Concilio Vaticano II (1962-1965)

Luogo: Roma (S. Pietro), 4 dicembre 1963

Data: 1963/12/04

INTER MIRIFICA

1. Significato dei termini

 

1. Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto ai nostri giorni, l'ingegno umano, con l'aiuto di Dio, ha tratto dal creato, la madre chiesa accoglie e segue con speciale cura quelle che più direttamente riguardano lo spirito dell'uomo e che hanno aperto nuove vie per comunicare, con massima facilità, notizie, idee e insegnamenti d'ogni genere. Tra queste invenzioni spiccano quegli strumenti che per loro natura sono in grado di raggiungere e muovere non solo i singoli uomini, ma le stesse moltitudini e l'intera società umana - quali la stampa, il cinema, la radio, la televisione e altri simili -, che possono quindi a ragione essere chiamati " strumenti della comunicazione sociale".

 

2. Perche' il concilio ne tratta.

La madre chiesa riconosce che questi strumenti, se bene adoperati, offrono al genere umano validi sostegni, perché contribuiscono efficacemente a sollevare e ad arricchire gli animi, nonché a estendere e consolidare il regno di Dio. Ma sa pure che gli uomini possono usarli contro il piano di Dio creatore e volgerli a propria rovina; anzi, è afflitta da materno sentimento di dolore per i danni che molto spesso il loro cattivo uso ha provocato all'umanità.

Perciò il sacro concilio, perseverando nella vigile sollecitudine dei sommi pontefici e dei vescovi in un argomento di sì grande importanza, ritiene suo dovere trattare dei principali problemi relativi agli strumenti della comunicazione sociale. Confida poi che i suoi principi dottrinali e le sue norme disciplinari così proposte gioveranno non solo alla salvezza dei fedeli, ma anche al progresso di tutta l'umanità.

CAPITOLO I

NORME PER IL RETTO USO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE.

 

3. Compiti della chiesa

La chiesa cattolica, essendo stata fondata da Cristo signore per portare la salvezza a tutti gli uomini ed essendo perciò spinta dalla necessità di diffondere il vangelo, ritiene suo dovere predicare l'annuncio della salvezza servendosi anche degli strumenti della comunicazione sociale ed insegnarne agli uomini il retto uso.

Compete pertanto alla chiesa il diritto nativo di usare e possedere siffatti strumenti, in quanto siano necessari o utili alla formazione cristiana ed alla sua globale opera salvifica delle anime; ma è compito dei sacri pastori istruire e guidare i fedeli in modo che essi, con l'aiuto anche di questi strumenti, tendano alla salvezza e perfezione propria e di tutta la famiglia umana

Peraltro, è compito anzitutto dei laici vivificare di Spirito umano e cristiano questi strumenti perché rispondano pienamente alla grande attesa dell'umanità e al piano di Dio.

4. Legge morale.

Per usare rettamente questi strumenti è assolutamente necessario che tutti coloro che se ne servono conoscano le norme dell'ordine morale e le applichino fedelmente in questo settore. Tengano quindi presente i contenuti che vengono comunicati secondo la natura propria di ciascuno strumento; considerino inoltre tutte le circostanze - come il fine, le persone, il luogo, il tempo, ecc. -, nelle quali si attua la comunicazione stessa e che possono modificarne, o del tutto mutarne, il valore morale. Tra esse, in particolare, si consideri il modo di agire proprio di ciascuno strumento, cioè la forza di suggestione, la quale può essere tale che gli uomini, soprattutto se insufficientemente preparati, riescano con difficoltà ad avvertirla, a dominarla e, quando occorresse, a respingerla.

5. Diritto all'informazione.

Pertanto è particolarmente necessario che tutti gli interessati si formino una retta coscienza circa l'uso di questi strumenti, soprattutto a proposito di alcune questioni oggi più fortemente controverse.

La prima questione riguarda l'informazione, cioè la ricerca e la diffusione di notizie. Non c'è dubbio che l'informazione, a causa del progresso della società umana odierna e delle sempre più strette relazioni d'interdipendenza tra i suoi membri, è diventata utilissima e, per lo più, necessaria. Infatti, la pubblica e tempestiva comunicazione degli avvenimenti e dei fatti offre ai singoli uomini una più adeguata e continua conoscenza così che possano contribuire efficacemente al bene comune e promuovano tutti insieme più agevolmente la prosperità e il progresso dell'intera società. Appartiene dunque alla società umana il diritto all'informazione su quanto, secondo le rispettive condizioni, convenga alle persone, sia singole sia associate. Tuttavia il retto esercizio di questo diritto richiede che la comunicazione nel suo contenuto sia sempre vera e, salve la giustizia e la carità, integra; inoltre, nel modo, sia onesta e conveniente, cioè rispetti scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la dignità dell'uomo, sia nella ricerca delle notizie, sia nella loro divulgazione. Non ogni cognizione infatti giova, "mentre la carità è costruttiva" (1 Cor. 8, 1).

6. Arte e morale.

La seconda questione riguarda le relazioni intercorrenti fra i diritti - come si suol dire - dell'arte e le norme della legge morale. Poiché le crescenti controversie su questo argomento non di rado traggono origine da dottrine erronee in etica e in estetica, il concilio dichiara che il primato dell'ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti, poiché solo esso supera ed armonizza tutti gli altri ordini di attività umane, per quanto nobili, non escluso quello dell'arte. Solo l'ordine morale, infatti, investe nella totalità del suo essere l'uomo, creatura di Dio dotata di intelligenza e chiamato ad un fine soprannaturale, e lo stesso, se integralmente e fedelmente osservato, porta l'uomo a raggiungere la perfezione e la pienezza della felicità.

7. Trattazione del male morale.

Infine, la narrazione, la descrizione e la rappresentazione del male morale possono indubbiamente, anche per il tramite degli strumenti della comunicazione sociale, contribuire ad una più approfondita conoscenza ed analisi dell'uomo, a manifestare ed esaltare lo splendore del vero e del bene, ottenendo del resto più felici effetti drammatici. Tuttavia, affinché non rechino più danno che vantaggio alle anime, rispettino fedelmente la lagge morale, soprattutto se si tratta di cose che richiedano il dovuto rispetto, o che sollecitino più facilmente alle disordinate passioni l'uomo, ferito dalla colpa originale.

8. Opinioni pubbliche.

Poiché la opinioni pubbliche esercitano oggi un grandismo influsso e peso nella vita privata e pubblica dei cittadini di ogni ordine, è necessario che tutti i membri della società assolvano, anche in questo settore, i propri doveri di giustizia e di carità. Perciò si adoperino, anche mediante l'uso di questi strumenti, a formare e diffondere opinioni pubbliche rette.

 

9. Doveri dei recettori.

Particolari doveri hanno tutti i recettori - cioè lettori, spettatori, ascoltatori -, che con scelta personale e libera ricevono le comunicazioni diffuse da questi strumenti. Infatti, una scelta richiede che essi favoriscano in ogni modo quanto eccella per virtù, cultura ed arte, e che evitino, invece, quanto costituisca per loro causa o occasione di danno spirituale, oppure con il cattivo esempio induca altri in pericolo, o contribuisca a ostacolare le buone comunicazioni e a incoraggiare quelle cattive: il che solitamente avviene versando il proprio denaro ai promotori che usino questi strumenti con criteri esclusivamente di lucro.

Perciò i recettori, per adempiere la legge morale, non trascurino il dovere d'inforimarsi tempestivamente dei giudizi che in queste materie vengano dati dalla competente autorità, e di attenervisi secondo le norme della retta coscienza. Al fine poi di resistere più facilmente alle suggestioni meno oneste e di favorire in ogni modo quelle buone, procurino di orientare e formare la propria coscienza con i mezzi adatti.

10. Doveri dei giovani e dei genitori.

Specialmente i recettori più giovani si abituino ad un uso moderato e disciplinato di questi strumenti. Cerchino inoltre di comprendere più a fondo le cose viste, udite, lette; ne discutano con i loro educatori e con persone competenti e imparino a formularne un giudizio retto. I genitori poi ricordino che è loro dovere vigilare diligentemente perché spettacoli, stampa e simili, che siano contrari alla fede o ai buoni costumi, non entrino in casa e perché i loro figli non vi incorrano altrove.

11. Doveri degli autori.

Speciale responsabilità morale circa il retto uso degli strumenti della comunicazione sociale incombe sui giornalisti, gli scrittori, gli attori, i registi, gli editori e produttori, i programmisti, i distributori, gli esercenti e venditori, i critici e quanti altri in qualsiasi modo partecipino alla preparazione e trasmissione delle comunicazioni. E` evidente, infatti, quali e quanto grandi responsabilità siano da attribuire a tutti questi nelle odierne condizioni degli uomini, avendo essi la possibilità di indirizzare al bene o al male l'umanità con le loro informazioni e pressioni.

Dovranno, pertanto, regolare i propri interessi economici, politici ed artistici in modo da non andare mai contro il bene comune. Per raggiungere più facilmente questo intento, daranno lodevolmente la loro adesione alle associazioni della loro professione che impongano ai membri - se necessario anche impegnando all'osservanza di un "codice morale" - il rispetto delle leggi morali nelle atttività e doveri della loro professione.

Inoltre ricordino sempre che gran parte dei lettori e degli spettatori è costituita da giovani, i quali hanno bisogno di una stampa e di spettacoli che offrano un onesto divertimento e che orientino il loro spirito a più alti ideali. Procurino inoltre che le comunicazioni che riguardano la religione vengano affidate a persone degne e preparate e che siano realizzate con il dovuto rispetto.

 

 

12. Doveri dell'autorità civile.

Particolari doveri in questa materia incombono sull'autorità civile in vista del bene comune, al quale questi strumenti sono ordinati. E` infatti compito della stessa autorità, nel suo proprio ambito, difendere e proteggere, specialmente riguardo alla stampa, la vera e giusta libertà d'informazione, che è indispensabile all'odierna società per il suo progresso; favorire i valori religiosi, culturali e artistici; assicurare ai recettori il libero uso dei loro legittimi diritti. Inoltre è compito del potere civile appoggiare quelle iniziative che, per quanto siano di grande utilità specialmente alla gioventù", non possono altrimenti essere realizzate.

Infine, lo stesso potere pubblico, che giustamente si interessa della salute fisica dei cittadini, ha il dovere di provvedere con giustizia e diligenza, mediante la promulgazione di leggi e l'efficace loro applicazione, che dall'abuso di questi strumenti non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società. Con tale attenta sollecitudine non viene conculcata la libertà dei singoii o dei gruppi, sopratttutto quando venissero a mancare sicure garanzie da parte di coloro che, per specifica professione, usano questi strumenti.

Una speciale attenzione, inoltre, sia usata nel difendere gli adolescenti dalla stampa e dagli spettacoli che siano nocivi alla loro età.

CAPITOLO II

I MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE E L'APOSTOLATO CATTOLICO.

 

 

13. Azione dei pastori e dei fedeli.

Tutti i figli della chiesa si adoperino, in unità di spirito e di intenti, senza indugio e col massimo impegno, a che gli strumenti della comunicazione sociale, secondo che le circostanze lo richiederanno, vengano efficacemente usati nelle varie forme di apostolato, prevenendo le iniziative dannose, soprattutto nelle regioni dove il progresso morale e religioso richiede una più urgente e attiva presenza

Perciò i sacri pastori siano solleciti nel compiere in questo settore un dovere intimamente connesso con il loro dovere ordinario della predicazione. I laici, poi, impegnati nell'uso di questi strumenti, cerchino di rendere testimonianza a Cristo, anzitutto assolvendo ai propri incarichi con competenza e con spirito apostolico, collaborando inoltre direttamente, ciascuno secondo le proprie possibilità, all'azione pastorale della chiesa con le loro prestazioni tecniche, economiche, culturali e artistiche.

14. Iniziative dei cattolici.

Innanzitutto si incrementi la stampa onesta. Al fine poi di formare i lettori a un genuino spirito cristiano si crei e si promuova una stampa specificamente cattolica, tale cioè che - sia essa promossa e dipenda direttamente dalla stessa autorità ecclesiastica, oppure da cattolici - venga pubblicata con l'esplicito scopo di formare, rafforzare e promuovere opinioni pubbliche conformi al diritto naturale, alla dottrina e alla morale cattolica, e di divulgare e far conoscere nella giusta luce i fatti che riguardano la vita della chiesa. Vengano infine richiamati i fedeli sulla necessità di leggere e diffondere la stampa cattolica al fine di poter giudicare cristianamente ogni avvenimento.

Con ogni aiuto efficace si promuova e si assicuri la produzione e la programmazione di film atti ad un sano divertimento e pregevoli per valori culturali ed artistici, e innanzitutto quelli destinati alla gioventù. Questo si fa soprattutto sostenendo e coordinando mezzi e iniziative di produttori e di distributori onesti, favorendo i film meritevoli con l'appoggio dei critici e con premi, promuovendo e consociando le sale cinematografiche di gestori cattolici e onesti.

Parimenti, si sostengano con aiuto efficace i programmi radiofonici e televisivi onesti, soprattutto quelli adatti all'ambiente familiare. Si promuovano poi con impegno le trasmissioni cattoliche mediante le quali gli uditori e gli spettatori vengano orientati a partecipare alla vita della chiesa e ad assimilare le verità religiose. Dove se ne giudichi la convenienza, si creino sollecitamente anche emittenti cattoliche e si procuri che le loro trasmissioni si distinguano per perfezione ed efficacia.

Si procuri inoltre che la nobile e antica arte del teatro, la quale oggi già viene diffusa largamente dagli strumenti della comunicazione sociale, contribuisca alla formazione culturale e morale degli spettatori.

15. Formazione degli autori.

Per provvedere alle necessità sopra esposte si formino senza indugio sacerdoti, religiosi e laici, che sappiano usare con la dovuta competenza questi strumenti a scopi apostolici.

Anzitutto si devono preparare tecnicamente, culturalmente e moralmente i laici, moltiplicando scuole, facoltà e istituti, dove pubblicisti, autori di film e di trasmissioni radiofoniche e televisive e quanti altri si interessano a queste attività possano acquistare una formazione completa, vivificata di spirito cristiano, specialmente nel campo della dottrina sociale della chiesa. Occorre preparare ed aiutare anche gli attori, perché con la loro arte contribuiscano validamente al bene della società umana. Devono infine essere diligentemente preparati i critici latterari, cinematografici, radiofonici, televisivi, ecc., perché si distinguano per competenza nella loro materia e vengano istruiti e incoraggiati a porre sempre nel dovuto rilievo, nei loro giudizi, l'aspetto morale.

16. Formazione dei recettori.

Poiché il retto uso degli strumenti della comunicazione sociale, che sono a disposizione di recettori diversi per età e preparazione culturale, esige una loro adatta e specifica formazione teorica e pratica, le iniziative atte a questo scopo -soprattutto se destinate ai giovani - siano favorite e largamente diffuse nelle scuole cattoliche di ogni grado, nei seminari e nelle associazioni dell'apostolato dei laici, e vengano ispirate ai principi della morale cristiana. Per raggiungere più prontamente questo scopo, vengano inserite nel catechismo l'esposizione e la spiegazione della dottrina e della disciplina cattolica su questo argomento.

17. Mezzi e sussidi.

Essendo del tutto sconveniente per i figli della chiesa tollerare che la parola della salvezza resti inceppata ed ostacolata da diffico1tà tecniche e dalle spese, certo ingentissime, che questi strumenti richiedono, questo sacro concilio ricorda che essi hanno il dovere di sostenere e di aiutare i giornali cattolici, i periodici e le iniziative nel settore cinematografico, le stazioni e le trasmissioni radiofoniche e televisive, il cui fine principale sia quello di diffondere e difendere la verità e curare la formazione cristiana della società umana. Esorta, inoltre, insistentemente quanti, associazioni e singoli, dispongono di rilevanti possibilità economiche o tecniche, ad aiutare volentieri e generosamente con i loro mezzi e con la loro competenza questi strumenti nella misura in cui si propongano scopi genuinamente culturali e apostolici.

18. Giornata annuale.

Al fine poi di rafforzare più efficacemente il multiforme apostolato nella chiesa circa gli strumenti della comunicazione sociale, in tutte le diocesi del mondo, a giudizio dei vescovi, ogni anno venga celebrata una "giornata", nella quale i fedeli siano istruiti sui loro doveri in questo settore, siano invitati a pregare per questa intenzione e a dare, per il medesimo scopo, offerte che saranno scrupolosamente destinate a sostenere e incrementare le istituzioni e le iniziative promosse dalla chiesa in questo campo, secondo le necessità dell'orbe cattolico.

19. Ufficio della santa sede.

Nell'esercizio della sua suprema sollecitudine pastorale circa gli strumenti della comunicazione sociale il sommo pontefice dispone di uno speciale ufficio della santa sede.

 

20. Competenze dei vescovi.

Spetta poi ai vescovi vigilare nelle proprie diocesi sulle attività ed iniziative di questo settore, promuoverle e, in quanto riguardino l'apostolato pubblico, regolarle, non eccettuate quella che dipendono da religiosi esenti.

21. Uffici nazionali

Tuttavia, poiché un efficace apostolato nell'ambito di tutta la nazione richiede l'unità di intenti e di forze, questo sacro concilio decreta e ordina che dappertutto vengano costituiti ed aiutati con ogni mezzo gli uffici nazionali per la stampa, il cinema, la radio e la televisione. Sarà dunque compito principale di questi uffici provvedere che la coscienza dei fedeli nell'uso di questi strumenti si formi in modo retto, come pure incrementare e regolare tutte le iniziative dei cattolici in questo settore.

In ciascuna nazione la direzione di questi uffici venga affidata ad una commissione di vescovi, o a un vescovo delegato; facciano poi parte degli stessi uffici anche laici, formati nella dottrina cattolica ed esperti in queste materie.

22. Associazioni internazionali

Inoltre, poiché l'efficacia degli stessi strumenti supera i confini delle singole nazioni, e rende i singoli quasi cittadini di tutta l'umana convivenza, le iniziative nazionali in questo settore si coordinino anche su piano internazionale. Gli uffici, poi, di cui al n. 21, collaborino attivamente con le rispettive associazioni internazionali cattoliche. Queste associazioni internazionali cattoliche vengono legittimamente approvate soltanto dalla santa sede e da essa dipendono.

 

CONCLUSIONE

23. Istruzione pastorale.

Per l'applicazione di tutti i principi e norme di questo sacro concilio circa gli strumenti della comunicazione sociale, su espresso mandato del concilio, sia pubblicata una Istruzione pastorale, a cura dell'ufficio della santa sede, di cui al n. 19, con la collaborazione di periti appartenenti a diverse nazioni.

24. Esortazione finale.

Peraltro, questo sacro concilio confida che questa sua esposizione di istituzioni e di norme sarà accolta di buon grado e scrupolosamente osservata da tutti i figli della chiesa, in modo che essi, anche servendosi di questi strumenti, non solo non ne riportino danno, ma, a guisa del sale e della lace diano sapore alla terra e illuminino il mondo. Inoltre, invita tutti gli uomini di buona volontà, anzitutto quanti hanno nelle loro mani questi strumenti, a cercare di impiegarli unicamente per il bene dell'umana società, il cui avvenire dipende ogni giorno di più dal loro retto uso. Pertanto, come già con i capolavori d'arte antichi, così anche con queste invenzioni recenti sia glorificato il nome del Signore, secondo il detto dell'apostolo: "Gesù Cristo, ieri, oggi e per tutti i secoli" (Ebr. 13, 8). Tutte e singole le cose, stabilite in questo decreto, sono piaciute ai padri del sacro concilio. E noi, in virtù della potestà apostolica conferitaci da Cristo,unitamente ai venerabili padri, nello Spirito santo le approviamo, le decretiamo e stabiliamo; e quanto è stato così sinodalmente stabilito,comandiamo che sia promulgato a gloria di Dio.

Roma, presso San Pietro, 4 Dicembre 1963.

Io Paolo vescovo della chiesa cattolica.

(Seguono le firme dei padri)