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la guerra! contro la 
guerra, contro il terrorismo

Contro la guerra, contro il terrorismo.
Tutti noi, iscritti e simpatizzanti, di Rifondazione Comunista disapproviamo il vile attentato terroristico che l’11 Settembre 2001 ha distrutto le Twin Tower di New York, provocando la morte di migliaia di persone.
Quest’atto crudele lo condanniamo umanamente e politicamente. Sul piano umano, perché non vi è giustificazione alcuna ad una strage, cinicamente progettata, di uomini, in gran parte lavoratori. Sul piano politico, perché azioni terroristiche come quella attuata a New York, non aiutano la lotta di chi si batte quotidianamente contro le ingiustizie sociali e i crimini del capitalismo. 
Da parte nostra, non abbiamo certo bisogno di ricordare che le condizioni di miseria e di sfruttamento imposte ad intere popolazioni del pianeta producono effetti laceranti per cui si attivano reazioni estreme. Allo stesso modo, comprendiamo come l’errata politica estera condotta, con perseveranza, dai governi statunitensi, da sempre, possa generare odio e rancore. 
Tuttavia, sarebbe sbagliato stabilire una connessione tra la povertà del terzo mondo e l’azione terroristica di cui si tratta. Possiamo, infatti, capire che i giovani palestinesi, che subiscono giornalmente la repressione militare israeliana, ricorrano all’azione suicida. Possiamo giustificare l’esplosione di rivolte popolari che comportano distruzioni della proprietà privata e dei simboli del capitalismo dominante, com’è avvenuto nei paesi sfruttati dal colonialismo. Emerge, in questi casi, un nesso diretto tra causa ed effetto. 
L’attentato alle Twin Tower, invece, non può prescindere da una serie di considerazioni mediate. Lapalissiana emerge la constatazione che coloro i quali hanno organizzato l’attentato abbiano sfruttato sofferenze e bisogni di rivolta dei dannati della terra. Tuttavia, per noi è essenziale capire quali sistemi politici o tendenze ideologiche si siano assunte la responsabilità dell’impresa terroristica. Si tratta, in realtà, di sezioni di classi dominanti, appartenenti ai paesi sottosviluppati, i quali impongono militarmente la dittatura e negano i più elementari diritti civili ai loro concittadini attraverso la proclamazione di ideologie, religiose e non, organicamente reazionarie. In realtà, essi criticano il potere capitalistico che domina la terra in un senso diametralmente opposto al nostro, che è democratico, rivoluzionario e socialista. 
Vi è in atto, certamente, uno scontro durissimo tra due civiltà, intese come luogo di rappresentazione dei valori, in cui quella occidentale privilegia il mercato e quella orientale l’integralismo religioso, ma la distruzione delle Torri Gemelle è, tout court, un crimine contro l’umanità. I terroristi uccidono non solo vite umane ma la politica stessa, essi sono inconciliabili con chiunque si batta alla luce del sole per cambiare il mondo. Allo stesso modo, disapproviamo la politica statunitense rivolta ad imporre il liberismo economico ed i paesi occidentali che hanno scelto la guerra, non tanto come mezzo per risolvere controversie internazionali, ma come strumento di dominio della civiltà capitalistica sul resto del mondo. Dopo la scomparsa dell’URSS, una nuova missione per l’Occidente: un obiettivo cui ha lavorato sin dalla caduta del muro di Berlino del 1989 e della guerra del Golfo del 1991. Con la guerra in Kossovo ed i bombardamenti su Belgrado, l’alleanza atlantica ha mostrato al mondo intero il ruolo di braccio armato della globalizzazione politica ed economica, di garante degli interessi dell’Occidente contro il terzo mondo.
Attivare, infatti, l’art. 5 del trattato Nato, esclude un possibile ruolo dell’ONU e mette nel conto bombardamenti e rappresaglie su popolazioni altrettanto inermi, Italia inclusa. 
Gli Stati Uniti e i loro alleati proclamando, immediatamente dopo gli attentati, la crociata contro il terrorismo, hanno posto gli altri stati nella condizione di doversi schierare al fine di non essere tacciati di apologia del terrorismo; noi, invece, gridiamo forte: 
contro la guerra e contro il terrorismo.

Per avversare il terrorismo la guerra è una risposta ingiusta e inefficace, degna di riprovazione etica e politica. L’aggettivo ingiusto attiene, infatti, alla sfera morale, che razionalmente prevale sulla politica, la quale si ribella in nome del pragmatismo (il fine giustifica i mezzi); ma l’inefficacia è propria della categoria politica. 
Siamo, quindi, aspramente critici nei confronti di quei deputati che hanno deliberato a favore dell’entrata in guerra dell’Italia. Questo voto è confacente alle aspirazioni della Destra, che possiede nel proprio DNA i geni guerrafondai, il centro-sinistra, invece, il cui disagio è evidente nei voti contrari o astensioni o uscite dall’aula, si frantuma. Così, dopo cinquantasei anni l’Italia entra di nuovo in guerra, non per combattere il terrorismo, ma per stabilire un nuovo ordine mondiale. 

Michele Gioffredi - Circolo del Partito della Rifondazione Comunista - Carovigno 

 

 

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Aggiornato il: 11 novembre 2001