Da "Il Secolo XIX - Levante" del 7/12/1999

 

Sestri Levante ricorda don Emilio Gandolfo, il sacerdote ottantenne massacrato

"Un uomo mite, accogliente con tutti"

Pellegrino in Terrasanta, il religioso era un biblista di grande cultura: spesso accompagnava gruppi di fedeli alla scoperta degli itinerari spirituali.

Sestri Levante. Pur essendo pellegrino, aveva sempre mantenuto molto salde le radici con la sua terra d'origine e con la sua parrocchia, quella di S.Stefano del Ponte, per le quali conservava un affetto profondo. "Mite, dolce, accogliente nei confronti di chiunque, sempre disponibile al dialogo": con queste parole viene ricordato don Emilio Gandolfo, il sacerdote ottantenne ucciso nella canonica di S.Margherita d'Antiochia, a Vernazza, dove era parroco dal '95. "Aveva lo sguardo molto acuto e il sorriso aperto, che faceva immaginare il sorriso eterno di Dio".

Nella chiesa di S.Stefano del Ponte, don Emilio - che era nato il 3 novembre del 1919 - aveva compiuto tutto il suo cammino di fede: qui aveva ricevuto i sacramenti e qui era stato ordinato sacerdote, il giorno di Pentecoste del 1942. Sette anni fa, don Emilio aveva festeggiato il cinquantesimo proprio nella sua "chiesetta": cosi lui definiva affettuosamente S.Stefano del Ponte.

Chi ha conosciuto don Emilio, dicono i fedeli, non può non averne apprezzato la dolcezza e la grande cultura, caratterizzata in particolare da una profonda conoscenza della Bibbia e dei Padri della Chiesa.

Eccellente predicatore, autore di numerosi libri di teologia e traduttore, don Gandolfo era stato dapprima curato a Lerici e poi a Chiappa.

Nel '46 si era trasferito a Roma a studiare e ad insegnare al liceo "Virgilio". Al 1972 risale la nomina a parroco di Levanto, dove rimase fino al '76. Poi tornò di nuovo a Roma, quindi a Bonassola e poi a Vernazza come amministratore parrocchiale. Nel 1995, dopo la tragica morte di don Alberto Zanini, divenne parroco di S.Margherita di Antiochia.

Don Emilio si recava spesso in Terra Santa e aveva presentato solo due giorni prima della morte il suo ultimo libro, "La terra dei nostri Padri", dedicato proprio ai luoghi santi della Palestina. Ancora di recente, aveva accompagnato un gruppo di fedeli della parrocchia sestrese di S.Antonio in un itinerario religioso sulle orme di San Paolo, in Asia minore. "Conosceva quei luoghi pietra per pietra - ricordano ancora i fedeli - ed era veramente un piacere dello spirito scoprirli con lui".

Don Emilio Gandolfo era solito tornare a S.Stefano del Ponte in occasione delle feste, a Natale e a Pasqua, ricorrenze nelle quali non mancava mai di indirizzare una lettera alle persone care, tra cui alcuni suoi studenti del liceo Virgilio. Era particolarmente devoto alla Madonna del Carmine, che si celebra il 16 luglio, e non mancava di tornare ogni anno a S.Stefano del Ponte per celebrare la messa del mattino, alle 7, che lo costringeva a prendere il treno prestissimo alla stazione di Vernazza.

"Era un sacerdote che applicava quotidianamente gli insegnamenti del concilio Vaticano II - dice un fedele - Era capace di incontrare i vicini, ma soprattutto le persone lontane, quelle che erano alla ricerca della fede, che s'interrogavano sul significato dell'esistenza. Con queste svolgeva un attento lavoro di direzione spirituale: per tanti è stato un padre, capace di ascolto e di aiuto". Amava il silenzio, don Emilio Gandolfo, e le parole che nascono proprio dal silenzio, dalla riflessione, dalla ricerca interiore.

Andrea Plebe 

  

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