|
14 gennaio 2001
IL
GOVERNO AFGHANO IN GUERRA CONTRO LE DONNE
Dal
1996, anno in cui i talebani hanno preso il potere, la situazione
della condizione femminile è talmente deteriorata che in un
editoriale del Times è stato scritto che il trattamento riservato
alle donne è paragonabile a quello vissuto dagli ebrei in Polonia
prima dell'olocausto.
Un'immagine simbolo della schiavitù a cui sono costrette le afghane:
stilizzata, un'immagine femminile senza volto interamente avvolta da
grandi catene. Si presenta così la pagina web della
discriminazione. Con una lista, 29 punti, che rappresenta solo
l'elenco "abbreviato" delle restrizioni, dei continui
soprusi e dei maltrattamenti subiti. E, una precisazione:
"anche se il numero delle violenze e dei crimini perpetrate
contro le donne diminuisce, le restrizioni dei talibani -
paragonabili a quelle del Medio Evo - continueranno a uccidere lo
spirito della nostra gente privandoci dell'esistenza umana".
Le donne afghane sono escluse da qualsiasi tipo di vita sociale a
tutti i livelli, ma soprattutto dall'istruzione e dalla sanità. Per
loro c'è il completo divieto di lavorare fuori casa, il che vale
per insegnanti, ingegneri e per la maggior parte delle
professioniste. Solo alcune donne medico e infermiere hanno il
permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul. Alle afghane sono
rigorosamente vietate anche le presenze in radio, in televisione e
la partecipazione a incontri pubblici di qualsiasi tipo. Fotografare
o filmare è assolutamente impensabile.
Chi di loro lo fa, per documentare le atrocità imposte dai talibani,
rischia la vita ogni volta.
Come se ciò non bastasse, alle donne è assolutamente vietata ogni
attività fuori casa, se non accompagnate da un "mahram"
(un padre, un fratello o il marito). Alle donne afghane i Talibani
vietano ogni livello di istruzione, dalla scuola all'università, ed
hanno convertito le scuole per ragazze in seminari religiosi.
Indossare il velo integrale (il Burqa, che le copre da capo a piedi)
è poi severamente obbligatorio: chi non lo indossa
"merita" frustate, botte e violenza verbale. E frustate in
pubblico anche per le donne che non hanno le caviglie coperte.
La lapidazione pubblica, fino alla morte è poi assicurata alle
donne "accusate" di avere relazioni sessuali al di fuori
del matrimonio. Ma per essere picchiate a morte basta molto meno;
una donna è stata ammazzata da una folla di fondamentalisti per
aver incidentalmente mostrato una parte di un braccio mentre
guidava.
|
Le afghane non
possono affacciarsi ai balconi o alle finestre delle loro
case. Anzi, queste ultime devono essere rigorosamente
dipinte affinché dall'esterno nessuno possa vederle e
devono indossare scarpe con suole morbide in modo che
nessuno possa sentirle quando camminano.
Dal 1996 per le donne vivere in Afghanistan è diventato
come vivere in un incubo senza fine, fino ad allora godevano
infatti di una relativa libertà |
che
permetteva loro di sentirsi esseri umani potendo studiare, lavorare
vestirsi come volevano, uscire di casa da sole ecc. ecc.
La rapidità del cambiamento e le atrocità a cui improvvisamente
sono state sottoposte, ne ha convertito moltissime in esseri corrosi
dalla follia, per non parlare dei numeri delle suicide.
In uno dei tanti messaggi trasmessi via internet da Associazioni
umanitarie si legge:"In uno dei rari ospedali per donne, un
giornalista ha trovato dei corpi immobili, quasi senza vita,
accucciati nei propri letti, avviluppati nei loro burqa, reticenti a
parlare, mangiare o a fare qualsiasi cosa, spegnendosi come dei
piccoli fuochi"
L'elenco delle sofferenze per le donne potrebbe continuare ancora e
ancora…, ma i Talibani hanno azzerato l'esistenza, non solo a
loro, ma a chi (sia uomo sia donna) non sia fondamentalista. E' di
qualche tempo fa, infatti un decreto emesso dal leader dei Talibani,
Nohammad Omar, che stabilisce che qualsiasi afgano che si converta
al cristianesimo, o comunque propagandi altre religioni diverse da
quella musulmana, sarà condannato alla pena capitale.
Altre regole restrittive poi influenzano la vita quotidiana in
Afghanistan: vietato ascoltare musica, guardare film, televisione e
video; tutti i nomi non islamici devono essere cambiati con nomi
islamici; è obbligatorio per tutti seguire le preghiere nelle
moschee cinque volte al giorno.
Il capodanno (Nowroz), che si celebra il 21 marzo, è stato
praticamente cancellato dal calendario perché considerata festa non
islamica. Nessuna celebrazione nemmeno per il primo maggio, altra
festa considerata non islamica.
Cristina
Malaguti
giornalista
e
inoltre...
La
lotta delle donne afgane del Rawa
|
|