Da "Diario della Settimana", anno IV numero 50 (mercoledì 21 dicembre 1999)

 

"SE NE SONO ANDATI": DON EMILIO GANDOLFO

Don Emilio Gandolfo, il parroco di Vernazza ucciso per rapina il 3 dicembre, aveva insegnato religione, più di trent'anni fa, al liceo Virgilio di Roma.

Lo faceva con lo spirito conciliare di una parte della Chiesa di allora: lo interessava quello che i giovani pensano di sé, del mondo, del futuro. Lo ascoltavano, e lo amavano, soprattutto, gli studenti atei, comunisti, anarchici, agnostici.

Era il parroco di Vernazza, aveva 80 anni: è morto il 3 dicembre scorso, ucciso nella propria canonica da rapinatori.

Chissà quanti, tra gli ex alunni del liceo Virgilio di Roma, hanno compreso dalla notizia di cronaca che raccontava dell'omicidio feroce del parroco di Vernazza, che il povero prete ottantenne era don Emilio; il "nostro" don Emilio, che nei primi anni Sessanta aveva portato in anticipo a scuola lo spirito conciliare, e sapeva farsi amare soprattutto da atei e comunisti, anarchici e agnostici. Don Emilio non era un prete condiscendente, non cercava tra i giovani un facile consenso come molti tra i religiosi "progressisti" della sua generazione, non metteva tra parentesi la fede, il ruolo, l'appartenenza alla Chiesa. Ma riusciva a trovare con tutti il terreno per dialogare, una sponda su cui costruire un rapporto sempre diverso e personalizzato: perché il suo interesse era l'umanità, e la sua curiosità quello che i giovani pensavano di sé, del mondo, del futuro.

Don Emilio insegnava religione e attorno a momenti della vita religiosa (Natale, Pasqua), riannodava annualmente i rapporti con i suoi vecchi e nuovi alunni. Chi non amava questi incontri collettivi, o non credeva alla comunità che essi cercavano di tenere assieme, non per questo usciva dall'orbita d'interesse di questo piccolo prete sorridente e ragionevole. Offriva il proprio terreno d'incontro, quello religioso, ma era pronto a restare ancorato a quello mondano, se così voleva il suo interlocutore frequente od occasionale. E allora era la storia, la storia dell'umanità e delle sue civiltà, dei suoi progressi e delle sue disgrazie e tragedie a permettere quella sintonia e quella solidarietà che oltrepassava, così in anticipo per quei tempi, steccati ideologici e politici.

Don Emilio, per quanto ricordo, non ha mai convertito nessuno e ha visto, anzi, molte delle sue "anime" abbandonare, proprio in quegli anni, la fede. Ma a tutti ha lasciato qualcosa: generosità, allegria, quella strana e insolita simpatia che solo raramente si stabiliva tra studenti e professori. Soprattutto con quelli di religione.

 

Marcello Flores

 

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