TAVOLA ROTONDA SU
DON SILVIO CUCINOTTA

La grandezza del personaggio si fa sempre più palpabile

di  Franco Biviano

Sempre più luminosa ci appare, man mano che procede la ricerca, la nobile figura di don Silvio Cucinotta e sempre più cresce il nostro orgoglio per avere avuto un concittadino della sua portata.

Era doveroso che Pace del Mela non lasciasse trascorrere l’anno 1998, nel quale, per singolare coincidenza, cadevano il 70° anniversario della morte e il 125° anniversario della nascita di questo illustre sacerdote e  letterato, senza soffermarsi a riflettere sulle sue vicende e sul suo messaggio.  Questo dovere è stato assolto in due occasioni. Il 1° maggio, in coincidenza con l’anniversario della morte, la Parrocchia S. Maria della Visitazione, che fu la sua parrocchia dal 1915 al 1928, ha ristampato l’opuscolo, ormai irreperibile, che amici e ammiratori gli dedicarono nel 1929, a un anno dalla morte.  Il 19 dicembre, poi, l’Amministrazione Comunale ha organizzato una tavola rotonda mirata esplicitamente alla "scoperta" del personaggio Cucinotta con l’aiuto di studiosi ed esperti. Quest’ultimo avvenimento, sul quale, come promesso nel numero scorso, intendiamo ragguagliare i nostri lettori, ha fatto compiere senza dubbio notevoli passi avanti alla ricerca, anche perché ci si è avvalsi per la prima volta del contributo di docenti dell’Università di Messina e di studiosi specialisti del settore.

L’incontro aveva semplicemente una funzione di stimolo ad accostarsi ad un personaggio, sulle cui vicende, a distanza di settant’anni dalla scomparsa, permane come una nebbia fitta e impenetrabile che ci impedisce di cogliere in pieno la sua statura culturale e morale. Siamo costretti a procedere a piccoli passi per le difficoltà che si incontrano nel ricostruire la sua stessa biografia, nell’aprire archivi, nel reperire sparpagliati articoli di giornali, ma anche nel ritrovare le sue opere in volume. La stessa tavola rotonda è servita più a porre interrogativi che a fissare dei punti fermi. Tuttavia il coinvolgimento degli "specialisti" ha consentito di acquisire nuovi elementi determinanti. Il sindaco Carmelo Pagano, dando inizio ai lavori, ha tracciato lo stato attuale delle nostre conoscenze. Ma sono molti i punti oscuri che rimangono ancora da chiarire. Su di essi ha richiamato l’attenzione don Santino Colosi, successore del Cucinotta nella guida della parrocchia S. Maria della Visitazione dal 1988 al 1998 ed oggi arciprete della parrocchia S. Stefano Protomartire di Milazzo. In particolare egli ha messo in risalto la "stranezza" del suo allontamento da prestigiosi incarichi e dalla stessa diocesi di Messina ad opera di mons. Letterio D’Arrigo, visto che contemporaneamente  l’arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Rinaldo Rousset, e il vescovo di Piazza Armerina, mons. Mario Sturzo, gli offrirono importanti incombenze. E quali furono i motivi che a distanza di dieci anni dal drastico provvedimento indussero la Chiesa ad affidargli la direzione di una piccola parrocchia? Fu una forma di riabilitazione o si trattò soltanto di un gesto umanitario, per consentirgli di stare vicino alla famiglia? La morte a S. Lucia,infine, avvenuta  in via Teatro, alle 20.45 del primo maggio 1928  per emorragia cerebrale, fu un semplice ritorno del male che lo aveva colpito qualche anno prima o la conseguenza di un dispiacere più acuto? Solo la ricerca storico-archivistica potrà forse gettare luce su questi quesiti. Per questo don Colosi ha suggerito il coinvolgimento diretto degli storici, nonché la preparazione di un profilo biografico e di un’antologia dei suoi scritti ad uso degli alunni pacesi di quinta elementare e di terza media. Alla Chiesa locale di Messina, poi, il relatore ha chiesto un gesto concreto, nello spirito del Giubileo, per riabilitare la figura di don Silvio Cucinotta.

Nuova luce sulla figura dell’illustre pacese è stata gettata dal prof. Angelo Sindoni, ordinario di Storia Moderna  nell’Università di Messina, coordinatore regionale del Dizionario storico del Movimento cattolico in Italia, nel quale egli ha inserito un profilo biografico di don Silvio Cucinotta. E’ appunto nell’ambito del Movimento cattolico che il Cucinotta assurge a figura di rilievo, impegnato direttamente per la diffusione delle idee della Rerum novarum, legato da intima amicizia con Luigi Sturzo e Romolo Murri.  All’interno del Movimento, Cucinotta esplica al meglio le sue doti d’intuizione storica. Già nel novembre del 1902, ad appena 29 anni,  con una lettera aperta pubblicata sul quotidiano di Palermo "Il Sole del Mezzogiorno", egli individuava e additava in don Luigi Sturzo quello che, utilizzando un termine prettamente dantesco, chiamava "il Veltro", colui cioè che era predestinato dall’Alto per stabilire un regno di giustizia e di pace. Il suo ingegno e la sua perspicacia gli consentivano, inoltre, di giudicare "promettente" il periodo che il Movimento stava attraversando. Ecco le parole del Cucinotta: "Caro Luigi, mentre tu vai peregrinando per le provincie siciliane, col proposito veramente sacerdotale di elevare il popolo in Cristo alla conquista integrale della giustizia, io, togliendomi alquanto ai prolungati studi, sento il bisogno di affidare a te, lavoratore indefesso (sei forse tu il Veltro di cui ho parlato alcuna volta?), talune riflessioni su l’ora promettente che attraversiamo".

Quanto stimolo e quanto incoraggiamento sia derivato a don Luigi Sturzo da queste parole non siamo in grado di valutarlo, ma non dovette essere un aiuto di poco conto.

Le condizioni dell’ambiente culturale a Messina alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, il periodo in cui don Silvio Cucinotta vi esplicava la sua attività di docente e letterato, sono state illustrate dal prof. Andrea Romano, ordinario di Storia del Diritto nell’Ateneo peloritano. Sicuramente, ha sottolineato il prof. Romano, le difficoltà per il Movimento Cattolico sono state enormi, perché il mondo culturale messinese era caratterizzato da una preponderante presenza di forze massoniche e socialiste, soprattutto in ambito universitario. L’università di Messina attraversava un periodo di quasi totale degrado ( nel 1862 era stata inquadrata fra gli atenei di II categoria). Gli stessi docenti (come Giovanni e Placido Cesareo) non vedevano l’ora di andarsene da Messina. Basti citare l’esempio del docente Ettore Ciccotti che nel dicembre del 1908, non avendo avuto per due mesi alcuno studente alle lezioni, chiese al rettore un’attestazione sulla inutilità della sua presenza a Messina. Negli anni dal 1900 al 1908 l’Università di Messina registrava una media di 600 iscritti, di cui soltanto 3-5 nella Facoltà di Lettere. Romano ha ricordato gli articoli infuocati (almeno una quindicina) scritti da don Romolo Murri per chiedere la chiusura dell’Università di Messina. Nel 1924, in seguito alla riforma Gentile, la facoltà di Lettere verrà addirittura soppressa. Nascerà in sostituzione l’Istituto Superiore di Magistero, ma lo staff dei docenti sarà appannaggio della sinistra. Il rettorato fino al 1939 sarà tenuto da Gaetano Vinci, fascista impegnato. Dominava, quindi, un’atmosfera culturale, in cui non potevano trovare spazio né Silvio Cucinotta, né Luigi Sturzo. Soffermandosi in particolare sull’interrogativo posto da padre Colosi in merito alla morte di don Silvio a S. Lucia, il prof. Romano si è chiesto se la imminente firma dei patti Lateranensi (che già si sentiva nell’aria e che  vedeva la Chiesa alleata con il fascismo) non sia stato il grande dolore che provocò il cedimento del cuore del Cucinotta.

Il dott. Giovanni Di Vona, formatore in Scuole di Perfezionamento, fondatore del Centro Studi "Silvio Cucinotta" di Messina, ha intrattenuto il pubblico sulla biografia e sulle opere del nostro illustre concittadino, soffermandosi in maniera particolare sul suo capolavoro in versi (Le ballate francescane) e su quello in prosa (Su la soglia dell’atrio).   Il prof. Di Vona ha sottolineato il linguaggio attualissimo del Cucinotta, i cui scritti si possono leggere ancora oggi senza difficoltà e con grande godimento estetico.  Il contatto diretto con i giovani, soprattutto attraverso l’insegnamento e la guida spirituale nel Seminario, lo aveva reso attento e sensibile alle loro esigenze. I giovani costituivano la sua preoccupazione di parroco. Per essi egli suggerisce, scrivendo nel 1915 Su la soglia dell’atrio, il ricreatorio festivo, le proiezioni a colori e i circoli giovanili.   

Anch’io ho cercato, da ultimo, di dare un mio piccolo contributo soffermandomi su due temi che ritornano con  frequenza nell’opera letteraria del Cucinotta: la figura della madre e il tema del dolore. Pur essendo molto vicino alla poetica pascoliana, Cucinotta ci presenta una figura materna più elevata e più nobile. La mamma del Cucinotta è una donna discreta, composta, riservata, che soffre in silenzio per la tempesta che si è abbattuta sul proprio figlio. Non cerca la vendetta, ma suggerisce il perdono. Anche l’atteggiamento nei confronti del dolore assume in Cucinotta una sua peculiarità. L’esperienza vissuta sulla propria pelle lo induce a una forma di muta rassegnazione. Quello che non gli dà pace è il rifiuto di una parola di conforto da parte di cosiddetti amici. Un piccolo accenno ho fatto anche allo stile del Cucinotta che si rifà ai classici, soprattutto alle Bucoliche e alle Georgiche di Virgilio. Fra i moderni egli prediligeva lo Zanella di Astichello e il Pascoli di Myricae, ma, come ha scritto il critico Vincenzo Polidori,  Cucinotta "talvolta pare riesca  più sintetico e più virile del Pascoli stesso".

Un valido contributo è venuto anche dal prof. Giuseppe Pellegrino di Milazzo, il quale, essendo assente perché impegnato in un convegno a Sulmona, ha inviato una breve comunicazione per segnalare che don Silvio Cucinotta faceva parte di una "comitiva" che periodicamente si ritrovava a Gibilmanna attorno alla figura di padre Giustino da Patti. Scritti di Cucinotta e di suoi amici si possono trovare, infatti, sul periodico "L’eco di Gibilmanna".  Ricerche personali inducono, inoltre, il prof. Pellegrino a percepire un’adesione del Cucinotta alle idee di Antonio Rosmini, visto che nella sua biblioteca egli ha potuto rilevare nel 1942 la presenza di volumi come Le cinque piaghe della S. Chiesa e il ponderoso saggio Esame critico delle 40 proposizioni condannate dal S. Uffizio nel 1888 di G. Morando.

 

Il numeroso pubblico presente ha confortato gli sforzi di quanti, da più parti, stanno profondendo il loro impegno per dare chiarezza a questo personaggio che ci è tanto vicino, per le sue origini e per le sue idee. Una simile partecipazione ci stimola a proseguire nella ricerca, certamente non facile, di tutto il materiale reperibile per arrivare un giorno alla pubblicazione dell’Opera Omnia di don Silvio Cucinotta.

Da "Il Nicodemo" n. 73 del 31 gennaio 1999