Sembra ancora poco sicuro quante squadre abbiano agito sabato notte. Una soltanto che ha fatto tutto il giro per colpire i 3 obiettivi? Due? Tre? Fatto sta che la successione temporale sembrerebbe aver visto dapprima l'attacco alla famiglia Piperissa (Nangiu): e' stato un vero e proprio attentato. La tanica è stata messa proprio all'ingresso dell'abitazione. Il fuoco a contatto con la benzina ivi contenuta ha determinato una forte esplosione. Cecè Piperissa, il ragazzo che lavora presso l'ufficio postale di Badolato Superiore, è stato il primo a rendersi conto del dramma in atto. Il fumo ha ben presto invaso i locali dell'abitazione, con lo stesso Piperissa costretto a rischiare la propria incolumità, lanciandosi letteralmente tra le fiamme che si erano sprigionate di fronte l'entrata. Fuori dall'abitazione, oramai impossibile cercare di tornarvi dentro, Cecè si è adoperato per spegnere il fuoco, aiutato dal fratello. Non è stato difatti necessario l'intervento dei pompieri in questo caso. Alcune lievi ferite sembra siano state riportate pure dal fratello. Sconcerto tra i familiari. I bambini terrorizzati.

La seconda azione dell'attacco mafioso colpisce Pasquale Andreacchio: poco da dire (per fortuna, verrebbe da dire). La sua Punto celeste prende fuoco alle 3,25 circa. Qualcuno è nei paraggi e avvisa subito i vigili del fuoco, che arriveranno sul posto in venti/venticinque minuti.   Pasquale stesso, viene svegliato dall'antifurto della macchina. Chiama i vigili che con sua grande sorpresa arrivano dopo soli 10 minuti! Non sa che qualcuno vi aveva già provveduto pochi minuti prima. Frattanto, in quei momenti si sta consumando il terzo dramma della notte.

Tremendo è lo scenario che prende forma a casa Caminiti: mentre lasciava in fiamme la macchina di Pasquale Andreacchio (dovevano essere le 3,40 circa), la banda dei vigliacchi mafiosi (sempre se una sola banda è stata) si dirige verso Melindus.
Un amico di Turi Caminiti, Raffaele Iorfida di S.Caterina, scendendo da Badolato Superiore vede le fiamme sulla Punto di Pasquale. Non trovandolo sul posto ritiene che sia con Turi, e lo va a cercare rapidamente in paese. Non trovando nessuno in giro decide di andare direttamente a casa di Turi Caminiti, in via Melindus appunto. Arrivato lì per segnalare l'incendio della macchina di Pasquale Andreacchio, si ritrova invece quello della macchina di Turi: la macchina per la precisione è esplosa dopo essere stata avvolta dalle fiamme.
La sequenza a questo punto è drammatica. Raffaele cerca di chiamare Turi sul cell. Ma è spento.
Cerca di citofonargli continuamente. Lo chiama sul numero di casa senza sosta. Turi forse ha il sonno pesantuccio ma erano quasi le quattro, e la zona notte di casa sua sta dalla parte opposta rispetto a dove Raffaele si stava dannando.
Quest'ultimo, pur insistendo sul numero di casa, comincia oramai a suonare all'impazzata il clacson. E' a questo punto che Turi si sveglia. Praticamente in mutande si infila nell'altra sua vettura (una Palio) che stava oramai per essere toccata anch'essa dal fuoco; Raffaele Iorfida lo incitava a scappare subito invece lasciando perdere la vettura, che a lui sembrava già in fiamme.
Turi si brucia le mani, le braccia e la pianta dei piedi ma riesce a tirar fuori la vettura, che ha la plastica sulla fiancata visibilmente squagliata. Così facendo, egli ha in realtà fatto una cosa provvidenziale. Non tutti avranno presente il giardinetto della sua abitazione, ma la prospettiva era semplicemente tragica: la Palio era vicinissima a degli arbusti che avrebbero certamente preso fuoco. Le fiamme si sarebbero propagate lungo tutta la vegetazione spoglia della piccola area, sino ad arrivare nei pressi del bombolone del gas sito nello stesso giardino. Il rischio era cioè, quello di una barriera altissima di fuoco che avrebbe impedito a chiunque di uscire dalla casa, visto che l'uscita sul giardinetto è l'unica.
Peraltro il fuoco della macchina bruciata ha lambito il piano terra della casa. La finestra si è squagliata, ma i vetri hanno retto almeno sino all'arrivo dei pompieri: se si fossero rotti, le fiamme avrebbero raggiunto subito le tendine e da lì i molti libri, le carte varie, il pc ed altro materiale infiammabile esistente lì dentro. L'intero piano terra avrebbe preso fuoco in un amen.
I pompieri avrebbero tardato ancora un pò, pur essendo a due passi per via dell'incendio da Pasquale (sembra che Turi nel chiamarli, abbia fatto presente dove si trovava il "suo" fuoco, ed il pompiere in questione gli abbia detto "lo stiamo vedendo da qui il suo incendio! Vi vediamo da qui!"). Quel che è certo è che se Raffaele Iorfida non si fosse trovato a scendere a quell'ora, e se quella notte non si fosse recato a casa di Turi, sarebbe potuto succedere di tutto.
La famiglia di Caminiti, nel sonno, non si stava assolutamente rendendo conto di quanto si stava verificando a pochi metri di distanza. Inutile riaffermare anche qui che i bimbi di11 e 13 anni che hanno assistito alla scena non se la scorderanno per un pezzo.