REGGIO CALABRIA - Ha sperato, ha lottato, ha sofferto in silenzio per cinque mesi. E in silenzio se n'è andato Italo Falcomatà, il sindaco del riscatto di Reggio Calabria, il più popolare e amato dalla gente, il più votato. La notizia della morte rimbalza da Roma, la città l'apprende e ammutolisce. Ricoverato da luglio nella Divisione di Ematologia degli Ospedali Riuniti di Reggio (fu lui stesso ad annunciare con una drammatica lettera alla sua gente in cui manifestava tutte le speranze, le debolezze e le umane paure, di avere una forma acuta di leucemia contro la quale intendeva lottare con tutte le proprie forze), dopo una fugace apparizione pubblica con i vistosi segni della malattia, due
settimane fa si era sottoposto a un trapianto di midollo osseo donatogli dal fratello.

Il quadro clinico, che dopo il trapianto sembrava incoraggiante, si è però improvvisamente aggravato venerdì scorso per una complicazione renale. E gli occhi tristi del sindaco diessino, che si è battuto per ripristinare la legalità nella città dei clan mafiosi e della malapolitica, ieri sera, poco prima delle 20, si sono chiusi per sempre, presenti la moglie e i tre figli.

Autorità e semplici cittadini nella notte raggiungono l'ospedale per esternare solidarietà ai familiari. Da Fassino, Veltroni e Mussi arrivano le prime espressioni di cordoglio. Ed è un duro colpo per Reggio che ricorda le sue ferme e serene battaglie culturali, politiche
e amministrative contro la mafia che lo ha minacciato più volte costringendolo a
muoversi con la scorta, i poteri forti e in difesa dei diritti civili. Cinquantotto anni, storico e docente nelle scuole superiori e all'università, Falcomatà non era un politico di professione, pur avendo militato prima nel Pci e poi nel Pds e nei Ds. Era sindaco di Reggio dal 1992. Rieletto nel 1997 al primo turno con una percentuale bulgara, i reggini gli avevano confermato una fiducia plebiscitaria nel maggio scorso quando invece alle politiche l'Ulivo subì una sonora sconfitta.

Non è stato un periodo facile quello che Falcomatà ha vissuto come primo cittadino di Reggio. A parte le minacce e gli attentati della mafia che a un certo momento ("Non ho il diritto di mettere a rischio la mia famiglia", spiegò) lo avevano indotto a dimettersi, spesso si è sentito isolato e abbandonato dal proprio partito nelle sue battaglie politiche. Tanto da annunciare, l'anno scorso la definitiva rinuncia a qualsiasi
candidatura, cosa che non significava però l'abbandono della politica. Le pressioni di
Walter Veltroni, segretario ds e suo amico personale, e quelli di altri esponenti nazionali della Quercia, tra cui Marco Minniti che ieri sera ha diffuso la notizia della sua morte, lo avevano indotto a desistere dal proposito e a candidarsi ancora alla guida della città, sbaragliando l'avversario del Polo.

La leucemia ha trionfato. Ora i reggini lo piangono. I Ds, che lo avevano rieletto nella direzione nazionale, manifestano grande dolore per una figura straordinaria di sindaco e di uomo.

(12 dicembre 2001)
 

 

CHI ERA ITALO FALCOMATA'

Italo Falcomatà era nato a Reggio Calabria l’8 ottobre 1943. Compiuti gli studi liceali al “Tommaso Campanella”, frequentò la Facoltà di Lettere Classiche all’Università di Messina, laureandosi sotto la guida del prof. Alberto Monticone in Storia Contemporanea, con una tesi su “Il Corriere di Calabria e l’opinione pubblica reggina nella Grande Guerra”. E’ stato Ordinario di Italiano e Storia presso l’Istituto Tecnico Industriale “Panella” della sua Città e nell’anno accademico 1992/93 fu professore per contratto di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina. Il prof. Falcomatà fu anche docente di Storia dell’Italia Contemporanea all’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio. Storico arguto, ha indirizzato le sue ricerche, tra l’altro, sul ruolo e sui programmi della borghesia nel periodo della grande depressione del Mezzogiorno. Tra le pubblicazioni, spiccano “Giuseppe De Nava, un conservatore riformista meridionale”, che gli è valso il Premio Sila nel 1978; “Democrazia Repubblicana in Calabria: Gaetano Sardiello (1890-1985)”; alcuni saggi su Giuseppe Genoese Zerbi: “La crisi politica del P.N.F. di Reggio dal 1924 al 1927”; “L’azione unitaria dell’ammiraglio Genoese Zerbi, primo segretario della Federazione Provinciale”; “L’ammiraglio Genoese Zerbi, commissario prefettizio”; “La Grande Reggio di Genoese Zerbi”; “Ut Brizia leones: quel nostro reggimento” in “Reggio bella e gentile”; e “I problemi di Reggio nella poesia dialettale, da Nicola Giunta in poi”.
Entrò in politica come militante della Sinistra Giovanile. Fu uno degli intellettuali del PCI. Nel 1980 venne eletto in Consiglio Comunale, sempre nella lista del PCI, ed ebbe modo di segnalarsi per l’interesse dimostrato per i problemi della Città e, soprattutto, delle sue periferie. Il 28 novembre 1993 fu eletto Sindaco dal primo Consiglio Comunale del dopo Tangentopoli. In quell’occasione le sue grandi doti di mediatore evitarono lo scioglimento del Civico Consesso, dopo che la maggioranza era andata in crisi, con le dimissioni dell’on. Giuseppe Reale. Alle elezioni dell’aprile 1997, Italo Falcomatà fu confermato nella carica di Primo Cittadino, questa volta direttamente dai reggini, battendo già al primo turno Antonino Monorchio del Polo della Libertà. Ma in Consiglio Comunale non ebbe la maggioranza. Tuttavia riuscì a portare a termine il mandato, gestendo il Decreto Reggio per il risanamento e lo sviluppo della Città. Nell’aprile di quest’anno, sempre al primo turno, nella tornata di elezioni amministrative prevalse con oltre il 60% dei consensi su Antonio Franco di Alleanza Nazionale. Il 13 luglio scorso egli stesso rese nota ai suoi concittadini la leucemia da cui era affetto.