SKIPPER

LUCIA POZZO

"Buon giorno, vorrei comandare la sua barca, quella l, la pi— grande, s proprio quella che vale qualche miliardo...". _ una ragazzina poco pi— che ventenne a rivolgere la domanda a un armatore stupito da tanta spavalderia. Lucia Pozzo, occhioni azzurri come il mare, oggi quarantenne, lo racconta nel suo libro autobiografico "Donne in mare" (Mursia, '96) un frizzante resoconto della sua esperienza di skipper con un equipaggio tutto femminile.

Lucia Pozzo parla con leggerezza e ironia della sua "invasione" in un campo molto maschile: "Le burrasche erano niente in confronto agli sfott•, agli insulti gratuiti, allo stupore che suscitavamo quando arrivavamo in un porto". Professionista della vela, skipper da sempre anche se nata lontana dal mare. Navigatrice e torinese, un binomio a quanto pare non inconciliabile. La sua storia lo testimonia. Certo avr… contato anche il fatto di aver praticato sport a livello agonistico fin da giovanissima. Sciatrice, figlia di alpinisti, campionessa juniores di scherma, Lucia Pozzo si Š avvicinata agli sport acquatici scendendo torrenti in kayak e regatando con il windsurf quando in Italia questo era ancora uno sport sconosciuto.

Non c'Š che dire, una temeraria, ma soprattutto una grande amante del mare. Non ci si stupisce nel ritrovarla a diciotto anni gi… pronta a cimentarsi in competizioni veliste con barche monotipi, quali il Laser e il 470, ottenendo soddisfacenti risultati, pur scontrandosi con soli equipaggi maschili.

Skipper dal 1980, senza esitazioni. Responsabile della navigazione, dell'equipaggio, dei passeggeri. Una scelta da brividi se non si ha la stoffa giusta, quella che non Š mai mancata a Lucia Pozzi. Inizia la sua carriera professionale tenendo corsi per il conseguimento della patente nautica presso le sedi della Lega Navale Italiana. E si fa

subito notare: "La skipperina donna ha dato del filo da torcere con rivendicazioni lavorative, aumenti dei rimborsi e uguaglianza sessuale delle retribuzioni. All'inizio venivo rimborsata meno di un uomo. Poi tutto si aggiust•". Ma essere una donna skipper pu• anche voler dire che un incidente di piccola entit… pu• trasformarsi in un piccolo dramma, fonte di sarcasmi. Basta un guasto all'invertitore, la marcia indietro della barca che non entra per niente, il mezzo che si spiaccica sulla banchina di cemento.

"Immediati i commenti che mettevano in dubbio le mie capacit… professionali, ma fra le parole serpeggiava un sostantivo che suonava come una condanna: tutto era successo perchŠ ero una donna". Come pensate che abbia reagito Lucia Pozzi? Niente pianti, ma una sana arrabbiatura. E soprattutto aver capito che quando una donna intraprende una carriera da uomo "deve avere la testa pi— dura di un mulo perchŠ la sua strada Š lastricata di grandi soddisfazioni ma anche di enormi ingiustizie. Il segreto per farcela? Essere brava, veramente brava, e non sgarrare mai"... E soprattutto avere coscienza di esserlo tanto da non avere il minimo dubbio sul proprio valore professionale. "Ho navigato sempre da skipper, non ho mai pensato di incominciare da mozzo o cuoca di bordo o con qualche altro incarico. Mi pagavo l'universit… con il lavoro da skipper. Tornavo a terra per sostenere gli esami: i professori mi guardavano come una strana cosa, ma andavo bene, prendevo sempre pieni voti".

Laureata in Architettura con una tesi sperimentale su materiali alleggeriti da costruzione per imbarcazioni, Lucia Pozzi si Š dedicata a tempo pieno al trasferimento di barche a vela in Mediterraneo e oltreoceano, occupandosi in cantiere di restauro di imbarcazioni d'epoca in legno. Nel 1987 ha organizzato su di un prototipo da regata il primo equipaggio italiano femminile fregiandosi della vittoria della regata adriatica "Cinquecento per due", riservata a due soli membri di equipaggio. Un precedente glorioso, il primo al mondo, fu quello della nave con bandiera inglese, l'Alcyon, nel 1930. Nello stesso anno su "Invicta Delfino Rosa" conquista il secondo posto alla "Rimini-Corfu-Rimini", aggiudicandosi cos il trofeo "Combinata dell'Adriatico".

Nel 1988, grazie ad una nuova barca pi— competitiva, Lucia ed il suo equipaggio vincono la regata della "Giraglia" e si aggiudicano il terzo posto nella "Coppa Italia". Nel 1989 si occupa del restauro di un 8 metri Stazza Internazionale del 1908, lo "Stint for Saab", imbarcazione forse appartenuta al mitico Barone Rosso(1) "mio eroe preferito fin da bambina". La Saab Automobili, affascinata dal binomio tra l'equipaggio femminile e la vecchia signora dei mari, rende possibile per due anni allo "Stint for Saab", di partecipare ai pi— prestigiosi raduni di vele d'epoca. "Una squadra tutta composta di donne suscita curiosit…, quando arrivavamo nei porti dovevamo sempre motivare questa scelta: ci etichettavano o come lesbiche o come femministe. Reazioni all'insegna di stereotipi e pregiudizi ci sono arrivate anche da parte di grandi skipper di Coppa America che pure avrebbero dovuto giudicarci con parametri professionali. Chiss…, forse temevano la nostra sfida: eravamo brave". Non deve stupire quindi se nel mettere il suo primo annuncio per proporsi come skipper, Lucia Pozzi non abbia precisato di essere una donna. "Quando l'armatore l'ha scoperto ha per• reagito bene, contrariamente alla moglie che invece mi ha detto un bel no. Strano ma vero: gli uomini, conoscendomi come skipper mi hanno dato pi— fiducia delle donne, forse perchŠ hanno paura di non poter controllare la situazione, di non essere pi— la vera e unica "padrona" della nave".

Impossibile sentire pronunciare da Lucia Pozzi parole come paura, stanchezza... Al massimo si sofferma su piccoli disagi, come quello di starsene magari in venticinque in poco spazio e per un lungo tempo: "questo pu• creare qualche problema, ma ho mai detto "basta, me ne vado, sono stufa"". Abbandonato l'equipaggio femminile, Lucia prende il comando di un ketch Sangermani d'epoca di 15 metri dedicandosi, nei momenti liberi, alla collaborazione con un'‚quipe subacquea di ricerche archeologiche nelle acque francesi. Nel 1992, una delle pi— belle barche d'epoca del Mediterraneo Š in fase di restauro ed ha bisogno di un comandante che si occupi di armarla e di farla navigare: ‚ il ketch aurico di 20 metri "Tirrenia", del 1914, di propriet… del Presidente dell'AIVE, l'Associazione Italiana Vele d'Epoca. Chi, se non Lucia, pu• essere il comandante di questa storica barca? Lo sar… fino al 1995, quando passer… sullo Zaca, goletta aurica di 40 metri, varata nel 1928, "unico comandante donna in un mondo di marinai uomini". Nel 1995 Lucia viene selezionata dall'associazione francese "Challenge oceanes", in cui navigatrici di fama internazionale corrono regate atlantiche d'altura su barche della classe Open. "Whirlpool" ‚ il primo catamarano classificato al Giro d'Europa 1995. Nel 1998 Lucia Pozzi Š al comando di un'imbarcazione d'epoca di 22 metri, "Emilia", varata nel 1930 per la Coppa America e presente ai pi— prestigiosi raduni di veterane del mare. Non c'Š che dire, il suo Palmares brilla di trofei importanti, conquistati con equipaggi femminili.

La navigatrice torinese Š molto nota nell'ambiente della nautica italiana e francese, dove si Š fatta anche promotrice di associazioni per la tutela e il riconoscimento della figura professionale dello skipper da diporto. Ha all'attivo dieci traversate dell'Atlantico, di cui sei in regata.  pure operatore meteo del Centro Meteo Mursia di Portofino, per la elaborazione e la diffusione dei bollettini nautici ai naviganti. Passione per il mare, ma anche impegno per le buone cause: a novembre dello stesso anno Lucia Š skipper dell'imbarcazione italiana di "Chira" 98 per la "First Women Regata Around Tunisia", la competizione che ha visto impegnate le migliori veliste della Comunit… Europea, a favore dell'affermazione e dell'indipendenza della donna nel mondo arabo-islamico.

Traguardi importanti. Come Š stato possibile raggiungerli? "Se vuoi far qualcosa devi crederci, volerlo veramente. Nelle mie scelte mi ritrovavo sempre ad essere l'unica donna, ma non mi sono mai scoraggiata nŠ sentita strana". "So fare di tutto, il meccanico e l'elettricista se serve, ovviamente aggiustare le vele. D'altronde anche a casa se si rompe la lavatrice, la smonto e l'aggiusto", dice con umilt…, come se domare le onde, attraversare gli oceani, vincere regate fosse una semplice passeggiata. Riuscire a trovarla sulla terraferma, tra una regata o traversata, non Š facile. Quando non naviga vive in una baita in pietra e legno a 1200 metri, in val di Lanzo, con il suo compagno, aperta all'ospitalit… agrituristica. "Non potrei vivere in una citt…. Come potrei? Ho sempre amato l'avventura, il mare". Gi…, un sogno realizzato pienamente e con successo.

Negli ultimi anni Š nata una nuova passione: scrivere. Dopo anni di collaborazioni con riviste nautiche, nel 1996 ha pubblicato nella collana della "Biblioteca del mare" il libro "Donne in mare", edito da Mursia, di argomento autobiografico e premiato nel 1996 con il "Leudo d'argento". Nel dicembre del 2001 il suo terzo libro: "La sfiga atlantica", sempre edito da Mursia. _ ora di ammainare le vele? "Certo, un po' di stanchezza arriva sempre in tutti i lavori, dopo tanti anni. Vedo compagni di scuola che hanno svolto la professione di architetto, e anche loro avrebbero voglia di cambiare, Š normale... Ma quando rivedo il film della mia vita penso che sia stata un'esperienza ineguagliabile - dice Lucia Pozzi con gli occhi che brillano - ho visto luoghi indimenticabili, ho vissuto emozioni ed esperienze uniche. E ho avuto incontri ravvicinati con animali rari, come nell'ultimo viaggio, quando una balena ha scortato la mia barca per ore: momenti incredibili...".

Un mese a terra e poi arrivederci; Lucia Š dinuovo con la valigia in mano, pronta a mettersi al timone. Ma non voleva lasciare gli ormeggi?: "Devo condurre una barca nel giro del mondo, nel World Rally". Gi…, come si fa a dire addio alle emozioni forti, a quegli insoliti compagni di viaggio pur di grande stazza? Chi non vorrebbe essere nei suoi panni o accompagnarla a bordo almeno una volta?

(1) Manfred von Richthofen: durante la 1a guerra mondiale fu il pi— celebre asso dell'aviazione tedesca. Dopo 80 vittorie fu colpito da terra mentre volava a bassa quota. "Barone Rosso" dal colore degli aerei da lui pilotati.

 

 

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