«Operaio» inteso come operoso. La politica del fare contro la
politica delle chiacchiere. Ma quando Berlusconi si dipinge in tuta blu,
una tuta con le tasche piene di miliardi (16 l’anno secondo l’ultima
dichiarazione dei redditi) Massimo D’Alema non ride. «Mi indigno»,
dice il presidente dei Ds a Radio Radicale. E ora che il Cavaliere ha
trasformato la sua azzardata metafora in uno slogan da campagna
elettorale tappezzando l’Italia, c’è l’aggravante. L’aveva
detto a Berlino, il leader della Casa delle libertà: «Quando andrò a
Palazzo Chigi ridurrò al minimo le uscite di rappresentanza. Starò nel
mio ufficio a lavorare, sarò un premier operaio». La battuta oggi
rimbalza dagli angoli delle strade, nei poster di Forza Italia. «Questa
immagine di Berlusconi con il pullover di cachemire che si presenta come
un metalmeccanico non riesce a strapparmi un sorriso dice l’ex premier. Lo trovo un insulto agli operai e un’insulto all’intelligenza del
Paese. Il massimo dell’insulto».
E anche Francesco Rutelli allarga le braccia: «Un operaio con sette
ville in Sardegna non l’ho mai conosciuto».
Ancora una volta sono i manifesti a provocare lo scontro. Quella
dichiarazione rilasciata al congresso del Ppe sembrava dimenticata. Ma
Berlusconi l’ha rispolverata per i poster, dopo averne naturalmente
sondato l’efficacia. Adesso i suoi spiegano, ribattono alle critiche
interpretando quel paradossale riferimento: operaio perché è un
lavoratore. Mentre D’Alema, dice il presidente dei senatori azzurri
Enrico La Loggia, «non ha mai lavorato».
Ma l’iperbole fatica a reggere proprio oggi che la Camera dei
deputati rende pubblici gli stipendi dei politici. D’Alema si lamenta:
«Rutelli è stato obbligato a fare due affissioni, solo due, per dare
ai cittadini la sensazione che ancora ci troviamo in un Paese in cui
esistono due alternative e non siamo a Bagdad». L’ex premier è
infastidito dai toni e dalla imponenza dei mezzi berlusconiani: «Ha
risorse illimitate. Noi proviamo a usare le stesse armi, con i nostri
fondi. Quell’impressione di essere osservati dai muri da parte chi
pensa di avere già vinto è una sensazione da Paese non democratico».
Senti chi parla, è il succo della reazione forzisti. «D’Alema è un
puro burocrate di partito, politico di apparato che al di là delle
chiacchiere non ha mai avuto un lavoro». In parole povere, un
comunista, sottintende La Loggia.
La coincidenza con la pubblicazione dei 740 non aiuta Berlusconi. Fin
troppo facile la risposta di Gavino Angius: «È incivile definirsi
presidente operaio quando si dichiarano 16 miliardi l’anno. Il
Cavaliere guadagna in un’ora quello che un metalmeccanico guadagna in
un anno». E Angius ha seri dubbi sull’amore del presidente di Forza
Italia nei confronti della classe operaia.
L’accusa di inciviltà fa saltare sulla sedia il portavoce di
Berlusconi Paolo Bonaiuti. Che rispedisce al mittente quello che
definisce «un insulto». (g.d.m.)
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