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Attualità, cultura, eventi dal mondo delle donne
a cura di Mary Nicotra e Elena Vaccarino


3 giugno 2001

LE DONNE, IL CINEMA E LA MONTAGNA

 

LE DONNE NEL MONDO DEL CINEMA DI MONTAGNA

Il 49° Filmfestival Internazionale di Montagna, esplorazione e avventura "Città di Trento" ha riservato poco spazio alle donne. Tra le 73 opere ammesse in concorso solo tre erano firmate da registe,mentre cinque film di autrici italiane sono stati presentati fuori concorso. (continua)

DIETRO LA CINEPRESA: INTERVISTA A INGRID RUNGGALDIER 

Dopo questa 49° edizione del Filmfestival di Trento viene spontanea un'amara considerazione: le donne registe, pur presentando opere di buon livello tecnico e ricche di contenuti, in generale hanno poca rilevanza e poche opportunità. (continua...)

 

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LE DONNE NEL MONDO DEL CINEMA DI MONTAGNA

 

Il 49° filmfestival internazionale di montagna, esplorazione e avventura "Città di Trento" ha riservato poco spazio alle donne. Tra le 73 opere ammesse in concorso solo tre erano firmate da registe, mentre cinque film di autrici italiane sono stati presentati fuori concorso. Tra gli altri, vale la pena di segnalare il toccante ricordo di Andrzej Zawada, organizzatore e capo di numerose spedizioni polacche in Himalaya, morto di tumore nell'agosto del 2000, ritratto con profonda sensibilità da Anna Teresa Pietraszek, alpinista, giornalista e regista polacca, già protagonista di altre edizioni del festival. Anche Marie-Ange Le Boulaire, che si è valsa della collaborazione di altre due donne, arrampicatrici come lei, per fotografia e montaggio, propone un ritratto, quello sensibile e scanzonato di Alain Robert, famoso per aver salito senza assicurazioni e protezioni i grattacieli delle grandi metropoli del mondo. Il film appare "femminile" soprattutto nella rivendicazione della libertà di scalare ciò che si vuole, come si vuole e nel rifiuto di regole che le donne spesso si sentono imporre. Molto curati i documentari presentati dalle registe Tiziana Raffaelli, Silvia Bolzoni e Maria Carla Giuliani, testimonianze di recupero architettonico e ambientale. 
Anche tra le protagoniste dei film, le donne si sono contate sulla punta delle dita: Florence, la vecchia nonna che vive ai margini del mondo nel nord del Québec in Avant le jour, della regista canadese Lucie Lambert, in gara per la sezione esplorazione, la terribile miseria delle donne lavoratrici nelle miniere all'aperto di Eldorado di ghiaccio e infine Daniela, che racconta la salita di una parete di granito nelle isole Lofoten, durante la luna di miele con Robert, in Freya - ein steiler pfad der liebe.
Il filmfestival si è concluso con una serata spettacolo sulle Alpi con la partecipazione di numerosi alpinisti e, unica e sola donna, Catherine Destivelle, prima fortissima arrampicatrice di falesia, poi dimostratasi alpinista completa con la salita delle Nord di Cervino, Jorasses e Eiger, in solitaria e in inverno. "Non le ho salite in un solo giorno" ha detto rifacendosi all'exploit di Cristophe Profit e, rispondendo alla domanda di Sveva Sagramola, la conduttrice, se era un modo più femminile di scalare le montagne, ha affermato: "Forse è solo un modo più umano". Nonostante la nascita tre anni fa di Victor, Catherine ha ricominciato ad arrampicare ad alti livelli, ma non pensa a spedizioni o a imprese che la tengano troppo lontano dal figlio, semplicemente non la interessano. Sulle Alpi, tuttavia, troverà sicuramente ancora spazio sufficiente per soddisfare sogni e aspirazioni e appagare il suo legittimo desiderio di avventura. 

 

Oriana Pecchio

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DIETRO LA CINEPRESA: INTERVISTA A INGRID RUNGGALDIER 

 

Dopo questa 49° edizione del Filmfestival di Trento viene spontanea un'amara considerazione: le donne registe, pur presentando opere di buon livello tecnico e ricche di contenuti, in generale hanno poca rilevanza e poche opportunità. 
Ne ho discusso con Ingrid Runggaldier, della Val Gardena, scrittrice, traduttrice e regista autodidatta, autrice di una dozzina di film. "Sì, non ci sono tante registe donne - afferma Ingrid - non ci sono tante donne che praticano l'alpinismo (circa il 10% dei maschi e sono soprattutto impegnate nell'arrampicata sportiva, nel trekking e nello scialpinismo, molto meno nell'alpinismo estremo e himalayano) e ci sono ancora meno registe che si dedicano al cinema di montagna. 
Le donne sono molto attive in generale nella fotografia, nel montaggio o ancora come organizzatrici di festivals. Come al solito lavorano dietro le quinte, mentre i loro colleghi uomini riescono molto di più a mettersi in evidenza e ad occupare posizioni di potere. Per l'Alto Adige, per esempio, non mi viene in mente nessuna che abbia lavorato come regista a film di montagna, direttamente, ma la scuola di documentario, televisione e nuovi media, Zelig di Bolzano, è gestita praticamente da donne, pur essendoci un presidente."
L'esperienza personale di Ingrid è esemplare. Proviene da una famiglia di alpinisti: papà tra i fondatori del Soccorso Alpino della Val Gardena, mamma brava scalatrice, con all'attivo, tra le altre, la salita della Nord del Sassolungo incinta di Ingrid al 4° mese. Proprio la mamma, come moglie del capo del soccorso alpino, nell'era pre-cellulare ha trascorso gran parte della sua vita in casa, "di guardia" alle chiamate telefoniche del soccorso. "Vado in montagna da quando avevo sei anni, ho smesso di arrampicare (e di praticare il paracadutismo) dopo aver conosciuto mio marito, che non è affatto sportivo. 
Non lo rimpiango perché secondo me uno deve e può dedicarsi a cose diverse in ogni periodo della sua vita. Certo mi piace ancora andare in montagna, per fare lunghe camminate e ascensioni non troppo impegnative, ma mi sentirei quasi ridicola a impuntarmi a fare grandi ascensioni: tutto a suo tempo! La montagna comunque rimane parte della mia vita, perché ora mi dedico ad essa dal punto di vista della scrittura e del cinema. In ogni caso mi sembra che si possa dire che sia l'alpinismo sia il cinema di montagna richiedono molto tempo e impegno e tante donne, specialmente quelle con marito e due figli come me, hanno difficoltà a far combinare tutto. 
Noi donne siamo abituate e obbligate a concentrarci su più attività parallele (uno o più lavori, i figli, l'organizzazione della routine quotidiana), mentre gli uomini di solito si possono permettere il lusso di concentrarsi su un'attività sola e questo li facilita".
Ingrid sta girando adesso un film sulle donne alpiniste. Avrebbe preferito lavorare con una camerawoman, "perché di solito è più stimolante e meno problematico", ma non è riuscita a trovarne una con esperienza nelle riprese di montagna. 
Speriamo di vedere la sua opera realizzata al prossimo festival e soprattutto ci auguriamo, per il cinquantenario, una maggior presenza femminile, non solo dietro le quinte (come ben sanno le "infaticabili" dell'Ufficio stampa e della segreteria), ma anche sulla scena e nella giuria.

 

Oriana Pecchio


 

 

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