Eventi del mese

Indirizzi utili

 
       

Attualità, cultura, eventi dal mondo delle donne
a cura di Mary Nicotra e Elena Vaccarino


 

3 Aprile 2002

DONNE E SCRITTURA. UN APPROCCIO AL CASO DEL VIET NAM di Sandra Scagliotti

 

Scrittrici in cerca di editore (box)

 

Scriveva qualche anno fa Pham Xuan Khai, scrittrice e poetessa della <<generazione senza compromessi>>, la nuova generazione di intellettuali che, nel 1986, sull'onda del Doi Moi, la perestroijka vietnamita ha inaugurato la <<rinascita della letteratura vietnamita>>

 

<<Con gli occhi spalancati rischiate di essere cieco, con le orecchie tese all'ascolto, rischiate di essere sordo. Vi compiacete delle vostre parole tuonanti, reprimete quelli che lottano e dimenticate quelli che soffrono (...) Arroccato al potere, non prestate attenzione ai giovani che vi marciano innanzi. Finirete con dimenticare anche le parole dei nostri avi, secondo i quali "dimostrandosi migliori dei propri padri, i figli apportano fortuna all'intera progenie">>. 
Il destinatario delle sue parole era niente meno che Le Duc Tho, l' allora <<uomo forte>> dell'Ufficio politico del Partito comunista vietnamita.

 

Non è un caso che fra gli esponenti di maggior spicco della <<generazione senza compromessi >> vi siano numerose donne. Non piacciono ai leaders di partito né agli uomini di lettere che le accusano di scrivere in modo sterile, distruttivo, provocatorio. Sono scontrose, dure, caparbie sino all'ossessione. Si definiscono <<voci fuori dal coro>>, negano l'esistenza di una "letteratura di genere" e non intendono essere assimilate al gruppo degli scrittori contemporanei. 

 

Non lottano per affermare i diritti delle donne ma <<per difendere la propria solitudine di scrittrici, donne, cittadine e, come nel caso di Duong Thu Huong -comuniste>>. Huong è diventata un personaggio a se stante nel panorama della letteratura vietnamita contemporanea, innanzitutto per via della sua esperienza di combattente ( nel pieno del conflitto anti-americano scelse deliberatamente di partecipare alla lotta nella zona del 17° parallelo, teatro delle più cruente operazioni di guerra e di massicci bombardamenti); agli occhi dei burocrati, è un personaggio scomodo poiché denuncia sena mezzi termini il degrado morale all'interno della classe dirigente del paese, fatto intollerabile per un luogo tipicamente confuciano com'è il Viet Nam, dove l'assenza di rigore morale viene considerata questione illegittima anche dal punto di vista politico. 

 

<<La scrittura - dice Duong Thu Huong - è strumento efficace e meraviglioso e non avvalersene equivale al privarsi di una risorsa insostituibile necessaria per lo sviluppo globale della società>>. E, eterna questione, si chiede ancora << in quale misura gli esseri umani hanno bisogno di letteratura? >>. E' convinta che sia pretenzioso ed illusorio pensare che "nel mondo anarchico e volgare d'oggi la letteratura così come la poesia possano divenire esigenze urgenti" : <<Nessuno ha realmente bisogno di parole. La massima necessità per qualcuno oggi, è l'acqua potabile ed il cibo e, a fronte della tubercolosi, delle epidemie, vi è bisogno di antibiotici e di vaccini. Gli uomini in situazioni di emergenza non hanno bisogno di letteratura. Ma per resistere alle tenebre della barbarie, per conoscere se stessi e per imparare a diffidare dei sogni utopistici, pericolosi e catastrofici, la letteratura ha una precisa responsabilità. E' nella comprensione profonda dell'impossibile a comprendersi che gli scrittori possono creare opere meravigliose. >>. 

 

In Ben kia bo ao vong, <<Al di là della menzogna>>, uno dei suoi primi romanzi, Duong Thu Huong racconta di un adulterio, argomento scandaloso agli occhi dei censori; il romanzo è in realtà un'attenta analisi dell'alienazione degli scrittori e degli artisti che giungono a compromessi con un potere dal duplice volto: quello affascinante ed ostentato del patriottismo e quello celato del dispotismo. La protagonista, un'istitutrice idealista, sedotta da un musicista <<di regime>> riesce infine a liberarsi da questo rapporto senza autenticità . 

 

Ne Les paradis des aveugles, pubblicato in Francia dalle Editions des Femmes - ed in numerosi altri paesi europei - la protagonista è una donna che dice no al passato ed ai suoi ordini inspiegabili, no alle tradizioni ed alle loro catene, non ad un mondo in cui nascere vietnamiti significa <<nascere senza avvenire>>. Nel suo ultimo romanzo : Roman sans titre - in corso di stampa anche in Italia, con il titolo Romanzo senza titolo (Feltrinelli), Duong Thu Huong infrange un altro tabù, quello della guerra, analizzata non nella prospettiva ideologica ma attraverso la lente della libertà. 
<<Avendo troppo a lungo vissuto con la morte è difficile riuscire ad immaginare la vita >>; è questo il fardello di Quan, giovane patriota in marcia verso la gloria, una marcia costellata di cadaveri, sangue e orrore. Una marcia che diviene per la scrittrice pretesto di una lunga e dolorosa riflessione sulla guerra. <<Il primo romanzo vietnamita sulla guerra che sia ottimista senza essere idiota>> - scrivono i critici vietnamiti. Un ripensare la guerra, immaginando la vita. Romanzo senza titolo è la storia di sogni di gloria che si infrangono, un cammino verso il futuro attraverso il ritorno al passato . In fondo al cammino del soldato non v'è che un vago viso di donna che non e' quello di una madre, né quello di un'amante. Un volto di donna, miraggio di uomini a cui non è mai stato concesso <<il tempo per amare>>. 

 

Nella maggior parte dei romanzi vietnamiti contemporanei, la volontà di uscire dalla crisi morale è affermata dai personaggi femminili. La denuncia delle privazioni e dei fallimenti, delle vite futili e senza senso di questi nuovi "dannati della terra" - alle prese dapprima con una difficilissima ricostruzione post-bellica e poi con il miraggio del "socialismo di mercato" - coincide con la lotta affannosa e pervicace contro il soffocamento, la rassegnazione, la sottomissione in vista di una vita in cui l'odio ed il disprezzo siano banditi, in cui si possa anche amare e sognare, una vita in cui le donne non debbano più essere <<guardiane segrete della deriva>>, vigilatrici volontarie di un mondo allo sbando, attente a contenere quanto più possono i drammi quotidiani, divenuti consuetudine. 

 

E' questo il contenuto de Il Messaggero celeste, opera bellissima e struggente, uno dei casi letterari che ha fatto discutere il Viet Nam per il profondo disagio storico ed esistenziale che si avverte sin dalle sue prime righe; nella consapevolezza di un passato drammatico non così lontano ed un futuro al momento indefinito, Pham Thi Hoai, con il suo humour corrosivo, denuncia alcune verità intollerabili : la prevaricazione, la corruzione, l'umiliazione, la nevrosi, l'incomunicabilità e il generale malessere del vivere quotidiano a Ha noi, dove la violenza regna sovrana ed il dolore si cela dietro a vite miserabili e futili. Un insegnante cinico, un padre rigidamente conformista, una madre sprovveduta, un fratello delinquente e violento ed un altro debole ed incline al servilismo, una sorella ribelle ma sottomessa, un cognato carrierista, un amante pieno di complessi, un poeta impotente, una folla di maschi concupiscenti. Ma il cinico non è che un intellettuale condannato a vivere in un mondo senza senso, il conformista è un uomo onesto in un mondo senza onestà, la madre cerca come può di affermare i suo diritto all'esistenza, il delinquente sogna una serena vita familiare, il debole non riesce a dimenticare la sua ribellione, la sorella sottomessa si offre a centinaia di amanti senza mai donarsi pienamente. E l'amante complessato, quell'uomo per cui <<volere è potere>> è poi capace di offrire venti rose rosse mentre l'impotente non è che un poeta in un mondo senza poesia. Spietata e senza appello la sentenza finale : finiranno tutti annientati "da un passato che non ha volto". 

 

l Messaggero celeste è un'opera complessa anche agli occhi di un lettore vietnamita che non può che restare sconcertato da contenuto, stile e linguaggio così palesemente in contrasto sia con la letteratura tradizionale, sia con la letteratura - sostanzialmente uniforme, ad impronta nazionalistica e retorica che ha caratterizzato la produzione letteraria vietnamita fino al 1975; accusata in Viet Nam di <<occidentalismo sfrenato>>, Pham Thi Hoai è lapidaria: <<Sarei orgogliosa di poter affermare che la letteratura nel mio paese è straordinaria. Ma direi il falso. Essa è povera, retrograda e malata quanto l'atmosfera che la circonda - dice. E aggiunge : << E' vero l'eredità letteraria di una paese come il Viet Nam è di vasta portata. Ma questa eredità è dispersa, è un tesoro cui non possiamo avere accesso. A che serve il sacro scrigno se ne abbiamo gettato via la chiave? >> 

 

Sandra Scagliotti

 

 

SCRITTRICI IN CERCA DI EDITORE

 

I vietnamiti scrivono in quoc ngu trascrizione fonetica della lingua parlata in caratteri latini, fatto che rende più facile l'alfabetizzazione della popolazione e più agevole, per certi aspetti, l'apprendimento della loro lingua (almeno nella lettura, perché la pronuncia è per gli occidentali molto complessa - più del cinese, per intenderci). Ciò non semplifica tuttavia la traduzione dalla lingua vietnamita, cosa assai ardua specialmente in un paese come l'Italia dove gli studi in <<vietnamologia>> non hanno la stessa, lunga tradizione degli studi sino logici o indologici. La situazione sta lentamente mutando grazie all'istituzione di un insegnamento di Lingua e Letteratura vietnamita presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere di Torino ed al <<Seminario sul Viet Nam>> che da qualche anno si tiene presso il Dipartimento di studi politici dell'Università degli studi di Torino. Queste che presentiamo non sono che primi, difficoltosi tentativi che costituiscono la base per future traduzioni migliori. In lingua italiana si possono leggere PHAM THI HOAI, Il Messaggero celeste, Marietti, Genova 1991; DUONG THU HUONG, Romanzo senza titolo, Feltrinelli, Milano in corso di stampa. Recentemente Pham Thi Hoai e e Duong Thu Huong, così come numerose altre scrittrici vietnamite della diaspora hanno pubblicato nuovi ed intensi romanzi poi tradotti in varie lingue europee, ma non in italiano. Restiamo in attesa di qualche editore di buona volontà. 

 

 

 


 






Articoli

Streghe e sciamane. La religione delle donne dalla Lapponia alle Alpi


Nepal: la condizione femminile nel più piccolo regno indù al mondo


In un libro avvincente, la storia della prima spedizione femminile al Pik Lenin, in Pamir


I Loro d'oro: quando le donne non dovevano camminare


 

Milioni di bambini inpiegati in guerra come soldati, spie ...


A colpi d'ascia le pakistane cadono vittime del delitto d'onore


Dietro la cinepresa: intervista a Ingrid Runggaldier


Le donne e il cinema di montagna


Intervista a Zoya: una donna afghana


Il governo afghano in lotta contro le donne


La lotta delle donne afgane del Rawa


Un voto alle donne per le donne


Mutilazioni genitali femminili: una pratica da sconfiggere


Intervista a Nadia, mutilata a 7 anni


Io, donna vado in Palestina. Il progetto delle "Donne in nero"

 

 

Eventi del mese

Indirizzi utili

 

www.donneinviaggio.com
Sito ottimizzato per una visualizzazione a 800x600 con Internet Explorer 4.x e successivi
Copyright © - DonneInViaggio® - 2000

Ideazione e Progettazione SaraNet®

restyling 2001