Unione regionale della Campania

BOZZA DOCUMENTO PLATEA CONGRESSUALE

 

In questi anni il Mezzogiorno è cambiato molto. Per impulso delle politiche nazionali e di quelle di nuovi governi locali sono cresciute nell’economia, nel lavoro, nella cultura nuove esperienze e nuove realtà. E’ il quadro di un nuovo mezzogiorno che ha saputo contare sulle proprie energie, sulla propria cultura sul proprio saper fare. Vanno pienamente valorizzate, proprio dal punto di vista del Mezzogiorno, i risultati prodotti dalle politiche di risanamento e dall’aggancio dell’Euro,

Un merito storico che va ascritto alle politiche dei governi di centrosinistra. Il panorama meridionale è il contrario di un panorama di stagnazione, dunque.

Eppure permane una "questione" la cui consapevolezza si è attenuata.

Lo stesso tema della permanenza di un diffuso insediamento dei poteri criminali del mezzogiorno, pur dopo i rilevantissimi colpi inferti dallo Stato, evoca non solo l’esigenza di una ancora più incesiva risposta degli apparati della sicurezza, ma anche il rafforzamento di una nuova trama nella società di tenuta civile, di ricostruzione, di identità sociale e culturale.

Il discorso sul futuro della nostra regione muove da qui.

La Campania con le ultime elezioni regionali è entrata in nuova fase della propria vicenda e della propria storia.

Il successo del centrosinistra e le elezioni di Antonio Bassolino a Presidente della regione consentono di dare alle esperienze innovativa che da diversi anni si è affermata nel governo locale in tante città e in tanti comuni della Campania un nuovo riferimento e al tempo stesso un nuovo impulso.

Nei prossimi anni la Regione, impegnata in una vera e propria fase costituente, sarà sempre di più uno snodo fondamentale per il Governo dello sviluppo.

Tutto questo avverrà negli anni decisivi per stabilire la qualità di processo di integrazione europea, il ruolo nel suo ambito del Mezzogiorno, il modo in cui l’Europa saprà parlare al Mediterraneo.

Nel quadro nella fase di transizione in cui si trovano l’economia e la sinistra italiana, i DS vogliono essere, nel centrosinistra, una forza determinante, capace di dare alla Campania una funzione propulsiva, per il Mezzogiorno e l’intero Paese, per uno sviluppo diverso da quello avutosi nel mezzo secolo trascorso. Ad una tale funzione la Campania è chiamata dal suo essere la seconda Regione italiana, dalle straordinarie risorse del suo territorio e della sua natura, dagli eccezionali lasciti d’arte ,dalla sua complessa vicenda storica, dalle energie immense delle sue forze di lavoro, di cultura, d’impresa.

Vogliamo rappresentare una forza della modernizzazione e del rinnovamento della Campania.

La contraddizione che oggi attanaglia la Regione vede da un lato il fiorire di iniziative tese ad un progresso economico, sociale e civile sconosciuto nel passato, e dall’altro, spinte che volgono la società verso una nuova degradazione e arretramento. Di per se, il mercato, lasciato ad un selvaggio scontro di forze, non è in grado di assicurare sviluppo sociale.

Al di fuori di ogni dirigismo, occorre una forte volontà politica democratica, sostenuta dalla crescita di una coscienza civile e culturale di massa , che assicuri dentro una vera dinamica di mercato, lo sviluppo dell’economia e della società civile.

A questo e’ legato il futuro della regione, quello delle giovani generazioni, quello della soluzione dei piu’ gravi problemi della società campana.

Sia la acutezza dei problemi economico-sociali sia l’emergere di nuove esperienze lavorative e produttive, sia gli stringenti vincoli di un economia ad alto contenuto competitivo, impongono un mutamento di modello produttivo capace di liberare forze ed energie della società , di superare il proliferare di una economia sommersa spesso ad alto contenuto di illegalità e sfruttamento.

La Campania può caratterizzarsi come una delle aree del paese in cui va più avanti il processo di passaggio da una struttura economico-produttiva fondata sulla competizione di costo sempre tesa a comprimere i diritti dei prestatori d’opera, alle evasione fiscale, ad una invece fondata sulla capacità competitiva di qualità centrata sullo sviluppo tecnologico.

Sono, infatti, la diffusione delle innovazioni, la capacità di creare nuovi prodotti e nuovi servizi, la capacità di accumulare, trattare, trasferire informazioni e saperi a rappresentare straordinari vantaggi competitivi.

Qualità e innovazione non vuol dire solo il necessario riferimento allo sviluppo della nuova economia e in ogni caso ai settori ad alto contenuto tecnologico, ma attiene sia alla incidenza dell’economia dell’informazione sia ad una rinnovata capacità dei settori cosiddetti tradizionali.

E’ in questa prospettiva che può realizzarsi un nuovo rapporto tra sviluppo e ambiente.

Una prospettiva ancora una volta evidenziata dalle recenti alluvioni che hanno colpito il Po e le Regioni del nord del Paese, dalla tragedia di Soverato e che la Regione di Sarno non può in nessun modo smarrire.

E’ in questo quadro che il ruolo del lavoro, delle lavoratrici e dei lavoratori acquisisce nuovo spazio e nuovi diritti.

E’ per questa via, puntando decisamente sulla formazione e sulla diffusione dei saperi, sulla ricerca che un’intera generazione di giovani può vedere valorizzate le proprie competenze e il proprio saper fare.

E’ per questa via che si pone anche il tema di una riforma profonda di tutti i luoghi di presenze pubbliche nella vita produttiva e sociale in Campania, nella direzione di una decisa sburocratizzazione, di una più netta trasparenza, di una più alta efficienza.

L’esigenza di una diversa presenza pubblica si nutre anche dell’esigenza di una nuova politica di protezione sociale, di assistenza e della crescita di un nuovo welfare regionale costruito anche con l’impegno nei lavori di cura, nella lotta a tutte le marginalità, nella tutela ambientale di esperienze diffuse di lavoro sociale, che non rappresentano soltanto un altro modo di combattere la disoccupazione , ma anche l’arricchimento di tutto un nuovo tessuto di socialità di fronte alla disgregazione di antichi rapporti.

Muoversi lungo il solco di questi obiettivi vuol dire immaginare ’una Regione che assuma sempre più una funzione da "stratega" dello sviluppo e che dismetta ogni funzione di gestione che va invece ricondotta alle autonomie locali territoriali.

Nei prossimi cinque anni questi obiettivi possono essere raggiunti. La verifica sul loro avanzamento sarà data dalla progressiva riduzione del numero di disoccupati, dalla riduzione delle aree territoriali esposte al degrado e al dissesto idrogeologico, dalla qualità e dalla diffusione del sistema formativo regionale, dai progressi del nuovo welfare regionale.

Nel nuovo paradigma produttivo la capacità produttiva può accompagnarsi a maggiore coesione e inclusione sociale.

Questa è la sfida dei prossimi anni.

Questa è la sfida che intendiamo raccogliere.

Solo noi, la sinistra e il centrosinistra possiamo interpretarla.

Il Polo ha avuto in Campania la sua occasione di Governo. E’ durata quattro anni. E’ fallita clamorosamente.

In Campania, in particolare, il Polo si presenta come un aggregato di forze incapace di selezionare gli obiettivi di fondo e prioritari per il governo dello sviluppo; incline a sostenere demagogicamente ogni rivendicazione e ogni corporativismo, privo di una vera cultura di governo; sempre più riferimento di spezzoni significativi del vecchio sistema di potere che in gran numero si vanno raccogliendo sotto le sue bandiere.

Anche la breve esperienza della giunta Losco ha segnato una significativa soluzione di continuità, da questo punto di vista.

Nel programma dell’ elezioni regionali abbiamo avuto modo di delineare un quadro di proposte essenziali coerente con gli obiettivi che abbiamo sin qui esposto.

Queste proposte si incontrano con gli orientamenti espressi dal programma del Presidente Bassolino.

Essi rappresentano tutt’ora un riferimento essenziale per le scelte dei prossimi anni.

In modo particolare riteniamo indispensabile il varo di cinque grandi progetti regionali, da costruire con il coinvolgimento di tutte le realtà istituzionali e delle forze sociali e verso i quali dirigere parte rilevante delle risorse comunitarie dei prossimi anni.

Negli ultimi anni vi è stato un grande risalto delle iniziative di programmazione negoziata, contratti d’area, patti territoriale, ecc., c’è da rilevare che basso è stato l’impatto occupazionale. Al tempo stesso pure le azioni in direzione dell’occupazione giovanile come le borse lavoro poco hanno prodotto sul terreno della creazione di occupazione. In questo senso si avverta la necessità in Campania di processi con caratteristiche straordinarie e strutturali.

La Campania vanta una straordinaria disponibilità di risorse giovani e intellettuali ed il migliore rapporto fra popolazione e segmenti ad alta scolarità giovanile. Si sono accumulate quote consistenti di capitale inattivo. I dati del sistema bancario indicano come la quota di risparmio raccolto nel territorio sia assolutamente ragguardevole e che questo risparmio , in mancanza di opzioni locali tende a rifluire paradossalmente in altre aree.

La Campania vanta un’alta percentuale di spesa per la formazione. Flussi rilevanti di finanziamento sono indirizzati almeno formalmente , nel campo formativo. Flussi rilevanti di finanziamento sono indirizzati almeno formalmente, nel campo formativo.

Nella regione vi sono spezzoni di domanda intermedia di beni e servizi qualificati. In particolare, il settore dell’audiovisivo d’intrattenimento vede la presenza in regione di una parte significativa di autori e produttori di software radio televisivo; la filiera turistico-artistica ed infine il comparto delle "memorie", con le grandi disponibilità di documenti ed opere di pregio.

Queste alcune delle premesse che rendono plausibile una politica industriale della regione che individui un vero e proprio piano straordinario di sviluppo multimediale e innovativo.

Un sistema di formazione permanente con meccanismi semplici di accesso , a partire dalla riforma in corso di tutti i livelli pubblici impegnati su questo versante, resta la priorità della sinistra. Nell’ambito della riforma del sistema di formazione professionale regionale la proposta della credit card per la formazione a disposizione di ogni giovane della regione che compie 18 anni rappresenta un approccio di grande valore innovativo su cui siamo impegnati.

 

Di fronte agli elementi di ulteriore disgregazione e di frantumazione sociale che vengono avanti come portato della modernizzazione attuale, si rende necessaria una profonda azione riformatrice in grado di tutelare le fasce deboli, risanare il contesto civile attraverso una seria politica di coesione sociale. Il tradizionale concetto di povertà, di degrado e di esclusione si sta rapidamente modificando e diventa quindi necessario comprendere la nuova composizione sociale per trovare forme di approccio e modalità di intervento innovative. Particolare attenzione viene posta al tema delle fascie deboli che i più recenti fenomeni sociali e demografici hanno messo drammaticamente in evidenza. Anziani non autosufficienti, disabili, disagiati psichici, malati terminali e lungo degenti , tossicodipendenti, minori a rischio, soggetti sottoposti a processi di marginalità sociale (immigrati irregolari, senza casa, cittadini poveri ecc) questo è oggi il mosaico di una società nella quale le situazioni di difficoltà aumentano e che determinano una forte domanda di politiche nuove . In questo quadro si è conquistato un ruolo più importante il mondo associativo e della cooperazione sociale componendo quello che viene definito Terzo Settore, molto spesso intervenendo laddove lo Stato è incapace di farlo e l’impresa privata non ritiene conveniente. Un discorso specifico riguarda senza alcun dubbio la sanità che a tutt’oggi investe la maggior parte del bilancio regionale a determinare gran parte delle politiche di assistenza.

L’ambiente è una risorsa e il federalismo pone un nuovo governo dell’ambiente e del territorio. E’ necessario intervenire sui sistemi di modalità ed intermodalità, incentivare il riuso e la riqualificazione dell’edificato esistente a svantaggio delle nuove urbanizzazioni, incentivare la repressione degli abusivismi, consolidare il sistema delle aree protette (parchi), salvaguardare e proteggere il suolo (manutenzione idraulica e forestale), costruire un vero sistema di gestione del trattamento dei rifiuti , opere di restauro ambientale (le cave), completare il sistema idrico-fognario-depurativo regionale. Il risanamento ambientale è un’operazione di civiltà ed una opportunità per la crescita economica in grado di sostenere lo sviluppo economico e sociale della Campania.

Progetto trasparenza ed efficienza pubblica amministrazione: risulta prioritario completare e consolidare il processo iniziato dalle leggi Bassanini, accentuando l’introduzione nel nostro sistema di norme di riforma in senso federalista. Va attuato con coerenza, secondo il principio della sussidiarietà, il processo di decentramento, con la delega delle funzioni amministrative agli enti locali.

Occorre procedere ad una profonda revisione dell’organizzazione amministrativa, oggi pletorica e inefficace. Vanno introdotti strumenti di valutazione dell’efficienza e dell’efficacia della azione amministrativa indicando chiare misure sanzionatorie per le inadempienze.

In parallelo alla delega di funzioni amministrative agli enti locali, va previsto un conferimento di personale e di risorse finanziarie agli stessi enti locali e incentivi all’aggregazione e all’organizzazione su base intercomunale dei servizi.

E’ necessaria una diffusione pervasiva della telematica negli apparati dello stato e soprattutto negli enti locali. L’obiettivo è quello di raggiungere lo stesso livello di rapidità ed efficienza delle altre regioni europee che stanno affrontando con decisione la riqualificazione del proprio territorio.

E’ per questa via che la Campania può contribuire ad uno sviluppo nuovo che abbia un valore più generale per l’intero Mezzogiorno.

La mobilitazione di tutte le maggiori energie del Mezzogiorno, a cominciare da quelle giovanili e disoccupate, è la condizione fondamentale affinchè il paese possa proporsi e reggere una nuova fase di sviluppo.

Acquisire questo dato, vuol dire assumerlo come riferimento coerente per l’insieme delle scelte che si faranno nella prossima fase. Il tema di fondo riguarda la determinazione di tutte le condizioni per portare il Mezzogiorno a misurarsi con i punti alti dello sviluppo contemporaneo e globale.

Uno dei modi per manifestare coerenza tra enunciati e pratiche sarebbe ad esempio destinare prevalentemente alla modernizzazione del Mezzogiorno, al suo sistema della formazione e della ricerca la quota dei proventi della gara per le licenze UMTS che il DPEF ha indirizzato al finanziamento del piano d’azione per la società dell’informazione.

Su questa base intendiamo caratterizzare sempre di più il ruolo e l’iniziativa dei DS della Campania.

Il modo migliore per sostenere il nuovo governo regionale e lo sforzo di Antonio Bassolino è proprio quello di avere i DS pienamente in campo, nelle istituzioni e nella società, come grande forza capace di rappresentare un punto di vista autonomo della sinistra, di farlo vivere nella società, di concorrere a determinare una spinta riformatrice profonda e larga, capace di dare sostegno ad un’opera di cambiamento che non sarà senza contrasti e senza resistenze.

In questo modo, rendendo più netti i caratteri di una moderna forza della sinistra riformatrice, portando sempre di più il confronto nel centrosinistra sul merito delle grandi scelte da compiere, intendiamo favorire una più alta capacità riformatrice dell’intera coalizione.

La nostra sfida positiva al centro deve muovere da qui: in questo c’è un ruolo peculiare della sinistra.

Noi consideriamo la coalizione di centrosinistra come un intesa strategica e di non breve periodo.

E’ il centrosinistra che ha consentito di salvare e di guidare il Paese in una fase difficilissima.

E’ il centrosinistra che governa tante città e tanti enti locali producendo esperienze di grande valore.

Vinceremo la sfida del 2001, a cui dalla Campania può venire un contributo decisivo, se riusciremo a far vivere di più uno spirito di coalizione, se sarà più chiaro il coinvolgimento di forze essenziali della società, se la rivendicazione del ruolo e funzione per ciascun partito, giusta e legittima, saprà misurarsi sempre più su di un terreno innovativo.

Ciò è ancora più indispensabile alla luce della concomitanza che vi sarà tra le prossime politiche e un’importantissima tornata amministrativa in città decisive, a cominciare da Napoli.

Il tema politico di fondo che dovremmo far vivere in tutti questi appuntamenti è quello di dimostrare che lo sforzo straordinario di rinnovamento vissuto negli ultimi sette anni è imperniato sulla stagione delle nuove amministrazioni locali, deve poter proseguire aprendo una fase nuova del suo sviluppo. Anche per questo è fondamentale che la coalizione sappia costruirsi e proporsi coerentemente in tutti i territori della regione.

Con il congresso di Torino abbiamo definito, anche, con il concorso di posizioni diverse da quelle racchiuse nella mozione di maggioranza, i tratti politici e il respiro ideale di una forza della sinistra italiana parte integrante del Partito del Socialismo Europeo: questa scelta si riconferma come irrinunciabile punto di identità e di partenza per la indispensabile innovazione di cultura politica che deve procedere con decisione.

Questa scelta ha da essere in larga misura praticata e inverata.

La nostra scelta è quella di dare impulso, con la stessa platea congressuale, alla costruzione di questa forza nuova in Campania.

La vocazione di governo della sinistra, prima ancora che un’esigenza di partito, è un grande bisogno del paese, come abbiamo visto in questi anni.

Le regionali ci hanno insegnato che non è sufficiente però il buon governo per ampliare il consenso alla sinistra e al centrosinistra.

Il ruolo di soggetti politici organizzati, capaci di esprimere una nuova rappresentanza sociale, capaci di costruire una propria presenza nella società alimentando costantemente una spinta forte per il cambiamento è decisivo.

Senza non si costruiscono svolte durature.

A questa costruzione politica dobbiamo dedicarci con un impegno straordinario nei prossimi mesi, in vista del 2001 e oltre.

Nell’ambito di una chiara dimensione federale dei DS, intendiamo anche affermare percorsi chiari di nuova autonomia dell’Unione regionale della Campania.

Carattere unitario e plurale del partito, sua presenza sul territorio, sviluppo delle autonomie tematiche, nuovo radicamento nella realtà di lavoro che cambia, circuito democratico della sua vita e delle sue decisioni con la piena valorizzazione delle sue risorse politiche e culturali, di soggettività a cominciare dalle compagne: da qui occorre muovere con determinazione.

Troppo spesso i nostri luoghi della politica sono diventati arida palestra di ceti politici, separati dalla società , animati da un pluralismo debole di idee e di apporti innovativi.

Troppo spesso la nostra rappresentazione pubblica è affidata a polemiche incomprensibili, personalistiche, che lasciano sconcertati iscritti e militanti, ridotti al ruolo di spettatori passivi.

Troppo spesso luoghi informali si sostituiscono e svuotano quelli formali di decisione.

Su tutto questo occorre segnare un punto netto e condiviso di svolta per liberare e valorizzare le tante energie che si raccolgono nei DS, per conquistarne di nuove, per arricchire il pluralismo della nostra vita politica.

La misura decisiva del nostro confronto deve essere la società. E’ lì che si misura il nostro ruolo. E’ su questo che occorre incentivare tutta la nostra discussione e tutte le nostre energie.

Nelle prove che ci attendono l’intelligenza e la voglia di fare, di contare i nostri iscritti e militanti, è decisiva. Muoversi lungo queste coordinate vuol dire lavorare per un rinnovamento reale della politica: è in primo luogo da noi ( come le compagne ci hanno insegnato cos’è ("a partire da sé"), che deve venire un impulso al rinnovamento generale della politica, al suo ricostruirsi come strumento partecipativo, al suo ricongiungersi pienamente con un forte sistema di valori, con una capacità critica della quale la sinistra non può privarsi.

Nei DS si raccolgono oggi le correnti fondamentali della sinistra socialista, laica e dell’esperienza cristiano-sociale: si tratta di risorse che entro il quadro nuovo che vogliamo costruire possono trovarsi pienamente valorizzate.o stesso vale per la Sinistra Giovanile che va aiutata e sollecitata a spendere il proprio potenziale di politica rinnovata direttamente tra le nuove generazioni.

La costruzione effettiva del Partito del Socialismo Europeo in Italia comporta anche far vivere il tema, sempre più attuale e stringente, di una riorganizzazione unitaria della sinistra.

Al tempo stesso occorre riproporre il tema dell’insediamento territoriale e sociale della sinistra nuova.

C’è da recuperare in Campania una rivitalizzazione ed una ancor più diffusa presenza delle nostre organizzazioni nei territori: il progetto di messa in rete del partito deve essere finalizzato ad accrescere insieme un circuito di vita democratica e una più alta capacità di apertura e di rapporto con la società.

C’è da rilanciare una presenza organizzata e rinnovata dei DS nei luoghi di lavoro.

Occorre ricostruire persino il gusto di misurarsi con la realtà di un mondo del lavoro che sta cambiando radicalmente ma che pone l’esigenza non di una minore ma di una più alta capacità di rappresentanza.

C’è da affermare una capacità di rappresentanza di nuovi mondi del produrre, del sapere, delle innovazioni, nei quali va resa percepibile una opzione strategica di nuovo insediamento sociale della sinistra.

Con la platea congressuale del 3/4 novembre 2000 sull’insieme di questi punti che sottoponiamo alla discussione del partito intendiamo produrre un reale avanzamento che valga per il 2001 e oltre.

 

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