SANTA LUCIA NON E’ SEMPRE STATA DOV’E’

Una notizia del Perdichizzi, finora trascurata, trova riscontro nei documenti

di Franco Biviano

Padre Francesco Perdichizzi, sacerdote cappuccino morto a Milazzo nel 1730, in un manoscritto del 1692 intitolato Melazzo sacro che solo di recente è stato dato alle stampe, ha voluto lasciare memoria della religione dei milazzesi. Tra le altre preziosissime notizie da lui fornite, ne troviamo una che riguarda il sito di S. Lucia di Milazzo (oggi del Mela). Egli scrive: "Nella valle di Mangarrone sotto S. Filippo vi fu una volta una chiesa sotto gli auspici di S. Lucia vergine e martire siciliana...Federico II d'Aragona, essendo stato Milazzo espugnato e preso dal re di Napoli, suo nemico, volendo impedire che questi non passasse più oltre, trasportò la Santa dal detto Casale nel luogo ove oggi è S. Lucia, formando ivi un buon castello". Il Perdichizzi, che per un certo periodo fu anche priore del Convento dei Cappuccini di S. Lucia, precisa che la valle di Mangarrone era "sei miglia distante da Milazzo" e che la fondazione del Castello di S. Lucia avvenne "l'anno 1324".

La notizia fornita dal cappuccino milazzese, se rispondente al vero, modificherebbe radicalmente le nostre conoscenze su S. Lucia, il cui sito attuale risalirebbe quindi al XIV secolo. Prima di quella data, sempre a dire del Perdichizzi, il casale di S. Lucia si trovava a sei miglia da Milazzo, sotto S. Filippo, nella valle (e non sul colle) di Mangarrone. Ma allora, viene spontaneo chiedersi, che ne è della Prelatura Nullius, la cui istituzione viene collocata nell'anno 1206? E che ne è del castello "arabo-normanno-svevo", che secondo alcuni risalirebbe addirittura al periodo bizantino?

Il minimo che uno storico possa fare è di verificare l'affermazione del Perdichizzi con la documentazione che ci è stata tramandata. Il primo spiraglio ci viene offerto da un documento ben noto agli storiografi luciesi, ma finora non tenuto nella dovuta considerazione. Si tratta di un accordo, stipulato il 6 dicembre 1323 e relativo ai diritti che l'università di S. Lucia doveva pagare al suo Beneficiale (ancora non si chiamava né Abate, né Cappellano Maggiore, né Prelato). Al beneficiale, chierico Alfonso Federico, che lamentava il mancato pagamento delle sue spettanze, i due sindaci (cioè rappresentanti) dell'università della Terra (oggi diremmo "Comune") di S. Lucia "de plano Melatii" rispondevano di non dovergli nulla perché alla loro "Terra" era stato concesso il godimento degli stessi privilegi di cui godevano i cittadini di Messina. Questa sovrana concessione derivava dalla circostanza che "la detta Terra di S. Lucia" era "de novo habitata" (cioè "abitata per la prima volta") da persone provenienti da un precedente casale abbandonato e da altri casali vicini della stessa piana di Milazzo. Il documento precisa che lo spostamento degli abitanti nella nuova sede era stato disposto dal re ("ex mandato regio")  a causa delle continue devastazioni alle quali essi andavano annualmente soggetti in seguito alle incursioni delle soldatesche angioine (cfr. DE CHIARA, doc. XXXVIII). In effetti Federico II d'Aragona nel gennaio del 1322 aveva emanato un proclama dando facoltà a chiunque lo volesse di trasferirsi "con tutte le sostanze ed averi" nel nuovo Casale di S. Lucia, nei cui pressi egli aveva disposto la costruzione di un fortilizio per le esigenze di difesa dei nuovi abitanti ("quoddam fortilitium...de novo...construi Nostra mandavit Serenitas et fundari"). Il testo di questo proclama (che non mi risulta ancora pubblicato integralmente), secondo la testimonianza di p. Giovanni Parisi, sarebbe interamente trascritto nel Libro del Sindaco di S. Lucia del Mela, ma purtroppo di questa preziosissima raccolta manoscritta non vi è più traccia nell'Archivio Comunale di quella città. Lo stesso padre Giovanni Parisi riporta un'altra notizia, tratta da un manoscritto del luciese Silvestro Puleio in data 3 dicembre 1813, secondo la quale i casali che accolsero l'invito del sovrano furono: Grazia, S. Nicolò, Murmuka, S. Biagio, Santo Cono, Agrilla, S. Pier Trifone ( quest'ultimo nome potrebbe essere un'errata lettura per S. Pier Trisino, cioè l'antico casale esistente nel sito dell'odierna Pace del Mela).

Conferma più chiara della notizia fornita dal Perdichizzi, mi pare, non potevamo trovare. Rimane da sciogliere l'enigma del castello.Gli storici locali che se ne sono occupati (da ultimo p. Giovanni Parisi) sostengono la sua origine "araba" e quindi sono costretti ad attribuire a Federico II d'Aragona la ricostruzione di un castello preesistente. Ma i documenti, che gli stessi studiosi citano senza arrendersi all'evidenza, parlano con estrema chiarezza di una costruzione dalle fondamenta ("fundari"). D'altro canto il castello di S. Lucia non si trova mai citato in epoca precedente. Esso non è compreso, per fare solo un esempio, nell'elenco "Castrorum Siciliae", redatto il 3 maggio 1272 su ordine di Carlo d'Angiò, nel quale compaiono, invece, Rametta (oggi Rometta), Monforte, Milazzo, S. Marco, S. Filadelfo (oggi S. Fratello) ( cfr. DE CHIARA, doc. XXXIII). Di recente, per dirne un'altra, uno studioso serio come Ferdinando Maurici, non ha inserito il castello di S. Lucia nel suo "inventario delle fortificazioni normanne". Aggiungo che il castello come noi oggi lo vediamo non è nemmeno quello fatto costruire da Federico II d'Aragona. Mons. Silvio Cucinotta, trattando della chiesa della Madonna della Neve, cita l'atto, stipulato dal notaio Pizzo il 12 marzo 1675, col quale Francesco Morra, principe di Buccheri, cedette l'area del castello al Prelato Simone Impellizzeri. Il documento, conservato nell'archivio abbaziale (oggi purtroppo inaccessibile!!), precisa che del castello a quell'epoca non rimaneva altro che "circuitus murorum" (cioè i muri perimetrali). Anche ammesso, dunque, che la costruzione mostri caratteri arabi, normanni o svevi, essi non sarebbero altro che sovrapposizioni dei ricostruttori che operarono in epoca a noi molto vicina.

Dov'era ubicata, allora, S. Lucia prima del 1322? Qualche dettaglio, come abbiamo visto lo fornisce lo stesso Perdichizzi. Oltre a precisare la distanza da Milazzo (sei miglia), egli afferma che esisteva un collegamento tra la chiesa di S. Lucia e quella della Madonna del Boschetto (tutt'oggi esistente in località Parco Nuovo di Milazzo), posta - scrive lo stesso Perdichizzi - "a meno di due miglia dalla Città". La distanza dalla Madonna del Boschetto a S. Lucia era, dunque, poco più di quattro miglia. Una attenta rilettura delle fonti potrebbe sicuramente aiutarci nella identificazione dell'antico sito del Casale abbandonato, ma è lavoro che richiede tempo e competenza. Un primo approccio potrebbe essere costituito dall'esame dell'inchiesta effettuata il 20 luglio1249, per ordine di Federico II di Svevia, allo scopo di valutare la consistenza del Casale di S. Lucia che doveva essere permutato con un altro di valore equivalente, ma più comodo per il vescovo di Patti, poi individuato nel Casale di Sinagra. Il documento originale è conservato nell'Archivio Capitolare di Patti ed è stato pubblicato da due studiosi tedeschi, Dieter Girgensohn e Norbert Kamp.Riporto, per comodità di chi volesse effettuare ulteriori ricerche, la traduzione del brano in cui sono contenuti i confini di S. Filippo e S. Lucia, situati - dice il testo -  l'uno accanto all'altro (unum prope aliud): "I confini di essi casali sono questi, cioè cominciano dal tenimento di Gaidara, tenuto da Rainaldo di Amato, che si trova ad oriente, e quindi scendono alla vigna, detta Patha, poi sale lungo il colle fino al monte, detto Viglo, scende attraverso una scala (?) di alberi di castagno fino al fiume del suddetto casale di S. Lucia, da dove scendono lungo il fiume fino alla stradella che si trova sotto la grande pietra bianca, poi sale lungo il vallone che si trova in mezzo alle vigne dei casali di S. Lucia e di S. Filippo, fine alla parte inferiore della vigna della suddetta chiesa di S. Lucia e scende attraverso la vigna di Michele Abruzzese, quindi scendono fino al mulino, detto di Calogero, sale quindi lungo il fiume, detto del casale del fiume, fino al confine di Pancaldo, quindi sale per la chiesa di S. Zaccaria, corrono lungo la via pubblica detta di Agrilla, fino alle pietre rosse, e quindi sale lungo la via pubblica fino al predetto tenimento di Gaidara, sotto Bellomonte, e così si chiude".

Purtroppo la descrizione, pur essendo dettagliata, non ci aiuta molto, sia perché riporta contemporaneamente i limiti territoriali di due casali (S. Filippo e S. Lucia), sia perché molti toponimi sono oggi scomparsi. Unici punti fermi sono Gaidara (oggi Soccorso) e Pancaldo. Per il resto, tutta la serie di vigneti, castagneti, fiumi, mulini, strade pubbliche, pietre bianche e pietre rosse non ci dicono, almeno a prima vista, nulla di preciso. Se, come dice il Perdichizzi, S. Lucia si trovava sotto S. Filippo, bisogna cercare il suo antico sito nel territorio fra S. Filippo e Milazzo,  forse dalle parti di Olivarella o di Corriolo o di Archi.

BIBLIOGRAFIA

SILVIO CUCINOTTA, La Madonna della Neve e le sue vicende. Documenti e Notizie luciesi, Messina 1926.

FRANCESCO CUPANE, Della Cappellania Maggiore del Regno di Sicilia e sua relazione alla Chiesa di Santa Lucia, Palermo 1809.

STEFANO DE CHIARA, De Capella Regis Siciliae, Palermo 1815.

VINCENZO DI GIOVANNI, Alcuni ricordi storici e artistici di Santa Lucia de Plano Milatii oggi del Mela, Palermo 1898.

DISTRETTO SCOLASTICO MILAZZO, I castelli peloritani del versante tirrenico, schede a cura dell'arch. Pietro Cono Terranova, Milazzo 1991.

GIUSEPPE GANCI BATTAGLIA-GIOVANNI VACCARO, Aquile sulle rocce (Castelli di Sicilia), Palermo 1968.

DIETER GIRGENSOHN-NORBERT KAMP, Urkunden und Inquisitionen des 12. und 13. Jahrhunderts aus Patti, estratto da "Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken", 45, Tubingen 1965.

FERDINANDO MAURICI, Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992.

FERDINANDO MAURICI, Federico II e la Sicilia. I castelli dell'imperatore, Palermo 1998 (non consultato perché ancora non disponibile nelle librerie di Messina)                      

GIOVANNI PARISI, Alla ricerca di Diana Facellina. S. Lucia e il "Melan" nel mito e nella storia, S.Lucia del Mela 1973.

GIOVANNI PARISI, Tutto sul castello di S. Lucia del Mela, Messina 1987.

FRANCESCO PERDICHIZZI, Milazzo sacro, a cura di Antonio Bravi, Milazzo 1996

RODO SANTORO, La Sicilia dei castelli. La difesa dell'isola dal VI al XVIII secolo. Storia e architettura, Palermo 1986.

Da "Il Nicodemo" n. 67 del 2 agosto 1998