STORIA DELLA BADIA DI SAN SALVADORE A
SPUGNA
Era una Badia di monaci benedettini, poi
passati alla regola di Vallombrosa, che nella primavera del secolo XI venne costruita accanto alla Chiesa che era
sorta in età remotissima, ma ignota, sull’area che, secondo una tradizione
era occupata da un tempio pagano, a pochi passi dal Borgo di Spugna.”Dicesi
che la statua colossale del Dio Marte o Dio degli orti, esistesse nel profano
tempio, di poi Abbazia S.Salvadore, fosse nel 1300 sotterrata ignominiosamente a capovolto nei fondamenti del vecchio Ponte di Spugna”( storia della città
di Colle di L.Biadi).
“Sopra
ad un ripiano in collina, o quasi sulla riva del fiume Elsa, esistesse la
benantica fabbrica della soppressa Badia detta di S.Salvadore a Spugna. Ella è
distante per la parte di levante dalla città di Colle di Val d’Elsa circa
trecento passi(...)Al presente la grandiosa chiesa di questa Badia più non
esiste per essere stata fatta demolire da fu Monsignore Bartolomeo Felice Guelfi
Camaioni d’Arezzo Vescovo di Colle nell’anno 1760”( Storia della Badia di
S.Salvadore di Spugna .Ferdinando Morozzi).
Andiamo
debitori a Ferdinando Morozzi delle notizie che abbiamo circa l’architettura
di questa chiesa del tutto demolita, circa la sua grandiosità e l’importanza
archeologica.Diversamente però per l’annesso Monastero, il quale ( sono
parole del Morozzi) cangiò “ totalmente la sua pristina figura e fu ridotta a
fabbrica regolare di buon architettura per uso dei commendatori della medesima
Badia, eccettuata però l’antica sagrestia o fosse refettorio, che ancora
esiste accanto alla demolita chiesa, ornata tutte di pitture del secolo XIV,
delle quali ora appena se ne scorgono i residui di qualche intiera figura e
varie teste ed altri frammenti in qua e là si
vedono e che mi hanno assicurato essere stata dipinta da Drea Cennini di
Colle Val d’Elsa; la quale stanza serve al presente per uso di Capanna.
L’edificatore
o rimodernatore di detta Badia fu il Cardinale Giulio della Rovere(Papa GiulioII)
sussistendo al presente un bel cortile con logge attorno, benchè non compite,
una magnificosa scala grandiose stanze ed una mediocre facciata, il tutto ornato
con due armi, con tutti quegli annessi e connessi che a simili personaggi erano
convenevoli; conservandosi un’ampia e ben profonda diacciaia e varie stanze,
opera tutta dei commedatari che anno l'hanno abitata e che sono tutte contrarie
all’antico istituto di quei monaci, che in anguste celle e semplicità di
comodi vivevano.”
Questo
è il fabbricato quale in parte si vede ancor oggi; il quale perciò non ha
nulla che fare con l’antico convento, essendo sorto dopo la sua soppressione
che avrebbe sulla fine del secolo XV, dopo che era stato dato, fino al 1471, in
commenda al Cardinal della Rovere, che poi fu Papa Giulio II (1503-1513)(Miscell.Stor.Anno
XXXIX,fasc.1-2-la Badia di Spugna,Ernesto Mattone Vezzi).
Un
monumento così pregiabile per la sua magnificenza non poteva non risvegliare
nell’animo dell’illustre Pastore Mancini il sentimento di lasciare un
ricordo, inalberando nell’anno 1741 sul suolo del dirupato santuario la Croce
di Ferro.Ai piè della collina per sostegno del terreno un gagliardo muraglione,
conducendo a bonificamento la casa colonica sulla di cui esterna parete leggesi
“Raynerius Mancini in ecci.collens. episc. istaur. lub. reparat. 1775.” (
Storia della città di Colle-L.Biadi).
Nel
1239, furono fuse le campane della Badia, per costruire una nuova ad uso del
Duomo di Colle
Riassumendo la storia della Badia vi troviamo l’importanza della potenza dei monaci che vi dimoravano fra il 1100 e avevano signoria su Borgo di Spugna e sul castello di Piticciano.E le premesse per la fortuna di Colle “La Gora Aldobrandina”, la più vecchia di Colle , voluta dall’abate di Spugna, che aveva ricevuto, come dotazione dalla Badia, dai conti Aldobrandeschi l’ampio territorio che questi ultimi avevano ottenuto in permuta dal vescovo di Volterra, territorio che si estendeva dal ponte di San Marziale di Piticciano, a Catarelli( vicino al luogo dove costruita la Badia di Spugna ), a Speretolo(...) tale Gora ( che costeggia la Piscina), alimentava nella vicina Spugna, un gruppo di infrastrutture manifatturiere importanti per Colle (...) tiratoi e gualchiere per panni.Successivamente tali strutture furono utilizzate come cartiere: in Spugna si affiancavano (e si possono ancora in parte individuare) quasi a contatto di gomito il Galeone, il Vascelquadro e la Sirena .(Dini Le Cartiere)(R.Ninci,Colle di Val d’Elsa: una memoria storica da salvare).
IL PONTE DI SPUGNA
La storia ci tramanda che il ponte fu progettato dal
grande ARNOLFO DI CAMBIO.
Nel biennio 1605-1606 Gherardo Mechini fu investito
del compito di restaurare il “...Ponte di Spugna” sul fiume Elsa quale
minaccia ruina.” L’architetto granducale stilò una sua relazione tecnica con
tanto di disegno esplicativo proponendo di dare inizio ai lavori al tempo
dell’acque basse”.
Nel 1807 si sfasciò totalmente. Si ha notizia che dopo la rovina totale del ponte, si pose mano alla costruzione di un nuovo ponte in legna consolidando dapprima sul terreno per la parte della Badia, ma il persistere del maltempo e della pioggia costrinse alla soppressione dei lavori.Finalmente il 13 giugno1812 il rev.Niccolò Sabatini, parroco di Spugna benedisse la posa della prima pietra per le fondamenta delle pinne e dei muraglioni sui quale poggiare il ponte di legna. La leggenda ci dice che l’opera è stata possibile eseguirla grazie alla B.Vergine del Renaio, devotamente invocata con insistenza dagli addetti ai lavori e dalla popolazione del Borgo di Spugna.
(PODERE LA CASANUOVA)
“In un promontorio, nella via Fiorentina presso Colle era l’Ospizio-S.Lazzaro-per i travagliati dei mali cutanei, con l’annesso di piccola chiesa curatale(la chiesa fu restaurata dal vescovo Gherardesca,di poi ai primi del secolo XIX demolita per ordine dell’arciprete Ceramelli) ed un podere detto la Casanuova.Lo spedale era destinato per gli infermi di rogna, e altri mali, fu soppresso nell’anno 1355.
“
IL PARTICOLARE CONTESTO POLITICO
Quando mi è stato chiesto di esporre i miei ricordi sull’inizio dell’insediamento PEEP della Badia, mi sono posto il problema di cosa e come, poteva raccontare i fatti di quegli anni ‘ 70.
Dovevo fare una, elencazione delle delibere adottate con una esposizione dei dati numerici che potessero dare la dimensione del problema, oppure cercare di scrivere quel particolare e interessante contesto politico nel quale dovevamo operare.
La scelta è caduta sulla seconda ipotesi, perché questa ci può consentire di comprendere meglio alcune scelte fatte per la realizzazione del PEEP e ci permette inoltre, un utile confronto con la situazione politica attuale.
Era un epoca socialmente caratterizzata da una forte richiesta di abitazione da parte dei cittadini e da un clima politico molto “ idealizzato” e fortemente “ ideologizzato”.
Questo clima si esprimeva, con una “ solidarietà e fraternità” vissuta intensamente, dalla maggioranza delle persone e si concretizzò con la costruzione di “ una cooperativa a proprietà indivisa” alla quale aderirono 700 soci.
La stessa progettazione urbanistica e architettonica del PEEP, fu pesantemente condizionata da questa situazione politica.
Dovevano prevalere servizi gestiti collettivamente e grandi spazi in comune, in contrapposizione alla progettazione tradizionale, dove ogni appartamento a proprietà individuale, si tendeva ad assegnare un suo piccolo spazio privato.In questo contesto politico-sociale, l’Amministrazione Comunale, cercò di dare una concreta risposta ai bisogni dei cittadini, consentendo l’immissione nel mercato della casa di un consistente numero di abitazioni a prezzi accessibili e controllati e svolgendo inoltre una funzione colmieratrice in tutto il mercato, che diversamente, avrebbe visto un forte rialzo dei prezzi, di fronte ad una massiccia richiesta di case esistenti a Colle.
La scelta dell’Amministrazione Comunale, che fino ad allora previde anello strumento urbanistico l’insediamento PEEP della Badia e Agrestone furono fortemente stimolate ed aiutare a concretizzare dalla spinta politica che scaturiva da quel particolare momento storico.
Cominciarono ad operare espropriando i primi 10 Ha di terreno al prezzo agricolo di £. 100 al mq, assegnando lotti di terreno: all’istituto Case Popolari, alle imprese Edili che erano disponibili a costruire abitazioni a prezzi concordati con il Comune e assegnate sulla base di pubbliche graduatorie, a privati cittadini per la costruzione della prima casa.
La messa in funzione di questo processo, consentì l’eliminazione della rendita fondiaria, della speculazione edilizia ed un riordino dei prezzi delle abitazioni, sulla base dei costi reali.
Questi risultati pur positivi, potevano certamente essere migliori ma i problemi da risolvere, con tutte le parti in causa, erano molti e non semplici, considerato che:
* I proprietari delle aree passare i loro terreni da zone edificabili a libero mercato a zona PEEP soggette ad esproprio a prezzo agricolo.
* Le imprese che operano nel mercato della casa nel duplice ruolo di imprenditori e commercianti, dovevano limitarsi al solo ruolo di impresa ed a prezzi predeterminati, rinunciando all’utile commerciale.
In questo contesto, con questi atti che andavano ad incidere pesantemente su interessi privati precostituiti, si determinano notevoli resistenze a cui il Comune deve rispondere e nel contempo vigilare perché le scappatoie che pur esistevano, rimanessero nei limiti accettabili da non stravolgere gli obbiettivi.
Per concludere queste brevi riflessioni, mi sento di fare una considerazione ed una proposta.
La considerazione:
I risultati del PEEP della Badia sono sotto i nostri occhi a conferma del sostanziale raggiungimento degli obbiettivi che l’Amministrazione Comunale si era posti.
La proposta:
Oggi viviamo in momento politico caratterizzato da una tendenza da elevare a valore primario della Società “potere e danaro” per contrastare questo fatto fortemente negativo, rivalutare criticamente le “idealità” di quell’epoca, per riproporre quella carica di “fraterna solidarietà” di allora, presupposti indispensabili per la crescita civile e umana di ogni Comunità.