GABRIELE MARIA DI BLASI E GAMBACURTA ARCIVESCOVO DI MESSINA (1712-1767)

Un ritratto nella sacrestia della nostra parrocchia, esemplare unico

di Franco Biviano

Chi entra nella sacrestia della nostra chiesa parrocchiale non può fare a meno di notare, sulla parete di fronte all'ingresso, due grandi ritratti ad olio settecenteschi, legati alla costruzione e ai primi anni di esistenza della nostra matrice e recentemente restaurati (1992) nel laboratorio di Angelo Cristaudo di Acireale. Il primo, quello di sinistra, raffigura il benedettino messinese Giacomo Crisafi, priore e cellerario del Monastero di S. Placido Calonerò all'epoca della costruzione del tempio. Dalla relativa iscrizione apprendiamo che venne eletto abate del monastero di Caltanissetta, ma non poté raggiungere la sua nuova comunità perché la morte lo colse improvvisamente a Messina il 23 agosto del 1776, all'età di 72 anni.

Sicuramente più importante e più famoso è l’asciutto personaggio riprodotto nel quadro collocato a destra. Si tratta, infatti, di mons. Gabriele Maria Di Blasi, che fu arcivescovo di Messina dal 1764 al 1767 e sul quale possediamo diverse notizie. Nacque a Palermo il 29 marzo 1712 dal nobile Scipione Di Blasi e da Caterina Gambacurta. Prima di essere nominato, nel marzo 1764, alla sede arcivescovile di Messina, aveva ricoperto la carica di Abate nel monastero benedettino di Monreale. Anche due suoi fratelli, Salvatore Maria e Giovanni Evangelista, furono abati benedettini. L'ultimo, che ha retto il monastero di S. Martino delle Scale, è noto per avere scritto la Storia cronologica de' Vicerè, Luogotenenti e Presidenti del Regno di Sicilia.

I cronisti del tempo riferiscono di una "serva di Dio" di Palermo che, all'atto della  nomina, predisse al nostro Gabriele che sarebbe rimasto alla guida della diocesi di Messina per soli due anni e mezzo. Così avvenne realmente. Mons. Di Blasi, infatti, morì a Messina il 1° febbraio del 1767, all'età di 54 anni. Malgrado la breve durata del suo  incarico pastorale, egli seppe farsi apprezzare dai Messinesi per la sua vasta cultura e per l'impegno profuso a favore della popolazione.

Giunto a Messina nell'agosto del 1764, trovò una città ancora desolata per gli effetti della peste del 1743 e della carestia del 1763. La sua venuta diede impulso all'intorpidito mondo culturale messinese. Il 4 giugno 1766 benedisse e gettò la prima pietra della nuova chiesa di S. Andrea Avellino dei Padri Teatini. In un periodo in cui ogni palermitano era considerato dai messinesi un nemico, egli si guadagnò la stima e il rispetto di tutti e morì in fama di santità: Il giorno successivo alla sua morte, il cadavere venne imbalsamato e rimase esposto alla vista del pubblico nello stesso palazzo arcivescovile per tre giorni consecutivi. Ai suoi funerali prese parte tutta la città. L'ufficio dei morti venne recitato, la sera del 4 febbraio, dall'arciconfraternita di S. Basilio degli Azzurri. Funerali in suo suffragio vennero celebrati nella chiesa di S. Maria Maddalena, nel monastero benedettino di Monreale, nel monastero di S. Martino delle Scale ed in altre chiese della Sicilia. In suo onore venne eretto nel Duomo di Messina un mausoleo, realizzato dallo scultore Ignazio Marabitti, sul quale venne apposto un epitaffio, il cui testo riportiamo nel riquadro sottostante.

Di questo mausoleo, dopo le tristi vicende legate al terremoto del 1908 e ai bombardamenti del 1943, oggi non esiste più traccia. Era ubicato, secondo la testimonianza di Giuseppe La Farina, sul lato destro del tempio, non molto distante dall'ingresso, subito dopo la statua di S. Giovanni Battista del Gagini, che ancora oggi si può ammirare. "Il gusto si è ancora quello del XVII secolo – afferma lo storico messinese – ma l'esecuzione è commendevole".

Mons Di Blasi era legato da particolare affetto ai confratelli del Monastero benedettino della Maddalena di Messina. Per questo i suoi intestini furono seppelliti nella chiesa di quel Convento. Fu certamente per questa sua predilezione che l'8 dicembre del 1766 (due mesi prima di morire) egli volle onorare con la sua presenza, dopo aver ottenuto il benestare del Prelato ordinario di S. Lucia (competente per territorio), l'inaugurazione della nuova chiesa che i Benedettini avevano appena costruito nel feudo della Pace. L'iscrizione posta sotto il suo ritratto ci informa, infatti,  che egli venne "appositamente" nel nostro paese per benedire il nuovo tempio e impartire il sacramento della Confermazione.

A quanto mi risulta, di mons. Di Blasi non esistono altri ritratti , fatta eccezione per una piccola incisione incollata su carta nel tomo XVIII degli Opuscoli palermitani del Marchese di Villabianca (Palermo, Biblioteca Comunale, manoscritto Qq.E.94). Il ritratto conservato nella sacrestia della nostra parrocchi costituisce, dunque, un esemplare unico al mondo.

 D. O. M.

GABRIEL MARIA DE BLASIO ET GAMBACURTA

PATRITIUS PANORMITANUS

EX CASINENSIUM PRAESULE MESSANENSIUM ARCHIEPISCOPUS

VIR INGENIO, DOCTRINA, MORIBUS

ADEO PROBATUS, OMNIBUS CHARUSQUE

UT PONTIFEX CREATUS SUAE CASINENSI FAMILIAE

PONTIFEX VITA FUNCTUS AMPLISSIMAE SUAE PROVINCIAE

MAGNUM SUI RELIQUERIT DESIDERIUM:

INFIRMA QUAMVIS TEMPUS, ITA PONTIFICIUM MUNUS EXPLEVIT

UT NIHIL CULTUS DISCIPLINAEQUE

SACRUM ORDINEM POPULUMQUE

TEMPLA DECORIS, OPIS PAUPERES

AB EO NON SPERARE POSSE

OMNIBUS PERSUASUM FUERIT.

OBIIT KALENDIS FEBRUARII, ANNO MDCCLXVII

TERTIO SUI PONTIFICATUS ANNO

AETATIS VERO LIV.

 

TRADUZIONE:

A DIO OTTIMO MASSIMO. GABRIELE MARIA DI BLASI E GAMBACURTA, PATRIZIO PALERMITANO, EX ABATE CASSINESE, ARCIVESCOVO DI MESSINA, UOMO PER INGEGNO, DOTTRINA E COSTUMI TALMENTE STIMATO E A TUTTI CARO CHE, MESSO A CAPO DELLA SUA COMUNITA’ CASSSINESE, MORI’ DA PASTORE LASCIANDO DI SE’ UN GRANDE RIMPIANTO NELLA SUA VASTISSIMA DIOCESI. SEBBENE INFERMO PER UN CERTO TEMPO, ESERCITO’ COSI’ BENE IL MANDATO PASTORALE DA SUSCITARE LA GENERALE CONVINZIONE CHE NULLA ESISTESSE DI ATTINENTE AL CULTO E ALLA CATECHESI, AL DECORO DELLE CHIESE E ALLA BENEFICENZA VERSO I POVERI CHE IL CLERO E I FEDELI NON POTESSERO ATTENDERSI DA LUI. MORI’ IL PRIMO FEBBRAIO 1767, TERZO ANNO DEL SUO EPISCOPATO, ALL’ETA’ DI ANNI 54.

 

 

BIBLIOGRAFIA

F.M. EMANUELE E GAETANI MARCHESE DI VILLABIANCA, Opuscoli palermitani, tomo XVIII (Palermo, Biblioteca Comunale, Qq E 94).

G. FOTI, Storia, arte e tradizione nelle chiese di Messina, Messina 1983, pp.467-488.

C. D. GALLO - G. OLIVA, Gli annali della Città di Messina, V-VI, Bologna 1980 (rist. dell'ediz. Messina 1892), pp. 52-63 e 92-94.

G. LA FARINA, Messina e i suoi monumenti, Messina 1840 (rist. 1985).

Da "Il Nicodemo" n. 68 del 6 settembre 1998