Nuova ipotesi per "Pace" del Mela

ALLE ORIGINI DEL NOSTRO TOPONIMO

di Franco Biviano

Certamente sarà capitato a molti di chiedersi da dove tragga origine il nome "Pace" attribuito al nostro Comune. In passato  sono state avanzate a tale riguardo diverse ipotesi: si è parlato di un non meglio precisato trattato di pace o della quiete che regna nella nostra zona. Da ultimo p. Giovanni Parisi, nel suo "Profilo storico di Pace del Mela" del 1982, ha pensato che il termine "Pace" altro non sia che la riproduzione del monogramma latino "Pax" che costituisce lo stemma dei Benedettini, ai quali come è noto il nostro territorio appartenne dal 1388 al 1866. Anche l’ipotesi avanzata da p. Parisi, tuttavia, non convince del tutto. Se si trattasse di un nome attribuito dagli stessi Benedettini al loro feudo, non ci si spiegherebbe perché esso non sia stato adottato sin dall’inizio della loro presa di possesso. Lo stesso p. Parisi, infatti, ci informa che il feudo si chiamava anticamente Trisini o Trinisi e che solo più tardi si cominciò a chiamarlo "della Pace". Inoltre egli cita dei documenti dai quali si rileva che i padri Benedettini incrementarono nel tempo i loro possedimenti nella nostra zona acquistando nuovi appezzamenti di terreno "nel feudo della Pace".

Dunque il territorio chiamato "feudo della Pace" non apparteneva completamente ai Benedettini, tanto è vero che, tanto per fare un esempio, il 2 luglio del 1710 essi acquistarono in detto feudo 20 tumoli di terre di proprietà di un certo Francesco Marino.

Sulla base di queste considerazioni mi sono messo alla ricerca di altre fonti che potessero fornirmi una diversa spiegazione del toponimo "Pace",  iniziando dall’Archivio storico del Comune di S. Lucia del Mela, del quale Pace fu frazione fino al 1926. Lì ho potuto consultare le preziosissime "Giuliane", undici grossi tomi nei quali il notaio Giuseppe Parisi  nella seconda metà del XVIII secolo regestò in lingua italiana gli atti rogati da antichi notai luciesi. Nel VI volume, intitolato "Giuliana di notar Fulco", è citato un atto del 12 settembre 1618 relativo alla compravendita di alcuni appezzamenti siti "nel feudo della Pace seu Trinisi". Questo documento, che è il più antico finora conosciuto in cui compare il toponimo "Pace", conferma ancora una volta che i Benedettini erano in possesso di una parte soltanto del suddetto feudo, dato che le due parti contraenti erano dei laici, tali Mario Trovato e figli in qualità di venditori e Sebastiano Pagano in qualità di acquirente. Anche i confinanti citati nell’atto sono dei laici, tali Francesco Di Giovanni e Antonino Scarpaci. La "Giuliana del notar Fulco", inoltre, apre uno spiraglio di luce sull’origine dell’espressione "feudo della Pace" perché nell’indice il feudo stesso è indicato con un’espressione equivalente, ma più completa: "Trinisi, ovvero feudo di S. Maria della Pace".

Dunque il nome "Pace" non deriva né da un trattato di pace, né dalla quiete del sito, né dal monogramma benedettino; esso è soltanto l’abbreviazione di un’espressione che nella sua forma completa suonava "S. Maria della Pace" con evidente riferimento ad un culto locale per la "Madonna della Pace". Culto la cui introduzione nel nostro territorio dovette essere abbastanza anteriore all’anno 1618, se esso a quella data era già consolidato a tal punto da aver dato luogo alla coniazione di un nuovo toponimo di origine popolare ("S. Maria della Pace" o più brevemente "la Pace") che inizialmente affiancò e col tempo avrebbe del tutto sostituito l’antica denominazione di Trisino o Trinisi, diventata ormai di significato oscuro e il cui uso era limitato ai soli atti notarili.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze non siamo in grado di precisare quando e da chi il culto per la "Madonna della Pace" venne introdotto nel nostro territorio. Sembrerebbe ovvio attribuirne la paternità ai Benedettini, da secoli presenti nel feudo di Trinisi. Ma il gesuita Placido Samperi, nella sua "Iconologia della gloriosa Vergine Madre di Dio Maria protettrice di Messina" pubblicata nel 1644 descrive "un antico oratorio ", sito in un ameno poggetto lungo la Riviera del Faro,  in cui   " si riverisce... l’Immagine della Madonna della Pace" e precisa che il relativo culto fu introdotto a Messina dai frati Carmelitani nell’anno 1536. Lo studioso Salvatore Cucinotta, poi, in una sua recente pubblicazione dedicata ai rapporti fra popolo e clero in Sicilia nei secoli XVI e XVII, ci dà notizia della presenza a Pace (del Mela) di un convento di Carmelitani. Dagli atti esistenti nell’Archivio Generale dei Carmelitani, consultati dal Cucinotta, risulterebbe infatti la fondazione di un piccolo convento nel 1565 che sarebbe stato soppresso nel 1652, in seguito alla riforma imposta dal papa Innocenzo X che dispose la chiusura dei conventi di piccole dimensioni e non autosufficienti. E’ possibile, dunque, che anche da noi il culto per la Madonna della Pace sia stato portato dai frati carmelitani nella seconda metà del secolo XVI.

Da diverse fonti sappiamo con certezza che il titolo di "S. Maria della Pace" era equivalente a quello di "S. Maria della Visitazione". Lo attesta innanzitutto il già citato Samperi: "La festa di S. Maria della Pace -leggiamo nella suddetta "Iconologia"- si celebra in questa Chiesa a due di Luglio, giorno alla Visitazione della B. Vergine dedicato". Nella vicina Roccavaldina, inoltre, secondo lo studioso F. Joli, esisteva un antico monastero di clausura intitolato a "Maria SS. della Pace o della Visitazione". La conferma, poi, che tale abbinamento fosse valido anche nel nostro territorio ci viene fornita dal ritratto dell’Arcivescovo di Messina, Mons. Gabriele Di Blasi e Gambacurta, custodito nella sacrestia della nostra Chiesa parrocchiale, il quale reca un’iscrizione a ricordo dell’inaugurazione della Chiesa stessa "in honorem integerrimae Virginis Elisabeth salutantis, vulgo S. Mariae Pacis, ...a fundamentis extructam" (eretta dalle fondamenta in onore della Vergine purissima in visita ad Elisabetta, detta popolarmente S. Maria della Pace) .    

P. Giovanni Parisi, consultando i libri contabili del Monastero di S. Placido Calonerò conservati nell’Archivio di Stato di Messina, trovò registrate delle spese "per la festa della Pace" a cominciare dal luglio del 1706 e si convinse, quindi, che quello dovesse essere il primo anno in cui  detta festa venne celebrata. Ma il fatto che già nel 1618, secondo la testimonianza della "Giuliana di notar Fulco", il feudo fosse chiamato dalla gente "S. Maria della Pace" mi induce a retrodatare di almeno un secolo le solenni manifestazioni popolari in onore della Madonna della Visitazione. D’altro canto la stessa "Giuliana" ci dà notizia della presenza nell’anno 1619 di una "Venerabile Abazia di S. Maria la Pace, seu Trinisi", cioè di una struttura religiosa che poteva benissimo promuovere o quanto meno gestire tali manifestazioni. E’ fuor di dubbio, in ogni caso, che nel nostro paese esisteva un’altra chiesa dedicata alla Madonna della Visitazione, anteriore all’attuale Chiesa parrocchiale che risale al 1763. Nei registri dei defunti della Parrocchia dell’Itria di Soccorso, nella cui giurisdizione rientrava fino al 1767 anche il feudo della Pace, troviamo annotato, infatti, che il 25 gennaio 1747 il corpo di una certa Carmela Viola venne tumulato, dietro speciale autorizzazione, "in Ecclesia S. M. Visitationis existente in dicto Pheudo". Dal citato volume del p. Giovanni Parisi apprendiamo, inoltre, che Mons. Marcello Moscella, Prelato di S. Lucia, in una relazione inviata al papa Clemente XII nell’anno 1736 fa menzione di una "Cappellania S. M. Virginis sub titulo Visitationis, in Pheudo Pacis situata".

Lo stesso fatto, infine, che (certamente a cominciare dal 1706, ma forse anche in data anteriore) venisse annualmente celebrata una festa in onore della Madonna della Pace comporta, a mio avviso, l’esistenza di un simulacro della Vergine (quadro o statua) e la presenza di un luogo di culto dove esso veniva custodito e venerato.

Da "Il Nicodemo", n. 36 del 9 luglio 1995.r