Da Italiani a Italo-americani

di Franco Biviano

MARIA GRAZIA TUTTOCUORE, Italiani a Springfield (USA), dall’emarginazione all’integrazione economica e socio-culturale, tesi di laurea, Università degli Studi di Messina, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1997-98.

Oltre all’Italia contenuta dentro i limiti fisici dello Stivale, ne esiste un’altra sparpagliata per tutto il pianeta: è quella formatasi attraverso l’emigrazione, un fenomeno che per lungo tempo ha visto tante braccia senza lavoro partire alla ventura per destinazioni sconosciute alla ricerca dell’occupazione e della dignità. Gli Stati Uniti d’America hanno sempre costituito una delle mete preferite del movimento migratorio italiano. Allo studio di questa particolare direttrice, per una propria propensione e per via di parenti che vivono oltre oceano, ha voluto dedicare la sua tesi di laurea Maria Grazia Tuttocuore, che in America, e in particolare a Springfield, nel Massachusets, ha potuto fare esperienza diretta quale vincitrice di una borsa di studio dell’UNESCO.

L’autrice prende in esame, innanzitutto, le molteplici cause dell’emigrazione italiana: la sovrappopolazione, le condizioni di estrema povertà di un vasto settore della popolazione, l’abolizione del feudalesimo, la vendita dei beni ecclesiastici, il divario nord-sud nell’impiego di tecniche agricole innovative e dei fertilizzanti, l’assenza di competitività, la mancata industrializzazione del Meridione, l’analfabetismo diffuso e la nullatenenza, la conseguente esclusione dal diritto di voto. Uniche alternative possibili per sfuggire a questa situazione disperata: "o emigrante o brigante". Tuttocuore passa poi ad analizzare l’andamento del flusso migratorio nei vari periodi dal 1845 ad oggi, suddividendolo per regione di provenienza. Quindi segue passo passo, quasi con umana partecipazione, l’esperienza viva dell’emigrante. Viene ricostruita l’atmosfera euforica nei giorni che precedevano la partenza, l’avventurosa trafila burocratica e le peripezie della traversata atlantica, gli estenuanti controlli all’arrivo e poi, una volta giunti a destinazione, la spasmodica ricerca di un lavoro qualsiasi, ovviamente sottopagato e precario, dato che gli emigranti provenivano da un’estrazione contadina e non possedevano istruzione o specializzazione di sorta. E poi l’impatto con un ambiente sconosciuto e spesso ostile, la taccia gratuita di "mafiosi", i sacrifici per mandare denaro in Italia, il superamento delle barriere linguistiche e la formazione di una curiosa, ma efficace lingua mista (l’italglish). Un capitolo viene dedicato all’analisi di tutte le disposizioni legislative messe in atto dalle autorità americane per regolamentare il flusso immigratorio, talvolta sulla base di vere e proprie discriminazioni razziali.

Negli ultimi due capitoli, l’autrice ferma l’occhio su una città in particolare: Springfield (accanto, in una foto d’epoca), città multietnica per antonomasia, scelta come espressione emblematica del fenomeno preso in esame, anche per la consistente presenza di emigrati italiani. In questa città, dove Tuttocuore ha trascorso 18 mesi, vengono studiate le varie fasi del processo di integrazione degli emigranti nella comunità di arrivo. Si passa gradatamente dai corsi serali per la comunità italiana, alla scelta della libera professione, al giornale in lingua italiana, alla celebrazione del Columbus’ Day, all’impegno politico. Il processo viene favorito dalla presenza della chiesa cattolica, dall’acquisizione della nuova cittadinanza e, per le generazioni più giovani, dalla nascita anagrafica su suolo americano. Nel giro di tre generazioni l’integrazione si può considerare perfettamente compiuta. L’Italia, che per la prima generazione costituiva ancora la "patria", per la seconda e la terza generazione (i nati in America) rappresenta soltanto il paese dei nonni, circonfuso da un’aureola di romanticismo, ma del quale molti non conoscono più né la lingua, né la cultura. Man mano che cresce l’integrazione con la società d’oltre oceano, va scemando il legame con la regione di provenienza della famiglia: si diventa italo-americani e basta. Non manca, infine, un elenco degli emigranti italiani che si sono distinti per il ruolo svolto nella vita sociale e culturale di Springfield.

Per portare a termine la sua ricerca l’autrice ha scavato dovunque, consultando svariati organismi, sia italiani che statunitensi, che sovrintendono all’emigrazione o all’immigrazione. Consolati, associazioni culturali, colleges, università, musei, archivi comunali al di qua e al di là dell’oceano: Tuttocuore ha girato il guanto dal dritto e dal rovescio e non si è lasciata sfuggire proprio nulla.

Il lavoro è corredato da tabelle, cartine, foto, prospetti, persino da una tavola con la riproduzione della piantina di Springfield che, oltre a dare maggiore chiarezza e icasticità all’esposizione, danno il tocco della professionalità.

Oltre al suo valore accademico, lo studio di Maria Grazia Tuttocuore assume anche un valore di strategia legislativa per un paese come l’Italia che si trova attualmente ad affrontare una forte ondata immigratoria, così come fu per gli Stati Uniti nel secolo scorso. Dall’America, attraverso lo studio di Tuttocuore, ci viene una grande lezione di civiltà: gli immigrati sono una ricchezza che, opportunamente integrata, può dare sviluppo e benessere all’intero corpo sociale della nazione che la accoglie.

Molto qualificante, dal punto di vista bibliografico, il ricorso a una trentina di siti Internet e l’utilizzazione di audiocassette e CD Rom in buona parte inediti.

Tuttocuore ha composto, insomma, una bellissima sinfonia: armoniosa, ben calibrata, completa, esaustiva.

Da "Il Nicodemo" n. 75 del 4 aprile 1999