo, perché nel suo Totus Tuus includeva sempre coloro che serviva. Significativo esempio di ciò può essere l'atto di affidamento proclamato l'8 maggio 1966 nella Cattedrale di Wawel in occasione del millesimo anniversario del battesimo della Polonia: Ti consegno o Madre, come pastore della Chiesa di Cracovia, tutta questa Chiesa come Tua proprietà nel presente e nel futuro. Se sarà Tua proprietà non si può dissipare né disperdere. Se saremo tua proprietà - nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli - Cristo sarà e crescerà in noi. O Madre, Tu sei la nostra fiducia, noi come Tua proprietà e Tu come nostra fiducia - siano una cosa sola. Accoglici Madre come tua proprietà. Accogli la nostra fiducia senza limiti.

Il Metropolita di Cracovia credeva, dunque, che la Chiesa di Cracovia una volta affidata alla Madre della Chiesa non si poteva dissipare né disperdere, perché Suo Figlio sarebbe sempre stato con lei. L'itinerario della preghiera sia nell'età dell'infanzia sia nell'adolescenza e ancora di più da sacerdote e da vescovo lo conduce spesso ai così detti "sentieri mariani" nel più grande santuario dell'archidiocesi di Cracovia - Kalwaria Zebrzydowska. Pellegrinando lì, in modo particolare nel periodo del regime comunista, affidava a Dio le questioni della Chiesa attraverso Maria.

Il 16 agosto 1970, nell'omelia in occasione della solennità dell'Assunzione della Vergine Maria ha detto: …E qui, su questa collina - Calvaria, i sentieri di Gesù si interrompono; si interrompono al sepolcro, come se coloro che glielo hanno costruito non volessero pronunciare l'ultima parola. Ma la parola non espressa da loro è stata proclamata in pieno. Proprio a questo scopo sono serviti i sentieri della Madre di Dio, il suo addormentarsi, il suo "funerale" e poi la via della sua Assunzione. Ed ecco, proprio qui(...) scopriamo contemporaneamente la verità della Risurrezione di Cristo. Perché la Sua Risurrezione si è ripetuta in pienezza in Sua Madre e nella sua Assunzione. Qui, sul Calvario, vediamo in modo evidente questo stretto legame tra la vita di Cristo, la Sua Passione, la sua morte, la Sua Risurrezione e la vita di Maria: dall'Immacolata Concezione fino all'Assunzione. Ed impariamo qui, su questo Calvario, il mistero di Maria attraverso Cristo, per imparare contemporaneamente ed approfondire il mistero di Cristo attraverso Maria.

Il Santuario Mariano sul Calvario per il Metropolita di Cracovia è stato soprattutto Santuario Cristocentrico; in esso l'uomo ritrova il suo posto accanto a Cristo attraverso Sua Madre. Questo lo ha confermato nel 1979 quando, essendo governatore di Gritso, ha pronunciato sul Calvario la sua personale ed emotiva testimonianza: Venivo qui tante volte (...) da Cracovia, specialmente nei momenti importanti. Tuttavia, sovente venivo qui da solo e camminavo sui sentieri del Signore Gesù e di Sua Madre, e meditavo sui loro santissimi misteri. Oltre questo, affidavo al Signore Gesù attraverso Maria le questioni particolarmente difficili e di responsabilità di tutto il mio servizio vescovile. Mi rendevo conto che dovevo venire qui più spesso perché le questioni di questo genere erano sempre di più e vedevo che di solito esse si risolvevano dopo la mia visita su questi sentieri. Vi posso dire oggi, che quasi nessuna delle questioni che ogni tanto turbavano il cuore di un vescovo, e in ogni caso risvegliavano il senso di grande responsabilità, non sono maturate se non qui, tramite la preghiera davanti al Grande Mistero che il Calvario nasconde in sé (...). Sempre, quando venivo qui, avevo la consapevolezza di immergermi proprio in questo serbatoio di fede, speranza e amore, che attraeva su questa collina, in questo santuario, tutte le generazioni del Popolo di Dio della terra dalla quale io provengo e dal cui tesoro attingo (...). Anche a tutti quelli che verranno qui chiedo, che preghino per uno dei pellegrini del Calvario, che il Cristo ha chiamato con le stesse parole con le quali ha chiamato Simon Pietro. L' ha chiamato in qualche maniera da queste colline e ha detto: "pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore".

L'ultima visita del Santo Padre in patria e la sua presenza sul Calvario fu del 19 agosto 2002. Per Giovanni Paolo II questa fu un'occasione per esprimere di nuovo la convinzione sul particolare carattere teologico di questo luogo, che afferma l'inscindibile unità tra la mariologia e la cristologia. In quel tempo il Santo Padre ha detto: Questo luogo in modo straordinario predispone il cuore e la mente alla penetrazione dei misteri che uniscono il sofferente Salvatore con la Sua consofferente Madre. Al centro di questo mistero dell'amore ognuno che viene qui ritrova se stesso, la sua vita, la sua quotidianità, la sua debolezza e contemporaneamente la potenza della fede e della speranza, la forza che scaturisce dalla convinzione che la Madre non abbandona il suo bambino nel momento del bisogno, ma lo guida al Figlio e lo affida alla Sua misericordia.

La testimonianza romana.

Già nella prima apparizione pubblica, dopo il conclave del 16 ottobre 1978, Papa Wojtyla due volte ha espresso il suo personale credo mariologico sottoposto alla fede in Cristo Gesù, Signore e Salvatore, quando al Collegio dei Cardinali ha detto: Nell'obbedienza della fede verso il Cristo, mio Signore, affidandomi alla Madre di Cristo e della Chiesa, consapevole di tutte le difficoltà, accetto. Ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro, invece, disse: Avevo timore di accettare questa elezione però l'ho fatto nello spirito dell'obbedienza a nostro Signore e nella totale fiducia alla sua santissima Madre, la Madonna (...). Oggi sono davanti a voi per esprimere la nostra comune fede, la nostra speranza e la nostra fiducia nella Madre di Cristo e Madre della Chiesa.

Le dimensioni cristologica ed ecclesiale degli affidamenti di Giovanni Paolo II costituiscono l'essenza di questa specifica forma di culto mariano, che è racchiusa negli atti dell'affidamento. Lo conferma la sua preghiera dell'8 dicembre 1978, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, quando a Maria Immacolata ha affidato tutti coloro che serve, e tutti coloro che con lui servono: perciò il Papa all'inizio del suo servizio vescovile sulla Cattedra di San Pietro a Roma desidera affidare la Chiesa in modo particolare a Lei, nella quale si è compiuta la meravigliosa e totale vittoria del bene sul male, dell'amore sull'odio, della grazia sul peccato, a Lei, di cui Paolo VI ha detto che è l'inizio del mondo migliore, l'Immacolata. Affida a Lei se stesso, come il servo dei servi, e tutti coloro ai quali serve, e tutti coloro che con lui servono. Affida a Lei la Chiesa romana, come garanzia e inizio di tutte le Chiese del mondo, nella loro universale unità. Tre anni dopo, parlando nello stesso luogo, il Santo Padre affida la Chiesa allo Spirito Santo, che in Maria ha compiuto cose grandi: Nei nostri tempi, insieme con l'opera del Concilio Vaticano II, è rinata nella Chiesa la speranza del rinnovamento, quando però simultaneamente questa speranza subisce diverse difficoltà, quando il mondo contemporaneo spesso risente il pericolo della guerra, sembra, che bisogna di nuovo rivolgersi allo Spirito Santo attraverso il Cuore della Madre di Dio, che Papa Paolo VI spesso chiamava "la Madre della Chiesa".

L'affidamento a Maria compiuto dal Santo Padre in Messico il 27 gennaio 1979, assume la dimensione trinitaria. Giovanni Paolo II chiede a Maria di essere Lei nella Chiesa la serva fedele dei misteri divini e il rafforzamento dei fratelli nella fede, la Maestra della verità annunciata da Cristo e l'amore che è il principale comandamento e il primo frutto dello Spirito Santo, e sensibilizzare i giovani alla prontezza al servizio di Dio: Permetti, dunque, che io Giovanni Paolo II, vescovo di Roma e Papa, insieme ai miei fratelli nell'episcopato, rappresentanti della Chiesa in Messico e in tutta l'America Latina, in questo solenne momento affidiamo e offriamo a Te, Serva del Signore, tutta l'eredità del vangelo, della croce e della risurrezione di cui tutti siamo testimoni, apostoli, maestri e vescovi. Madre, aiutaci ad essere servi fedeli dei grandi misteri divini, sostienici nell'insegnamento della verità, che proclamava Tuo Figlio e aiutaci a diffondere l'amore, che è il principale comandamento e il primo frutto dello Spirito Santo. Aiutaci a consolidare i nostri fratelli nella fede, per risvegliare la speranza nella vita eterna (...) Madre suscita nelle giovani generazioni la prontezza al totale servizio di Dio. Regina degli Apostoli, accogli la nostra disponibilità nel sincero servizio alla causa del Tuo Figlio, riguardo al Vangelo e alla causa della pace fondata sulla giustizia e sull'amore tra la gente e tra i popoli.

E qui, in questa città di Torino, il 13 aprile 1979, Giovanni Paolo II in riferimento al Mistero della Grazia e del male sperimentato dall'uomo contemporaneo ha ricordato l'eterna elezione di Maria e il Suo inserimento, fatto da Dio, nella partecipazione all'opera salvifica del genere umano. E Dio stesso, è convinzione del Papa, ha fatto dell'Immacolata il segno della speranza per coloro che vogliono perseverare vicino a Cristo e vincere il male con il bene. Affida a Lei, dunque, la Chiesa affinché Lei possa illuminare le oscure e pericolose tappe delle strade umane sulla terra: O Madre e Signora nostra, all'inizio dei tempi della salvezza il Padre Eterno ha voluto e ha scelto Te, Immacolata per la Madre del Verbo Incarnato. E Ti ha messo anche all'inizio di questa lotta tra il bene e il male (...) In questo modo ha segnato la Tua umile maternità con il segno della speranza per tutti coloro che in questa lotta, desiderano perseverare accanto al Tuo Figlio e vogliono vincere il male con il bene(...) O Madre, questa preghiera Ti possa dire tutto di noi. Di nuovo ci possa avvicinare a Te, Madre di Dio e degli uomini, Consolatrice, Ausiliatrice, Grande Madre nostra, di nuovo Ti possa avvicinare a noi. Non permettere che si disperdano i fratelli del Tuo Figlio.

Il 13 maggio 1982, Giovanni Paolo II si è recato in un pellegrinaggio in Portogallo, nel santuario di Fatima per ringraziare Maria per aver salvato la sua vita. È significativo che questo ebbe luogo il 13 maggio 1981, e proprio il 13 maggio 1917 iniziarono lì le apparizioni della Madre di Dio. Giovanni Paolo II ha rivolto l'attenzione al fatto che precisamente un anno dopo l'attentato è venuto a Fatima: Vengo qui, perché in questo giorno l'anno scorso, sulla piazza di San Pietro a Roma, è stato compiuto l'attentato alla vita del Papa. In modo misterioso coincideva con la data della prima apparizione a Fatima (...) Queste date si sono incontrate e mi hanno fatto capire che sono qui meravigliosamente chiamato (...). Vengo perché in questo luogo, che è stato particolarmente scelto dalla Madre di Dio, voglio ringraziare la Divina Provvidenza (...) E per questo, o Madre degli uomini e dei Popoli, Tu che conosci tutte le loro sofferenze e speranze (...) accogli il nostro grido rivolto nello Spirito Santo direttamente al cuore Tuo e abbraccia con l'amore della Madre e della serva questo nostro mondo che Ti affidiamo e consacriamo, pieni del timore per il temporale ed eterno destino degli uomini e dei popoli. Oggi sto davanti a Te, Madre di Cristo, e desidero insieme con tutta la Chiesa dinanzi al Tuo Immacolato Cuore unirmi con il Salvatore nostro in questa consacrazione del mondo e dell'umanità, che solo nel Suo Divin Cuore ha la forza di ottenere il perdono e riparare (...) Sii Benedetta Tu, oltre ogni cosa, serva del Signore, che totalmente sei stata obbediente a questa divina chiamata! Ave Maria, che sei tutta unita al sacrificio salvifico del Tuo Figlio.

Anche se in quest'atto personale sembri dominare il mariocentrismo, esso è indirizzato nello Spirito Santo direttamente a Dio Padre, perché richiama alla partecipazione al sacrificio di un solo Salvatore e all'unità con Lui per il bene della Chiesa. Consacrarsi a Maria, secondo Giovanni Paolo II, significa accogliere il suo aiuto, per affidare il mondo, l'uomo, tutti i popoli e l'umanità a Colui che è infinitamente Santo. Sia con la vita che con l'insegnamento, Giovanni Paolo II dà testimonianza che l'affidarsi a Maria significa farla entrare nella propria vita spirituale. L'affidamento conduce così alla comunione delle persone e ci introduce nella profonda relazione interpersonale con la Madre del Signore. Particolare testimonianza della relazione con la Madre di Dio, ha poi dato Giovanni Paolo II affidando a Lei la Chiesa, tutti i Paesi e i popoli, alle soglie del terzo millennio del cristianesimo. Ha affidato a Lei tutti coloro che hanno creduto in Gesù Cristo e lo hanno riconosciuto come propria guida nel cammino della storia, e anche coloro che ancora cercano la strada verso Cristo. Il 17 giugno 1999, ha compiuto questo atto alle soglie del terzo millennio del cristianesimo, in un luogo a lui particolarmente caro, cioè a Jasna Góra: Madre della Chiesa, Vergine Ausiliatrice, nell'umiltà della fede di Pietro Ti presento tutta la Chiesa, tutti i continenti, i Paesi e i popoli che hanno creduto in Gesù Cristo e L'hanno riconosciuto come guida nel cammino della storia. Presento a Te Madre, tutta l'umanità, anche coloro che ancora cercano la strada verso Cristo. Sii la loro guida e aiutali ad aprirsi al Dio che viene. Nella preghiera Ti presento i popoli dell'Est e dell'Ovest, del Nord e del Sud, e alla Tua materna sollecitudine affido tutte le famiglie dei popoli. Madre della fede, della Chiesa, così come nel cenacolo di Gerusalemme pregavi con gli Apostoli di Cristo, sii oggi con noi nel cenacolo della Chiesa, alla fine di questo secondo millennio della fede e supplica per noi la grazia dell'apertura al dono dello Spirito Santo.

Nel messaggio proclamato alla mezzanotte del 31 dicembre 2000, Giovanni Paolo II ha ricordato la figura di Cristo, Salvatore dell'uomo, senza il quale la vita non raggiunge il suo definitivo destino. Ha implorato al continuo richiamo a Lui e alla testimonianza di Lui davanti al mondo. Il Santo Padre ha terminato poi il suo discorso con l'affidamento alla Madre di Dio, la sentinella dei nuovi tempi: Alla fine di questo tradizionale incontro di preghiera, che avviene ogni giorno nel corso dell'anno giubilare e come è accaduto nella notte che chiude l'anno 2000, rivolgiamo il nostro sguardo verso Cristo, Salvatore dell'uomo. E Lui con la sapienza del Suo Spirito ci aiuta ad affrontare le sfide del nuovo millennio. È Lui che ci fa capaci del sacrificio della vita per la gloria di Dio e per il bene dell'umanità. Dobbiamo di nuovo cominciare da Lui ed essere Suoi testimoni nel futuro che ci aspetta. Lasciamoci prendere dal suo amore (...) Vi auguro che questo nuovo anno porti a tutti i popoli la giustizia, la fraternità e il benessere. Penso qui, in particolare ai giovani che sono la speranza del futuro: affinché la luce di Cristo Salvatore dia senso alla loro esistenza, li guidi sulle vie della vita e li faccia diventare forti nel dare testimonianza alla verità e al servizio del bene. Affido queste preghiere all'intercessione della Madre di Dio: Vergine Santissima, sentinella dei tempi nuovi, aiutaci a guardare con fede al tempo passato e all'anno che inizia. Stella del terzo millennio guida i nostri passi verso Cristo, vivente ieri, oggi e nei secoli e fa' che la nostra umanità, che con timore inizia il nuovo millennio, sia sempre più fraterna e solidale.

I testi citati degli affidamenti a Maria di Giovanni Paolo II, testimoniano che non sono solo una teologica innovazione o forma di culto propria di Papa Wojtyla, o di devozione mariana, ma l'espressione di una fede viva e pratica (Fides formata), che nella Madre di Dio intravede l'esempio di una piena fiducia in Dio. Giovanni Paolo II spiega l'essenza di questi affidamenti nell'enciclica Redemptoris Mater, dove compie una specie di analisi del testamento di Cristo trasmesso dalla croce. Affidando Sua Madre all'Apostolo, lo induce a circondarLa con la sua filiale sollecitudine e ad assicurarLe la necessaria protezione. Affidando Giovanni a Maria, la introduce in una irrepetibile relazione interpersonale che costituisce il nucleo della sua maternità spirituale. Il Santo Padre chiarisce, che la parola affidamento significa una particolare relazione personale che è conseguenza di una risposta all'amore e significa la comunione di vita che si costituisce tra queste due persone con la forza delle parole di Cristo, che compie l'opera della salvezza.

Teologia dell'affidamento di Giovanni Paolo II - Testimone e maestro

Chi conosce le condizioni della religiosità popolare polacca, e in particolare quella mariana del periodo di dominazione del totalitarismo comunista può essere sorpreso dal fatto che il Primate della Polonia, l'allora Cardinale Stefan Wyszynski, avesse dato la preferenza alla devozione mariana popolare, la cui essenza si può esprimere nel rinnovamento dei voti di Jasna Góra fatti dal Re Jan Kazimierz, durante il periodo delle guerre con gli Svedesi e negli atti individuali e nazionali dell'affidamento a Maria per la sua materna prigionia d'amore. Il Cardinale Wojtyla, educato alla scuola del Primate Wyszynski, propaga nella Chiesa polacca prima e nella Chiesa universale poi gli atti dell'affidamento a Maria. Abbandonarsi alla prigionia di Maria e essere suo prigioniero, nel Paese dominato dal regime comunista, non sorprendeva nessuno. Al contrario: fortificava la fede e creava la solidarietà interpersonale sulle parole di Cristo: Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.

Nei Paesi occidentali, invece, l'idea della prigionia mariana faceva sorgere non poche perplessità. Karol Wojtyla era incline ad una forma di devozione, nella quale il pellegrinaggio della fede di Maria si incontra con il pellegrinaggio della fede della Chiesa. A questo pellegrinaggio che conduce verso Dio attraverso Cristo e lo Spirito Santo, presiede Maria Immacolata, Assunta e Ausiliatrice dei fedeli. La Chiesa di Cristo, per sua natura santa, ma composta da peccatori bisognosi di salvezza, si affida a questa guida nella speranza di raggiungere la stessa meta, che Maria ha già raggiunto. Se l'uomo dice sì a Dio attraverso Cristo, allora, di conseguenza, deve dire di sì anche alla Chiesa. In essa, sua Madre occupa il primo posto dopo Cristo, ma nello stesso tempo è più vicina a noi e merita un culto particolare.

Nel suddetto contesto, l'analisi teologica degli atti dell'affidamento di Giovanni Paolo II presenta tre domande:

1. Chi affida?
2. Affidare chi?
3. A chi affida?

La lettura degli atti degli affidamenti qui riportati, dà una chiara risposta alle prime due domande e forse non esige nessun commento. L'essenza del problema segnalato nel tema costituisce la risposta alla terza domanda: questo affidamento è a Maria, o l'affidamento è a Dio sull'esempio di Maria?

Tra le tante invocazioni rivolte a Maria, che si trovano nella preghiera dell'affidamento, prevalgono soprattutto tre: la Madre, la Maestra, la Mediatrice. Per quanto i due primi titoli non fanno sorgere dubbi, chiamare Maria con il titolo di Mediatrice lascia perplessi dal punto di vista ecumenico poiché non è facilmente riconducibile ai testi biblici. La Bibbia ci dà una testimonianza univoca: C'è un solo Dio, e un solo Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo, Gesù Cristo (1Tm 2, 5). In accordo con la Sacra Scrittura, la testimonianza di tutto il cristianesimo e la fede in un'unica Chiesa, è Gesù Cristo unico Mediatore della nostra salvezza. È un Mediatore unico accanto al quale non esistono altri mediatori e mediatrici nell'unico senso determinato dalla assoluta mediazione di Cristo.

Tuttavia, con fede e fiducia ci rivolgiamo anche a Maria come nostra Mediatrice, chiedendoLe aiuto e intercessione. Succede così perché, questo termine assume un significato totalmente diverso quando parliamo di Maria come Mediatrice e quando lo usiamo in riferimento a Cristo, Unico Mediatore. Senza dubbio, il povero linguaggio umano, che è limitato, possiede termini spesso con molti significati. L'omonimia la incontriamo quasi in ogni disciplina del sapere, ma ancor più essa è inevitabile quando vogliamo esprimere una realtà soprannaturale, trascendentale, che tratta di Dio e della salvezza dell'uomo. In accordo con la dottrina del Concilio Vaticano II ed l'enciclica Redemptoris Mater, Maria è la Mediatrice grazie alla sua partecipazione all'unica mediazione di Cristo: Il ruolo materno di Maria nei confronti dell'umanità in nessun modo non offusca e non diminuisce quest'unica Mediazione di Cristo, ma dimostra la sua potenza (...) sulla sua Mediazione si appoggia, da questa Mediazione dipende e da essa attinge tutta la sua potenza. Dunque, la Mediazione attraverso la partecipazione (per participationem) nell'unica Mediazione di Cristo.

Nonostante l'esistenza di un solo Mediatore, Gesù Cristo, è permesso invocare Maria come mediatrice, in funzione della sua partecipazione ad un Unico Mediatore. Per questo, la Chiesa ha approvato anche il culto a Maria e ai Santi, perché intravede in loro il prolungamento del culto a Dio, e proprio Lui, e non Maria o i Santi, è il soggetto di questo culto. È facile, allora, accorgersi dell'analogia che esiste tra queste due pratiche e l'atto dell'affidamento. Anche se esso è rivolto alla Madre di Dio, il suo destinatario è Dio stesso, perché solo a Lui l'uomo può affidarsi e da Lui dipende sia per il fatto della creazione, sia per la salvezza compiuta in Cristo. Il Papa afferma che Maria, che già nel momento dell'Annunciazione è stata definitivamente introdotta nel Mistero del Redentore, occupa un posto attivo e ben determinato nel piano salvifico di Dio, perché ha creduto nella Sua Parola: Benedetta sei Tu che hai creduto che si compiranno le parole dette a Te dal Signore (Lc 1,45). Grazie a questa fede, Maria rimane sempre presente nell'opera della Chiesa che prolunga la missione salvifica di Cristo. Giovanni Paolo II affidando alla Prima Cristiana la Chiesa, il mondo e ogni uomo, compie l'atto d'affidamento a Dio stesso, perché la fede della Chiesa oggi sia il prolungamento della fede di Maria. Tuttavia, attraverso l'analogia con la dottrina del Concilio e di Giovanni Paolo II che tratta della partecipazione di Maria, e gli atti papali dell'affidamento alla Madre di Dio, possiamo affermare che l'affidamento a Maria è affidamento a Dio stesso e per la causa di Dio, mediante Cristo, nello Spirito Santo. Maria stessa ne dà testimonianza, dall'Annunciazione fino al Golgota, quando consentiva amorosamente all'immolazione della vittima da Lei generata. È questo l'affidamento che il Santo Padre ha appreso ed è questo l'affidamento che testimonia, insegna e vive.

In che cosa, allora, si esprime e si concretizza, Giovanni Paolo II, nell'essere il testimone e il maestro dell'affidamento a Dio sul modello di Maria, che scaturisce dalla sua preghiera d'affidamento? Ne indico solo le dimensioni principali:

1. Trinitario. Anche se la preghiera del Papa si rivolge direttamente a Maria, essa è indirizzata a Dio Trinità. Lo stesso fedele prega e parla con il suo Creatore, Redentore e Consolatore o direttamente o mediante le creature. La più perfetta tra esse è la Madre di Gesù che ha concepito il nostro Redentore con la potenza dello Spirito Santo, dopo che è stata eletta e destinata a questo ruolo da Dio Padre. E quindi, in prospettiva salvifica, non possiamo comprendere la Madre e la Vergine senza il Figlio, senza il Padre e senza l'uomo che da questi è stato salvato. Qualsiasi cosa affermiamo di Maria, lo facciamo sempre in riferimento a Cristo e, nello Spirito Santo, lo indirizziamo al Padre.

2. Ecclesiale. La preghiera dell'affidamento non è solo la preghiera personale del Papa, ma è anche un solenne atto liturgico della Chiesa. Rinchiude la sua missione e il suo servizio nei confronti dei singoli Paesi e di tutta la famiglia umana. Perché tanto la Chiesa, quanto le singole nazioni umane hanno bisogno, nei momenti difficili, dell'aiuto di Dio. Gli anni del servizio vescovile di Karol Wojtyla a Cracovia e come Papa a Roma non sono stati facili. Per questo, l'affidamento mariano a Dio è uno dei numerosi segni della sollecitudine della Chiesa verso l'uomo.

3. Offertoriale. Il momento dell'Incarnazione è chiamato dalla Chiesa sacrificio (kenosis). È il sacrificio che ha compiuto il Verbo di Dio diventando uomo. Sia nell'offerta dell'Incarnazione come nel momento del Golgota, Maria ha avuto la sua particolare partecipazione. Unita al Figlio, si univa a Questi anche con il Suo personale sacrificio.
Da qui, l'atto di affidamento è, nello stesso tempo, il richiamo alla capacità di vivere inseparabilmente lo spirito del sacrificio e dimostrare a tutti lo spirito dell'amore autentico. Giovanni Paolo II cerca di ricordare all'uomo contemporaneo, che dell'autentica devozione mariana possiamo parlare solo quando non evitiamo il sacrificio. Il 13 maggio 1982, pregava a Fatima con queste parole: Quando oggi mi metto davanti a Te, Madre di Cristo, desidero con tutta la Chiesa nei confronti del Tuo cuore Immacolato, unirmi con il Redentore nostro in questo sacrificio per il mondo e l'umanità, che solo nel Suo Divin Cuore ha il potere di ottenere il perdono e di riparare.
Fuggire dal sacrificio, come scrive S. C. Napiórkowski, significa allontanarsi, fuggire dalla comunità dove vi è il Salvatore e la Madre che offre il sacrificio.
La devozione mariana non è un sentimento o uno stupore. È difficile spiegarlo, perché esige e impegna: è la devozione sull'esempio di Maria. Proprio in questo si trova l'essenza del messaggio teologico degli atti dell'affidamento: scoprire, conoscere e formare in sé e nella Chiesa non tanto la devozione mariana, quanto la devozione a Dio sull'esempio di Maria.

4. Esemplare. Il cristiano realizza pienamente la sua personalità allorché vive per Dio e per il prossimo. La perfetta realizzazione di questa esperienza la troviamo in Maria, la prima cristiana: tutta per Dio e tutta per Cristo, e nello stesso tempo tutta per l'uomo e per la sua salvezza. Non la fede in Maria è il più importante aspetto negli affidamenti di Giovanni Paolo II, ma la fede con la quale Maria credeva. Non è neanche la devozione verso Maria, che importa, quanto il modo con cui era devota Maria. L'esempio del Santo Padre dimostra e chiama i cristiani alla scuola del cristianesimo di Colei, che come Madre e Serva del Signore, è Maestra della fede in modo perfetto e ha superato l'esame di vita cristiana per indicare a tutti la strada verso Dio, che passa attraverso Cristo, nello Spirito Santo.

Nell'essenza l'atto di affidamento a Dio con Maria e sull'esempio di Maria, per Giovanni Paolo II costituisce l'espressione di una eloquente testimonianza e l'insegnamento del Santo Padre, indica all'uomo contemporaneo sia la sorgente della speranza cristiana, che è "Dio ricco di Misericordia", sia il modo della sua realizzazione, nel quale l'iniziativa appartiene solo a Dio Salvatore. Perciò nella Madre di Dio, la promessa e il suo compimento già sono state realizzate.

La Chiesa pellegrina ancora attende questa realizzazione della promessa. Poiché l'uomo è ancora in cammino verso Dio ma è anche la via della Chiesa, Maria si presenta a noi come esempio e tipo della Chiesa, e via di evangelizzazione. Dio non ci salva senza di noi e per forza. Dio attende la nostra collaborazione. Il più efficace esempio di questo lo ritroviamo nella Madre del Signore.

La più eloquente conclusione e il commento, che chiudono le nostre riflessioni possono essere le parole di Giovanni Paolo II espresse a Fatima il 13 maggio 1982: Offrirsi a Maria, significa accogliere il suo aiuto, per restituire noi stessi e l'umanità a Colui che è Santo, infinitamente Santo; accogliere il suo aiuto, rifugiandosi nel Suo cuore materno, aperto sotto la croce per l'amore verso ogni uomo, verso il mondo intero, per restituire il mondo e l'uomo, l'umanità e tutti i popoli a Colui che è infinitamente Santo.

Il messaggio teologico di Giovanni Paolo II nelle sue preghiere di affidamento, che hanno attinto l'ispirazione dalla millenaria tradizione della devozione mariana polacca, ritrova la sua conferma nell'VIII capitolo della Lumen Gentium, la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, che tratta della presenza di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, e la sua spiegazione nell'Enciclica Redemptor hominis: Se in questa difficile e responsabile tappa della storia della Chiesa e dell'umanità sentiamo il particolare bisogno di rivolgerci a Cristo, attraverso il mistero della redenzione, allora ci sembra che nessun altro se non Maria riesce a guidarci nella divina e nello stesso tempo umana dimensione di questo mistero. La consapevolezza dell'essenziale legame esistente tra Maria e Cristo e la Chiesa costituisce per il Santo Padre la regola fondamentale, che indica il bisogno di una forma di devozione verso la Madre da attuarsi mediante l'atto di Affidamento. Così, colui, che a Jasna Góra ha imparato ad essere l'uomo dell'affidamento, oggi ne è il suo testimone e il suo primo maestro.

        Wojciech Zycinski SDB, Cracovia (Polonia)
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