Da "la Nazione" del 6/12/1999

 

UN CAPELLO L'UNICA TRACCIA DEL KILLER DI DON EMILIO

Ulula il vento nei carugi di Vernazza. Il lamento della natura si intreccia al dolore della comunità. Abituati agli schiaffi del libeccio che qui gonfia i marosi, gli abitanti non hanno ancora assorbito l'onda d'urto della tragedia. Una tragedia carica di misteri. L'assassinio di don Emilio Gandolfo, l'ottantenne parroco della perla delle Cinque Terre, a tre giorni dalla scoperta, resta un giallo aperto a ogni soluzione. Con un reperto chiave a disposizione degli inquirenti: un capello trovato sotto le unghie del sacerdote. E' quello dell'assassino? Siamo vicini a una svolta? "Le indagini si svolgono a tutto campo", non è solo la classica frase di rito degli inquirenti. Ma lo specchio fedele di un'attività in corso, ancorata a pochi dati di fatto: il corpo dell'anziano sacerdote massacrato con inaudita violenza; la canonica messa a soqquadro; le tracce di sangue sulla porta di ingresso a distanza di tre piani di scale dalla stanza dove il corpo del religioso è stato rinvenuto. L'autopsia ha rivelato che la morte del sacerdote risalirebbe alla tarda serata del 2 dicembre, poche ore dopo aver celebrato la Messa. Il medico legale Claudio Favati ha accertato che tutte le costole del parroco sono state fratturate, con conseguenze letali per i polmoni. Quasi che l'assassino, o gli assassini, si siano cimentati in una danza dell'orrore sul corpo inerme. Inizialmente si era ipotizzato che per colpire il prete potesse essere stato usato un crocifisso, ma l'oggetto di culto non presenta tracce di sangue. Quella della rapina resta così l'ipotesi più accreditata. Ma, almeno per ora, non ha riscontri. Dalla canonica, apparentemente, non manca nulla di valore, compreso il computer portatile, ‘compagno' di vita e di studio del sacerdote all'antica ma illuminato. E don Emilio non aveva certo un tesoro. Con discrezione, carabinieri e poliziotti hanno interrogato una trentina di abitanti, all'interno della canonica stessa, perché a Vernazza non c'è stazione dell'Arma o presidio di polizia. Fra le domande di rito quella su possibili motivi di tensione, rancori fra qualche residente e il parroco. "Impossibile". Le risposte si sono inanellate come un rosario, accompagnate, qua è là, da lacrime e da ricordi: "Don Emilio risolveva tutto con il sorriso. Era l'espressione della bontà".

Lorenzo Cresci

  

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