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Colle
di Val d'Elsa è situata nel cuore della Toscana tra Firenze, Siena, San
Gimignano e Volterra.
L’insediamento
è di remote origini etrusco-romane e fiorì come libero Comune in
rapporti di alternanze con le potenti città limitrofi di Siena e
Firenze.
Le
sue produzioni caratteristiche (lana, carta, seta, ferro, vetro),
sviluppatesi grazie ad una ingegnosa canalizzazione del fiume Elsa (Le
Gore); le sue scuole tecniche ed umanistiche; I suoi artisti, gli
scrittori (Arnolfo di Cambio, Cennino Cennini) e gli uomini politici
(Bartolomeo Scala, Francesco Campana e la famiglia Usimbardi) le
procurarono un ruolo di spicco sin dal Medioevo che culminò con
l'innalzamento al rango di città e sede vescovile nel 592. Anche nel
XVII e XVIII sec. Colle ebbe uomini di primo piano nella scena culturale
italiana che intrecciarono fruttuosi rapporti perfino con G. Galilei e
V. Alfieri.
L’ottocento
vide il decadere delle cartiere, presto sostituite da nuove relazioni
quali le Ferriere e le Vetrerie l’affermarsi dell'Industria dette vita
alle prime lotte sociali ed operaie che trovarono eco in vari giornali
tra cui emerse "La Martinella", organo del Partito Socialista
Toscano, diventando il primo Comune di sinistra italiano.
Fin
dall'inizio del Novecento si ebbero innovativi fermenti culturali i cui
maggiori rappresentanti furono i pittori Salvetti, Meoni, Manganelli,
Mino Maccari ed i suoi "selvaggi" fino al
contemporaneo Fusi senza dimenticare l'opera dello scrittore Romano
Bilenchi. Oggi Colle di Val d'Elsa è definita la "Città del
Cristallo" ma le sue attività Industriali sono molteplici e di
altissimo livello e la sua tradizione culturale non ha cedimenti.
Colle
risulta divisa In tre parti. Castello, Borgo e Piano. Il centro storico
(Castello) ospita i maggiori monumenti, tra cui il Duomo, sorto
sull'antica Pieve di San Salvatore dopo l'innalzamento a sede vescovile
e città, la Torre di Arnolfo di Cambio, il panoramico Baluardo da cui
si domina tutta la parte bassa di Colle (Piano), le case torri ed i
palazzi del XVI e XVII sec. tra i quali spicca iI Palazzo Campana,
ingresso al Castello. Con l'omonimo ponte si congiunge la parte più
antica al "Borgo", dove sulla caratteristica Via Campana si
affacciano splendidi palazzi tardo rinascimentali. Proseguendo per Via
Gracco del Secco si trova la Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, che
ospita una meravigliosa vetrata del 400 dedicata al martirio della
Santa, le antichissime case medievali di Piazza Bajos e di Via
dell'Amore per poi giungere al complesso museale di S. Pietro ed
all'Imponente Porta Nova o Salis di architettura militare
quattrocentesca, opera deI Cecca e Giuliano San Gallo.
La
parte più moderna della Città (Piano), attraversata dal canale
artificiale detto "Gora" fonte di energia per le numerose
attività medievali e rinascimentali (cartiere, lanifici, mullnL) è Il
cuore produttivo e commerciale di Colle. Tra negozi e vie trafficate
spiccano però anche importanti monumenti come la Chiesa di S. Agostino
del XIII-XVI sec., ristrutturata nel 521 su progetto di Antonio da San
Gallo il Vecchio, I'ottocentesca Piazza Arnolfo, il Teatro del Popolo e
il Santuario della Madonna del Renalo del XVI sec. |
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Arnolfo
Di Cambio nacque a Colle di Val d’Elsa verso il 1245. Niente ci è
dato a sapere della sua giovinezza, è certo che fu il migliore degli
allievi di Niccolò Pisano.
L’Opera del
Duomo di Siena, nel 1266, intimava a Niccolò Pisano di portare a
lavorare nel Pulpito, e forse anche in alcuni capitelli della navata
centrale il giovanissimo Arnolfo Di Cambio di Colle, forse impegnato,
con la “officina” di Niccolò, nell’Arca di S.Domenico in Bologna.
Indipendentemente
dal maestro, per la prima volta Arnolfo esprime la sua alta concezione
artistica nella tomba di Adriano 1276 in S.Francesco a Viterbo e
in quella, monumentale del Cardinale
Riccardo
Annibaldi della Molara, morto nel 1276, che si conserva nel chiostro di
S.Giovanni in Laterano. In quel periodo inizia anche la sua attività di
architetto: al servizio di Carlo d’Angiò ebbe commissionata la nuova
sistemazione della chiesa di S.Maria Aracoeli. Cade in tali lavori
l’esecuzione della solenne statua dell’Angiò che possiamo ammirare
nei musei capitolini.
Nel 1277 fu a
Perugia per sculture alla Fontana di Piazza, andata completamente
distrutta ma che conserva alcune figure della bella fonte perugina nelle
tre figure di “assetati”.
(I tre “
assetati”: un giovane malato, una donna dal seno turgido, una vecchia,
sono tutti protesi verso il bordo del marmo, formando così la più
esatta analogia con le “mètope” della scultura antica.Basti
rammentare il gesto della vecchia, tutta chiusa in uno schema di volumi
spezzati, ma pronta ad accogliere il fiotto benefico nelle mani protese:
figura di straordinaria espressività che da sola farebbe grande un
artista, in ogni tempo).
Nel 1282, per la
morte del porporato Francesco Guglielmo De Braye, eresse in S.Domenico
uno splendido monumento funebre, di importanza fondamentale per l’arte
gotica.
Nel 1285, in
collaborazione con Pietro d’Oderisio, realizzava il mirabile
capolavoro del Ciborio nella Basilica di S.Paolo, fuori le mura e senza
aiuti, nel 1293 l’altro bellissimo Ciborio della chiesa di S. Cecilia
in Trastevere, con influenza decisive sui marmorai romani sono le opere
che compì a Roma, fra le più note ricordiamo il sacello di Bonifacio
VIII ( 1296) di cui rimangono pochi frammenti, il S. Pietro in marmo
delle Grotte Vaticane e quello di bronzo, più famoso, della Basilica di
S. Pietro, il sacello del Presepe della Basilica di S.Maria Maggiore da
Firenze gli giunse, nel 1294, l’invito a recarsi a dar opera alla
costruzione della massima chiesa della città: S. Reparata.
Vi giunse, dopo i
lavori per Bonifacio VIII ; nel 1306 ed è suo quel prospetto, che
demolito nel 1585 ci resta noto disegno del Museo dell’Opera del
Duomo.La chiesa pur nelle trasformazioni e rifacimenti dei secoli XIV e
XV, testimonia, secondo il Bottari, “ l’ariosa e ferma partitura di
spazi e di volumi, che il genio di Arnolfo vi impresse”.
Per la facciata
scolpì uno dei suoi massimi capolavori : La Madonna col Bambino in
trono, S. Reparata, la “ Dormitio Virginis”, Bonifacio VIII, La
Natività, S. Zanobi .
Considerato dalla
Signoria fiorentina come il più grande architetto dei suoi tempi costruì
Palazzo Vecchio, con l’ardita torre che porta il suo nome ed il
simbolo di Firenze, la Chiesa di S.Croce, la Chiesa della Badia, le
fortezze dei fiorentini di Castel S.Giovanni, di Castelfranco e più
importante, di Terranuova nel Valdarno superiore.
Recentemente gli
è stato attribuito il progetto del Duomo di Orvieto.
Solo nella sua
patria, non ha lasciato segni della sua arte, se si eccettuano i ponti
di Spugna e di S. Marziale, ormai scomparsi.
Arnolfo di
Cambio, partecipa con Dante e con Giotto, alla gloriosa triade
fiorentina che fra il due e il trecento, elevò l’arte italiana ad
altezze supreme.
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XIV
secolo. CENNINO CENNINI, si indirizzò alla pittura sotto
la guida di Agnolo Gaddi e fu pittore di corte a Padova, compose
l’opera [ Il Libro dell’Arte ], che si può considerare il primo
trattato in volgare sull’arte apparso in Italia e che contiene un
importantissimo ricettario, fonte di preziose notizie sulla tecnica
della pittura trecentesca. Delle sue opere, quasi tutte perdute si
ricordano “ La Vergine con Santi”, nella Loggia dello Spedale di
Bonifazio in Firenze, affreschi nella sacrestia della Badia a Spugna a
Colle Val d’Elsa, ora distrutta, una “ Madonna col Bambino” , la
rimaneggiata “ Madonna in atti di porgere latte al Bambino”, nel
tabernacolo rinascimentale del Palazzo Vescovile di Colle, “ La
Speranza” nella Basilica di S.Lucchese a Poggibonsi : gli viene
attribuita anche, la “ Madonna con Cristo morto”- detta la Madonnina
di Piano- nella chiesa di S.Agostino. Di recente [ Il Libro
dell’Arte], oltre alle edizioni e ristampe italiane, ha avuto
traduzioni in Inghilterra, in Francia, in Austria, negli Stati Uniti
d’America, in Russia e in Polonia.
Un professore
dell’Università di Tokio, Tetsuka Hatsubara, ha ultimato la
traduzione del trattato del Cennini in lingua giapponese.
XV
secolo. SCALA BARTOLOMEO. Dottore in diritto civile e
canonico, fu segretario in Firenze dei Dieci della Guerra, ebbe la
cittadinanza onoraria fiorentina, fu ambasciatore della Repubblica
presso il Pontefice Innocenzo VIII che lo nominò cavaliere
dell’Ordine dello Sperone d’oro, senatore di Roma e segretario
Apostolico. Per il prestigio ed i meriti fu Gonfaloniere della
Repubblica Fiorentina; compose le seguenti opere: Orazione inaugurale al
Pontefice Innocenzo VIII, Concione al Popolo fiorentino nella consegna
delle bandiere militari della Repubblica Fiorentina al Capitano Costanzo
Sforza, Cento Apologhi morali, Quattro libri delle Istorie Fiorentine,
Vita di Vitaliano Borromeo, Apologia contro vituperatos Civitatis
Florentiae, Poesie diverse in economia della famiglia Medicea. Gli fu
padre Giovan Francesco, mugnaio di Calcinaia presso Onci.
XV
secolo.CAMPANA FRANCESCO. Dottore in Diritto civile e
canonico, fu consigliere e segretario del Duca Alessandro de’ Medici,
duca di Urbino, segretario di Clemente VII e del Duca Cosimo. Andò in
Inghilterra, ambasciatore presso Arrigo VIII e a Genova presso
l’imperatore Carlo V. Fu segretario della Repubblica fiorentina e
ministro al congresso di Nizza. Illustrò i passi più difficili
dell’Eneide di Virgilio, intitolando “ Virgiliana Quaestio” la sua
opera che venne stampata a Firenze nel 1526, a Milano nel 1540, a Parigi
nel 1546.
XVI
secolo. TOLOSONI GIOVANNI MARIA LUCIDO. Senatore di Roma,
filosofo, teologo e matematico. Compose l’ “ Expositio in loca
difficiliora Sacrae Sripturae”, il “ De computatione Pascalis”, il
“ Delucidarium rerum antiquarum Sacrarum”, la “ Disputatio de
Sancta Maria Maddalena”, il “ De maxima solis declinatione”, la
“ Vita di S. Antonio Arcivescovo di Firenze”, il “ De origine
Oppidi Collensis”.
XVI
secolo. LUCI EMILIO. Dottore di Diritto civile e canonico,
fu Auditore e Segretario di Pietro de’ Medici, Governatore del
Castello della Pieve, Podestà di Orvieto, Governatore di Meldola,
Auditore della Ruota di Perugia, Segretario del Granduca di Toscana
Francesco de’ Medici, Governatore della città e Stato di Siena, ove
riformò il Formulario dei Contratti. Disgustato delle cariche
governative, tornò ad amministrare la giustizia nelle cariche di
Auditore alla Ruota di Bologna e al tribunale criminale di Genova.
XVII
secolo. SPADA VALERIO. Fu rinomato nell’arte dell’intaglio,
sono sue anche le Costituzioni del Convento di S. Pietro in Colle.
XVII
secolo. MOROZZI FERDINANDO. Fu celebre ingegnere idraulico
e cartografo di Corte, addetto in un primo tempo alla marina granducale.
Compose la “ Relazione dello stato antico e moderno del fiume Arno”
(Firenze 1766 ), il trattato architettonico delle case dei contadini (
1770) le “ Memorie di istoria ecclesiastica civile e letteraria di
Colle di Val d’Elsa” ( Firenze 1755 ) e disegnò le carte e i
rilievi topografici che servirono al Targioni Tozzetti. Fu appassionato
studioso della storia di Colle.
XIX
secolo. SALVETTI
ANTONIO. Architetto e pittore, ha lasciato molte pregevoli opere
pittoriche e architettoniche. Sono suoi: il Palazzo Scolastico di via
degli Olmi, il Campanile della Chiesa di S.Agostino, il Palazzo di XX
Settembre, rifatto sul vecchio palazzo Gozzini, e vari altri edifici di
Colle.( Il lanificio Susini, demolito per far posto alla modernissima
sede del Monte dei Paschi di Siena, il cimitero della Misericordia, il
palazzo Masson).Dipinse innumerevoli quadri di inestimabile pregio, fu
amico, tra molti altri, di Telemaco Signorini, Niccolò Canicci e dello
scrittore Paolieri.Salvetti era un autentico colligiano, come egli
stesso affermava,” la mia piccola, nobile Città, non l’ho mai
potuta dimenticare in tutta la mia vita randagia... fu qui che sentii e
sento ancora battere più forte il cuore della patria. E’ a Colle di
Val d’Elsa che, nella svariata bellezza dei suoi dintorni, nella sua
quiete, l’animo mio trovò riposo e si ritemprò nelle lotte della
vita e dell’arte”.
Fu, infine, il
primo sindaco socialista di Colle , della Toscana e dell’Italia
Centrale, eletto nelle votazioni del
7 maggio 1897.
XIX
secolo. MEONI VITTORIO. Pittore e scrittore, per oltre
venti anni fu il principale esponente del socialismo colligiano e
regionale, diresse “ La Martinella”, organo del Partito Socialista.
Contribuì a fare di Colle il primo Comune socialista della Toscana.
XX
secolo . BILENCHI ROMANO. Uno dei maggiori narratori
italiani contemporanei. Iniziò la sua attività letteraria collaborando
al “Selvaggio”, rivista che vide la luce nella nostra Città nel
1926 sotto la direzione di Mino Maccari, poi al “ Bargello” e a “
L’universale”. Nel dopo guerra fu redattore della “Nazione”di
Firenze, poi direttore de quotidiano di sinistra “ Il Nuovo
Corriere” dalla fondazione alla cessazione(1956).
Ha scritto “
Vita di Pisto” (1931), “ Cronaca dell’Italia meschina ovvero
storia dei socialisti di Colle”( 1933 ), il “ Capofabbrica” (1935)
“ Dino e altri racconti” ( 1942) “ Mio cugino Andrea” (1943),
“ Conservatorio di S.Teresa) ( 1940) ecc....
A Colle abitarono
ospiti illustri come: Aonio Paleario, il medico Francesco Maria Tommasi,
Giuliano Della Rovere, che fu poi Giulio II, Felice Peretti, poi
divenuto Sisto V, Niccolò Macchiavelli, Giuseppe Giusti.
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