CONCILIO VATICANO II (1962-1965)

18 novembre 1965

 

DEI VERBUM

1 - Proemio

1. In religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia, il sacro concilio aderisce alle parole di s. Giovanni, il quale dice: " Annunciamo a Voi la vita eterna, che era presso il Padre e si manifestò in noi: vi annunziamo ciò che abbiamo veduto e udito, affinché anche voi abbiate comunione con noi, e la nostra comunione sia col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1 Gv. 1, 2-3). Perciò, seguendo le orme dei concili Tridentino e Vaticano I, intende proporre la genuina dottrina sulla divina rivelazione e la sua trasmissione, affinché per l'annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami.

2. Natura e oggetto della rivelazione

2. Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà (cf. Ef. 1, 9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito santo hanno accesso al Padre e son resi partecipi della divina natura (cf., Ef. 2, 18; 2 Pt. 1, 4). Con questa rivelazione infatti Dio invisibile cf. Col 1, 15; 1 Tim. 1, 17) nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici (cf. Es. 33, 11; Gv. 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cf. Bar. 3, 38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi tra loro, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, su Dio e sulla salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi nel Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la rivelazione.

3 - Preparazione della rivelazione evangelica

3. Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cf. Gv. 1, 3), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé (cf. Rom. 1, 19-20). Inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollevò nella speranza della salvezza (cf. Gen. 3, 15), ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro, i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene (cf. Rom. 2, 6-7). A suo tempo chiamò Abramo, per fare di lui un gran popolo (cf. Gen. 12, 2-3), che dopo i patriarchi ammaestrò per mezzo di Mosè e dei profeti, affinché lo riconoscessero come il solo Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stessero in attesa del salvatore promesso. In tal modo preparò lungo i secoli la via al vangelo.

4 - Cristo completa la rivelazione

4. Dio, dopo avere a più riprese e in più modi parlato per mezzo dei profeti, " alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo del figlio" (Ebr. 1, 1-2). Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e ad essi spiegasse i segreti di Dio (cf. Gv. 1, 1-18). Gesù Cristo dunque, Verbo fatto carne, mandato come " uomo agli uomini", " parla le parole di Dio" (Gv. 3, 34) e porta a compimento l'opera di salvezza affidatagli dal Padre (cf. Gv. 5, 36; 17, 4). Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (cf. Gv. 14, 9), con tutta la sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la gloriosa resurrezione di tra i morti, e infine con l'invio dello Spirito di verità, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna.

L'economia cristiana dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cf. 1 Tim. 6, 14 e Tit. 2, 13).

5 - La Rivalazione va accolta con fede

5. A Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede (cf. Rom. 16, 26; rif. Rom. 1, 5; 2 Cor. 10, 5-6), con la quale l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando " il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela" e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lei. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità". Affinché poi l'intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni.

6 - La verità rivelata

6. Con la divina rivelazione Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, " per renderli cioè partecipi dei beni divini, che trascendono assolutamente la comprensione della mente umana".

Il sacro concilio professa che " Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della umana ragione dalle cose create" (cf. Rom. 1, 20); insegna inoltre che va attribuito alla sua rivelazione "il fatto che, ciò che nell'ordine divino non è di per sé inaccessibile alla umana ragione, possa, anche nella presente condizione del genere umano, esser conosciuto da tutti speditamente, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore ".

7 - Gli apostoli e i loro successori, araldi del vangelo

7. Dio, con la stessa somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la rivelazione del sommo Dio (cf. 2 Cor. 1, 20 e 3, 16 - 4, 6), ordinò agli apostoli di predicare a tutti, comunicando loro i doni divini, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, il vangelo che, prima promesso per mezzo dei profeti, egli ha adempiuto e promulgato di sua bocca. Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito santo, quanto da quegli apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza.

Gli apostoli poi, affinché il vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella chiesa, lasciarono come successori i vescovi, ad essi "affidando il loro proprio posto di magistero". Questa sacra tradizione dunque e la sacra scrittura dell'uno e dell'altro testamento sono come uno specchio nel quale la chiesa pellegrina in terra contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia com'è (cf. 1 Gv. 3, 2).

8 - La sacra tradizione

8. Pertanto, la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi. Gli apostoli perciò, trasmettendo ciò che essi stessi hanno ricevuto, ammoniscono i fedeli di conservare le tradizioni che hanno appreso sia a voce sia per lettera (cf. 2 Tess. 2, 15) e di combattere per la fede ad essi trasmessa una volta per sempre (cf. Giuda 3). Ciò che fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa e all'incremento della fede del popolo di Dio. Così la chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede.

Questa tradizione, che trae origine dagli apostoli, progredisce nella chiesa sotto l'assistenza dello Spirito santo: infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro (cf. Lc. 2, 19 e 51), sia con la profonda intelligenza che essi provano delle cose spirituali, sia con la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di Verità. La chiesa, cioè, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa giungano a compimento le parole di Dio.

Le asserzioni dei santi padri attestano la vivificante presenza di questa tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della chiesa che crede e che prega. La stessa tradizione fa conoscere alla chiesa il canone integrale dei libri sacri, e in essa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre lettere; così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito santo, per mezzo del quale la viva voce del vangelo risuona nella chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo (cf. Col. 3, 16).

9 - Mutua relazione tra la tradizione e la sacra scrittura

9. La sacra tradizione e la sacra scrittura sono dunque strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino; la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito santo agli apostoli, viene trasmessa integralmente dalla sacra tradizione ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; accade così che la chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola sacra scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto.

10 - Relazione della tradizione e della scrittura col magistero

10. La sacra tradizione e la sacra scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla chiesa. Aderendo ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi pastori, persevera costantemente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni (cf. Atti 2, 42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa si crei una singolare unità di spirito tra vescovi e fedeli.

L'ufficio poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo magistero vivo della chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è al di sopra della parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questi unici depositi della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio.

E` chiaro dunque che la sacra tradizione, la sacra scrittura e il magistero della chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere, e che tutti insieme, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione di un solo Spirito santo, contribuiscono efficacemente alla Salvezza delle anime.

11 - Ispirazione e verità nella sacra scrittura

11. Le cose divinamente rivelate, che nei libri della sacra scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito santo. La santa madre chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'antico che del nuovo testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito santo (cf. Gv. 20, 31; 2 Tim. 3, 16; 2 Pt. 1, 19-21; 3, 15-16), hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla chiesa. Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse degli uomini di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che egli voleva.

Poiché dunque tutto ciò, che gli autori ispirati o agiografi asseriscono, è da ritenersi asserito dallo Spirito santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri della scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre scritture. Pertanto " Ogni scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia perfetto, addestrato a ogni opera buona" (2 Tim. 3, 10-17 gr.).

12 - Come deve essere interpretata la sacra scrittura

12. Poiché Dio nella sacra scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l'interprete della sacra scrittura, per vedere bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione, che cosa gli agiografi in realtà hanno inteso significare e che cosa a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole.

Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto tra l'altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici, o profetici, o poetici, o con altri generi di espressione. E` necessario dunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo intese esprimere ed espresse in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso. Infatti per comprendere esattamente ciò che l'autore sacro ha voluto asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originari medi di intendere, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che allora erano in uso qua e là nei rapporti umani.

Però, dovendo la sacra scrittura essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e alla unità di tutta la scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la chiesa e dell'analogia della fede. E` compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della sacra scrittura, affinché, con studi in qualche modo preparatori, si maturi il giudizio della chiesa. Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la parola di Dio.

13 - La " condiscendenza " della divina Sapienza

13. Nella sacra scrittura dunque, restando sempre intatta la verità e la santità di Dio, si manifesta l'ammirabile condiscendenza della eterna Sapienza, " affinché apprendiamo l'ineffabile benignità di Dio e quanto egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia contemperato il suo parlare". Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze della umana natura, si fece simile agli uomini.

14 - La storia della salvezza nell'antico testamento

14. Nel suo grande amore Dio, progettando e preparando con sollecitudine la salvezza di tutto il genere umano, si scelse con singolare disegno un popolo, al quale confidare le promesse. Infatti, una volta conclusa l'alleanza con Abramo (cf. Gen. 15, 18) e col popolo d'Israele per mezzo di Mosè (cf. Es. 24, 8), egli si rivelò con parole ed azioni al popolo, che s'era acquistato, come l'unico Dio vero e vivo, così che Israele sperimentasse quali fossero le vie divine con gli uomini e, parlando Dio per bocca dei profeti, le comprendesse con sempre maggiore profondità e chiarezza e le facesse conoscere con maggiore ampiezza fra le genti (cf. Sal. 21, 28-29; 95, 1-3; Is. 2, 14; Ger. 3, 17). L'economia della salvezza preannunziata, narrata e spiegata dai sacri autori, si trova come vera parola di Dio nei libri dell'antico testamento; perciò questi libri divinamente ispirati conservano valore perenne: " Quanto infatti fu scritto, per nostro ammaestramento fu scritto, affinché mediante quella pazienza e quel conforto che vengono dalle scritture possiamo ottenere la speranza" (Rom. 15, 4).

15 - Importanza dell'antico testamento per i cristiani

15. L'economia dell'antico testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunziare profeticamente (cf. Lc. 24, 44; Gv. 5, 39; 1 Pt. 1, 10) e a significare con vari tipi (cf. 1 Cor. 10, 11) l'avvento di Cristo redentore dell'universo e del regno messianico. I libri poi dell'antico testamento, secondo la condizione del genere umano prima dei tempi della salvezza instaurata da Cristo, manifestano a tutti la conoscenza di Dio e dell'uomo e il modo con cui Dio giusto e misericordioso si comporta con gli uomini. I quali libri, sebbene contengano anche cose imperfette e temporanee, dimostrano tuttaVia una vera pedagogia divina. Quindi i fedeli devono ricevere con devozione questi libri, che esprimono un vivo senso di Dio, una sapienza salutare per la vita dell'uomo e mirabili tesori di preghiere, nei quali infine è nascosto il mistero della nostra salvezza.

16 - Unità dei due testamenti

16. Dio, dunque, ispiratore e autore dei libri dell'uno e dell'altro testamento, ha sapientemente disposto che il nuovo fosse nascosto nell'antico e l'antico diventasse chiaro nel nuovo (2). Poiché, anche se Cristo ha fondato la nuova alleanza nel sangue suo (cf. Lc. 22, 20; 1 Cor. 11, 25), tuttavia i libri dell'antico testamento, integralmente assunti nella predicazione evangelica, acquistano e manifestano il loro completo significato nel nuovo testamento (cf. Mt. 5, 17; Lc. 24, 27; Rom. 16, 25-26; 2 Cor. 3, 14-16), e a loro volta lo illuminano e lo spiegano.

17 - Eccellenza del nuovo testamento

17. La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede (cf. Rom. 1, 16), si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del nuovo testamento. Quando infatti venne la pienezza del tempo (cf. Gal. 4, 4), il Verbo si fece carne ed abitò tra noi pieno di grazia e di verità (cf. Gv. 1, 14). Cristo stabilì il regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e se stesso e portò a compimento l'opera sua con la morte, la resurrezione, la gloriosa ascensione e l'invio dello Spirito santo. Innalzato da terra attira tutti a sé (cf. Gv. 12, 32 gr.), lui, che solo ha parole di vita eterna (cf. Gv. 6, 68). Ma questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi apostoli suoi e ai profeti nello Spirito santo (cf. Ef. 3, 4-6 gr.), affinché predicassero il vangelo, suscistassero la fede in Gesù Cristo e Signore, e congregassero la chiesa. Di tutto ciò gli scritti del nuovo testamento sono testimonianza perenne e divina.

18 - Origine apostolica dei vangeli

18. A nessuno sfugge che tra tutte le scritture, anche del nuovo testamento, i vangeli meritatamente eccellono, in quanto sono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro salvatore.

La chiesa sempre e in ogni luogo ha ritenuto e ritiene che i quattro vangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli apostoli per mandato di Cristo predicarono, dopo, per ispirazione dello Spirito divino essi stessi e gli uomini della loro cerchia tramandarono a noi in scritti, come fondamento della fede, cioè il vangelo quadriforme, secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

19 - Carattere storico dei vangeli

19. La santa madre chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e costanza massima, che i quattro suindicati vangeli, di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui fu assunto in cielo (cf. Atti 1, 1-2). Gli apostoli poi, dopo l'ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano. E gli autori sacri scrissero i quattro vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose Vere e sincere. Essi, infatti, attingendo sia dalla propria memoria e dai propri ricordi sia della testimonianza di coloro che " fin dal principio furono testimoni oculari e ministri della parola", scrissero con l'intenzione di farci conoscere la " verità" (cf. Lc. 1, 2-4) degli insegnamenti sui quali siamo stati istruiti.

20 - Gli altri scritti del nuovo testamento

20. Il canone del nuovo testamento, oltre i quattro vangeli, contiene anche le lettere di san Paolo ed altri scritti apostolici composti per ispirazione dello Spirito santo, con i quali, per sapiente disposizione di Dio, è confermato tutto ciò che riguarda Cristo Signore, è ulteriormente spiegata la sua autentica dottrina, è predicata la potenza salvifica dell'opera divina di Cristo, sono narrati gli inizi e la mirabile diffusione della chiesa ed è preannunziata la sua gloriosa consumazione.

Il Signore Gesù, infatti, assistè i suoi apostoli come aveva promesso (cf. Mt. 28, 20) e inviò loro lo Spirito paraclito, il quale doveva introdurli nella pienezza della verità (cf. Gv. 10, 13).

21 - La chiesa venera le sacre scritture

21. La chiesa ha sempre venerato le divine scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra tradizione, la chiesa le ha sempre considerate e le considera come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare, nelle parole dei profeti e degli apostoli, la voce dello Spirito santo. E` necessario, dunque, che tutta la predicazione ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata dalla sacra scrittura. Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della chiesa, e per i figli della chiesa saldezza della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale. Perciò si applicano in modo eccellente alla sacra scrittura le affermazioni: "Vivente ed efficace è la parola di Dio" (Ebr. 4, 12), " che ha la forza di edificare e di dare l'eredità tra tutti i santificati" (Atti 20, 32; cf. 1 Tess. 2, 13).

22 - Le tradizioni devono essere appropriate

22. E` necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra scrittura. Per questo motivo, la chiesa fin dagli inizi accolse come sua l'antichissima traduzione greca dell'antico testamento detta dei LXX; e ha sempre in onore le altre versioni orientali e le versioni latine, particolarmente quella che è detta Volgata. Ma poiché la parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo, la chiesa cura con materna sollecitudine che si facciano traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue, a preferenza dai testi originali dei sacri libri. Queste, se secondo l'opportunità e col consenso dell'autorità della chiesa saranno fatte in collaborazione con i fratelli separati, potranno essere usate da tutti i cristiani.

23 - Impegno apostolico degli apostoli

2. La sposa del Verbo incarnato, la chiesa, istruita dallo Spirito santo, si preoccupa di raggiungere una intelligenza sempre più profonda delle sacre scritture, per nutrire di continuo i suoi figli con le divine parole; perciò a ragione favorisce anche lo studio dei santi padri, d'oriente e d'occidente, e delle sacre liturgie. Bisogna che gli esegeti cattolici, poi, e gli altri cultori della sacra teologia, collaborando con zelo, si impegnino, sotto la vigilanza del sacro magistero, a studiare e spiegare con mezzi adatti le divine lettere, in modo che il più gran numero possibile di ministri della divina parola possano offrire con frutto al popolo di Dio l'alimento delle scritture, che illumini la mente, corrobori le volontà, accenda i cuori degli uomini all'amore di Dio. Il sacro concilio incoraggia i figli della chiesa che coltivano le scienze bibliche, affinché perseverino nel compimento dell'opera felicemente intrapresa, con energie sempre rinnovate, con ogni applicazione secondo il senso della chiesa.

24 - Importanza della sacra scrittura per la teologia

24. La sacra teologia si basa, come su un fondamento perenne, sulla parola di Dio scritta, insieme con la sacra tradizione, e in quella vigorosamente si consolida e ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni verità racchiusa nel mistero di Cristo. Le sacre scritture contengono la parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente parola di Dio; lo studio delle sacre pagine sia dunque come l'anima della sacra teologia. Anche il ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e tutta l'istruzione cristiana, nella quale l'omelia liturgica deve avere un posto privilegiato, si nutre con profitto e santamente vigoreggia con la parola della scrittura.

25 - Si raccomanda la lettura della sacra scrittura

25. perciò è necessario che tutti i chierici, in primo luogo i sacerdoti di Cristo e quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono legittimamente al ministero della parola, devono essere attaccati alle scritture, mediante la sacra lettura assidua e lo studio accurato, affinché qualcuno di loro non diventi " vano predicatore della parola di Dio all'esterno, lui che non l'ascolta di dentro", mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra liturgia. Parimenti, il santo concilio esorta con forza e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (Fil. 3, 8) con la frequente lettura delle divine scritture. " L'ignoranza delle scritture, infatti, è ignoranza di Cristo". Si accostino dunque volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l'approvazione e a cura dei pastori della chiesa lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo; poiché " gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini".

Compete ai sacri presuli, " depositari della dottrina apostolica", istruire opportunamente i fedeli loro affidati circa il retto uso dei libri divini, soprattutto del nuovo testamento e in primo luogo dei vangeli, con traduzioni dei sacri testi, che siano corredate dalle spiegazioni necessarie e veramente sufficienti, affinché i figli della chiesa si familiarizzino con sicurezza e utilità con le sacre scritture e siano permeati del loro spirito.

Inoltre, siano preparate edizioni della sacra scrittura, fornite di idonee annotazioni, ad uso anche dei non-cristiani e adattate alle loro condizioni, che in ogni maniera sia i pastori d'anime sia i cristiani di qualsiasi stato avranno cura di diffondere con prudenza.

26 - Conclusione

26. In tal modo, dunque, con la lettura e lo studio dei libri sacri " la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata" (2 Tess. 3, 1) e il tesoro della rivelazione, affidato alla chiesa riempia sempre più il cuore degli uomini. Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso di vita spirituale dall'accresciuta venerazione della parola di Dio, che " permane in eterno" (Is. 40, 8; 1 Pt. 1, 23-25). Tutte e singole le cose, stabilite ecc.

Roma, presso S. Pietro, 18 novembre 1965.

Io Paolo vescovo della chiesa cattolica.

(Seguono le firme dei padri)