20 giugno 1889

ALLA STAZIONE DI GIAMMORO
IL PRIMO TRENO

di Franco Biviano

Nel corso delle ricerche sulla storia del tratto di ferrovia che attraversa il territorio del Comune di Pace del Mela, ho dovuto superare qualche difficoltà per individuare con esattezza il nome originario della nostra stazione. Ho potuto così appurare, anche se non ho trovato una spiegazione plausibile, che la stazione che oggi porta il nome di "Pace del Mela" si chiamava inizialmente "S. Filippo". Questo è infatti il nome che si legge sul "Libro pei reclami" originale, un vero cimelio risalente al 1889 e ancora oggi conservato dal locale Capo Stazione. Quella denominazione suonava strana anche allora. Ce lo attesta il prof. Michele Basile, il quale così si esprimeva nell'agosto del 1880: "Quella stazione oltre il torrente Muto, chiamata oggi nel contratto di appalto impropriamente S. Filippo, non ha, per ragioni di vicinanza, alcun rapporto coll'ambito di questo Comune, e dovrà in seguito appellarsi di S. Pier Niceto, o meglio di Gualtieri-Condrò". Successivamente, invece, le venne dato il nome di "S.Lucia del Mela", dato che sorgeva nel territorio di quel Comune. Da ultimo, nel 1932, sei anni dopo l'avvenuta trasformazione del Villaggio della Pace in Comune autonomo, essa assunse la denominazione attuale. Nel 1953 il Comune di S. Pier Niceto propose l'aggiunta del proprio nome nell'intestazione della stazione, ma non venne accontentato.

La costruzione della linea ferroviaria tirrenica fu abbastanza travagliata e l'apertura all'esercizio venne attuata per tratti successivi. I primi studi concreti risalgono al 1870, quando una società inglese aveva avuto in concessione la costruzione della ferrovia da Messina a Patti. Il progetto prevedeva una stazione a S. Biagio, "contrada di malaria, ma inevitabile - sono ancora parole del Basile - perchè bisogna pur dare un luogo alle derrate ed ai viaggiatori di S. Piero Monforte, Condrò e Gualtieri". Dal 1885 la concessione passò alla Società Italiana delle Strade Ferrate della Sicilia. Le maggiori difficoltà vennero causate dal traforo della lunga galleria peloritana, dalla natura del terreno attraversato e dalla interminabile diatriba accesasi intorno al tracciato da seguire in corrispondenza di Milazzo. Furono ingaggiati gli esperti più quotati per difendere ora la "rettilinea", ora la "curvilinea". Sentiamo ancora il Basile: "La linea ferroviaria, attraversato il torrente Muto, dovrà seguire una retta per raggiungere Barcellona, ovvero fare una gran curva verso Milazzo, allungarsi di altri 3305 metri, e poi risalire a Barcellona?". Il primo tracciato, che prevedeva una stazione ad Olivarella ed una diramazione per Milazzo, faceva comodo ai Comuni di S. Lucia del Mela, S. Filippo del Mela e Merì. Il secondo era difeso strenuamente da Milazzo che voleva che la ferrovia toccasse il proprio porto. Come si sa, alla fine l'ebbero vinta i milazzesi. Le varie considerazioni a favore dell'una o dell'altra soluzione furono a suo tempo pubblicate in vari opuscoli e costituiscono una preziosa fonte di informazioni sulla situazione del nostro territorio alla fine del secolo scorso. Vi si legge, per esempio, che la zona litoranea era a quel tempo "interrotta continuamente da terreni paludosi e miasmatici, come osservasi nelle contrade Scala, Casino, S. Biagio, Pace, Archi, Mangiavacca sin quasi ai molini di Milazzo" (Basile).

Comunque sia, dopo tanti rinvii, arrivò il giorno dell'apertura della prima tratta, da Messina a S.Filippo (cioè Giammoro). Era il 20 giugno del 1889, giovedì. Erano passati ben 23 anni dall'apertura della linea ionica. Se fosse dipeso dalla Società concessionaria quel giorno sarebbe passato quasi inosservato. Fino alla vigilia il Giornale di Messina si chiedeva perchè non si facesse una festa d'inaugurazione. Fu grazie all'iniziativa di Tommaso Pulejo, sindaco di S. Lucia del Mela, nel cui territorio aveva termine il tratto aperto all'esercizio, che l'avvenimento tanto sospirato assunse una certa forma di solennità. All'ultimo momento, infatti, quella "gentile e patriottica municipalità" (così si esprime l'anonimo cronista) riuscì ad organizzare un ricevimento per le autorità in un locale appositamente eretto per la circostanza, visto che la stazione sorgeva in una zona completamente disabitata e non offriva, quindi, alcuna possibilità di ristoro.

P. Giovanni Parisi, nel suo "Profilo storico di Pace del Mela", scrive che "dalle cave di Serro Finata - con largo impiego di manodopera - furono portate giù enormi quantità di pietra calcarea per i ponti e le massicciate sul terreno paludoso ove i binari dovevano essere collocati" e che "fino a qualche tempo fa i vecchi ricordavano ancora d'essere accorsi a Giammoro con la gente dei dintorni per assistere all'avvenimento straordinario del primo convoglio ferroviario".

L'avvenimento venne riportato sulla Gazzetta di Messina con dovizia di particolari. Il treno "25 partì da Messina puntualissimo alle ore 7,50 e dopo aver attraversato la Galleria Peloritana "in soli 13 minuti arrivò a Gesso alle 8.31. Alla stazione di Saponara-Bauso (oggi Villafranca Tirrena) il conte Pettini offrì "dei rinfreschi alle autorità viaggianti". Dopo essersi fermato a Rometta e Spadafora, alle ore 9,20 il treno terminò la sua corsa nella stazione di "S. Filippo".  Ad attendere il treno c'erano "parecchie eleganti signore e signorine della élite di Milazzo".  Il ricevimento per le autorità venne organizzato dai signori Campolo, proprietari dell'albergo Trinacria. Un particolare elogio meritò Giovannino Campolo, che il cronista definisce "uomo tanto gentile quanto nano". Fu anche organizzata una colletta per i poveri di S. Lucia del Mela che fruttò 138 lire.

A parte l'organizzazione della festa di inaugurazione, il Comune di S. Lucia considerò sempre quella stazione, ubicata in un lembo estremo del proprio territorio, come un corpo estraneo. Per i luciesi, infatti, la stazione più vicina e più comoda era quella, sorta qualche anno dopo, di S. Filippo Archi. Il 9 giugno 1896, per fare un esempio,  la Giunta Comunale di S. Lucia del Mela inoltrò istanza al Consiglio della Provincia perché accordasse un largo sussidio per la costruzione della strada di accesso alla stazione ferroviaria, sottolineando che essa portava sì la denominazione di "S. Lucia", ma serviva soprattutto i Comuni di S. Pier Niceto, Gualtieri e Condrò.

Eppure quella sperduta stazione di campagna avrebbe dato un notevole contribuito alla nascita del nucleo abitativo di Giammoro. La compresenza della strada provinciale Messina-Palermo (oggi S. S. 113), della linea ferrata e della tranvia e la bonifica del territorio paludoso avrebbero provocato infatti il lento, ma progressivo popolamento di quella zona "senza risorse" fino a portare la sua popolazione residente agli attuali 2530 abitanti, senza parlare delle attività commerciali, artigianali e industriali che vi avrebbero trovato fertile terreno.

BIBLIOGRAFIA

ARCHIVIO STORICO DI S. LUCIA DEL MELA, Delibere della Giunta Comunale.

ARCHIVIO STORICO DI PACE DEL MELA, Delibere dei Podestà.

M. BASILE, Linea da preferire nella piana di Milazzo e Barcellona, Messina 1880.

M. BASILE, La memoria segreta, Messina 1882.

CONSIGLIO COMUNALE DI MILAZZO, Deliberazione sulla ferrovia Messina-Patti-Cerda, Palermo 1880.

V. GALLETTI, Tre lettere sulla ferrovia Messina-Palermo, Roma 1880.

Gazzetta di Messina, anno 1889.

L. MOLINO FOTI, La località per la stazione e la preferenza del tracciato ferroviario in rapporto con la città di Barcellona-Pozzo di Gotto, Messina 1880.

G. PARISI, Dal Nauloco al feudo di Trinisi. Profilo storico di Pace del Mela, Messina 1982.

S. ZIRILLI, Il prof. Michele Basile ed i suoi due opuscoli silla ferrovia Messina-Patti-Cerda, Palermo 1880

S. ZIRILLI, La ferrovia Messina-Cerda nella piana di Milazzo, Palermo 1880.

Da "Il Nicodemo" n. 54 dell’11 maggio 1997.