Giovanni Grillo
una medaglia d’oro dimenticata

Ricordo del nobile atto di eroismo di un operaio pacese

di Franco Biviano

Il 13 agosto del 1954, esattamente 46 anni fa, fu un giorno lugubre per Pace del Mela. A Venetico Marina, nello stabilimento Vaccarino per la raffinazione dell’olio, un giovane operaio pacese di 29 anni, Giovanni Grillo, perdeva la vita nell’atto di prestare soccorso a un compagno di lavoro. Era accaduto che un altro operaio, Domenico La Manna, aveva ricevuto l’incarico di pulire il fondo di una vasca che aveva contenuto dell’olio grezzo. Ma, per un fatale errore, si era calato in un’altra vasca, satura di residuati di gas, per cui veniva colto da sintomi di asfissia e dopo un po’ cadeva al suolo svenuto. Giovanni Grillo, sentendo le invocazioni del malcapitato, senza pensarci due volte, si calava prontamente nella vasca per prestare soccorso al La Manna e riusciva ad appoggiarlo sui gradini della scala. Mentre il La Manna rinveniva e poteva quindi mettersi in salvo, Giovanni Grillo, investito dalle esalazioni gassose, veniva a sua volta colto da asfissia e spirava quasi subito.

Il tragico evento suscitò profonda impressione a Venetico, a Pace del Mela e nei paesi vicini, oltre che per la dinamica degli avvenimenti, anche per le laboriose procedure che dovettero essere messe in atto per il recupero del corpo del coraggioso operaio, che alla fine venne tirato in superficie per mezzo di uncini.

Reperire notizie su Giovanni Grillo non è stato facile, sia per il tempo trascorso dalla sua tragica morte, sia per una naturale e comprensibile ritrosia dei familiari. La mia ricostruzione degli avvenimenti è basata, quindi, quasi interamente sui quotidiani dell’epoca, anche se i cronisti, per errore, scrissero che nell’incidente era deceduto anche La Manna .

Giovanni Grillo era nato a Pace del Mela il 27 marzo del 1925 da Antonino Agrillo e Giuseppina Bartuccio, ultimo di sei figli. I genitori erano contadini e coltivavano la propria campagna (un uliveto a Pace del Mela e un vigneto a Giammoro), oltre ad occuparsi dell’azienda agricola del barone Lo Mundo di Venetico. Nel 1951 Giovanni si unisce in matrimonio con Nicolina Bonarrigo, dalla quale avrà due figli: Giuseppina, che all’epoca della scomparsa del padre aveva due anni, e Antonio, morto alla nascita il 7 febbraio 1954. Forse ulteriori ricerche, che auspichiamo, potranno restituirci l’immagine "umana" di questo giovane padre di famiglia, vittima eroica del suo istintivo slancio altruistico. Per il momento non ci rimangono che i pochi scarni flash rimasti impressi nella mente della figlia Giuseppina, che ricorda il giovane affettuoso papà che la portava a cavalcioni fra gli uliveti e i vigneti.

Il corpo di Giovanni Grillo riposa oggi nel cimitero di Pace del Mela (poligono 7, fila 5, posto 139). Una commovente iscrizione funebre, apposta sulla lapide marmorea, rende testimonianza ai posteri del suo nobile sacrificio: O GENEROSO / LA TETRA NOTTE DEL 13 AGOSTO / IL DESTINO BEFFARDO / A ME DERELITTA / ALLA NOSTRA TENERA / GIUSEPPINA / TI TOLSE IN MODO ORRENDO / O MIO CARO GIOVANNI / BALDO ALATO NELL’AFFETTO / INVANO TI CHIAMEREMO / IN TE / O SIGNORE CONFIDIAMO.

Ben presto il gesto altruistico di Giovanni Grillo fu oggetto di riconoscimenti ufficiali. Il 26 novembre 1955 la prestigiosa "Fondazione Carnegie per gli atti d’eroismo" gli assegnava la medaglia d’oro alla memoria con la seguente motivazione: "Perdeva la vita per asfissia nel generoso tentativo di recar soccorso ad un compagno di lavoro che, calatosi in una cisterna, era stato colpito dai gas".

L’anno seguente arrivò il riconoscimento delle più alte istituzioni statali. Il 2 giugno, infatti, nel corso di una solenne ed austera cerimonia svoltasi a Messina, sul Lungomare, per celebrare il decennale della proclamazione della Repubblica, il Prefetto Giulio Russo consegnava alla vedova la medaglia d’oro al valore civile conferita con D.P.R. 26 maggio 1956 alla memoria del generoso operaio pacese con la seguente motivazione: "Accorso alle invocazioni di un compagno di lavoro che, calatosi in una cisterna per effettuare la ripulitura, era stato colpito da sintomi di asfissia, non esitava a calarsi egli stesso nella cisterna per soccorrerlo, dando prova di assoluto sprezzo del pericolo e di encomiabile spirito di solidarietà. Investito anche egli dalle esalazioni, veniva frustrato nel suo generoso impulso, restando vittima della propria abnegazione spinta sino al supremo sacrificio".

Pace del Mela, paese notoriamente disattento verso le proprie figure rappresentative, anziché additare questo generoso concittadino all’ ammirazione delle giovani generazioni, lo ha completamente ignorato, al punto che oggi nessuno ne parla più. Non una via intestata a lui, né un edificio, né una targa. Niente di niente.

Unico piccolo labile segno di un tardivo apprezzamento, prodotto più che altro dall’ondata emotiva suscitata dalla consegna della medaglia d’oro alla vedova, fu, nel 1956, una delibera del Consiglio Comunale che istituiva una borsa di studio di 25 mila lire da assegnare a studenti delle scuole medie inferiori. Ma non risulta che essa sia stata mai conferita ad alcuno.q

Da "Il Nicodemo" n. 90 del 15 agosto 2000