Da "la Nazione" del 4/12/1999

 

PARROCO DI VERNAZZA UCCISO IN CANONICA

L'hanno trovato ammazzato in canonica il vecchio prete di Vernazza nelle Cinque Terre. E chi lo ha ucciso non ha rinunciato neppure al rito macabro della composizione della salma. Il corpo è stato trovato vestito della tonaca sul suo letto, sul petto aveva il crocifisso, e in un primo momento si è pensato che come arma del delitto potesse essere stato usato proprio il simbolo della fede. Ma un attento controllo ha permesso di escludere la presenza di tracce di sangue sul crocefisso. Come e quando don Emilio Gandolfo sia stato ammazzato è il mistero da svelare. Per il magistrato che conduce le indagini "il parroco non presenta ferite che da sole potessero causarne la morte". E le tracce di sangue trovate vicino al corpo potrebbero risalire a giovedì notte: dalle prime indagini si è appreso che ieri, in paese, nessuno ha visto il parroco, che neppure avrebbe ritirato il giornale che ogni mattina gli viene recapitato davanti a casa. La porta della canonica era aperta. Da lì sono entrate la perpetua e una parrocchiana, preoccupate per non aver visto don Emilio all'appuntamento con la messa vespertina del venerdì. Era puntuale don Emilio. Dopo l'inutile attesa è montata la tensione e si è pensato anche a una disgrazia, data l'età. La porta aperta ha fatto correre le donne verso l'interno. Sono loro che lo hanno trovato morto riverso a terra con la testa insanguinata, sangue dappertutto. E l'opprimente silenzio di una morte violenta è stato squarciato da urla e pianti, invocazioni, terrore e rabbia che hanno invaso le viuzze del borgo dalla chiesa fino al mare, hanno scosso la tranquilla sera dei bar e delle case. E' stato un accorrere, un rincorrersi, un raccontare subito tutto a tutti. Sono arrivati i carabinieri, quelli delle Cinque Terre e dal comando di La Spezia, è accorso il vescovo, monsignor Bassano Staffieri, e il sindaco di Spezia, Gerolamo Leonardini, è arrivato il medico Marisa Tessa per dare agli inquirenti i primi elementi utili. Dubbi non ce n'erano: è stato un delitto. Ma chi l'ha commesso? Una sola persona o più? Tutti se lo chiedono da ieri sera a Vernazza, con tutto un paese in piazza stupito, sgomento, atterrito da un delitto così efferato. Da ore il loro parroco era stato ammazzato e nessuno se n'era accorto: nessuno avrebbe mai potuto pensare che potesse accadere in quel borgo tranquillo e pacifico. Invece è accaduto. Vittima l'anziano parroco, nato a Sestri Levante nel lontano 3 novembre del 1919, che dunque aveva appena compiuto 80 anni. Era stato curato a Lerici e nel quartiere della Chiappa alla Spezia negli anni della seconda guerra mondiale, aveva insegnato al liceo Virgilio di Roma, era stato parroco a Levanto e Bonassola prima di arrivare a Vernazza da dove partiva spesso per una sua grande passione: la Terra Santa. Era così don Emilio Gandolfo, parroco di una chiesa a picco sul mare. E qualcuno ieri sera ripensava all'incidente del 1993 che costò la vita a un altro parroco, don Alberto Zanini, precipitato sulle Apuane. Ma questa di Emilio Gandolfo è un'altra morte data da mano assassina alla quale si cerca di dare un nome e un movente.

Enzo Millepiedi

 

"MA COME HANNO FATTO AD UCCIDERE QUEL SORRISO?"

E' stata una donna di Vernazza a interpretare l'angoscia di tutti quando ha esclamato: "Ma come hanno fatto ad ucciderlo, lui che risolveva ogni cosa con un sorriso". Ed era sempre sorridente questo anziano ed esile prete che una mano assassina, forse per rapinarlo e approfittando del luogo isolato della casa canonica, ha massacrato, tormentandogli la carne con un'arma del delitto impietosa e sacrilega per la sua vittima agonizzante: il crocifisso. Fino alla fine. Fino a che tutto non si è consumato. Così è stato ucciso don Emilio Gandolfo e quel suo generoso sorriso, che profumava di felicità quando poteva andare in Terra Santa, la sua grande passione. Tornava giovane tutte le volte che poteva organizzare comitive di pellegrini che guidava con sapienza ed entusiasmo. E quell'amore se lo riportava a casa, perché ce l'aveva dentro, nella quotidiana cura dei suoi parrocchiani.

Enzo Millepiedi

  

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