Da "Il Corriere della Sera" del 6/12/1999

[…] L'autopsia ha rivelato che il parroco di Vernazza è stato picchiato selvaggiamente prima di essere finito a colpi in testa: aveva tutte le costole fratturate (una ha anche perforato un polmone) e anche un femore rotto. Poi è stato colpito per tre volte alla testa, con un corpo contundente che ancora non è stato trovato. Inizialmente si era ipotizzato che l'oggetto usato per colpire il prete potesse essere un crocifisso poi lasciato dall'aggressore in una mano del sacerdote. Ma questa ipotesi pare esclusa.

Don Emilio potrebbe anche aver esibito l'oggetto sacro per fermare l'aggressore. Il risultato dell'autopsia ha indotto gli investigatori ad allargare il campo delle ipotesi circa gli autori del delitto. Una persona sola, infatti, non potrebbe aver compiuto quell'aggressione. Don Gandolfo è stato aggredito al piano terra, dove ci sono gli uffici della canonica e dove sono state trovate delle macchie di sangue, il cadavere però si trovava nell'appartamento, al terzo piano.

Un omicidio compiuto con inaudita ferocia, dunque, su un uomo ormai anziano, mite, riservato e di grande spessore intellettuale. Don Emilio Gandolfo, ligure, aveva vissuto gran parte della sua vita a Roma, negli anni '80 era stato consulente ecclesiastico dell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede e aveva insegnato religione per diversi anni al liceo Virgilio, nella capitale. Numerose le pubblicazioni e i libri firmati dal parroco ucciso, fra i suo lavori più importanti una biografia di Gregorio Magno. […]

 

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