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CONSIGLIO COMUNALE E PAVIMENTAZIONE DELLA PIAZZA:
due facce della stessa medaglia

Finalmente abbiamo potuto assistere ad una seduta del Consiglio Comunale perché, straordinariamente, convocato in seduta pomeridiana. 
Ci è stato offerto uno spettacolo deprimente. La stragrande maggioranza dei consiglieri alzava meccanicamente la mano quando l’assessore di turno, con fare sufficiente ed autoritario nello stesso tempo, portava l’avambraccio vicino al proprio orecchio. - “…chi vuole intervenire su questo punto?…” - ripeteva copiosamente ad ogni deliberazione il Presidente del Consiglio Comunale. E alternativamente, prendevano la parola i neo consiglieri Fusco e Buongiorno i quali ripetutamente invitavano la presidenza a differire la discussione e l’approvazione delle questioni per poter avere - i consiglieri - il tempo di conoscerle e magari approfondirle. Nessun altro consigliere nuovo o vecchio prendeva la parola, neanche per esprimere la propria dichiarazione di voto, neanche per esprimere la propria adesione a questo o a quel partito. 
Continuare ad amministrare in questo modo una città con una manciata di voti, disinteressandosi della volontà popolare che aveva eletto tredici consiglieri oggi non più tali, è una questione irrilevante? 
Da tempo, invece, assistiamo ai lavori di rifacimento della pavimentazione della piazza ed ai lavori di rifacimento del rifatto. 
Il pressappochismo e l’incertezza nell’esecuzione, la palese mancanza di un vero progetto esecutivo, la insufficiente manodopera, gli errori ed orrori evidentissimi, la assenza fino all’altro ieri del cartello obbligatorio per ogni cantiere, la mancanza di qualsiasi messa in sicurezza del cantiere con tondini acuminati ed impiantati nel terreno, vere e proprie insidie per i bambini che giocano e corrono tranquillamente nel cantiere, i danni causati agli esercizi commerciali per il protrarsi oltre modo dei lavori, il susseguirsi dei direttori dei lavori, costituiscono anch’essi uno spettacolo altrettanto deprimente e, per giunta, pagato interamente dai cittadini. 
Una amministrazione libera di amministrare, avrebbe finanziato l’opera pubblica suddetta con i fondi dell’Agenda 2000 2006, senza indebitare ulteriormente i propri cittadini; avrebbe incentivato per tempo la nascita di una cooperativa di giovani per la gestione del palazzetto, senza affidarsi ad estemporanee soluzioni come quella in atto; avrebbe deciso di costituirsi parte civile in un procedimento penale quando ciò era una necessità della popolazione e non una ripicca personale.
Nell’incertezza della scelta delle piante da sistemare in piazza (non sono state menzionate ancora le palme da dattero) vi è la certezza dei lecci estirpati. Nessuno si è chiesto ed ha chiesto ai cittadini, preventivamente, un parere su tale questione. Nessuno si è chiesto se i lecci siano una specie appartenente alla macchia mediterranea, nessuno ha spiegato il perchè dell’espianto. E così via. 
Indebitare i cittadini di un ulteriore miliardo e ottocento milioni per poi assistere a tanto scempio è una questione irrilevante? 
Non dimentichi, il Sindaco, che oltre alla legge dei codici, che gli permette di mantenere in vita una amministrazione in coma irreversibile, esiste una legge morale, prima ancora che politica, che lo obbliga a compiere scelte dolorose quanto necessarie per il bene e la salute generale del paese.
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Aggiornato il: 11 novembre 2001