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1
dicembre 2000
RACCONTA
NADIA: "PER
DISINFETTANTE UNA CIPOLLA"
Nadia
è una giovane donna egiziana di 38 anni piena di vita, sposata e
con una bella bambina di 10 anni. Nata ad Alessadria d'Egitto è vissuta nel suo Paese fino a 26 anni, dove si è laureata in
medicina. Da dodici anni vive a Torino e lavora come mediatrice
socio-culturale impegnandosi nella lotta contro le mutilazioni
sessuali attraverso il confronto con altre donne del suo e di
altri Paesi che vogliono sottoporre a queste pratiche le loro
bambine.
Nadia, da dove vuole cominciare a raccontare la sua storia ?
Iniziamo
dal principio di tutto, quando a sette anni, tenuta stretta dalle
braccia di mio fratello, che ne aveva diciotto, sono stata
circoncisa senza nessun tipo di anestetico e di disinfettante. A
casa mia erano tutti contenti, si è fatta addirittura una festa.
Io allora non capivo ancora niente, avevo solo molto male.
Perché
la festa?
E'
la tradizione. Se vogliamo, è un rito di iniziazione. La madre e
le donne della famiglia pensano che sia un bene per la bambina, un
fatto igienico, per difenderla dalle sue prime "voglie"
di ragazza così da preservare la sua verginità fino al matrimonio.
In un certo senso, queste pratiche fanno parte della preparazione
della ragazza alla vita di donna, così come le viene insegnato a
cucinare, a tenere la casa, ad accudire ai bambini ecc. Tutto
questo si fonda su dei principi assolutamente sbagliati perché "le
voglie" nascono da un processo ormonale che non ha niente
a che vedere con il fatto di avere un "pezzo" di
più o di meno del corpo.
Esistono diversi tipi di mutilazioni genitali femminili. Perché
una piuttosto che l'altra?
Anche in questo caso si ricade nella tradizione del luogo. In
Egitto ad esempio, dipende dal sud o dal nord, dalle città o dalle
campagne. Ad Alessandria e al Cairo si pratica la circoncisione,
mentre in zone più depresse si usa l'infibulazione. Quest'ultima
nasce dall'idea che l'uomo deve essere l'unico a gioire nei
rapporti sessuali. I diritti della donna vengono completamente
negati, non solo i sessuali, ma anche quelli del benessere fisico,
costringendola a molte sofferenze durante tutta la vita. E poi si
ricade sempre nella convinzione, errata, che in questo modo la
donna non abbia voglia di tradire il marito.
Molte persone pensano che sia anche un fatto religioso.
E'
vero?
Questa è una cosa assolutamente falsa. E' vero, che molte donne mi
dicono che lo fanno fare alle figlie per una questione religiosa,
ma si tratta solo di pura ignoranza. L'Islam e tutte le altre
religioni del mondo non hanno mai affermato che le mutilazioni
sessuali femminili debbano essere praticate. Nel Corano si
sottolinea, al contrario, un grande rispetto per la salute
psico-fisica della donna.
Al Cairo, il Mofti della Repubblica, che è il capo dei consiglieri
islamici e quindi persona importantissima e, la più autorevole in
campo religioso, sostiene che non esiste in tutto il Corano un
solo passo che possa indurre a credere che bisogna effettuare tali
pratiche alle donne.
L'origine risale a riti tribali molto antichi. Le prime
testimonianze storiche si attribuiscono al popolo dei Berberi, che
viveva nel 1300-1400 nelle terre tra il sud dell'Egitto e il nord
del Sudan e poi si sono sparsi nel deserto africano. Era un popolo
molto violento e non si sa esattamente se la ragione prima fosse
la tortura ad un essere inferiore: la donna; o se era solo per il
godimento dell'uomo.
Come e da chi vengono fatte le mutilazioni?
Le figure che normalmente eseguono la circoncisione, escissione e
infibulazione sono sostanzialmente tre: "el daida",
che corrisponde alla vostra levatrice, che come disinfettante usa
una cipolla, come bisturi una lametta da barba e per le suture
spine di piante e fili di diversa natura; il barbiere che di norma
circoncide i maschi e la "tamargheia" che
corrisponde alla vostra infermiera - ausiliaria. Lei, almeno usa
un disinfettante preso all'ospedale.
Oggi qualcosa sta cambiando?
Sì, per fortuna qualcosa cambia. Molte donne oggi incominciano a
chiedersi la ragione di tutto questo, soprattutto nelle classi
dove esiste maggior cultura. Quindi poco a poco delle bambine
vengono "salvate". In casa mia, ad esempio, sono
riuscita ad evitarlo a tutte le mie nipoti che sono sei e
naturalmente a mia figlia. Ma il percorso è ancora lungo. Con mia
sorella, laureata in biologia, ho dovuto discutere
moltissimo e combattere anche con quello che le diceva il suo
ginecologo. Pensi che affermava che se non avesse fatto tagliare
il clitoride alla bambina, questo sarebbe cresciuto fino a
diventare come un pene.
Gli uomini come reagiscono a questi cambiamenti?
E' un processo lento, ma anche loro poco alla volta si stanno
rendendo conto che le mutilazioni non portano a niente, se non al
dolore. Oggi molti ragazzi vogliono essere felici con le proprie
donne anche sessualmente. Infatti nelle nuove generazioni non è raro che l'uomo, prima di sposarsi, chieda alla famiglia se la
ragazza ha subito qualche mutilazione. Se la risposta è si, alcuni
rifiutano il matrimonio. Se la risposta è no, e poi scoprono che
la moglie è infibulata, non è raro che chiedano l'annullamento del
matrimonio.
Elena
Vaccarino
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