Unione Regionale della Campania

Assemblea Congressuale Regionale

3-4 Novembre 2000 – Centro Sociale Pastena (Salerno)

Relazione di Gianfranco Nappi, segretario regionale dei DS

Il fatto che non siano all’ordine del giorno di questa assise congressuale i gruppi dirigenti, non diminuisce il valore politico della nostra riunione. Anzi, si restituisce al confronto politico e di idee una centralità ancora maggiore.

Nelle assemblee di preparazione che si sono tenute in tutta la regione è emerso il profilo di una forza politica nella quale è forte l’esigenza di discutere, di confrontarsi; di porre sempre più al centro di questo confronto la realtà con i suoi problemi; di costruire così elementi di apertura e di unità progressivamente sempre più forti.

Nell’emergere di queste esigenze, c’è già un risultato positivo nell’avere indetto la platea congressuale, e questo va anche a merito di chi l’ha sollecitata, e io mi auguro e sono convinto che esso uscirà ulteriormente rafforzato dai nostri due giorni di discussione.

Avvertiamo le nostre responsabilità, verso la sinistra, verso la coalizione, verso tanti uomini e tante donne che guardano a noi con interesse e con passione, spesso con un elemento critico: abbiamo tutta l’intenzione di corrispondere ad esse.

Non può sfuggirci, e non ci sfugge, che il nostro confronto, il nostro agire, avvengono in contesto più largo e determinano ripercussioni, conseguenze, aprono problemi o suscitano aspettative nuove.

Teniamo la nostra assemblea sei mesi dopo le elezioni regionali e sei mesi prima di quelle politiche.

Sei mesi fa la Campania ha reclamato e determinato una svolta. L’elezione di Antonio Bassolino a Presidente della Regione e la vittoria del centrosinistra hanno rappresentato molto questo. Il risultato campano, nella seconda regione del pese e la prima del Mezzogiorno, è avvenuto in nel contesto di un quadro nazionale non positivo per il centrosinistra.

Quel risultato rappresenta, dunque , una risorsa per l’intero centrosinistra in Italia.

Corrispondere alle attese di rinnovamento, di svolta; muoversi speditamente lungo la strada di un moderno riformismo per la Campania è un’esigenza prioritaria.

Lo sforzo di questi mesi del governo Bassolino, l’importanza del Piano Operativo Regionale, mettendo a frutto anche l’esperienza accumulata nell’ultimo anno di governo regionale della precedente consiliatura, la mobilitazione di prime significative risorse per i territori della regione, i primi elementi di definizione di un quadro di politiche nuove per la formazione, per l’assetto del territorio, per la ricerca e l’innovazione, per un nuovo welfare regionale e per la riforma della macchina amministrativa regionale, sono tutti coerenti con quell’esigenza.

Occorre procedere speditamente lungo questa strada.

Vediamo di intenderci bene, anche nella coalizione: questa non può e non deve essere solo preoccupazione di Bassolino e dei DS, o dei sindaci e degli amministratori più avvertiti.

Promuovere una originale esperienza riformatrice è un’esigenza vitale per la Campania.

Siamo ad un passaggio decisivo della vicenda e del futuro del Mezzogiorno.

Grazie alle politiche di questi anni, dei governi di centrosinistra e all’esperienza rappresentata da tante amministrazioni locali, il Mezzogiorno è cambiato. A questo cambiamento hanno concorso il mondo del lavoro, tante imprese, tante intelligenze e competenze. Aver raggiunto l’obiettivo dell’euro ha rappresentato, proprio in un’ ottica meridionalista, un fatto straordinario. Oggi, siamo ad una stretta nel rapporto euro-dollaro e nella crescita del prezzo del petrolio: senza quell’aggancio non so dove sarebbero, oggi, l’Italia e la sua economia.

Di sicuro questa parte del Paese sarebbe alla deriva.

Nel 1997, per la prima volta, i tassi di crescita nazionali hanno visto un risultato più forte del Sud rispetto al Nord. Oggi i tassi di sviluppo del Sud non sono inferiori a quelli del Nord.

Negli ultimi tre anni, in modo certo ancora insufficiente, il nuovo lavoro si è incominciato a costruire anche nel Mezzogiorno.

Ecco allora le basi e le condizioni dell’opportunità. Nei prossimi anni si decide se il mezzogiorno e i suoi territori potranno consolidare la fuoriuscita da una marginalità; rendere percepibile come qui sia il di più che l’Italia ha da mettere in campo per pesare nel processo di integrazione europea; costruire un ritmo della crescita con un tasso di sviluppo superiore a quello del Nord accompagnando la modernizzazione con un’esplicita ed ancora più forte finalità sociale dello sviluppo, con la lotta a tutte le esclusioni sociali e a tutte le ingiustizie; vincere la battaglia per la legalità e contro i poteri criminali, vero ostacolo allo sviluppo e alla civiltà.

Se così non fosse, le cose non rimarrebbero al loro posto e le opportunità non colte, nel quadro di un’economia sempre più competitiva e sempre più globale, si tradurrebbero in una marginalizzazione di lungo periodo, con il prevalere di tutti gli elementi di precarietà sociale e con il prevalere, in economia, di un adattamento competitivo fondato sul lavoro nero e sull’economia sommersa.

Il centrosinistra ha riaperto i giochi del futuro del Mezzogiorno. Ora intendiamo giocare la partita!

E questo si fa lavorando all’obiettivo di portare la Campania e il Mezzogiorno a misurarsi con i punti forti dello sviluppo. A competere lì. E si compete lì, a quel livello, se sapere, formazione, ricerca, diffusione delle innovazioni vengono poste al centro. Noi immaginiamo che per questa via la Campania possa e debba rappresentare, da questo punto di vista, una delle frontiere più avanzate per tutto il Paese.

L’economia del sapere e della conoscenza sono la scommessa per valorizzare le straordinarie intelligenze delle giovani generazioni meridionali. E’ un modo per portare nuovo valore aggiunto e dare più ampie prospettive di mercato a prodotti di qualità, alle tipicità delle produzioni artigianali, del sistema agro-alimentare campano.

C’è qui una scelta strategica da compiere e da sostenere insieme all’intervento in campi decisivi per lo sviluppo non meno che per la qualità della vita: ambiente e territorio, politiche sociali, infrastrutture materiali e immateriali. Il programma con cui siamo andati alle elezioni regionali è ancora lì a riferimento mentre altri obiettivi abbiamo condensato nel documento preparatorio di questa assemblea. Ad essi naturalmente rinvio compiutamente.

Questa opportunità è data. Per parte nostra intendiamo farcene pienamente interpreti e puntare a rappresentare, in un rapporto vivo con la società, tutte le forze del lavoro, dell’impresa, della cultura che ad essa sono interessate e che di essa possono essere protagoniste.

Il dato di fondo da assumere è che la Regione, con le sue nuove competenze e responsabilità è lo snodo fondamentale dei prossimi anni. E’ il soggetto nuovo che entra in campo, insieme a Europa, Governo nazionale, attori sociali, per giocare la partita.

Immaginiamo soltanto cosa determinerà l’approvazione della riforma costituzionale federalista che noi, il centrosinistra, abbiamo voluto: tranne poche materia (politica estera, difesa, moneta………), tutto è di competenza delle Regioni. Si apre una fase straordinaria di nuova legislazione regionale che per vastità e qualità non sarà inferiore a quella che impegnò il Parlamento repubblicano con la Costituente e dopo. Una fase straordinaria.

Noi vogliamo che essa coinvolga il meglio della società campana. Il succo della costituente della nuova regione è questo. Di qui passerà molto di quella capacità di cogliere l’opportunità, di sostenerla e di consolidarla.

Riformare la regione; varare un grande piano regionale per l’innovazione e la formazione; dotarsi di una (nuova) legge urbanistica; delineare i contenuti di un grande piano di risanamento ambientale e di recupero urbano; dare gambe ad un welfare regionale che in una nuova politica sanitaria e di una compiuta politica sociale trovi i riferimenti fondamentali. Utilizzare quote rilevanti di fondi europei per questo.

Priorità per il lavoro. Priorità per lo sviluppo. Priorità per una competizione di qualità.

Oltre ogni antica contrapposizione tra aree metropolitane e zone interne è l’idea di una nuova qualità dello sviluppo che può emergere valorizzando le specificità di ogni territorio, sapendole mettere in rete costruendo, con le diverse polarizzazioni, un sistema regionale compiuto che attragga investimenti e che rappresenti una risorsa per il Mezzogiorno e per l’intero Paese.

Qui c’è un pezzo d’ Italia che si sente pienamente parte dell’Europa e che avverte il ruolo che può svolgere per un Mediterraneo capace di ricostruire le ragioni del dialogo e dello sviluppo comune. E davvero occorre un’iniziativa ancora più forte per riconquistare la pace in Medioriente. E ancora una volta da qui vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà ad Arafat e al popolo palestinese. In questa storia sono chiamati in causa il ruolo dell’Europa e dell’ONU: è giusto, è necessario che essi assumano una iniziativa ed una presenza ancora più forti.

Il nostro riformismo parla di questo. Il contributo peculiare della sinistra è questo.

Ma ecco il punto, questa sfida è per tutta la coalizione, per l’intero centrosinistra.

Solo noi possiamo vincerla la sfida. Il Polo, con Rastrelli per quattro lunghi anni la sua occasione l’ha avuta. E l’ha sciupata miseramente.

Il Polo si presenta in modo particolare qui come un aggregato di forze incapace di selezionare obiettivi di fondo; incline a sostenere ogni pulsione demagogica e populista, ogni rivendicazione e ogni corporativismo; l’opposto di quello che serve per conquistare un ottimo futuro per la Campania.

Solo il centrosinistra, può.

Reggeremo i prossimi anni però se saprà emergere il profilo di un riformismo nuovo di tutto il centrosinistra campano e meridionale. Quale riformismo per la Campania?

Nel salutare con i dovuti auguri l’elezione di Ciriaco De Mita a segretario dei Popolari campani, diciamo a lui e a tutte le forze di centro della coalizione che è a partire dalla ricerca e pratica comuni di risposta a questo interrogativo che cresce uno spirito nuovo della coalizione, del centrosinistra, si valorizzano gli apporti di ciascuno.

Per noi è questo un rapporto strategico.

Compiamo un riconoscimento di valore. In questi anni ne abbiamo dato più di un esempio. Così intendiamo procedere. Ma è per questo che consideriamo necessario che già sia esplicitato da parte di tutti. L’on.De Mita in una recente intervista ha invitato noi a valutare l’apporto che viene alla coalizione dal centro soprattutto qui in Campania e nel Mezzogiorno, insieme alla non autosufficienza della sinistra.

Non abbiamo nessuna difficoltà a dire che siamo pienamente d’accordo. Naturalmente non sarebbe male ricordare contestualmente che non esiste neanche l’autosufficienza delle forze di centro e che la sinistra dà un contributo parimenti determinante.

Riaprire il confronto su un grande progetto comune che parli alla società, ne mobiliti le energie: questo deve essere il centro del confronto. Per il 2001. Oltre il 2001.

La discussione sui collegi, sulle candidature deve essere espressione di questo sforzo che riprende.

Non accetteremo che diventi un gioco matematico. Con equilibrio e con responsabilità, con pieno riconoscimento di tutti così faremo in ogni luogo le scelte migliori che assicurino il successo del centrosinistra: ed è possibile portare un contributo, anche da questo versante, di rilievo per l’intero centrosinistra italiano.

Porre con forza il tema di una qualità nuova della modernizzazione e dell’integrazione della realtà del mezzogiorno nel contesto più ampio in formazione a livello europeo con una forte innovazione nella specializzazione produttiva prevalente del paese vuol dire anche segnare una scelta di priorità dal punto di vista sociale, dei soggetti e delle figure che sono essenziali per un disegno del genere, vuol dire mutare nel profondo la composizione sociale del Mezzogiorno come conseguenza della modernizzazione socialmente orientata. Ma fare questo ha come conseguenza anche la riduzione progressiva dell’incidenza dell’area sociale di riferimento del campo della destra.

Tanti equivoci e tante dispute anche all’interno del centrosinistra potrebbero essere evitate o rese anche più produttive se esse assumessero questi elementari elementi di valutazione con i quali tutti dovrebbero misurarsi.

Nella fase alta di tangentopoli e del crollo del vecchio sistema di potere, di fronte all’ascesa di Berlusconi prima maniera, "l’innovatore", e di fronte ad una forte spinta ad andare oltre i tradizionali canoni partitici alimentata nel campo delle forze democratiche e di sinistra è parso che lo sbocco della transizione potesse o dovesse essere quello di una democrazia che si organizzasse a prescindere dai partiti quando non anche contro di essi. Nella crisi di legittimità della politica e dei partiti si affermano nuove soggettività politico-istituzionali, quelle dei sindaci in modo particolare con una forza straordinaria nel Mezzogiorno.

Dieci anni dopo la transizione non conclusa sembra far oscillare il pendolo di nuovo dal versante classicamente riproposta dai partiti. Persino Forza Italia, il più antipartito tra i partiti, va strutturandosi con forme meno virtuali o dipendenti dall’impresa madre dell’inizio e, con un corposo apporto di personale politico formatosi nei principali partiti di governo della prima repubblica, fenomeno particolarmente evidente nel Mezzogiorno, si avvia a diventare un partito conservatore con caratteristiche di massa.

Di questo ritorno del tema dei partiti il mancato raggiungimento del quorum negli ultimi referendum è la dimostrazione più palmare. Al tempo stesso questo "ritorno" riproposto nell’ambito di un astensionismo che continua a crescere, di un distacco tra larghi settori di popolazione e la politica denota esso stesso la permanenza di una crisi, di una difficoltà piuttosto che segnare immediatamente uno sbocco.

E’ nel Mezzogiorno, come abbiamo già visto, che si sviluppa un percorso di reale innovazione politica con la stagione dei sindaci e dei nuovi governi locali. E’ nel Mezzogiorno che vive il più consistente insediamento elettorale delle forze di centro del centrosinistra dalle quali è venuta una spinta forte ad un rilancio in termini classici del ruolo dei partiti ed anche una contestazione della sinistra, ad una sua pretesa quanto inesistente volontà egemonica.

La vicenda che ha ruotato intorno alla Campania è stata da questo punto di vista emblematica. I punti di difficoltà via via affrontati e faticosamente risolti non sembrano avere sino ad ora delineato un quadro di risposte a i problemi di fondo che sono maturati.

In tutti gli anni ’90 la sinistra si è avvalsa, nel momento per loro più difficile, dell’esperienza di classe di governo e di amministrazione di tanti quadri politici del centro che hanno saputo portare un di più di esperienza e competenze a tante amministrazioni locali. A queste forze il rapporto con la sinistra ha garantito l’avvio di una nuova esperienza politica, il recupero di una credibilità in diversi casi perduta o incrinata. Insieme si è dato vita ad una stagione straordinaria per il Mezzogiorno che ha pesato non poco nella stessa evoluzione della vicenda politica italiana.

Se si muove da qui allora appare essenziale, anche da questo punto di vista, spostare decisamente i termini del confronto nella direzione delle grandi scelte di contenuto, di merito, sulla realtà e sul futuro del Mezzogiorno, sulla qualità delle politiche di modernizzazione e di coesione sociale. Ha interesse a questo la sinistra, perché in questo modo fa vivere una sfida positiva al centro che parla alla società, che attiva forze. Ha interesse a questo il centro che per questa via può contribuire, a partire dalla peculiarità delle proprie culture politiche, ad un processo riformistico.

Qual è l’idea di Mezzogiorno che si vuole costruire? Qual è l’idea che si ha del suo futuro? Nel rispondere a questi interrogativi, volendo seriamente cimentarsi con essi, non ci sono culture predestinate ad un primato e può svilupparsi un confronto che si avvale del contributo fecondo e decisivo di tutte con un reciproco riconoscimento di valore. Questi temi non si affrontano rimanendo prigionieri del proprio passato e delle pratiche, quelle buone e quelle meno buone che lo hanno segnato. E quindi da qui viene anche una spinta al rinnovamento delle forme e delle istituzioni della politica, proprio perché si è tutti spinti a misurarsi con gli interrogativi e con i bisogni di nuovi attori sociali che nella trasformazione in atto stanno facendosi avanti, in alcuni casi caoticamente ed altri silenziosamente.

Spingere tutti a misurarsi con la realtà della società che cambia è il contributo maggiore che si può dare al Mezzogiorno in una fase cruciale del proprio presente e del proprio avvenire.

E, in ogni caso, credo dobbiamo, questa proposta lanciare a tutte le forze della coalizione, lavorare ad un momento significativo che raccolga le forze del centrosinistra campano: partiti, esperienze istituzionali, mondo associativo e sulle competenze. Coltivare, dunque, una grande ambizione: questo i problemi e la realtà meridionale sembrano proporre con forza.

Da qui vogliamo anche porre con forza l’esigenza di compiere un passo in avanti deciso, come centrosinistra, come governo, ma anche come DS, nella comprensione del valore dei temi del Mezzogiorno oggi; della loro dimensione nazionale.

Tanti sono i risultati acquisiti in questi anni, ma vi è anche l’esigenza di vedere che il salto possibile nello sviluppo del Mezzogiorno, un salto che valga per l’intero Paese, per farlo più unito e forte nel processo di integrazione europea reclama questa comprensione nuova.

Anche nella Finanziaria 2001 che ha cominciato il suo iter in Parlamento.

E ancora una volta, solo noi, la sinistra e il centrosinistra, possiamo interpretare positivamente questa esigenza.

Il Mezzogiorno è già oggi l’agnello sacrificale nell’accordo Polo-Lega.

Noi vogliamo far prevalere il nostro messaggio positivo, le cose fatte in questi anni e i nuovi traguardi che indichiamo per il futuro.

Così dovremo costruire il successo possibile, la rimonta per il 2001. Attenti a comunicare solo in termini di polemica con l’altro polo.

La nostre ragioni positive sono solide e dobbiamo farle valere.

Ma è un fatto, che deve essere reso evidente a tutti i cittadini del Mezzogiorno, che già oggi, figurarsi domani; se Polo e Lega avessero avuto la maggioranza in Parlamento avrebbero approvato un’idea di federalismo fiscale che avrebbe penalizzato drammaticamente il Mezzogiorno.

E’ già oggi, figurarsi domani, che si approntano statuti regionali espressione di una pulsione separatista.

E’ già oggi, figurarsi domani, che si esprime un’idea di società nella quale se sei forte vai avanti e se non lo sei, problemi tuoi.

Capacità di pensare e di comunicare positivo e capacità di condurre a testa alta una battaglia politica: così dobbiamo lavorare nei prossimi mesi. Anche per affrontare positivamente prove come le elezioni comunali che vi saranno in più di un capoluogo di provincia, Napoli in primo luogo. Il voto napoletano ebbe una indubbia valenza di fase nel 1993. La conferma della straordinaria esperienza condotta in questi sette anni con Bassolino e oggi proseguita con impegno da Riccardo Marone, l’indicazione di apertura di una fase nuova sul suo sviluppo sarà ancora una volta un indicatore di carattere generale. Ed è con questa consapevolezza che l’intera coalizione e il meglio della società napoletana devono vivere questo passaggio. Ne discuteremo a Napoli con la platea congressuale già convocata per le prossime settimane.

Da questa assemblea, questo è il messaggio che lanciamo al mondo nostro, questa è l’assunzione di priorità che indichiamo a tutta la coalizione. E’ una sfida, in primo luogo, a noi stessi.

In Campania molto dipenderà anche da come l’esperienza dei governi locali, delle città, delle province, andrà avanti nei prossimi mesi.

E molto dipenderà da come andrà avanti, con le sue realizzazioni, il governo della regione Campania.

Il primo impegno nostro è questo: un sostegno pieno, nell’istituzione e nella società.

Un sostegno attivo, creativo, propositivo. Non propagandistico e senza incertezze.

Proprio dallo scontro politico aperto sui temi del federalismo, sugli statuti regionali, noi ricaviamo anche un’indicazione di priorità di iniziativa politica.

La Campania è la prima regione del Mezzogiorno e la seconda del Paese: il nostro modello di federalismo non può che essere alternativo a quello di Galan e di Formigoni.. Vogliamo fare della discussione sullo statuto regionale un grande fatto politico.

Per questo intendiamo promuovere un confronto a tutto campo, rapidamente. E intendiamo, su questo, fare appello in primo luogo al mondo delle competenze e della cultura e delle esperienze di governo locale. Ed è con questa realtà che stiamo lavorando ad un primo appuntamento pubblico di confronto.

Solo se il confronto sul federalismo e sul nuovo statuto muoverà come espressione anche di una cultura ricca, di un coinvolgimento di risorse larghe della società campana, esso sarà non solo un riferimento alto ma soprattutto consentirà, intorno ad esso, una ripresa forte di cultura democratica.

In secondo luogo, assumiamo i temi dell’ambiente e dell’assetto del territorio e quelli della formazione e dei saperi, della scuola,come paradigmatici , insieme, di una riforma profonda dell’istituto regionale e di una nuova idea di sviluppo capace di produrre nuovo e maggiore lavoro.

Sarno, Bracigliano, Siano, Quindici e Cervinara, sono ferite ancora aperte.

Ed è da qui che vogliamo ripartire per porre il tema di una legge urbanistica regionale e di un grande piano regionale di assetto e di salvaguardia del territorio.

Proposte che vogliamo far crescere nella società, con il mondo del lavoro e delle competenze, con uno straordinario impegno dell’autonomia tematica ambiente che già oggi è una delle realtà più positive del nostro partito.

Questa è la sostanza che vogliamo dare al ventennale del terremoto dell’80: non una mera ricorrenza. Ricordare lo scempio di allora. Ricordare la tragedia di uno Stato incapace di intervenire: Riproporre, oggi, il valore dell’esperienza di allora, di quelle migliaia di volontari, tantissimi dal Nord, che si unirono al dolore e al bisogno di aiuto del Sud.

Fare avanzare un quadro di impegni e di realizzazioni riformatrici proprio rispetto al territorio, misurando la distanza tra ieri e oggi. E poi la formazione e i saperi: snodo strategico del futuro dello sviluppo e del futuro di una intera generazione di giovani. Anche dopo la festa di Caserta dedicata a questi temi, siamo in condizione di giungere rapidamente ad una giornata di lavoro nella quale presentare un quadro di opzioni d proposte che possono dare corpo ad un organico piano regionale.

Ed è in questo ambito che ci accingiamo a presentare come proposta compiuta una delle idee cha abbiamo avanzato in campagna elettorale: la Carta di credito formativo per tutti i giovani della regione.

In terzo luogo, avvertiamo come esigenza stringente, contribuire a delineare i caratteri di un nuovo welfare regionale, che assicuri certezza di obiettivi, inclusione sociale, anche qui nuovo lavoro.

Abbiamo assunto posizioni, credo, coraggiose sul terreno della società in sostegno esplicito alla volontà innovatrice di Sassolino. Intendiamo qui ribadirle e ampliare il discorso.

Vogliamo proporre un vero e proprio patto di lavoro comune a tutto il mondo dell’associazionsimo e del volontariato che in Campania coinvolge migliaia di persone. E vogliamo giungere ad una grande assemblea di confronto nella quale dare corso ad una comune iniziativa politica.

In quarto luogo, intendiamo continuare nell’impegno per la legalità, contro la camorra e i poteri criminali.

Discuteremo in una giornata di impegno dei contenuti, delle analisi e delle proposte della recente relazione della Commissione parlamentare antimafia. E lo faremo cercando di fare emergere ancora di più il tema della camorra come ostacolo allo sviluppo ed anche delle istanze ed esperienze positive che in questi anni sono cresciute.

Il 20 Novembre saremo ad Ottaviano, venti anni dopo l’assassinio del compagno Mimmo Beneventano in una città che è cambiata., con i lavori di restauro del castello mediceo confiscato e con una giunta comunale guidata da un nome della sinistra. Nei mesi che abbiamo alle spalle abbiamo avviato una iniziativa sulla giustizia, insieme al gruppo parlamentare, che si sta traducendo in risultati positivi per gli uffici giudiziari della Campania.

Alcuni intellettuali hanno rivolto una critica di attenzione attenuata su questo terreno.

Per parte nostra stiamo qui a dire e a fare per testimoniare di un impegno che non viene meno e che anzi si vuole fare ancora più forte.

Infine, avvertiamo acutamente l’esigenza di aprire una riflessione ed una iniziativa sulla realtà del lavoro e delle lavoratrici in Campania. Sia dal punto di vista delle condizioni e dei diritti del lavoro, sia dal punto di vista dello stato dei settori significativi dell’apparato produttivo e dei servizi della regione.

Le vicende Ansaldo-Breda e San Paolo – Banco di Napoli, da versanti diversi pongono il tema di come si assicura una politica che contrastando ogni depauperamento delle realtà produttive e decisionali della regione assicuri da questo punto di vista un necessario elemento di ricchezza di centri di elaborazione e di direzione.

Il lavoro è oggetto e protagonista di una straordinaria trasformazione. Gli esiti di questa trasformazione non sono già dati ed un terreno di promozione e di valorizzazione nuova è possibile. E noi non possiamo che essere vicini allo sforzo di quelle organizzazioni sindacali che, nella loro autonomia, conducono una iniziativa decisiva, a cominciare da CGIL e UIL

In ogni caso noi non vogliamo rinunciare, come DS e sinistra, ad una diretta rappresentanza sociale e politica del mondo del lavoro. Vogliamo ancora essere parte di un impegno politico volto a rappresentare un riferimento per tutti i lavori: da quelli più tradizionali a quelli più nuovi, emergenti, legati ai prodotti e ai servizi dell’economia della conoscenza.

E’ per questo che intendiamo promuovere per gennaio, un’Assise regionale dei lavoratori e delle lavoratrici della Campania.

E anche qui c’è tutta una nuova legislazione di tutela e di promozione del lavoro che dalla Regione può venire e che noi intendiamo sollecitare e promuovere.

Temi, questioni, problemi che, insieme ad altri, vogliamo porre al centro della nostra iniziativa e del nostro confronto e che propongo possono confluire nel mese di marzo in uno specifico appuntamento programmatico.

In questi mesi con le federazioni, con il gruppo regionale, un lavoro è stato avviato e ripreso su tante questioni. L’esperienza del nuovo governo regionale e di tante amministrazioni locali si muove nella stessa direzione.

E siamo qui a Salerno a tenere questa nostra assise, nella seconda città della regione e che sta vivendo una delle più significative esperienze di governo locale con il compagno Vincenzo De Luca.

Temi, questioni, scelte, sostanza di quel riformismo regionale nuovo che vogliamo prenda corpo affinché con la Campania si colga l’opportunità credibile e percorribile: recuperare il divario del Mezzogiorno contribuendo al prevalere di un nuovo modello di sviluppo; affermare un tasso di crescita sostenuto nei prossimi anni che consenta di dare concretezza all’obiettivo di ridurre nei prossimi cinque anni di oltre la metà il tasso di disoccupazione meridionale; puntare per questa crescita sull’innovazione e la ricerca, sulla valorizzazione dei territori e sulle politiche di inclusione sociale.

E’ per questo, care compagne e cari compagni, che noi, i DS, la sinistra siamo pienamente in campo. C’è bisogno che noi siamo pienamente in campo. Ce lo siamo detti in questi mesi, con Torino e dopo le elezioni regionali.

Non è separabile lo sforzo di governo, anche il migliore, anche il più illuminato, dall’esigenza di costruire intorno agli obiettivi di riforma e ai valori che sono ad essi sottesi una spinta, un movimento, un’attivazione di energie e società. E questo non si dà senza soggettività politiche organizzate, in modo nuovo, ma tali, dotate di una propria fisionomia, progettualità, che sostengano lo sforzo di governo ma contemporaneamente capaci fornire una costante tensione riformatrice riformista di cui è la stessa opera di governo ad averne bisogno. Ed è in questo che partiti rinnovati sono indispensabili, moderni, attuali.

Più si ribadisce, come necessario, l’essenzialità di una moderna cultura e funzione di governo, più la si deve nutrire di una permanente criticità, di un punto di vista autonomo della sinistra sulla realtà, sul moderno, sul mondo producendo su questo, nella società, nuove idee, nuovo senso comune.

E’ qui che il ruolo della sinistra non solo non viene meno ma si ripropone con forza. Ma questo presuppone uno straordinario rinnovamento del soggetto partito. Presuppone che esso torni ad essere luogo di confronto e di crescita di idee e di progettualità. Comporta una critica di fondo ad ogni idea che assegni al mercato una funzione regolativa dell’intera società e dei ritmi di vita.

Lungo questa strada dovremo saper riportare la sinistra, quella del socialismo europeo, a misurarsi con grandi questioni, grandi contraddizioni che emergono: pace e guerra, fame e sviluppo; fantastiche promesse della società dell’informazione ed esclusione da esse dei 4/5 dell’umanità; nuovi interrogativi sulla vita, sulla sua riproducibilità, sulla sua manipolazione. Proprio su questo,insieme all’autonomia tematica Network intendiamo promuovere un approfondimento della questione e presto andremo ad un confronto pubblico con, tra gli altri, il premio Nobel Dulbecco e Giovanni Berlinguer.

Il ruolo nostro è questo. Ma questo ruolo presuppone che vada appunto avanti un profondo rinnovamento nostro. E un’esigenza vitale. Nel documento preparatorio per questa assise abbiamo scritto: Carattere unitario e plurale del partito, sua presenza sul territorio, sviluppo delle autonomie tematiche, nuovo radicamento nelle realtà del lavoro che cambia, circuito democratico della sua vita e delle sue decisioni con la piena valorizzazione delle sue risorse politiche e culturali, di soggettività a cominciare dalle compagne: da qui occorre muovere con determinazione.

Troppo spesso i nostri luoghi della politica sono diventati arida palestra di ceti politici, separati dalla società, animati da un pluralismo debole di idee e di apporti innovativi.

Troppo spess o la nostra rappresentazione pubblica è affidata a polemiche incomprensibili, personalistiche, che lasciano sconcertati iscritti e militanti, ridotti al ruolo di spettatori passivi.

Troppo spesso luoghi informali si sostituiscono e svuotano quelli formali di decisione.

Su tutto questo occorre segnare un punto netto e condiviso di svolta per liberare e valorizzare le tante energie che si raccolgono nei DS, per conquistarne di nuove, per arricchire il pluralismo della nostra vita politica.

Così anche vogliamo suscitare una passione nuova per la politica. Recuperare aree di passivizzazione e di sfiducia, di astensionismo.

Parlare a settori della società che sentono la politica lontana, distante. Incontrare l’esigenza di libertà e di affermazione di tante nuove esperienze giovanili.

E vogliamo anche dire a ciascun compagno e a ciascuna compagna nostra, a ciascuna sezione territoriale o di luogo di lavoro, a ciascuna autonomia tematica: ce la faremo anche con te, contando sulla tua intelligenza e sulla tua voglia di contare e di cambiare.

Vogliamo anche costruire un nuovo circuito informativo, che veda le sezioni al centro. Nei prossimi giorni presenteremo nel dettaglio il portale in rete dei DS della Campania, con tutta una serie di servizi, un giornale telematico regionale, link di accesso a tutti i siti del partito e dei gruppi istituzionali, un indirizzo di posta elettronica per tutte le sezioni.

Vogliamo, dunque, aprire porte e finestre al nostro partito: alla società, al confronto più ricco, all’apporto di forze nuove.

Non ci devono, intanto, essere più cofondatori nel nostro partito: ma compagne e compagni con pari diritti e pari cittadinanza. Non ci possono essere più ostacoli ad una piena valorizzazione del contributo delle donne e della loro capacità a costruire relazione nella società.

Non vi possono essere più ostacoli alla piena valorizzazione dei compagni della Sinistra Giovanile in rapporto diretto con le giovani generazioni.

Questo è il modo per contribuire al miglior risultato per il 2001.

Grazie all’impegno del gruppo dirigente nazionale e del compagno Veltroni, in concorso con tutta la coalizione, l’Ulivo, con l’assemblea di Milano, ha scelto il proprio candidato, in Francesco Rutelli, e anche con l’impegno del Presidente del Consiglio Giuliano Amato, avvia una prova difficile, di grande rilievo per il futuro del Paese: in questi mesi dobbiamo saper costruire tutte le condizioni di una rinascita possibile in dialogo diretto con il Paese.

Con questa assemblea vogliamo anche lanciare una grande campagna nelle prossime settimane sulla legge Finanziaria; portarne in tutte le case i contenuti popolari e per lo sviluppo.

Non era scontato tutto ciò. Molto si deve anche all’impegno del nostro partito, dei DS.

Un grande impegno per l’unità del centrosinistra. Un grande impegno per rendere visibili e concrete le ragioni della sinistra. L’idea di una sinistra più larga, capace di superare antiche discussioni, comunemente espressione del partito del Socialismo europeo, è un’idea che può camminare positivamente in questi mesi.

A tutto ciò vogliamo contribuire anche noi dalla Campania.

Abbiamo avviato un confronto con i compagni dello SDI e del PDCI, con l’idea di giungere, sulla realtà e sul futuro della sinistra ad un confronto pubblico promosso insieme a forze significative del mondo della cultura e del lavoro.

Così intendiamo anche riprendere il gusto per un confronto più largo che non può che fare bene alla sinistra. Allo stesso modo credo vi siano tutte le condizioni per avviare un confronto positivo con PRC che è forte di quasi tutte le esperienze di governo in Campania, fino anche ad immaginare qui un piano ancora più avanzato rispetto alla intesa che, come tutti ci auguriamo, si costruiranno nazionalmente.

Vorrei, care compagne e cari compagni, che con questa assemblea riuscissimo a trasmettere a noi stessi ed anche alla società un giusto orgoglio per il ruolo nostro e della sinistra.

Nessuna sciocca boria di partito.

Ma certo la piena valorizzazione per quello che noi rappresentiamo, per la nostra concezione della politica ed anche per un percorso di lavoro che in questi mesi, con il concorso di tutti, ed anche dei compagni della 2° mozione, abbiamo avviato e che ci ha condotto unitariamente a questo appuntamento.

Discutiamo dunque con passione e nella pluralità dei contributi, oggi e domani, ma con la comune consapevolezza di rappresentare una realtà importante, imprescindibile del centrosinistra e della società campana. Ed anche con la determinazione di aprire qui, un percorso di lavoro e di crescita politica ed elettorale dei Democratici di Sinistra in Campania.

Di questa crescita si gioverà l’intero centrosinistra. Questa crescita è al servizio del futuro della Campania e delle ragioni della giustizia sociale e del cambiamento.

 

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