Una domanda a...                                     a cura di Cesare Capuano

chiediamo ad Antonello Zecca
idee su governo e governanti

 

Credo che ormai sia maturo tornare a ridiscutere delle forme di governo sia da punto di vista teorico che pratico, delle concrete realizzazioni storiche che queste hanno assunto e dei progetti che i rivoluzionari hanno per il futuro. Lo spunto l'ho ricavato dalla recentissima farsa che al Senato ha visto protagonisti alcuni senatori del Polo delle Libertà  (sic) improvvisatisi  abilissimi "pianisti" (ovvero persone che votano per gli assenti) per permettere alla legge Cirami (pensata contro i processi che coinvolgono amici di Forza Italia e che umiliano il ruolo della magistrata) di passare. E' solo uno spunto per riflettere sulla attuale situazione dell'istituzione parlamentare nei paesi a capitalismi avanzato. La fase presente del capitalismo, che viene comunemente chiamata neoliberismo, ha reso ancora più evidente e più marcata una tendenza di fondo delle istituzioni borghesi loro proprie sin dalle origini del moderno Stato: il progressivo scollamento tra istituzioni e popolo, per il quale esse pretendono di essere legittimate. Sarebbe troppo lungo in questa sede analizzare a fondo la storia dell'istituzione parlamentare nei diversi paesi, nondimeno è possibile esporre alcune caratteristiche comuni importanti ai fini della nostra discussione. E' certo che il capitalismo stia mostrando nuovamente i caratteri che gli sono propri e che le lotte popolari durante tutto il corso del novecento e ancor prima avevano contribuito a mutare in modo determinante: lo Stato si avvia a ridiventare (se già non lo è) il "comitato d'affari della borghesia" accentuando il suo volto oligarchico e antipopolare; l'immagine del Senato è stata desolante: senatori che votavano per gli assenti, assoluta confusione da stadio, un presidente ignavo, se non peggio colluso con bande di malfattori e pregiudicati, insomma una situazione davvero penosa. E non è una constatazione moralisticamente pelosa, ma connessa al reale svolgimento della lotta di classe nel nostro Paese. Le classi dominanti hanno avuto l'occasione, almeno dal crollo dell'URSS in poi, di fare piazza pulita di quasi tutte le conquiste che il movimento operaio e popolare aveva faticosamente raggiunto con dure lotte, e tra queste va annoverata la nuova funzione che il Parlamento aveva assunto dopo la sconfitta del nazi-fascismo: un Parlamento che, in base alla avanzata Costituzione nata dall'aspra lotta partigiana , e mutando il suo ruolo "naturale" in regime capitalistico, era diventato un luogo nel quale le classi subalterne avevano finalmente ottenuto degna rappresentanza, e nel quale i partiti operai ( e segnatamente il PCI) difendevano e permettevano l'avanzamento delle classi popolari. La via italiana al socialismo e la concezione della democrazia progressiva si inserivano in questo contesto e prevedevano tatticamente l'avanzata delle conquiste popolari anche servendosi di un'istituzione cambiata in tale direzione dalle grandi stagioni di lotte operaie e contadine. Pur con tutti i limiti di tale impostazione, si era riusciti gradualmente a creare un nuovo senso comune, di partecipazione alle grandi questioni politiche e sociali, di contributo di massa alla vita nazionale, di organizzazione razionale della lotta di classe (la storia del grande PCI almeno fino alla fine degli anni '70 lo dimostra ampiamente) e al quale anche le classi borghesi erano state costrette a reagire per evitare il collasso. La generazione del '68 non nacque dal nulla ma  era cresciuta in un humus rivoluzionario determinato in gran parte dalle lotte precedenti e di cui oggi si tende ad avere poca memoria. Ad ogni modo, dopo il crollo dell'URSS, come già detto, e dopo la disgregazione dei partiti di massa preparata già da un decennio abbondante, l'arretramento della lotta di classe ha contribuito anche alla conseguente deriva moderata delle istituzioni. Valga per tutti il caso del maggioritario e della nascita del sistema bipolare in Italia (per quel che più direttamente ci riguarda) . Il sistema maggioritario è il sistema che permette la miglior gestione dell'attuale fase capitalistica da parte delle classi dominanti: il confronto democratico è sistematicamente eluso, la rappresentanza è calpestata, la politica si riduce ad essere metodo di gestione dello stato di cose presenti, il bipolarismo simbolo per eccellenza della sostanziale intercambiabilità dei poli al potere senza che ne consegua un concreto avanzamento delle istanze progressiste pure e ancor più presenti a causa della barbarie prodotta dal capitalismo imperialista e neoliberista. Questa situazione richiede un profondo ripensamento della tattica e della strategia delle forze comuniste e progressiste nei paesi a capitalismo avanzato, nei paesi cioè di lunga tradizione parlamentare. Preso atto del progressivo ritorno dell'istituzione parlamentare alla sua funzionalità originale, e dello Stato borghese alle sue insite tendenze repressive, quale tattica di fase per le forze e i movimenti che intendono cambiare lo stato di cose presenti, senza cadere in tentazioni avventuristiche assolutamente prive di sbocco? E come considerare l'azione parlamentare, a mio parere ancora indispensabile, in rapporto all'azione svolta nella società? Come creare un legame organico tra le due e come sviluppare un'organizzazione di massa, pluralistica e inclusiva, che superi e valorizzi le appartenenze ma in modo differente dalla modalità del social forum? Quale egemonia dei comunisti oggi? Sono tutti quesiti che violentemente irrompono e sono causati direttamente dalla crisi della lotta di massa e popolare e dalla mancanza di un valido organizzatore come era un tempo il PCI. Una riflessione approfondita finora non è stata affrontata ma è certo che ognuno chiuso nel suo recinto o abbagliato da nuove certezze o ancora limitato da nuovi dogmatismi non potrà far molto. Problemi collettivi abbisognano di elaborazione collettiva, ma su basi chiare, non confuse. Pluralismo non significa assoluta mancanza di una visione del mondo comune, non significa mancanza di organizzazione strutturata, non vuol dire confusione generale. Vuol dire invece libertà dei soggetti all'interno di un quadro determinato dalla realtà storica, economica, sociale. Il nostro avversario è molto forte, anche perché ha una visione del mondo compatta ed omogenea che però permette l'illusione della reale autonomia dei soggetti. E allora mi domando: non sarà che il supposto pluralismo del movimento nasconde in realtà una subalternità e una debolezza al monolite neoliberista? Le certezze oggi sono poche, e sono francamente stressanti, ma il nostro dovere è affrontare la realtà per quanto poco piacevole sia e avere la consapevolezza che il mondo nuovo non scende dal cielo ma è costruzione collettiva dai tempi lunghi. Intanto però, anche nei confronti di coloro che hanno certezze granitiche ricorderei che, in fondo, bisogna davvero "dubitare di tutto" per avanzare realmente.