IL MISTERO DI NAZARET

Dal volume "La terra dei nostri Padri", Borgia Editore (1999), pp.47-49

Gesù è nato a Betlemme, in Giudea. Questo è certo, e questo non avvenne a caso. I profeti avevano predetto che il Messia doveva venire dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide; lo sapevano bene i capi religiosi interrogati da Erode e lo sapeva la gente comune (Mt 2,4-6; Gv 7, 42).

Tuttavia il villaggio dove Gesù è cresciuto e vissuto è Nazaret in Galilea. A Gerusalemme fu condannato a morte come "Gesù di Nazaret", e questo fu l'annuncio alle donne recatesi al sepolcro all'alba del terzo giorno: "Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso. E risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto" (Me 16, 6-7).

L'umiliazione è tramutata in gloria; ma il Risorto non viene identificato altrimenti che come "Gesù di Nazaret". Il Messia inviato da Dio è Gesù di Nazaret. Eppure da Nazaret non si aspettava nulla di buono. Gesù di Nazaret, quello che hanno crocifisso e che è risorto, aspetta i suoi in Galilea. L'appuntamento è in Galilea, dove era avvenuto il primo incontro, dove li aveva chiamati a seguirlo, dove aveva annunciato il lieto messaggio del vangelo e soprattutto dov'egli cominciò a fare ciò che insegnò.

Il Vangelo, infatti, prima di essere proclamato è stato vissuto da Gesù a Nazaret. Egli stesso è il Vangelo che ha messo radici nella nostra terra. Il Dabar, la Parola-evento, è "il Verbo uscito dal silenzio", secondo la felice espressione di Ignazio martire. Prima della predicazione c'è stata la lunga vita di Nazaret, vissuta nell'oscurità e nel silenzio, fatta di lavoro e di preghiera, intessuta di umili gesti quotidiani, resi grandi soltanto dall'amore.

Gesù di Nazaret risorto "vi aspetta in Galilea", per confermare che quando a Nazaret conduceva la vita di umile operaio, privo di qualsiasi segno di divina e umana grandezza, egli era già il Signore che si era spogliato della sua gloria, che "annientò se stesso" prendendo l'ultimo posto, fino alla morte di croce.

E sempre Gesù di Nazaret aspetta i suoi discepoli in Galilea, per convincerli che se fu importante ciò che disse e fece, era ancor più importante ciò che egli era ed è; per convincerli che senza il silenzio di Nazaret non si può capire la sua parola, e che senza quella sua lunga esistenza oscura e silenziosa non è possibile comprendere il mistero di quella presenza in mezzo a noi e in noi, ch'egli ha solennemente promesso prima di sottrarsi ai nostri occhi: "Ecco, io sono con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Tutti i giorni, non soltanto la domenica o al momento della comunione. Tutti i giorni anche quando ci coglie il buio della valle oscura. Allora "non ho paura, perché tu sei con me" (Sl 23,4). La grande intuizione di Mosè nel deserto: "Come si saprà che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi?" (Es 33,16).

Gesù di Nazaret vuol dire questa presenza che è penetrata nel tessuto dell'esistenza quotidiana e perfino nelle più intime fibre del nostro essere. Gesù di Nazaret è veramente l'Emmanuele, cioè 'Dio-con-noi'. Dio e con noi perché il Figlio di Dio è uno di noi. Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventi Dio. Egli è disceso fino a Nazaret, affinché seguendo lui, noi potessimo ascendere fino a Gerusalemme, e non solo fino a quella terrestre. Luca, descrivendo l'ultimo viaggio a Gerusalemme, la salita da Gerico a Gerusalemme, nota che egli "camminava davanti a tutti" (Le 19,28); ma prima, descrivendo il ritorno di Gesù a Nazaret, insieme a Maria e a Giuseppe, dopo l'episodio dei dodici anni nel tempio, dice: "discese con loro e fece ritorno a Nazaret" (Lc 2,51). La Vulgata traduce: descendit cum eis, usando il medesimo verbo che usiamo nel Credo quando affermiamo che il Figlio di Dio "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo". E' disceso a Nazaret, dove cominciò quell'abbassamento che arrivò fino alla morte di croce. "Per questo", proprio per questo, "Dio lo esaltò".

Ed ora, che cosa cerchiamo noi, anzi chi cerchiamo, se non Gesù di Nazaret, il crocifisso, ma che Dio ha risuscitato dai morti, lui che ci ha dato l'appuntamento in Galilea, cioè in ogni angolo della terra dove si svolge la nostra vita quotidiana e la nostra missione? L'esempio di Teresa del Bambino Gesù al Carmelo di Lisieux e quello di Carlo de Foucauld nel deserto del Sahara, ci aiutano a scoprire e a vivere il mistero di Nazaret nelle condizioni più diverse e tutte così ordinarie in cui ciascuno è chiamato a vivere.

 

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